VIVA LA RIVOLUZIONE EGIZIANA!
Questa forza inarrestabile ha già costretto alle dimissioni il governo provvisorio mentre ora l'esercito, che (finanziato ed eterodiretto dagli Stati Uniti) domina il Paese, cerca di formare un nuovo governo attorno a Kamal Ganzouri e, nelle stesse ore, manifestazioni di massa prendono d'assalto i ministeri.
La rivoluzione, come avevamo previsto e analizzato in tanti testi della Lit e del Pdac, non aveva certo esaurito il suo scopo con la cacciata di Mubarak e l'insediamento di un governo provvisorio altrettanto servo dell'imperialismo e delle multinazionali. La rivoluzione non ha ancora esaurito i suoi compiti perché è nata nei fatti contro il capitalismo e potrà concludersi solo con la sconfitta di una delle due parti in campo: o la borghesia egiziana e l'imperialismo o le masse proletarie.
Del tutto false si stanno rivelando le analisi interessate di chi cerca di presentare le rivoluzioni arabe come prodotto di complotti o in altri casi enfatizza il peso delle direzioni islamiste. Il coinvolgimento di massa è la miglior prova che a far ardere il fuoco della rivoluzione non è un complotto ma l'esistenza di un sistema, il capitalismo, i cui effetti non sono più tollerabili a nessuna latitudine. Quanto alle direzioni nazionaliste borghesi, religiose o laiche che siano, proprio il caso egiziano conferma che, opponendosi nei fatti allo sviluppo dei processi in corso si ritrovano sempre più ai margini. Non a caso i Fratelli musulmani, nel pieno di questa nuova esplosione, si limitano a invocare nuove elezioni, favorendo così il regime ma venendo al contempo contestati dalla piazza che ha scopi ben diversi da quelli meramente elettorali.
Quella che vediamo in azione in Egitto è la forza immensa che solo una rivoluzione sa dispiegare. I mass media occidentali hanno cercato fino all'ultimo di relegare la notizia in coda ai notiziari, finché sono stati costretti, dall'enormità dei fatti, a darne conto. A tremare in queste ore non sono solo le classi dominanti egiziane, e nemmeno solo quelle di tutto il Nord Africa e il Medio Oriente, ma quelle del mondo intero. L'imperialismo ha imparato a conoscere, a sue spese, in questi mesi, il potere di contagio che hanno certe immagini. L'esempio egiziano già sta trovando - e sempre più troverà di fronte alla crisi crescente del capitalismo in putrefazione - occhi attenti e braccia pronte anche nelle piazze occidentali.
Al contempo, il fatto che all'enorme forza delle masse egiziane, purtroppo prive di organizzazione e di adeguato armamento, sia stata finora sbarrata la via del potere, è la conferma della necessità di costruire, in Egitto come in ogni altro Paese, quel partito rivoluzionario che tutta la storia ha confermato essere lo strumento indispensabile per consentire alla forza delle masse di vincere definitivamente. E' un compito che dobbiamo affrontare a livello internazionale e la cui soluzione è favorita oggi dalle piazze che si riempiono dall'Europa agli Stati Uniti, dallo Yemen alla Siria. In questa lotta i proletari egiziani sono oggi la coraggiosa avanguardia.