Partito di Alternativa Comunista

Brasile: una crisi politica che si acuisce

Brasile: una crisi politica
che si acuisce
 
 
 
di Alejandro Iturbe (*)
 

 

 

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Alla situazione del Brasile è dedicata la nuova edizione della rivista Correo Internacional [è la rivista politica internazionale della Lit-Quarta Internazionale, da cui è tratto questo articolo. Viene pubblicata in varie lingue; è affiancata dalla rivista teorica della Lit Marxismo Vivo e dal sito web con pagine in spagnolo, portoghese, inglese, francese e arabo, ndt].

Ciò, in primo luogo, per la importanza oggettiva di questo Paese nell'America Latina e nel mondo. In secondo luogo, perché in Brasile agisce e interviene il principale partito della Lit-Quarta Internazionale, il Pstu brasiliano.
Nei vari articoli di questa rivista cercheremo di affrontare le differenti componenti della situazione brasiliana.
Il punto di partenza è la constatazione che il processo di impeachment apertosi in parlamento contro la presidente Dilma Rousseff del Pt [Partito dei Lavoratori, il partito di Lula, per 15 anni al governo del Paese, ndt], la sua sostituzione da parte del vicepresidente Michel Temer del Pmdb [Partito del Movimento Democratico brasiliano, partito borghese che fino all'impeachment era il principale alleato di governo del Pt, ndt] e la formazione di un nuovo governo, lungi dal chiudere la crisi politica e rafforzare il regime lo hanno reso ancora più fragile.
Con scarsissimo appoggio di massa (i sondaggi per una eventuale elezione danno Temer al 5%), con una base parlamentare instabile e screditata [composta oltre che dal partito di Temer dal Psdb, che era il principale partito di opposizione al governo Dilma, e da altre sigle minori, ndt] per gli episodi di corruzione che coinvolgono tutto il parlamento, con l'obbligo di applicare un brutale piano di tagli economici, il governo Temer sembra essere più un debole governo di transizione che un governo stabile in grado di avanzare con forza nella realizzazione dei suoi obiettivi.
A riprova di questa debolezza, in poco più di un mese dalla sua formazione il governo ha perso due ministri, che hanno dovuto dimettersi perché accusati di corruzione (la stessa corruzione che in teoria venivano a combattere) e gran parte del nuovo gabinetto di governo è posto sotto accusa per ragioni simili. Lo stesso principale artefice dell'impeachment in parlamento, l'ex presidente della Camera Eduardo Cunha, si è dimesso da questo incarico, fagocitato dalla dinamica della crisi [e pochi giorni fa, dopo la chiusura di questo articolo, è stato arrestato dalla polizia per le tangenti Petrobras e i suoi beni sono stati posti sotto sequestro, nota del traduttore].
Quali sono i fattori che si combinano nel definire questa situazione? Li analizzeremo in specifici articoli della rivista, limitandoci qui a enunciarli brevemente.
In primo luogo, il quadro più generale è la crisi economica internazionale che sta colpendo duramente il Brasile (con una importante caduta del prezzo delle materie prime e, con esso, delle entrate derivanti da esportazioni). Le politiche di spinta del mercato interno attraverso l'esenzione impositiva e il credito, applicate dal governo Dilma, sono arrivate al limite. Il risultato combinato è che tra il 2015 e il 2016 il Brasile subirà una caduta del 10% circa del Pil, cifra simile a quella che che fece da cornice all'"argentinazo" nel 2001 [il riferimento è alla crisi economica e politica che nel 2001 si produsse in Argentina, con una rivolta di massa e scioperi generali, che portò alla caduta di svariati governi in poche settimane e a una crisi di regime, ndt].
Tutto ciò accentua all'estremo gli scontri inter-borghesi per il controllo degli scambi commerciali che si riducono e inoltre accentua la necessità per le varie frazioni della borghesia di contendersi il controllo dello Stato per appropriarsi dell'importante parte di affari che sono canalizzati dal bilancio statale.
La realtà è che non ci sono due progetti economici in scontro tra loro: entrambi i blocchi si contendono i medesimi settori padronali: oggi la maggioranza della borghesia è con Temer, prima era con Dilma, ma l'uno e l'altra lavorano essenzialmente con la stessa équipe economica. D'altra parte, la crisi impone alla borghesia e a qualsiasi governo borghese l'applicazione di un durissimo piano di tagli contro i lavoratori e le masse, attraverso l'aumento dei prezzi e l'inflazione, i licenziamenti, gli attacchi alle conquiste (ad esempio alle pensioni) e i tagli all'educazione, alla sanità pubblica, ecc. In realtà il nuovo governo si limita a proseguire nell'applicazione dei piani già avviati dal governo Dilma.
