Partito di Alternativa Comunista

Il futuro della Siria si decider

Il futuro della Siria si deciderà nell'arena internazionale

 

 
 di Gabriel Huland ed Elisa Marvena

 

 

siria solution

 

Le ultime settimane sono state molto intense in Siria e in tutto il Vicino Oriente. Diversi media hanno fatto eco all'enorme fragilità del regime di Assad, che è più isolato che mai.

 

Anche i suoi soci più stretti, come Russia e Iran, cominciano a parlare di una transizione negoziata. Cresce quotidianamente il numero di soldati che disertano. Gli intrighi di potere all'interno del regime sono costanti. Fin dall'inizio della rivoluzione, il macellaio di Damasco mai si era visto in una situazione così difficile. Nonostante questa grave crisi, continua a scaricare tutta la sua crudeltà contro la popolazione civile disarmata, con l'unico obiettivo di mantenersi al potere e sconfiggere la popolazione che si è sollevata contro uno dei regimi più crudeli del mondo.

 

I progressi militari dei ribelli

I ribelli, da un lato, e l'ISIS, dall'altro, hanno ottenuto importanti vittorie recentemente. Nel sud, nel nord e nel centro del Paese.
Nel Fronte sud (formato nel febbraio 2014, nella regione di Daraa, Quneitra e Rif Dimashq), il motivo dei progressi è stata l'unificazione di più di 50 brigate associate al Libero Esercito Siriano, per lottare contro il regime, Hezbollah e la Guardia rivoluzionaria dell'Iran. Recentemente hanno pubblicato una dichiarazione in cui si differenziano da Al-Nusra e le vietano di parlare a nome della rivoluzione in questa zona (sostenendo il collegamento di Al-Nusra con Al-Qaeda) e rifiutando ogni forma di collaborazione politica e militare con questo gruppo o con qualsiasi altro con lo stesso tipo di mentalità estremista. La causa scatenante di questo allontanamento da parte del Fronte sud è stato il sospetto di collaborazione di Al Nusra con l'ISIS durante il recente attacco di quest'ultimo al campo palestinese di Yarmouk. Secondo diverse fonti, il Fronte sud riceve appoggio dal Centro per le Operazioni Militari di Amman, in Giordania, che coordina le azioni militari dei vari gruppi.

Nel Nord, lo sviluppo principale è stato la conquista di Idlib da parte di un'alleanza di brigate del Libero Esercito Siriano e del Fronte Jeish Al-Fatah, una coalizione di gruppi islamisti. In questo caso, i gruppi coinvolti di carattere islamico come Al Nusra o Ahrar a-Sham si sono impegnati a non cercare di ottenere un controllo unilaterale, agire sempre in cooperazione con gli altri gruppi e di non interferire negli affari o nei modi di vita della popolazione civile. Questi avanzamenti militari si sono resi possibili per il coordinamento militare a cui hanno dato impulso Arabia Saudita, Qatar e Turchia, che vogliono aumentare la loro influenza nella zona come reazione all'offensiva dell'Iran nello Yemen, dove si suppone che finanzi la ribellione degli Houthi sciiti contro l'attuale governo, alleato dell'Arabia Saudita.

Nella regione centrale della Siria il grande cambiamento è stato la presa di Palmira da parte dell'ISIS, che è associata non solo alla crisi interna del regime, ma anche alla strategia di Assad di permettere l'espansione dell'ISIS, rafforzarlo e favorire maggiori scontri tra questo ed i ribelli, in modo da guadagnare tempo prima della sua sconfitta finale. L'avanzata verso Palmira apre la strada all'ISIS per raggiungere Damasco, dove ha molta poca presenza e sostegno popolare, e  Aleppo, dove il regime sta soffrendo grandi sconfitte. I ribelli hanno tagliato all'inizio di giugno le principali linee di rifornimento delle truppe leali ad Assad tra Aleppo e Latakia, lasciandole completamente isolate.

L'obiettivo del regime è trasformare la lotta in corso tra la Rivoluzione e il Regime in una lotta tra l'ISIS e la Rivoluzione. Le truppe del regime, per esempio, prima di ritirarsi da Palmira, hanno abbandonato un arsenale pieno di armi e carri armati. Un regalo di Assad ai fondamentalisti dell'ISIS.

 

Il ruolo controrivoluzionario di Al-Nusra

Il Fronte Al-Nusra non ha mai negato i suoi legami con Al-Qaeda, ma ha sempre cercato di definirsi come un gruppo più tollerante rispetto alle altre fazioni islamiste. La realtà è che la sua base è costituita principalmente da siriani il cui principale obiettivo è rovesciare Assad, e per questo hanno aderito al gruppo che dispone di più armi e risorse, al di là della sua ideologia. L'ISIS, di contro, ha un grosso contingente di combattenti stranieri con un programma neocolonialista e apertamente fascista-teocratico.
Ci sono attivisti siriani che dicono che, anche se Al-Nusra conta su una base poco interessata al fondamentalismo, la direzione del gruppo assume un discorso islamista per attrarre fondi. Al Jolani, il leader di Al-Nusra, in una recente intervista con Al-Jazeera, alla domanda circa le sue differenze con i Fratelli Musulmani, ha dichiarato che quest'ultimi avevano deviato dagli insegnamenti islamici avendo accettato le “norme democratiche moderne”. Ha inoltre ribadito la sua affiliazione ad Al-Qaeda, smentendo le voci secondo le quali il gruppo si sarebbe slegato dall'organizzazione terrorista fondata da Bin Laden per vincolarsi più direttamente alla Turchia, al Qatar e all'Arabia Saudita.

 

Gli USA cercano di trovare un accordo con l'Iran e la Russia

Le recenti vittorie militari dei ribelli hanno lasciato gli Stati Uniti e le altre superpotenze abbastanza preoccupate, soprattutto perché vi è grande incertezza riguardo a ciò che verrà dopo Assad. La rivoluzione siriana si deciderà in grande misura nell'arena internazionale.
Il possibile accordo tra Stati Uniti e Iran non tratta solo del programma nucleare iraniano ma anche del ruolo che l'Iran giocherà nella regione nel suo insieme. La disputa per l'egemonia in Medio Oriente tra l'Arabia Saudita e il Paese degli ayatollah ha raggiunto dimensioni internazionali con l'emergere della crisi in Yemen. D'altra parte, la Russia non vuole perdere la sua influenza in Siria, dove mantiene la sua unica base militare nel Mediterraneo.

Si aggiunge a questa situazione la crisi internazionale e i bassi prezzi del petrolio sul mercato mondiale, il che interessa fortemente e in maniera molto diseguale le economie di Arabia Saudita, Iran e la Russia, tre dei Paesi più coinvolti in Siria. Le potenze regionali e internazionali non hanno raggiunto un accordo di spartizione del Paese e neanche sono riuscite finora, a guadagnare a sé un settore dell'opposizione in funzione del proprio progetto di soluzione negoziata con il regime.

 

Rafforzare la solidarietà internazionale con la rivoluzione siriana

Le rivoluzionarie e i rivoluzionari siriani sono sopravvissuti a più di quattro anni di bombardamenti e attacchi intermittenti, effettuati con la complicità della cosiddetta “comunità internazionale”. Continuano a lottare, perché non gli resta altra alternativa, sono circondati da tutti i lati. L'imperialismo vuole che la Siria diventi un esempio di come saranno trattate le rivoluzioni in futuro, ciononostante, non l'hanno sconfitta ed è nostro dovere continuare a sostenerla con tutte le nostre forze.

 

 

traduzione dall'originale spagnolo di Giovanni “Ivan” Alberotanza

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