Partito di Alternativa Comunista

Brasile La polemica a sinistra sulle posizioni del Pstu e della Lit

Brasile
La polemica a sinistra
sulle posizioni del Pstu e della Lit
 
 
 
di Alejandro Iturbe

 

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Lo scorso 2 settembre pubblicammo nel nostro sito la traduzione di un articolo del compagno Iturbe, "L'impeachment di Dilma: non piangere per me Brasile" . Pochi giorni dopo, nella pagina web del Correio da Cidadania venne pubblicata una critica al medesimo articolo a firma Luis Leiria, giornalista e militante del Bloco de Esquerda portoghese. Pubblichiamo ora, in prosecuzione del dibattito, la risposta del compagno Iturbe. [...] Egli afferma che il dibattito sta avvenendo nel campo "delle idee, dell'analisi e caratterizzazione politica". Cercherò di rispondere alle loro critiche sul medesimo livello . Ma è però necessario precisare quali idee sono discusse, quali sono le sue conseguenze politiche e da dove provengono. Perchè Luis Leiria si presenta come ex militante della Lit (e questo è vero), ma allo stesso tempo non dice che ruppe con ella molti anni fa, diventò suo avversario politico e che col tempo occupò posizioni di rilievo all'interno del  Bloco de Esquerda in Portogallo.


C'è stato o no un colpo di stato in Brasile?
La polemica política descrive una propria dinamica, la si può paragonare ad un pugile (anche se in questo caso gli attacchi sono scritti e non fisici), che cerca di aggirare i punti forti dell'avversario e allo stesso tempo colpirlo dove è più debole.
Il punto centrale del dibattito attuale nella sinistra brasiliana è se ci sia stato o no un colpo di stato nel paese. Lo stesso accade nella sinistra mondiale: il Bloco de Esquerda portoghesese si spinge solo a criticare il primo ministro António Costa per essersi alleato con il “golpista” Michel Temer.
In numerosi articoli della Lit e del PSTU abbiamo spiegato chiaramente perchè consideriamo che non c'è stato nessun golpe e che l'affermazione contraria è solo parte della propaganda del PT.  Però nel suo articolo Luis Leiria evita di esprimersi su questo tema centrale. E il problema è che non è serio posizionarsi sul dibattito sul Brasile senza partire da questa definizione basica.
Se realmente c'è stato un golpe, allora la politica della maggioranza della sinistra extra-petista (a sinistra del PT) sarebbe essenzialmente corretta (nonostante l'inocerenza della mancata chiamata alla lotta contro di esso) e quella del PSTU e della Lit-Quarta Internazionale non solo sarebbe sbagliata ma addirittura criminale. Al contrario, siccome sosteniamo che non ci sia stato nessun golpe, la nostra politica (a parte alcuni errori parziali) è essenzialmente corretta e la maggioranza della sinistra extra-petista, si trova in equivoco e capitola alla propaganda del PT.
 
