Partito di Alternativa Comunista

Francia Lo stato delle lotte

Francia
Lo stato delle lotte
ad un anno dalle mobilitazioni contro la Loi travail

 

 

di Patrizia Cammarata

ll neo presidente francese Emmanuel Macron è colui che ha ideato la riforma del Codice del lavoro, la “Loi Travail”, proposta dal ministro del lavoro del governo Hollande, Myriam El Khomri, e approvata lo scorso anno dal parlamento ma ancora in attesa dei decreti attuativi.

La riforma è stata duramente osteggiata nei luoghi di lavoro e nelle piazze delle città francesi lungo tutto il suo iter parlamentare. La classe lavoratrice francese, insieme agli studenti e alle associazioni, è stata l’indomita protagonista dello sviluppo di un esteso movimento d’opposizione alla riforma che ha dato vita ad assemblee, manifestazioni, scioperi.

Nonostante la determinazione del movimento, nonostante la gran parte degli scioperi sia stata il frutto dell’organizzazione unitaria di diverse sigle sindacali (Cgt, Fo, Fsu, Unef, Unl, Fidl e Solidaires), il clima incandescente si è affievolito a causa della mancanza dell’organizzazione di un grande, unitario, sciopero generale ad oltranza che non fosse solo strumento di protesta ma che imponesse il ritiro della legge. Le burocrazie sindacali dei maggiori sindacati concertativi non hanno posto nell’agenda l’obiettivo di paralizzare il Paese fino al ritiro della legge e, infine, le recenti elezioni presidenziali (23 aprile primo turno, 7 maggio secondo turno) hanno avuto il ruolo, in apparenza, d’essere facile strumento per risolvere il conflitto sociale. Apparentemente, perché la realtà materiale e il grande dato dell’astensione c’indicano che il fuoco è ancora acceso e pronto ad esplodere.

 

La frattura fra la proposta istituzionale e la realtà materiale

È Emmanuel Macron, ex banchiere ed ex ministro di Hollande, ad essere stato eletto presidente della repubblica francese, dopo il ballottaggio con Marine Le Pen, leader dell’estrema destra xenofoba del Front National, mentre i gollisti e il Partito socialista (Ps) sono stati sconfitti in modo clamoroso, dopo più di cinquant’anni d’indiscussa egemonia al governo della Francia per conto del grande padronato e dell’Unione europea.

Macron ha presentato, con una veste nuova, un arnese vecchio, un movimento politico (En Marche!) nato per l’occasione. Con il sorriso sicuro di chi frequenta giornalmente i salotti miliardari, si è presentato come giovane leader, bello e un po’ controcorrente, quel poco che basta per prendere le distanze dalla rituale scontata politica del Partito socialista di Hollande, strizzando l’occhio a chi vuole credere che si può essere né di destra né di sinistra, e, soprattutto, attaccando frontalmente la classe operaia con un programma a favore del grande capitalismo (aumento dell’età pensionabile, diminuzione di sussidi, attacco ai contratti nazionali di lavoro) e garantendo fedeltà all’Unione europea.

Ma questa vittoria si svolge all’ombra di un dato: con oltre il 25%, l'astensionismo raggiunge un record storico dal 1969 mentre è record storico assoluto di schede bianche, il 12% (1). Indicativo, da questo punto di vista, il voto del dipartimento della Seine-Saint-Denis, la grande banlieue che domina Parigi dal nord del boulevard périphérique dove vivono oltre un milione e mezzo di persone e dove l’astensione al primo turno ha sfiorato il 28%. Questo “non- voto” è tutt’altro che simbolico: indica la frattura insanabile fra le proposte tutte interne al sistema rappresentate nelle elezioni borghesi e il rifiuto del ricatto da parte di settori consistenti di quella larga fascia della popolazione francese – disoccupati, precari, lavoratori sfruttati e soggetti a licenziamenti, chiusura delle fabbriche, tagli al sociale - che è estromessa dalla scuola, dalla formazione e dal mondo del lavoro, in una Francia dove la segregazione etnica, lungi dall'essere pubblicamente ammessa, è però una condizione che si tocca con mano nelle scuole, nei quartieri, nelle metropolitane, nella prospettiva di vita di milioni d’immigrati. I dati sull’astensione e le schede bianche al primo e secondo turno delle elezioni francesi dimostrano come il terreno su cui si muoveranno le politiche dell’attuale governo francese sia un terreno pronto a franare da un momento all’altro.

