Dopo il referendum: la lotta non è finita
Mas (Costa Rica)
Costa Rica era l'unico Paese centroamericano
a non avere ancora aderito al Trattato, e a seguito della grandissima
mobilitazione popolare il governo presieduto da Oscar Arias è stato costretto a
concedere lo strumento referendario (cosa mai accaduta in precedenza per gli
altri Paesi aderenti: Guatemala, El Salvador, Honduras e Repubblica
Dominicana).
La consultazione per la verità si è
svolta in maniera assolutamente scandalosa: le denunce di irregolarità nel
processo di votazione sono arrivate da numerose città in tutto il Paese. Alcune
foto mostrano guardie di sicurezza armate pagate dal fronte del Sì per
intimidire chi si recavano alle urne; sedi del comitato per il No sono state
fatte oggetto di lancio di pietre; e non sono mancate persino aggressioni
fisiche ai danni dei sostenitori del No.
Nonostante questo e una campagna di
disinformazione di massa senza precedenti il Sì ha vinto comunque con solo il
51,69% dei voti.
(nota e traduzione a cura di Davide Margiotta)
Il risultato del referendum non è valido e ora siamo più forti
Il risultato del referendum
dello scorso 7 Ottobre per decidere se ratificare o meno il Trattato di Libero
Comercio tra centroamerica, Repubblica Domenicana e Stati Uniti non è valido.
Ancora una volta, politici e
padroni hanno manipolato i poteri dello
Stato, trovando seguito in alcuni magistrati che si sono prestati al loro gioco
(come nel caso del verdetto sulla rielezione e in molti altri in cui sono
andati contro la Legge e la stessa Costituzione*).
Alcune delle irregolarità commesse durante il referendum sono:
1- la intromissione diretta del Governo statunitense con la minaccia di eleminare l'Iniciativa de la Cuenca Caribe (che permette al Costa Rica di esportare merci negli Usa senza pagare dazi, ndr), impedendo agli oppositori del trattato di replicare alle sue menzogne e falsità.
2- La intromissione della catena statunitense CNN con interviste e commenti durante la tregua elettorale, impedendo di poter ribattere alle sue false argomentazioni.
3- La violazione della tregua da parte dei mezzi di comunicazione nazionali, chiaramente schierati per l'approvazione del Trattato, che hanno emesso una serie di "interviste" e "notizie" faziose, senza dare spazio a chi si opponeva al trattato. Un chiaro esempio è che durante tutta la campagna si sia dato spazio unicamente ai fratelli Arias (presidente della Repubblica e Primo ministro, ndr), che appoggiavano la posizione del governo statunitense.
4- Le minacce ai lavoratori e alle lavoratrici del settore privato, ai quali è stato detto che se non avrebbero approvato il TLC si sarebbero ritrovati senza lavoro, usando il ricatto che le loro imprese si sarebbero trasferite in altri Paesi. Nelle coltivazioni di banane e ananas i sostenitori del No sono stati minacciati, e i lavoratori e le lavoratrici sono stati vigilati perchè votassero a favore del TLC.
5- Le centinaia di denunce per irregolarità durante la campagna per la votazione. Ad esempio, gente che si recava a votare e trovava già apposta la propria firma sul registro elettorale.
6- La compra dei voti da parte dei sostenitori del Sì che si sono approfittati delle difficoltà economiche degli strati poveri della popolazione.
7- L'utilizzo di fondi pubblici da parte del governo di Arias per sostenere il Si (denuncia presentata dall'Upins, il Sindacato degli impiegati dell'Istituto Nazionale delle Assicurazioni).
8- La complicità del Tribunale Supremo Elettorale, che ha permesso che tutte queste anomalie si realizzassero sotto i suoi occhi senza prendere alcun provvedimento al riguardo.
Il fatto che nonostante condizioni altamente diseguali, abbiamo guadagnato
il 48% dei votanti e siamo riusciti a costruire un movimento di opposizione al
TLC molto organizzato e variegato, come si è dimostrato il 30 settembre, quando
c'è stata la mobilitazione più grande della nostra storia, è un fatto di grande
importanza.
L'opposizione al TLC è oggi molto più grande e meglio organizzata che non
durante la campagna per il Referendum. Centinaia di comitati patriottici sono
la migliore prova di esso.
*Ci si riferisce
all'elezione a Presidente della Repubblica di Oscar Arias, ex-premio Nobel per
la Pace e candidato di Liberaciò
Nacional, avvenuta lo scorso anno.
Arias era già stato
Presidente tra il 1986 ed il 1990 e per potere ricandidarsi è riuscito a far
cambiare la Costituzione, che vietava una rielezione.
Arias sta portando Costa
Rica verso
un'economia spiccatamente liberista, aprendo il mercato interno ai settori che
ancora erano protetti dallo Stato, come sanità e telecomunicazioni.