Il “rapporto di forza”
Abbandonata la teoria del “golpe”, il nostro critico, retrocede in una seconda trincea per tentare un contrattacco: la caratterizzazione dei rapporti di forza tra le classi in Brasile e la sua evoluzione negli ultimi anni.
Partiamo da un punto comune: la rivendicazione delle grandi mobilitazioni del giugno 2013. Senza dubbio, è molto probabile che abbiamo una differente analisi rispetto all'impatto che hanno avuto queste mobilitazioni. Luis Leiria le descrive solo come “la  grande protesta contro l'aumento del prezzo del biglietto del bus”. Per noi, furono molto più di questo: anche se confusamente, misero in questione il regime di dominazione della borghesia brasiliana e crearono in essa profondi elementi di crisi. Vale a dire, mutarono i rapporti di forza tra le classi e con questo la situazione del Paese.
L'obiettivo di questa risposta supera un'analisi approfondita delle giornate di giugno 2013, i suoi punti di forza e di debolezza. Per quanto riguarda le debolezze, diciamo che mancavano un programma chiaro e una direzione conseguente, e il loro metodo e l'organizzazione non riuscirono ad inglobare massicciamente la classe lavoratrice. Ma l'impatto fù cosi forte che andò oltre la discontinuità delle stesse mobilitazioni.
Una delle conseguenze fu l'indebolimento del regime politico borghese brasiliano e la crescita del suo discredito tra le masse. Si indebolì molto una delle sue componenti principali, il PT a causa della rottura di gran parte della sua base con esso. Dall'altra parte, la destra e i suoi partiti non sono riusciti a capitalizzare da questo indebolimento.
Per noi, la situazione delineatasi nel giugno 2013 è ancora in evoluzione. Al contrario, per Luis Leiria e per la maggioranza della sinistra extra-petista, il processo è terminato e si è trasformato nel suo opposto con "l'ondata reazionaria", come dimostrerebbero le mobilitazioni “verde-amarelas” (organizzate dall'opposizione parlamentare) del  2015 e del marzo del 2016.
Su questo punto, Luis Leiria considera queste mobilitazioni un “golpe” molto più violento (gli dedica gran parte del suo articolo) e dice che io non parlo di quelle manifestazioni perché le considero una "realtà che mi è scomoda" e che cerco quindi di occultare nel mio discorso. In verità, non parlo di quelle manifestazioni, non con l'intento di occultarle, ma solo perché le considero un elemento secondario nel contesto della situazione. Si trattò si di mobilitazioni della classe media (allo stesso modo di quelle organizzate dal PT), ma non furono l'elemento centrale che portò all'impeachment di Dilma.
Quello che permise al parlamento corrotto e disprezzato di togliere il governo al PT, fù determinato dal fatto che la base operaia di quel partito ruppe con esso, a causa delle misure di austerità che adottò dopo aver sempre sostenuto che "mai avrebbe applicato tali riforme". Per questo le masse non mossero un dito per difenderla, non perchè la ritennero superata da un programma giusto o per semplice passività, ma perchè semplicemente si resero conto che non c'era più nulla da difendere.
La visione che rappresentassero l'“onda reazionaria” di rafforzamento della destra, è in contraddizione con la realtà. Per esempio, un sondaggio tra i possibili candidati per le elezioni presidenziali del 2018 mostra che i candidati dei partiti borghesi di destra otterrebbero un pessimo risultato: Aécio Neves, 14% (non passerebbe al secondo turno) e Michel Temer, 5%. Se sommassimo gli altri candidati minori dell'estrema destra (Jair Bolsonaro, 7%), tutti insieme non arriverebbero al 30%, sufficiente per sancire la sconfitta della destra in questo paese. Una anomala "onda reazionaria" quella dove la destra invece di rafforzarsi si indebolisce.
Ma diamo uno sguardo anche ad altre questioni. Ad esempio, la risoluzione della Camera dei Deputati (ad ampissima maggioranza) di rimuovere dal suo mandato di presidente della stessa Eduardo Cunha, uno dei proponenti dell' impeachment di Dilma, rappresenta ancora una volta una strana “onda reazionaria” che fa fuori un proprio rappresentativo leader.

