Continua il genocidio imperialista in Afghanistan
Le ultime vicende mostrano il vero volto dell’imperialismo
di Claudio Mastrogiulio
L’asse Italia – Usa si dimostra sempre più compatto nella difesa degli interessi interimperialistici in Afghanistan e nelle altre zone di guerra. Negli ultimi giorni si sono verificati episodi che, ancora una volta, mostrano il significato e le conseguenze reali delle missioni militari occidentali in giro per il mondo ed in Afghanistan in modo particolarmente evidente.
Le responsabilità dell'amministrazione Obama
Chi (più o
meno in mala fede) riteneva che l'elezione della nuova punta di diamante del
grande capitale americano, vale a dire Barack Obama, rappresentasse una svolta
nei riguardi delle disastrose politiche di aggressione militare targate Bush,
deve oggi necessariamente fare i conti con la cruda realtà dei fatti.
Nel corso
di attacchi portati da raid statunitensi nella provincia di Farah, nell'ovest
dell'Afghanistan, sono stati impunemente uccisi più di cento civili. Si
trattava di donne,vecchi e bambini che, nel momento in cui sono stati colpiti,
cercavano riparo nelle case della zona. Il presidente Obama, da consumato
imperialista e servo degli interessi del grande capitale americano qual è, ha
annunciato "per evitare che simili situazioni accadano nuovamente" un aumento
del contingente statunitense in Afghanistan attestato intorno alle 21.000 unità
(!). Ha inoltre ribadito la necessità di più truppe e risorse nella regione
anche se "ci saranno altre violenze ed insuccessi". Ad accompagnare questi
proclami, degni della più becera tradizione imperialista, sono giunte le parole
del segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, secondo cui bisogna continuare
sulla strada dell'occupazione del territorio afghano.
Queste
vicende mostrano con grande evidenza i connotati di classe che caratterizzano
il nuovo presidente Usa. In una situazione di crisi globale del capitalismo, in
cui sempre più si manifestano i segni evidenti di un sistema economico-sociale
putrescente, il "volto nuovo" di Obama ha rappresentato un clamoroso inganno
per le grandi masse americane. I primi mesi del corso obamiano sono infatti
trascorsi all'insegna di salvataggi di grandi banche ed imprese private (si
pensi alla Chrysler) con soldi pubblici (dunque dei lavoratori americani), di
promesse di aumento di spese militari, di continui morti innocenti sulla scena
internazionale in cui l'imperialismo è impegnato per garantire la sopravvivenza
del proprio dominio.
La realtà
dei fatti dà, dunque, spaventosamente ragione a chi, come la Lega
Internazionale dei Lavoratori (di cui il Pdac è sezione italiana) ha fin da
subito smascherato il grande inganno che la borghesia ha architettato nei
confronti delle masse americane e mondiali.
I "nostri ragazzi" sono degli assassini!
Veniamo ora
alla vicenda che ha visto protagonisti, in qualità di carnefici, i militari
italiani in territorio afghano. Il 3 maggio scorso una bambina afghana di tredici
anni è stata uccisa dai "nostri ragazzi". Le sue "colpe" sono state quella di
essere afghana e quella di viaggiare, insieme ad alcuni familiari, su una
Toyota Corolla. Le bande armate del capitale italiano hanno utilizzato, come
alibi per tentare di autoassolversi, il fatto che il particolare modello
dell'auto fosse segnalato come uno di quelli utilizzati dagli attentatori come
autobombe. Tralasciando l'idiozia di questa giustificazione, è possibile, come
spesso accade in tali vicende, ascoltare ricostruzioni surreali ed offensive
dell'intelligenza di chiunque sia dotato un minimo di materiale cerebrale.
Anche in
questo caso, la ricostruzione degli assassini di Stato ha assunto i caratteri
della farsa. Secondo rappresentanti del contingente italiano, infatti, la
pattuglia, composta da tre veicoli, ha visto sopraggiungere in senso di marcia
opposto l'auto "incriminata" a velocità sostenuta. Sempre secondo questa
"ricostruzione" i militari avrebbero intimato l'alt, successivamente avrebbero
avvertito il conducente dell'auto dell'ordine impartitogli con la mano, un
grido ed infine con dei colpi di avvertimento in aria. L'auto avrebbe però
proseguito la sua corsa, "costringendo" la pattuglia a far fuoco prima sul
terreno e poi sul cofano dell'auto.
Quello che risulta
evidente è la totale inconsistenza di questa falsificazione della realtà.
Anzitutto, l'uomo alla guida dell'auto (il padre della bambina freddamente
giustiziata) ha dichiarato che la pattuglia italiana che ha aperto il fuoco era
dietro di lui, aggiungendo di non aver sentito alcun segnale di avvertimento.
Foto ed immagini televisive danno, nonostante le falsità disseminate a piene
mani dai vertici militari italiani, evidentemente ragione al padre della
bambina. Queste foto mostrano il sedile posteriore dell'auto macchiato di
sangue, il lunotto posteriore infranto, un foro sul montante del portellone
posteriore, a dimostrazione di come la raffica di proiettili fosse stata
esplosa non sulla parte anteriore dell'auto (il cofano motore, come dichiarano
i militari) ma, al contrario, su quella posteriore. Come se non bastasse,
immagini televisive mostrano l'auto con i finestrini posteriori e laterali
crivellati di colpi, presentando il parabrezza sostanzialmente intatto.
In Italia,
intanto, la spudorata difesa delle scelte dell'imperialismo e dei suoi fedeli
sicari è un argomento bipartisan, tanto da sentire il ministro della
Difesa La Russa affermare che, nonostante tutto, lo spirito con cui l'Italia
partecipa alla missione Isaf (sotto l'egida dell'Onu, ormai sempre più il
comitato d'affari e di rapina dell'imperialismo internazionale) resta quello
della "stabilizzazione del paese". Per il fronte Pd è Fassino a riaffermare il
principio che ha caratterizzato la politica estera dell'ultimo governo Prodi
(sostenuto dal Prc e dal Pdci che oggi si riscoprono magicamente
"anticapitalisti") di un rafforzamento delle truppe italiane in Afghanistan con
il corrispettivo aumento delle spese militari.
Con la resistenza, contro l'imperialismo
Chiunque si ritenga un ferreo oppositore di questo iniquo sistema sociale che costringe la maggioranza della popolazione mondiale a subire sfruttamento, carestie, guerre per poter permettere ad un pugno di capitalisti di detenere la quasi totalità delle risorse e dei beni socialmente e naturalmente prodotti, non può non porre come punto imprescindibile per il reale affrancamento delle popolazioni occupate, una reale autonomia politica, organizzativa e di classe dei proletariati nei confronti delle rispettive borghesie. È necessario anche garantire una mobilitazione, in Europa ed in tutto l'Occidente, che si opponga fermamente alle politiche poste in essere dall'imperialismo capitalista; su questa strada il Partito di Alternativa Comunista appoggia ed appoggerà sempre tutti i segnali volti ad intraprendere un tale percorso politico.