Un secondo elemento fondamentale è l'esistenza di un'usura e di una crisi profonda della relazione delle masse con l'attuale regime politico. Uno dei componenti più importanti di questo processo in corso è che la base operaia e popolare del Pt sta rompendo con questo partito perché esso non solo non ha mantenuto le sue promesse di un profondo cambio sociale nel Paese ma anche perché, per di più, ha tradito la promessa di "ripulire la politica", facendosi al contrario parte attiva in tutti i processi di corruzione tipici del sistema capitalistico.
In questo quadro, sebbene non sia presente una alternativa di massa a sinistra, le masse non stanno andando a destra: sono contro ogni governo in carica. Per questo, anche elettoralmente, la destra ha difficoltà a presentarsi alle masse come una alternativa: i sondaggi che abbiamo citato assegnano ad Aecio Neves (principale figura del Psdb) una intenzione di voto inferiore al 20%. Ciò significa che per ampi settori di massa il Pt e la destra borghese "sono lo stesso" e il governo Temer è considerato negativamente allo stesso modo del governo Dilma.
Questa profonda insoddisfazione verso il regime si era già espressa nelle gigantesche mobilitazioni del giugno 2013 che, seppure in modo confuso, avevano messo in discussione la situazione esistente e mutato le relazioni di forza. Oggi siamo ancora nella situazione apertasi nel giugno 2013. La "manovra parlamentare" che ha sostituito Dilma con Temer non solo non ha chiuso la breccia aperta ma la persino ampliata.
Di fronte alla fragilità del governo Temer, una parte della borghesia brasiliana e i settori più acuti dell'imperialismo stanno considerando la possibilità di convocare elezioni presidenziali anticipate per cercare di risolvere questa situazione e rafforzare il regime, nel caso che il nuovo governo non riesca a garantire le condizioni di governabilità necessarie.
Il momento della prova sarà quando il governo dovrà fare gli attacchi più duri che sta preparando contro il movimento di massa. Per ora non ha fatto nessun attacco significativo, seppure già sono in discussione la Pl257 e la Pec 241 [due misure di controriforma della previdenza con annesse privatizzazioni, limitazioni dei diritti nel pubblico impiego, tetto alla spesa pubblica con conseguenti tagli, ndt].
La situazione ha generato un durissimo dibattito nella sinistra brasiliana e latinoamericana circa la caratterizzazione della situazione e sulla politica con cui affrontarla. In Brasile, la maggioranza delle correnti e dei partiti della sinistra sostengono che ci sarebbe una "svolta reazionaria" e che ciò si sarebbe espresso in un "golpe istituzionale" dell'opposizione di destra contro il governo del Pt (l'impeachment di Dilma e l'incarico a Temer). Secondo i sostenitori di questa posizione, ora il compito principale sarebbe sconfiggere questo "golpe" e "difendere la democrazia". In questo quadro, la lotta contro il governo Temer sarebbe un passo verso il ritorno di Dilma alla presidenza.
Questa posizione è difesa non solo dal Pt e da partiti che facevano parte del suo governo ma anche da partiti che sono stati critici del governo, come il Movimento dei Lavoratori senza Tetto (Mtst) e la maggioranza del Partito Socialismo e Libertà (Psol), e persino del Mrt (Movimento Rivoluzionario dei lavoratori) [la sezione brasiliana della Ft, Frazione Trotskista, che ha nel Pts argentino il suo punto di forza, ndt]. Tutti costoro propongono quindi una unità col Pt e con le mobilitazioni che il Pt sta promuovendo.
Il Pt vive una fase di decadenza simile a quella delle organizzazioni socialdemocratiche europee come il Pasok greco o il Psoe spagnolo. Cerca di ricomporsi e "ripulirsi" con alleanze con organizzazioni che sono alla sua sinistra. Il suo obiettivo è costruire un "Fronte Brasile popolare" (guidato da Lula) per le elezioni del 2018, in cui il Pt si nasconda dietro ai movimenti sociali, con l'aiuto del Psol (sullo stile del Frente amplio dell'Uruguay).
Utilizzando gli argomenti che abbiamo citato, questa linea politica incorpora il Psol in uno dei due campi borghesi che si stanno scontrando (il campo guidato dal Pt) che viene presentato come "più progressivo", di "lotta contro il golpe" e di "difesa della democrazia".
La realtà è che, sulla base di un'analisi falsa, si sostiene in questo modo che, proprio nel momento dell'agonia del governo borghese di fronte popolare e quando le masse stanno rompendo con esso, bisognerebbe abbracciarlo e difenderlo e dunque ostacolare la rottura delle masse con esso, perché detta rottura costituirebbe una "svolta reazionaria" delle masse e un golpe di destra.
 