Il governo Temer
Coerente con la sua analisi, la maggioranza della sinistra extra-petista, risolve la sua equazione affermando che "l'onda reazionaria" giunse al culmine con il "golpe di palazzo" e l'elezione di Michel Temer. La conclusione logica di questo ragionamento è che Temer dovrebbe essere agevolato da un governo forte, perchè sarebbe riuscito a tenere unite le crepe apertesi nel regime politico brasiliano dopo le mobilitazioni del giugno 2013, riuscendo quindi a rafforzarlo qualitativamente.
Sebbene Luis Leiria non parla di “golpe”, la sua analisi e le sue conclusioni vanno nella stessa direzione. Per questo, nonostante affermi che “Attualmente non sono allineato con nessuna delle correnti della sinistra brasiliana", non è esattamente “neutrale” dato che si allinea chiaramente con alcune di esse. Di conseguenza, il bersaglio delle sue critche è unicamente la politica del PSTU e della Lit.
La conclusione che Temer rappresenterà un “governo forte” si scontra frontalmente con la realtà. Con insignificante appoggio delle masse, con una base parlamentare instabile (riflesso delle forti contraddizioni tra le varie correnti dei differenti settori borghesi) , eroso dalle accuse e dai processi per corruzione (molti dei suoi ministri già hanno dovuto dimettersi per questo motivo e lo stesso Temer tenta di evitare lo stesso percorso), il governo Temer è molto debole. Possiamo discutere se sia più o meno debole di quello di Dilma, ma  è chiaro che non rappresenti un rafforzamento del regime borghese di fronte alle masse. La stessa risoluzione della Camera dei deputati rispetto a Cunha è una espressione di questa debolezza e della sua crisi.
Ma, invece di confrontare le loro analisi con la realtà, Luis Leiria e la maggioranza della sinistra extra-petista fanno una manovra di distrazione: denunciano le durissime misure che intende applicare il governo Temer. Siamo in totale accordo che questo governo è stato creato per applicare tali misure e che dobbiamo lottare duramente contro di esso.
Ciò nonostante, è necessario fare due considerazioni. La prima è che queste misure già le stava applicando il governo Dilma e avrebbe continuato a farlo se non fosse stato sostituito (argomento che i nostri critici paiono dimenticare).
La seconda è che l'intenzione di applicare queste misure e queste controriforme (necessità imprescindibile per la borghesia brasiliana), non significa automaticamente una relazione di forza sfavorevole per i lavoratori e le masse. La maggioranza dei governi borghesi nel mondo stà applicando piani simili e lo fanno affrontando diverse situazioni e dcon diverso rapporto di forza tra le classi: alcune favorevoli e altre no per la borghesia. Quindi, la caratterizzazione del “durissimo piano di riforme” non deve sviare il dibattito su questo punto centrale: il governo di Temer è debole o forte?
Abbiamo detto che lo consideriamo debole, e questa debolezza,al netto del suo discredito, è collegata al fatto che non solo i lavoratori non sono stati sconfitti, ma che ancora stanno lottando. Per esempio, il 29 settembre prossimo, tutte le centrali sindacali e i sindacati oltre quelli che dirigiamo, convocano uno sciopero generale dei metalmeccanici contro la riforma del sistema previdenziale e contro tutte le misure e i piani del governo. C'è una lotta nazionale dei lavoratori delle poste contro le privatizzazioni. I bancari sono in sciopero per l'aumento salariale. Che strana “onda reazionaria” è questa, in cui tante direzioni burocratiche e vendute si trovano obbligate a chiamare alla lotta perchè la loro base lo esige!

Il PT vuole realmente cacciare Temer?
Nell'intento di uscire dalla "trappola" in cui si è infilato nel non difendere la tesi del golpe, Luis Leiria (insieme alla maggioranza della sinistra extra-petista) ci dice che “Il governo Dilma è una pagina passata della storia” e che “non è più intenzione del PT che Dilma torni”.
Entrambe le affermazioni sono corrette. Ma in realtà, nel tentativo di risolvere il dibattito, lo approfondisce o, se si preferisce, lo devia in una nuova direzione. Perchè, come segnalavo nel mio precedente articolo: “…il PT e la CUT dicono ‘come quella lotta’  sia al servizio della sua vera politica: lasciamo che il governo Temer faccia il lavoro sporco delle riforme e prepariamo il fronte elettorale perchè Lula venga rieletto nel 2018”. Questo è il reale obiettivo del Frente Brasil Popular (blocco politico attraverso il quale il PT tenta di rifarsi una verginità politica).
Allo stesso tempo, con la frase “Dilma è una pagina passata”, Luis Leiria fà l'ennesima manovra di distrazione: non fà nessuna critica alle cause della disastrosa fine del ciclo di governi del PT (abbandonato contemporaneamente dai settori chiave della borghesia e dalla maggioranza della classe lavoratrice che lo avevano appoggiato). Non fà nessuna analisi nè critica delle responsabilità del PT per la situazione attuale.
Tantomeno critica la sua attuale politica. La mia richiesta della necessità di un unità d'azione per "combattere seriamente" contro le misure di austerità e far cadere il governo Temer sono una provocazione diretta al PT e alla CUT. Ma, come dice un vecchio detto spagnolo: “Al que le quepa el sayo que se lo ponga” (il cappoto si adatta a chi se lo mette).
Preoccupato dalla sua discussione con me (in realtà con la política del PSTU e della Lit), Luis Leiria “dimentica” la battaglia política principale che devono fare la classe operaia e la sinistra extra-petista brasiliana per avanzare nella lotta e nell'organizzazione: superare le concezioni del PT e la sua proposta politica passate e presente.
Come diceva Trotsky nella sua analisi della situazione francese a metà anni '30 (Rispetto al governo borghese di Fronte Popolare  composto da radicali borghesi, Partito Comunista e socialisti), molte volte la politica è paragonabile ad un treno. La locomotiva è la borghesia, settori di essa o chiunque difenda apertamente i suoi interessi. Dietro si attaccano gli altri vagoni, dove ognuno critica la "locomotiva" e i "vagoni" che vengono dopo. Quanto più indietro si attacca un vagone, tanto più "radicali" appaiono le sue critiche. Ma nessuno di essi cambia il fatto che è la locomotiva che definisce la direzione in cui marcia il treno.
La realtà attuale in Brasile è che il PT rappresenta la locomotiva (con Lula come macchinista), seguita subito dietro dalla CUT, il PCdoB, il MTST, il PSOL e, più indietro, gli altri vagoni più piccoli (sostenuti da Luis Leiria dal Portogallo). E tutti incitano le masse a salire su quel treno. Allo stesso tempo invece, quando come PSTU e Lit, interveniamo e partecipiamo a questo reale processo progressivo, proponendo la creazione di "un altro treno" come alternativa per i lavoratori“, veniamo classificati come settari.

