Partito di Alternativa Comunista

GRECIA LA VIGILIA DELLO SCIOPERO GENERALE

GRECIA
LA VIGILIA DELLO SCIOPERO GENERALE
 
Dal nostro corrispondente ad Atene


A poche ore dall'ennesimo sciopero generale che paralizzerà la Grecia, pubblichiamo in questa newsletter:
- una corrispondenza di Gil Garcia (della sezione portoghese della Lit) appena arrivato ad Atene;
- a seguire la dichiarazione sulla Grecia delle sezioni europee della Lega Internazionale dei Lavoratori - Quarta Internazionale

 
grecia sciopero
    FOTO DEI RECENTI SCONTRI AD ATENE

 

corrispondenza di Gil Garcia (da Atene)

18 maggio.
Parliamo con uno studente dell'Università di Architettura di Atene e gli chiediamo come sono andati gli ultimi quattro scioperi generali nel Paese: ci corregge subito: "non so se sono stati otto o dieci ma non sono stati solo quattro...".
Rimaniamo stupiti quando ci elenca il primo, il secondo (10 febbraio), il terzo (24 febbraio), il quarto (di due giorni, 21 e 22 marzo) e i seguenti, perdendo il conto. Né riesce a ricordarsi con certezza quante e quali sono state le date in cui si è paralizzato il Paese: dato che sono state innumerevoli e, a detta di varie fonti, tutte molto partecipate. Tutti si ricordano della prima data (17 dicembre scorso) e che "alcune" di queste mobilitazioni sono durate anche due giorni.
Quando chiedo allo studente se hanno votato in assemblea se chiudere la scuola per aderire allo sciopero generale, capisco che la domanda appare sciocca: mi spiega che non c'è bisogno di formalizzare la decisione visto che ormai ad ogni sciopero generale scuole ed università chiudono "normalmente". Non solo: è ritenuto normale anche che ci siano occupazioni degli istituti per sostenere ogni mobilitazione.
Insomma, sono "normali" molte cose che i miei occhi di portoghese non vedevano da qualche decennio. Le facoltà e tutti i muri pieni di scritte con slogan, volantini, cartelli, e poi nei corridoi tavoli con i materiali di partiti e sindacati. Una situazione di questo tipo, da "maggio '68", in vita mia l'ho vista solo, e per un breve periodo, nella fase antecedente e subito seguente al 25 aprile 1974, cioè durante la rivoluzione portoghese.
Ma in Grecia ora è "normale" (meno male) ciò che a noi sembra "anomalo": non pagare per mangiare nelle mense studentesche, non pagare per studiare (in Portogallo costa 900 euro l'anno): tutto ciò in un clima di rivolta che si respira e si inspira nell'aria rovente sotto i cieli di un luogo dove, come si dice abitualmente, è nata la "civiltà occidentale". In altre parole, l'offensiva governativa contro l'istruzione vacilla perché nessuno è oggi in grado di sconfiggere studenti che rivendicano un diritto inalienabile: la gratuità dell'istruzione.
Ma il mio viaggio comincia in realtà qualche ora prima, su un taxi dall'aeroporto a un albergo dove mi fermo la prima notte. Mi dice il tassista: "Sono 22 anni che faccio questo mestiere in questa città e di sera le strade sono sempre state piene di gente a passeggio, al bar, centinaia di auto: ed ora invece non si vede nessuno." Conclude che il motivo è che nessuno ha denaro da spendere e per questo si resta in casa. Prosegue prendendosela contro i politici dei due partiti principali che si alternano al potere (Nuova Democrazia, di destra, e il Pasok, "socialista", ora al governo), lamentandosi dei soldi che lo Stato butta per le Forze armate, a causa di un contrasto di frontiera con la Turchia, mentre "poi dicono che lo Stato è in crisi".
E si pensi che il tassista è un qualsiasi lavoratore e non un militante di uno dei tanti partiti: eppure era informato di dettagli politici e simpatizza apertamente con le proteste che attraversano il Paese. Ha concluso dicendo: "In settembre credo che la protesta sarà ancora più forte perché adesso ci avviciniamo alle ferie, ma dopo le ferie la situazione si riscalderà ancora di più."
Ultima nota nel nostro diario odierno. Abbiamo parlato con un compagno di una organizzazione rivoluzionaria, l'Okde-Ep, e mentre passeggiavamo con lui per le strade di Atene abbiamo notato una cosa che non è comune da nessuna parte. Continuavamo a vedere, agli angoli delle strade e sui viali, presidi di poliziotti armati di tutto punto (bastoni, scudi, caschi, ecc.), con facce poco amichevoli, con moto dotate di telecamere per riprendere ogni movimento nelle strade. Con lo scopo di incutere timore con la loro presenza ma anche per essere pronti a qualsiasi evenienza.
E' una novità, ci dice il compagno greco. E siamo alla vigilia del prossimo sciopero generale. La tensione è alta.

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