Brasile
NASCE UN NUOVO SINDACATO DI CLASSE
di Valerio Torre
Dopo un percorso di
discussioni e votazioni democratiche, da parte dei militanti di base delle
entità coinvolte, durato due anni, 3115 delegati in rappresentanza di tre
milioni di lavoratori e un migliaio circa d’invitati (3) hanno dato vita ad un
evento che, indipendentemente dalle scelte finali d’alcuni settori, di cui
diremo, è destinato a lasciare un profondo segno nel processo di
riorganizzazione in senso classista del movimento operaio nel continente
latinoamericano.
Nel lungo percorso che ha
portato alla convocazione di questo Congresso d’unificazione (4), è stato
deciso che sarebbe stata, appunto questa, la sede in cui i delegati, dalla
base, avrebbero risolto, sulla scorta dei principi della democrazia operaia, le
questioni su cui permanevano significative divergenze, quali quelle sulla
composizione, sulla struttura e gli organismi di direzione e sulla scelta del
nome del nuovo sindacato.
Lo svolgimento del Congresso
Subito dopo l’insediamento,
il Congresso ha visto uno dei momenti più alti del suo svolgimento, con la
presentazione delle delegazioni internazionali ed il saluto del rappresentante
dei funzionari pubblici greci, Sotiris Martalis, e di un esponente della
direzione di Batay Ouvriyé, organizzazione sindacale e popolare di Haiti,
Didier Dominique: ciò a riprova del segno internazionalista che caratterizza la
nascita della nuova organizzazione.
Il dibattito si è svolto
intorno alla discussione di ben 22 tesi diverse, che hanno goduto d’uguale
tempo per essere presentate e di pari dignità, senza distinguere se fossero
state avanzate da entità più o meno grandi e rappresentative, all’insegna della
più assoluta libertà d’espressione d’ogni tipo d’opinione, in un Congresso in
cui tutti i delegati erano stati democraticamente eletti in assemblee dei loro
luoghi di lavoro.
Dopo intensi dibattiti
svoltisi nei gruppi di lavoro, l’assemblea plenaria ha affrontato vivaci discussioni
approvando una risoluzione sulla situazione internazionale e nazionale ed
elaborando un piano d’azione per fronteggiare gli attacchi che il governo ha
messo in atto contro i salari e i diritti dei lavoratori brasiliani. Inoltre,
ha energicamente virato in direzione del rafforzamento dell’unità internazionale
delle lotte, considerando che in moli paesi gli attacchi dei governi sono gli
stessi, principalmente agli impiegati pubblici e ai pensionati.
Un altro tema molto dibattuto
è stato quello della composizione della nuova organizzazione. Avevamo già
evidenziato nell’articolo segnalato nella nota 1 che la discussione
precongressuale aveva fatto emergere due diverse posizioni al riguardo: se
essa, cioè, dovesse avere una connotazione esclusivamente sindacale (come
ritenevano Intersindical ed altri settori), oppure anche popolare e sociale,
con la partecipazione alla nuova organizzazione dei movimenti di lotta contro
le oppressioni e del movimento studentesco con potere di decisione (come
riteneva invece Conlutas, che, infatti, così si è costruita). Ebbene, pur
riconoscendo la centralità della classe operaia, i delegati hanno deciso che la
nuova entità dovrà rappresentare anche gli studenti ed i settori di lotta
contro l’oppressione sociale.
Analogamente, quanto alla
composizione dell’organismo di direzione, si sono confrontate diverse ipotesi:
alla fine, dopo democratica discussione, la platea dei delegati ha scelto
l’opzione che ha ritenuto più rispondente alle esigenze del nuovo sindacato.
La rottura
Al momento di scegliere il
nome da dare all’entità appena nata si sono registrate forti polemiche. Tra le
varie proposte portate al voto, quella vittoriosa con 2/3 dei voti dei delegati
(Conlutas‑Intersindical – Central Sindical e Popular ) non è stata accettata da
alcuni settori, che pure avevano partecipato al voto riconoscendone anche
l’esito: così, i delegati d’Intersindical, Unidos pra Lutar e Movimento
Avançando Sindical hanno abbandonato il Congresso.
Eppure in tutto il percorso
precongressuale è stato registrato un ampio accordo fra le varie organizzazioni
affinché fosse la platea dei delegati al Congresso a decidere democraticamente
col voto sulle questioni su cui esistevano differenze. In altri termini, si era
stabilito che queste ultime sarebbero state rimesse direttamente ai tre milioni
di lavoratori rappresentati nel Congresso stesso.
Dunque, il principio della
democrazia operaia – per cui è la base a decidere sulle divergenze che le
direzioni non sono riuscite ad appianare – è stato palesemente violato dal
blocco Intersindical-Unidos-Mas, che pure lo aveva accettato e apparentemente
condiviso in tutto il congresso preparatorio.
