In Grecia la
bancarotta del capitalismo. Uno spettro si aggira per
l'Europa...
LO SPETTRO DELLA
RIVOLUZIONE
di Davide
Margiotta
Mentre scriviamo
queste righe, nella notte di giovedì 6 maggio, le forze della
repressione greca hanno disperso per l'ennesima volta l'assedio popolare
al
parlamento ellenico, che aveva appena approvato il piano di austerità
necessario
per avere accesso al prestito di oltre 100 miliardi di euro che Ue e
Fondo
Monetario Internazionale hanno concesso alla Grecia per evitare la
bancarotta.
Nel cuore dell'Europa imperialista, le masse in rivolta attaccano il massimo
simbolo del potere borghese. Gli eventi di questi giorni non sono frutto di una
esplosione improvvisa: la Grecia è da tempo il Paese europeo in cui gli effetti
della crisi capitalista si sono fatti sentire con più violenza. Negli ultimi
anni il Paese è stato teatro di scioperi, occupazioni di fabbriche, lotte a
oltranza come quelle degli insegnanti, mobilitazioni studentesche e occupazioni
di scuole e Università, fino all'esplosione del dicembre 2008 con le barricate
erette dai manifestanti nelle principali città, scatenate dall'assassinio del
giovane Alexis da parte della polizia.
La bancarotta del
capitalismo
Come scrivemmo già un anno fa, anche riportando articoli dei
compagni greci dell'organizzazione trotskista Okde-Ep, dietro l'ennesima ondata
di rivolta nell'anniversario dell'omicidio di Alexis c'era in realtà lo spettro
della bancarotta. In questi anni i governi della borghesia (tanto quelli di
centrodestra di Nuova Democrazia, quanto quelli di centrosinistra dei
socialisti) hanno attaccato pesantemente le condizioni di vita dei lavoratori.
Mentre si regalavano decine di miliardi di euro alle banche, si tagliavano le
pensioni, l'istruzione, lo stato sociale, e si privatizzava tutto il possibile.
Da sempre la borghesia conosce un'unica ricetta per uscire dalle crisi
periodiche del capitalismo: far pagare il conto alle masse.
Sei mesi fa, di fronte alla bancarotta di Dubai, il premier
socialista Giorgio Papandreou rassicurava che “non c'è alcun pericolo di
bancarotta per la Grecia”. Oggi, di fronte ad una situazione divenuta
insostenibile, per evitare la bancarotta l'unica via è stata quella del
salvataggio internazionale. Il fallimento di un Paese della Unione europea
avrebbe conseguenze devastanti per l'intero sistema capitalista mondiale. Basti
pensare alla banca francese Bnp Paribas che ha rivelato che la sua esposizione
con la Grecia è pari a 5 miliardi di euro, mentre Societé Generale ha detto di
avere un'esposizione di 3 miliardi di euro. Non è un caso che il ministro
Tremonti abbia dichiarato proprio stasera che “nessuno è escluso da rischi”.
Secondo molti ossevatori e analisti borghesi, Spagna,
Portogallo e Italia sono i Paesi più esposti a subire il “contagio” greco. Per
restituire il prestito, il governo socialista ha varato un piano di pesantissimi
attacchi alle masse popolari. Nel settore privato, sarà ridotta l'indennità di
licenziamento e resa più elastica la possibilità di licenziare. Nel settore
pubblico, oltre ai tagli del 30% degli stipendi, verranno tagliate la
tredicesima e la quattordicesima mensilità sotto i 3000 euro lordi mensili, e
saranno abolite sopra questa cifra. A partire dal 2011 l'età pensionabile di
uomini e donne sarà pareggiata (al rialzo, ovviamente). Mentre saranno aumentate
del 10% le tasse su carburanti, alcolici, sigarette. Il ministro delle Finanze,
Giorgio Papaconstantinou, ha annunciato che il Pil greco si contrarrà nel 2010
del 4%, precisando che il debito pubblico salirà fino al 140% del Pil.
Esplode la
protesta
Se è vero che non esiste un legame meccanico tra crisi del
capitalismo e ascesa della lotta di classe, è anche vero che era prevedibile una
risposta di piazza di fronte a un attacco tanto duro alle condizioni di vita
delle masse popolari (tanto più in un Paese in cui già una persona su cinque
viveva al di sotto della soglia di povertà). Da giorni le principali città del
Paese sono messe a fuoco e fiamme dalla folla inferocita che sfida apertamente
la polizia e assedia ormai costantemente il parlamento. Durante gli scontri sono
morte tre persone asfissiate in una Banca in cui è stata lanciata una molotov.
Il regime borghese e la sua propaganda hanno ovviamente cercato di sfruttare
questo tragico incidente (nessuno sapeva che ci fossero delle persone
all'interno dell'edificio, privo di misure anti-incendio: si trattava di
lavoratori minacciati di licenziamento se avessero aderito allo sciopero) per
demonizzare il movimento. Non ci sono riusciti: la protesta divampa sempre più.
Facciamo come in
Grecia!
Come ripetiamo da tempo, la crisi economica del capitalismo
non è alle spalle perché non sono alle spalle le ragioni che l'hanno provocata
(in una frase: caduta del saggio di profitto, che si manifesta in una crisi di
sovrapproduzione. Le merci non trovano più sbocchi sui mercati). Il proletariato
greco da anni lotta eroicamente per la propria sopravvivenza, malgrado le
proprie direzioni riformiste (dal sindacato ai cosiddetti partiti della sinistra
radicale - gli stalinisti del Kke e Syriza), del tutto inadeguate a formulare un
programma di classe che risponda ai bisogni dei lavoratori in questa fase. E'
altamante probabile che il caso greco non resti isolato ed è compito dei
lavoratori di tutta Europa, anzi, fare in modo che il contagio greco si estenda.
Ad oggi non esiste ancora quel partito mondiale della
rivoluzione necessario (come tutta la storia ci ha insegnato) per portare questa
e le altre esplosioni rivoluzionarie che ci saranno alla vittoria (cioè al
superamento del capitalismo e alla costruzione di un nuovo sistema sociale più
elevato, in cui sia posto al centro l'essere umano e non più l'interesse di
pochi). Per questo l'assenza di una direzione internazionale rivoluzionaria con
influenza di massa, con sezioni in tutti i Paesi, è oggi il problema da
risolvere urgentemente: costruendo nel vivo delle lotte quel partito, cioè la
Quarta Internazionale. Per fare questo sono necessarie organizzazioni che
intervengano nelle lotte con un programma transitorio di rivendicazioni
(rivendicazioni, cioè, che portino i lavoratori alla comprensione della
irriformabilità di questo sistema e alla necessità di rovesciare i governi
borghesi di ogni colore per instaurare dei governi operai). La Lega
Internazionale dei Lavoratori è impegnata in questa prospettiva.
Come abbiamo scritto nella dichiarazione di ieri del Comitato
Centrale del Pdac, la cosa più importante che possiamo fare ora in Italia è
mobilitare tutte le forze del movimento operaio e dei giovani, scendere in tutte
le piazze d'Italia in solidarietà con la sollevazione delle masse greche,
organizzare in tempi brevi una grande manifestazione di solidarietà
internazionalista. E poi soprattutto estendere e organizzare le lotte nel nostro
Paese: per fare come in Grecia!