Partito di Alternativa Comunista

Ancora una volta Kobane

 

ANCORA UNA VOLTA KOBANE
 

 

Ronald León Núñez

 

 

kobane

 

 

Dopo dieci mesi di “inarrestabile” assedio dello Stato Islamico (ISIS nella sigla inglese) e, contemporaneamente, di eroica resistenza popolare nella regione di Rojava (Kurdistan siriano), si può notare un cambiamento nella dinamica militare.
L'impatto delle vittorie contro l'ISIS a Kobane e, più recentemente, al passo di frontiera di Tel Abiad, sembra aver cambiato le carte in tavola: le milizie curde e arabe sono passate all'offensiva; gli invasori del “califfato”, prima respinti, ora retrocedono
Il trionfo a Tel Abiad, un punto importante nella frontiera siriano-turca, ha significato la possibilità di “unire” due dei tre “cantoni” curdi in Siria (Kobane e Yazira), che a loro volta possono collegarsi al territorio curdo d'Iraq. Questo è fondamentale per garantire una linea stabile di rifornimenti.

L'impatto del susseguirsi delle vittorie militari è stato tale che le milizie curde, alleate alle unità dell'Esercito Libero di Siria (ELS) e altre brigate arabe come Liwa al Tahrir e Burka al Firat – che precedentemente erano inquadrate anch'esse nell'ELS –, hanno iniziato un'offensiva verso Raqqa, la capitale dell'autoproclamato “califfato”, nel nordovest della Siria(1). Il 23 giugno, la stampa internazionale informava che le colonne curdo-arabe si trovavano approssimativamente a 50 chilometri dalla principale roccaforte dell'ISIS(2)

 

 

 

battaglia kobane

 

La seconda battaglia di Kobane

 

In mezzo a questa catena di sconfitte, l'ISIS ha cercato di riprendere Kobane lo scorso 25 giugno. All'alba, decine di miliziani jihadisti si sono infiltrati nella città camuffati con le uniformi delle Unità di Protezione Popolare (YPG, milizie curde di Siria) e dell'ELS e portandone le bandiere. I curdi hanno denunciato immediatamente che gli invasori erano entrati dalla Turchia. Una volta in città, hanno fatto esplodere due autobombe e si sono appostati in tre punti diversi a nord della città, dove hanno iniziato a sparare a distanza ravvicinata contro civili e miliziani curdi. L'intenzione dell'ISIS era, oltre che riprendere Kobane, costringere le YPG a ricollocare forze dall'offensiva che era in corso verso Raqqa.
L'Osservatorio siriano per i diritti umani (OSDH) ha riferito che, rapidamente, le milizie YPG si sono posizionate e hanno iniziato a combattere l'ISIS. Per due giorni si è combattuto intensamente. La battaglia si è conclusa solo quando le milizie curdo-arabe hanno deciso di far esplodere l'ultimo edificio dove i combattenti dell'ISIS erano appostati. Le perdite militari: 15 curdi e 54 jihadisti caduti.
Una nuova vittoria, anche se a un prezzo elevato: durante la loro incursione, gli invasori del “califfato” hanno assassinato più di 200 persone. L'OSDH ha qualificato questo come “uno dei peggiori massacri” dell'ISIS in Siria. Del totale delle vittime, almeno “120 civili [sono stati] uccisi a sangue freddo nelle loro case”. Altre 300 persone sono rimaste ferite.

Ma l'attacco dello Stato Islamico alla roccaforte curda esprime più debolezza che forza. Ha cercato di invertire una dinamica negativa ed è stato respinto nuovamente dalle valorose e dai valorosi combattenti di Kobane
La seconda vittoria curdo-araba a Kobane, oltre ad essere un motivo di orgoglio e morale, serve serve a riaffermare la via da seguire, che passa necessariamente per l'unificazione politico-militare delle milizie arabe, curde e di tutte le nazionalità per combattere il terribile tripode della controrivoluzione: il dittatore Al Assad, l'ISIS e l'imperialismo.

L'unità di arabi, curdi e di tutte le masse popolari e dei lavoratori darà un tremendo impulso alla rivoluzione siriana e regionale. Solo così sarà possibile liberarsi dal giogo delle dittature di Al Assad e del “califfato”. Solo così il popolo curdo potrà avanzare verso la conquista della sua autodeterminazione nazionale

 

 

Note:

 

1) Tel Abiad rappresentava per l'ISIS una via importante verso Raqqa sul piano logistico. Tra le conseguenze, l'Osservatorio siriano per i diritti umani segnala che a Raqqa c'è stato un "drammatico aumento" del prezzo del pane e di altri alimenti, a causa della maggiore difficoltà di accesso alle forniture.

2)

http://internacional.elpais.com/internacional/2015/06/23/actualidad/1435054076_530290.html

 

traduzione dallo spagnolo di Giovanni “Ivan” Alberotanza

 

 

 

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