Le critiche alla posizione del Pstu
Nelle mobilitazioni del giugno 2013 e dopo di esse, il Pstu [la sezione brasiliana della Lit-Quarta Internazionale, di cui il Pdac è la sezione italiana, ndt] ha tenuto una politica di sostegno a un pieno ingresso della classe operaia nel processo, attraverso la sua mobilitazione e organizzazione. Ha mantenuto questa stessa linea dopo le elezioni del 2014 (che Dilma, con una propaganda falsa, riuscì a vincere con scarso margine). Era una politica destinata a cercare di rompere la falsa polarizzazione tra le due alternative borghesi e a generare una alternativa indipendente dei lavoratori e delle masse, scontrandosi col governo Dilma, con l'opposizione di destra e con l'insieme del regime corrotto.
Nel momento in cui la opposizione di destra (Psdb), alleata con un altro settore borghese che rompeva col governo (Pmdb), iniziava la sua offensiva legale e parlamentare per togliere a Dilma la presidenza, la politica del Pstu è stata qualificata dalla maggioranza della sinistra brasiliana come "funzionale alla destra" e persino di "oggettivo sostegno al golpe" [lo stesso è avvenuto in Italia: si vedano le posizioni di Rifondazione e di praticamente tutte le organizzazioni alla sua sinistra, con la chiara eccezione del Pdac, ndt]. Questo attacco maldestro mascherava l'appoggio (diretto o indiretto) al settore borghese che sostiene il Pt.
Nonostante non si sia ancora chiusa questa polemica, ora se ne è aperta una nuova. Settore della sinistra del Psol e altre organizzazioni non dicono più che c'è stato un golpe ma parlano ora soltanto di una "manovra parlamentare reazionaria" o "golpe parlamentare" e incolpano lo stesso governo di Dilma e il Pt come responsabili di questa situazione.
L'insieme di queste organizzazioni hanno formato un "blocco della sinistra socialista" il cui unico obiettivo è promuovere la più ampia unità d'azione per lottare contro il governo Temer. Il Pstu e la Lit-Quarta Internazionale sono totalmente a favore di questa unità d'azione e la cosa è stata espressa con chiarezza in articoli e dichiarazioni e anche nell'appello di Zé Maria de Almeida [portavoce del Pstu, ndt] ad organizzare uno sciopero generale per far avanzare realmente la lotta contro il governo. E' con queste posizioni che il Pstu interviene in modo unitario in ogni lotta concreta contro il governo Temer e contro i governi statali [il Brasile è una federazione di Stati, ndt]. Per noi la caduta del governo Temer attraverso l'azione delle masse sarebbe molto progressiva. Per questo abbiamo fatto appello a sostenere la giornata di unità d'azione di tutte le centrali sindacali. Dunque su questo non ci sono polemiche. La polemica riguarda invece altri due punti. Il primo punto è che un settore di coloro che sono chiamati a partecipare a questa unità d'azione (come il Pt e la Cut) [il principale sindacato brasiliano, diretto dal Pt, per anni stampella del governo, ndt) lo fanno con la proposta implicita o esplicita che "torni Dilma". Una posizione che peraltro non favorisce la mobilitazione, dato che la classe operaia non vuole il ritorno di Dilma. E ciò fa parte di una politica del Pt per non mobilitare realmente le masse ma piuttosto usare tutto ciò per preparare la campagna "Lula presidente" per le prossime presidenziali. Il che equivale a dire: cacciamo Temer perché riprendano il loro ruolo Dilma e il Pt o, più concretamente, perché Lula vinca le prossime elezioni.
Ora, noi pensiamo che nel quadro di una possibile unità d'azione è tuttavia imprescindibile differenziarsi da questa proposta e combatterla apertamente.
Il secondo punto di polemica è che il programma su cui basare un "blocco della sinistra socialista" non può limitarsi al "Via Temer". Dovrebbe includere anche la lotta contro il Pt e il campo borghese che il Pt dirige, per un programma che esprima l'insieme delle proposte di una reale "sinistra socialista" e l'affermazione chiara del fatto che la nostra prospettiva è indirizzare la lotta verso il potere dei lavoratori. In caso non si faccia questo, di là dal nome con cui lo si chiama, non sarà un "blocco della sinistra socialista" ma piuttosto una copertura (di sinistra) per Lula e il Pt.
Il processo in corso in Brasile è di una importanza centrale per la situazione non solo in America Latina ma anche a livello mondiale. In questo dibattito sulla politica che devono sostenere coloro che si rivendicano come "sinistra socialista" si sta ripetendo, essenzialmente, lo scontro che si è dato in questi anni sul "chavismo" in Venezuela e su Syriza in Grecia. E' necessario trarre conclusioni da queste esperienze fallimentari e non ripetere le medesime politiche che possono solo condurre a nuove sconfitte ostacolando il cammino della lotta per il socialismo.
 
(editoriale dell'ultimo numero del Correo Internacional; traduzione dallo spagnolo e note tra parentesi quadre di Francesco Ricci)

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