Ora, questi settori dovranno
spiegare alle proprie basi perché hanno preferito rompere il Congresso, dopo
aver approvato i documenti politici, il piano di lotta, la composizione della
direzione, su una questione come quella del nome da dare alla nuova entità. Ma,
in realtà, la discussione su quest’aspetto apparentemente secondario si
svolgeva sullo sfondo del rifiuto settario da parte d’Intersindical a che ci
fosse il sia pur minimo riferimento all’esperienza di Conlutas nel nome della
nascente organizzazione: in altri termini, si voleva negare il ricco contributo
dato negli ultimi sei anni dal più gran sindacato classista brasiliano nelle
lotte dei lavoratori e nelle grandi mobilitazioni.
Una discussione surreale… ma non troppo
Ciò che era in discussione
era molto più che un nome (5). Era, invece, la metodologia della democrazia
operaia. E’ emerso nei fatti che Intersindical voleva imporre un criterio in
base al quale la maggioranza deve accettare ciò che la minoranza vuole, sotto
la minaccia della rottura. Si tratta, in altri termini, proprio della negazione
della democrazia operaia e dell’affermazione, invece, del principio per cui non
ci deve essere una reale partecipazione della base alle decisioni, che in
questo modo sarebbero assunte per “consenso” fra le varie correnti politiche.
Se la nuova centrale fosse
nata con questa caratteristica, sarebbe nata già morta: un tale metodo sarebbe
stato applicato a tutte le questioni politiche ed avrebbero prevalso la
paralisi e il burocratismo. Il Conclat fu convocato, di comune accordo, sulla
base di un altro criterio: e cioè che le differenze sarebbero state risolte
attraverso le votazioni dei delegati, cioè puntando sulla democrazia operaia. È
stato con questo criterio, con questo concetto di democrazia, che Intersindical e gli altri
settori hanno dimostrato di non essere in sintonia, rompendo l’unità e non
adeguandosi al risultato del voto.
In ogni caso,
indipendentemente dall’abbandono del Congresso da parte di questi settori, la
platea dei delegati ha deciso di mantenere ferme tutte le decisioni adottate,
salvo eleggere una direzione provvisoria, facendo appello alle correnti
liquidazioniste perché ritornino sui loro passi, ricomponendo l’unità,
assolutamente necessaria per la classe lavoratrice, soprattutto in questa fase.
E adesso? È necessario riannodare il filo spezzato dell’unità
Dunque, la nuova centrale è
comunque nata: sicuramente più debole di quanto avrebbe potuto essere se il
processo unitario fosse stato portato a compimento. Come ha dichiarato José
Maria de Almeida (Zé Maria), dirigente di Conlutas e candidato alle elezioni
presidenziali del prossimo mese d’ottobre in Brasile, “la strada della
costruzione dell’unità non è una lotta facile”.
Però, è una lotta
indispensabile se vogliamo cambiare questo sistema e costruire un governo dei
lavoratori e per i lavoratori. Nell’auspicio e nell’attesa che i settori che
hanno rotto con il Conclat ripensino al grave errore commesso (che va a
ripercuotersi sugli stessi lavoratori che essi pretendono di rappresentare) ed
invertano la rotta, la nuova organizzazione, sia pure con rammarico per quanto si è verificato, va avanti per
affrontare le nuove lotte che già si profilano,
come, ad esempio, la lotta per una riforma previdenziale più favorevole
ai lavoratori. La riforma, già approvata dal parlamento, è stata bloccata dal
potere di veto del governo “progressista” di Lula.
Il nuovo sindacato
continuerà a fare appello ai settori che hanno impedito quella che sarebbe
stata una delle più grandi vittorie dei lavoratori brasiliani, perché
riprendano il processo di riorganizzazione del movimento operaio che è stato
bruscamente interrotto.
Sull’onda delle lotte
sarà necessario cercare di riannodare il
filo dell’unità che il congresso ha fatto raggiungere solo in parte.
__________
(1) http://www.alternativacomunista.it/content/view/1273/45/.
(2) Tra le quali Conlutas, Intersindical, Mtst, Mas, Mtl e Pastoral Operária.
(3) Con 120 osservatori di delegazioni internazionali di ventisei paesi fra cui Grecia, Italia, Spagna, Portogallo, Germania, Svizzera, Russia, Giappone, Usa, Messico, Haiti, Honduras, Costa Rica, Argentina, Bolivia, Venezuela. Erano rappresentati nel Conclat anche 71 movimenti popolari di 12 Stati.
(4) In cui sono stati registrati la condivisione della strategia classista e socialista che il nascente sindacato avrebbe dovuto assumere, e l’accordo sulla totale indipendenza dallo Stato e dai governi borghesi d’ogni colore (compreso quello suppostamente “progressista” di Lula) e sull’autonomia dai partiti politici padronali.