Su tattica e strategia
Abbiamo detto in molti articoli che siamo totalmente a favore di sostenere e partecipare in ogni fronte unitario di azione contro le misure del governo Temer per abbatterlo, allo stesso modo di quando propagandavamo il "Cacciamo Dilma". Per questo, partecipiamo e incoraggiamo tutte le lotte concrete e quindi attraverso le nostre azioni ci consideriamo per il "Cacciamo Temer".
Il “cacciamo Temer” comincia ad assumere influenza di massa: il 90% della popolazione brasiliana rifiuta questo governo e cominciano a manifestarsi le prime avvisaglie di questa realtà. È un compito concreto e possibile nell'ambito della realtà attuale del paese.
Ma questa considerazione ci conduce al tema che stà dietro a tutto il dibattito con Luis Leiria e la maggioranza della sinistra extra-petista brasiliana: il rapporto tra la tattica e la strategia per la presa del potere da parte dei lavoratori e le masse.
Come trotskisti, consideriamo che qualsiasi tattica debba, oltre a rispondere alla situazione concreta in cui si propone, far riferimento ed essere orientata nella direzione della strategia. Senza questo orientamento, sarebbe come muoversi senza sapere dove andare e quindi, sarebbe facile finire nella direzione sbagliata.
Alla fine degli anni '30, in una sua conversazione con i dirigenti del SWP statunitense e dirigenti sindicali ad esso vicini (sulla politica da tenere di fronte alla crisi economica del paese e al governo Roosevelt), Trotsky proponeva una serie di tattiche applicabili alla realtà statunitense e, pertanto, apparentemente lontane dal punto di vista della rivoluzione. Tra cui, mobilitarsi per chiedere a Roosevelt un grosso piano di opere pubbliche per ridurre l'alto tasso di disoccupazione che si era creato con la crisi del 1929, o la proposta di formare un partito operaio indipendente basato sui sindacati, che togliesse l'appoggio elettorale che i lavoratori davano al partito democratico. Ma, anche in queste tattiche  apparentemente limitate, Trotsky spigava chiaramente come si intrecciavano con la strategia della presa del potere. È impossiblie che Luis Leiria non conosca questo testo .
Tornando alla situazione concreta del Brasile, tanto Luis Leiria come la maggioranza della sinistra extra-petista, noi compresi siamo a favore di organizzare la lotta per abbattere il governo Temer. Non è un compito facile, ma è, allo stesso tempo, una necessità concreta e una possibilità reale.
È impossibile prevedere il corso reale che prenderà la situazione Brasiliana. Ma, Che succederebbe se i lavoratori con la loro lotta vittoriosa cacciassero Temer? È necessario o no comincare a prepararsi per questa eventualità? Cosa propongono i socialisti rivoluzionari? “Ricostituire la democrazia” (nello specifico, ricostituire la democrazia borghese e le sue istituzioni in crisi) o lottare per imporre un'ascesa operaia e popolare, un governo dei lavoratori e delle masse? Non stiamo dicendo che questa prospettiva sia garantita o meno, quello che diciamo è che bisogna cominciare a discuterne e prepararci fin da ora a questa possibilità.
Ma quando condideriamo questa prospettiva strategica (e come essa incida nella politica concreta oggi), Luis Leiria (allo stesso modo della maggioranza della sinistra brasiliana e mondiale) ci dice che siamo “trionfalisti”, che vediamo la rivoluzione dietro l'angolo, che quello che diciamo non ha nulla a che vedere con la realtà.