Già subito dopo il primo turno, studenti e lavoratori a Parigi, Rennes, Nantes, Tolosa e in diverse altre città della Francia sono scesi in piazza con presidi e cortei rivolti sia contro la politica della candidata di destra Marine Le Pen sia contro la politica del candidato liberale Emmanuel Macron. Le parole d’ordine erano “Né il banchiere, né la razzista” e “Il vero anti-enstablishment siamo noi!”. La lotta contro la Loi Travail non si è mai placata, anche se gran parte delle burocrazie delle organizzazioni sindacali, soprattutto la Cgt, attende con ansia di ritornare a sedersi al tavolo degli accordi con il governo. Ma a Parigi sono stati centinaia i manifestanti che si sono dati appuntamento nelle strade, durante le elezioni, trasformando le Nuits Debuit in la Nuit des barricades, con scontri con la polizia.

E il Primo maggio non è stata la passerella pacifica e nemmeno l’occasione per ascoltare un po’ di musica: a Parigi si sono verificati scontri tra polizia e manifestanti sul percorso della manifestazione sindacale per il Primo maggio, durante il corteo tra Place de la République e la Bastiglia, con poliziotti feriti e con manifestanti arrestati e feriti. Pochi giorni dopo a La Souterraine (Creuse) gli operai della Gm&S, che stampano parti in lamiera per le auto Peugeot e Renault, per rispondere alla minaccia di chiusura della fabbrica hanno occupato il sito e minacciato di distruggere le macchine.

Il capitalismo in crisi e le politiche dell’Unione Europea stanno facendo assaggiare ai lavoratori francesi, ogni giorno di più, i loro frutti putridi. E il rapporto sulla mondializzazione, presentato a Bruxelles, dichiara candidamente: «nel corso degli ultimi dieci anni, i redditi reali delle famiglie della classe media nell’Ue e in altre economie avanzate hanno globalmente stagnato, anche quando l’economia progrediva nel suo insieme». Infatti, in Francia come in tutta Europa, migliaia di posti di lavori sono stati cancellati, il precariato si è generalizzato, mentre oggi il 27% della ricchezza è concentrato nelle mani dell’1% dei cittadini dell’Unione Europea.

 

Radicalizzare la mobilitazione da una prospettiva unitaria e di classe

La risposta a quest’enorme ingiustizia sociale non potrà venire né dalle elezioni borghesi né dai tavoli di concertazione sindacale ma dal rafforzamento delle iniziative unitarie come quella dello scorso 22 d’aprile che ha riunito migliaia di lavoratori e attivisti in place de la République, appuntamento convocato da federazioni e sindacati di settore e da strutture locali della Cgt, da Sud-Solidaires, dalla Cnt, da studenti, disoccupati e movimenti sociali.  Il proletariato francese ha dimostrato in quest’ultimo anno, sicuramente più che negli altri Paesi dell’Ue, di non temere lo scontro e d’essere disponibile alla lotta.

In Italia riteniamo importantissimo lo sforzo di quegli attivisti e militanti di diverse sigle sindacali che stanno lavorando in modo unitario alla costruzione del Fronte di lotta No Austerity, che il 17 e 18 giugno a Firenze terrà la sua seconda Conferenza nazionale alla quale anche noi, come compagne e compagni del Pdac, parteciperemo e porteremo il nostro contributo, com’è stato fin dall’inizio. Se questa forma d’organizzazione si sta concretizzando e sta crescendo in Italia, dove nel recente passato c’è stato un pesante riflusso delle lotte anche per il controllo esercitato dalle burocrazie dei maggiori sindacati concertativi e dal settarismo del sindacalismo di base, ciò sarà possibile, con maggior facilità, in Francia dove è più che mai urgente che il coraggio e la determinazione dimostrata dalla classe lavoratrice, dagli studenti in lotta, dai disoccupati e dai vari movimenti sociali possa dar vita alla costruzione di una risposta organizzata all’altezza dello scontro in atto, che non scenda a patti con il capitalismo.

 

Note

1) http://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2017/05/05/francia-macron-le-pen-distacco-sale-a-62-38-_5a84d1d3-45e5-4d92-81fc-3111a37f7854.html

 

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