Per la sconfitta delle truppe imperialiste!
Attualmente sono 2 mila e 800 i soldati italiani schierati in Afghanistan. Oltre all'aumento del numero di soldati e del parco aereo sono in arrivo i nuovi Reaper, gli aerei senza pilota. L’Aeronautica ne ha già quattro in Afghanistan, finora utilizzati per controllare il territorio tramite le immagini captate dai velivoli. Se ne aggiungeranno altri cinque: due del tipo Predator-A, di prima generazione, e tre del tipo Reaper. Per questi ultimi si tratta di droni di tipo più avanzato capaci di trasformarsi velocemente da semplici ricognitori in micidiali aerei d’attacco. Come dimostrano innumerevoli operazioni statunitensi, i Reaper possono colpire con la semplice pressione di un bottone schiacciato da una sala operativa che può essere situata persino in un altro continente. Lo stesso ministro della Difesa, Ignazio La Russa, non ha escluso la possibilità che i droni italiani in futuro possano essere armati.
Il 12 giugno ad una quarantina di chilometri a nord di Farah gli insorti aspettavano i soldati italiani al varco, dopo il rastrellamento effettuato nella stessa zona due giorni prima. Nello stesso giorno si è svolta un’altra battaglia sul fronte nord, nella vallata di Bala Murghab. Su Youtube circolano immagini, riprese dai giornalisti del quotidiano spagnolo El Mundo, di soldati italiani e statunitensi che combattono contro i ribelli. Ancora il 22 giugno è stata attaccata una pattuglia di parà della Folgore vicino Kabul, un ordigno è esploso al passaggio dei militari, ma nessuno è rimasto ferito.
Il 24 giugno un missile sparato da un drone americano in Pakistan, al confine con l'Afghanistan, ha colpito in pieno un centinaio di civili radunati per un funerale. Il numero delle vittime è tuttora incerto anche se si parla di oltre 80 morti, in gran parte civili. Lo scorso 4 maggio, le bombe americane avevano causato oltre cento morti in Afghanistan, in un villaggio della provincia di Farah. Sono frequenti gli attacchi di aerei senza pilota americani al confine tra Pakistan e Afghanistan: dall’agosto del 2008 in circa 43 attacchi sono morte oltre 410 persone.
Oltre a questa lunga scia di sangue lasciata dalle truppe della Nato, anche in Afghanistan si assiste al solito teatro di torture e sevizie ai detenuti. La Bbc ha registrato numerose denuncie di tortura ad opera dei militari statunitensi provenienti dal centro di detenzione di Bagram. Negli ultimi otto anni, il centro di detenzione di Bagram, a 60 chilometri a nordovest di Kabul, ha ospitato migliaia di sospetti militanti di al Qaeda catturati in Afghanistan e in Pakistan. I prigionieri di Bagram non possono avvalersi dell'assistenza di avvocati e non possono appellarsi per la loro liberazione. Il dipartimento della Difesa americana sostiene che, essendo l'Afghanistan una zona di guerra, condurre indagini rigorose su ogni singolo caso sarebbe impossibile e che garantire diritti legali ai prigionieri potrebbe impedire ad Obama di avere successo nel conflitto armato e di proteggere le forze militari statunitensi.
L'unica differenza tra centrodestra e centrosinistra in materia di politica estera è stata la scelta del partner privilegiato con cui perseguire le mire criminali ed espansioniste della borghesia nazionale: mentre Berlusconi ha da sempre preferito l'alleanza con Usa e Gran Bretagna, il centrosinistra ha puntato sulla creazione di un polo imperialista europeo (in prospettiva direttamente concorrente all'imperialismo Usa anche sul terreno militare). Sempre peraltro nel comune quadro della Nato.
Per i comunisti, nello scontro tra le potenze imperialiste e uno Stato dipendente, non può esistere nessuna ambiguità: i rivoluzionari staranno sempre dalla parte del Paese dipendente, per la sconfitta dell'imperialismo, a prescindere dalla direzione (reazionaria o progressista) della resistenza.
Ogni sconfitta dell'imperialismo è una vittoria per il proletariato di tutto il mondo, e contribuisce a minare la fiducia che le masse sfruttate hanno nelle classi dominanti che le opprimono. Viceversa, per il Paese aggredito, anche in presenza di una resistenza reazionaria, una vittoria dell'imperialismo, significherebbe una doppia oppressione (quella delle classi dominanti e quella dello straniero). I rivoluzionari internazionalisti, oltre a esprimere l'auspicio della sconfitta degli aggressori, lavorano attivamente nel proprio Paese per sconfiggere innanzitutto il proprio governo imperialista.
Allo stesso tempo, i comunisti dei Paesi aggrediti hanno il dovere di combattere nello stesso campo militare della resistenza, senza tuttavia mai subordinarsi politicamente ad essa.
Per tutte queste ragioni, dall'Iraq all'Afghanistan alla Palestina, un solo grido deve unire il proletariato di tutto il mondo: che gli invasori imperialisti siano sconfitti!