Si tratta di una caricatura delle nostre posizioni. Così come Trotsky, crediamo che non sia possible fissare anticipatamente un “orario per la rivoluzione", sarà la configurazione della realtà che determinerà quando saranno mature le condizioni oggettive e soggettive. Ma questo non significa che non si debba lavorare sempre con quella prospettiva e per quell'obiettivo e considerare che il cammino possa portare a quelle condizioni e che quindi dobbiamo agevolarlo.
In realtà, questo dibattito circa il nesso dialettico tra strategia e tattica è molto più profondo  di una valutazione del rapporto di forze: la maggioranza della sinistra brasiliana e mondiale ha abbandonato la strategia della presa del potere o, per chi ancora la rivendica, la rimanda ad un imprecisato futuro.
Per questo motivo, Luis Leiria, ritiene che ora si può fare solo “propaganda per il socialismo¨ e la presa del potere. Nella sua politica rispetto ai processi in corso, Luis Leiria considera (allo stesso modo della vecchia socialdemocrazia tedesca di inizio ventesimo secolo vinta dalle idee riformiste) che la lotta per il potere ed il socialismo venga rilegata ai "giorni di festa" e che la vita e la politica "reali" sono altra cosa. Peggio ancora, mentre quella socialdemocrazia (nonostante fosse intrisa di visioni e proposte riformiste), manteneva un criterio di indipendenza di classe rispetto alle elezioni e ai governi borghesi, Luis Leiria e la maggioranza della sinistra mondiale l'hanno persa totalmente.
In questo senso, le considerazioni sulle “relazioni di forza” e “arretratezza della coscienza delle masse”, lasciano intendere la volontà di comprendere la realtà per modificarla e  le analisi diventano giustificatorie della loro politica capitolazionista.
Perché, una volta abbandonata la reale prospettiva della rivoluzione (o posticiparla all'infinito), le tattiche e le politiche di questo settore della sinistra (e di conseguenza il loro programma) camminano n direzione opposta. Tutta la tattica è valida in sè, anche se trasgredisce i vecchi principi marxisti come il "mai sostenere i governi borghesi".
In questo modo, importanti settori della sinistra brasiliana appoggiarono i vari governi borghesi del PT (e ora sono in declino con esso); la maggioranza della sinistra mondiale sostenne i governi borghesi del chavismo in Venezuela e di Syriza in Grecia. Anche Leiria non fugge a questa logica: l'organizzazione che rappresenta in Portogallo (il Bloco de Esquerda) appoggia in parlamento il governo borghese di António Costa. Una volta che si è persa la prospettiva della presa del potere e della rivoluzione, appoggiare e partecipare a governi borghesi passa a diventare un problema di principio e non solo un discorso tattico”.
Luis Leiria termina il suo artcolo affermando che il risultato della politica del PSTU e della Lit-Quarta Internazionale sarà un “disastro” e che questo si vedrà in futuro. Siamo d'accordo con la seconda parte: il futuro farà maggiore chiarezza sulla sua efficacia. Quello di cui siamo sicuri è che sarà il risultato di una verifica, mentre la politica che ci propone Leiria ha già dato risultati nefasti al PT in Brasile, a Syriza in Grecia e al chavismo in Venezuela. Creò disastri in passato e li creerà in futuro. Per questo la combattiamo, e non è necessario attendere per trarre questa conclusione.

(traduzione di Massimiliano Dancelli dal sito dell Lit-Quarta Internazionale www.lit-ci.org)

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