Partito di Alternativa Comunista

Le prime mosse di Syriza al governo

 

Le prime mosse di Syriza al governo

 

 

  Ronald León Núñez(*)

Syriza è arrivata al governo grazie al voto di milioni di greci che vedevano in questa coalizione uno strumento per sconfiggere i partiti tradizionali e corrotti (Nuova democrazia e Pasok) che in cinque anni hanno eseguito senza tanti complimenti i durissimi attacchi economici ordinati dalla troika (Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale).

Il voto a Syriza ha espresso, fondamentalmente, un rifiuto alla disastrosa distruzione economica del Paese. È stato un modo di dire basta alla drammatica disoccupazione, alla povertà, allo smantellamento dei servizi pubblici e a un indebitamento colossale con i creditori stranieri, il cui pagamento non è altro che un saccheggio sfrenato delle risorse nazionali.

La maggioranza delle masse greche non ha votato Tsipras considerandolo un “male minore”, ma ha riposto nella sua figura un’enorme e legittima aspirazione che, andando al governo, Syriza avrebbe applicato misure per porre dine alla distruzione del Paese e migliorare concretamente la loro vita. La classe lavoratrice sa che ha sconfitto i partiti della fame sevi della troika. Per questo, giustamente, celebra la vittoria di Syriza.

Tuttavia, le prime misure di Syriza, come preannunciava il suo programma elettorale, vanno in senso contrario a tutte le speranze della maggioranza che l’ha votata.

La rottura con l’Unione europea, istituzione imperialista che dirige il saccheggio del Paese, è stata scartata dal nuovo governo. Il pagamento del debito estero, che rappresenta il 177% del Pil del Paese e che strangola la sua economia, continuerà perché Syriza ha annunciato che “rispetteranno tutti gli accordi”. Al massimo il nuovo governo tenterà una “rinegoziazione” perché una parte sia condonata (qualcosa di altamente improbabile) e il restante sarà pagato entro scadenze prorogate e “in relazione alla crescita del Paese”. 

Ma una tale “rinegoziazione” si farà, secondo quanto ha detto Tsipras alla presentazione del suo gabinetto, “con le parti, per una soluzione che dia benefici a tutti”, perché “qui non ci sono vincitori né vinti, siamo il governo di tutti i greci e come tale lavoreremo”.[1]

 

Sarà possibile una soluzione che dia benefici all’imperialismo tedesco e al Fmi così come a milioni di lavoratori greci che, se non sono disoccupati, sopravvivono con salari miserabili, senza sanità e soffrendo il freddo perché non possono pagare le bollette dell’elettricità o il riscaldamento? Sarà possibile governare “per tutti”, per i ricchi e per i poveri, per l’imperialismo e per la sovranità nazionale? 

La storia ha dimostrato che questo non è possibile. Non esiste un giusto mezzo: o si governa per le masse lavoratrici, o per la troika e la borghesia greca.

La composizione del governo è un altro segnale del percorso che seguirò Syriza. Nel quadro del suo programma di mantenere i compromessi con la troika, la maggioranza dei ministri del gabinetto sono tecnocrati o accademici senza relazioni con il movimento operaio o sociale. Ma questo non è il fatto più importante.

Quello che è significativo è il patto per governare che Syriza ha sugellato con i Greci indipendenti, il cui leader, Panos Kamenos, è ora niente meno che ministro della Difesa.

Greci indipendenti è un partito borghese contrario “all’austerità” ma che, senza arrivare ai livelli di Alba dorata, ha un programma conservatore che per alcuni aspetti è più a destra di Nuova democrazia: ultranazionalista, anti-immigrati, omofobico e profondamente difensore del legame dello Stato con la Chiesa ortodossa.

 

Kamenos non solo viene da Nuova democrazia, ma è stato viceministro della Marina mercantile fino al 2009. Nel 2013 appoggiò animatamente un progetto di legge presentato da questo partito che proponeva che potessero assumere cariche nell’Esercito e nella polizia solamente i “greci per geni” o per “sangue”.

Nel suo programma sostiene anche la “modifica o l’abrogazione” del II Trattato di Dublino (che regola il diritto di asilo), la realizzazione di un censimento obbligatorio degli immigrati legali e illegali, chiedendo la deportazione di questi ultimi nei loro Paesi di origine. [2]

“Per entrare nel governo abbiamo chiarito a Syriza le nostre linee rosse circa i livelli di immigrazione”, ha detto un portavoce di Greci indipendenti. Al contempo ha citato i loro programmi per “le espulsioni massicce degli illegali” e un “limite del 2,5% della popolazione di immigrati”. [3]

Non sono passate nemmeno 48 ore dalla vittoria elettorale che le speranzose masse greche hanno concesso a Syriza che Tsipras ha fatto un patto e nominato capo delle forze armate un nemico mortale della classe operaia.

Sarà possibile aspettarsi qualcosa di buono per le masse lavoratrici da un governo alleato con l’estrema destra xenofoba? È coerente con le aspirazioni di cambiamento reale che le masse hanno espresso nelle urne? È questa la tanto decantata “nuova politica”? 

La sinistra riformista, che esprime un appoggio incondizionato a Syriza ha risposto a questo fatto vergognoso col silenzio. Altri lo giustificano in nome del “pragmatismo”. In fin dei conti, dato che Syriza non ha ottenuto la maggioranza assoluta, era necessario fare “accordi” per garantire che in parlamento si approvino le proposte di Syriza.

È evidente che Syriza si è accordata con Greci indipendenti seguendo una logica parlamentare, nella quale “vale tutto” per garantire la “governabilità”. Però si sbagliano quelli che pensano che questo patto non avrà importanza.

Anche se il partito di Kamenos ha solamente 13 deputati, a causa dell’alleanza potrà essere approvato solo quello che sarebbe accettabile per la destra, se si vuole mantenere questo accordo. In questo modo, la presenza della destra xenofoba sarà un elemento condizionante nel governo “di sinistra” di Syriza.

Nonostante le misure che ha preso Syriza (come il salario minimo di 751 euro o l’elettricità gratuita per 300.000 famiglie), che sono necessarie ma insufficienti, le prime mosse di Syriza al governo indicano che, strategicamente, non governerà per i lavoratori e le masse, nella misura in cui questo è impossibile senza attaccare gli interessi della borghesia nazionale, senza rompere gli accordi con la troika e senza sospendere unilateralmente il pagamento del debito illegittimo con le banche imperialiste.

Il ruolo della sinistra non deve essere quello di appoggiare (né incondizionatamente né “criticamente”) questo governo senza spiegare pazientemente alla classe lavoratrice il suo reale carattere capitalista. La fiducia dei rivoluzionari non deve essere in Tsipras ma nella mobilitazione indipendente della classe lavoratrice greca, che in questi anni ha ampiamente dimostrato la sua disposizione a lottare.

 

Il grande compito è convincere i lavoratori che devono continuare a mobilitarsi per cambiare le loro vite, senza confidare che il nuovo governo risolverà i problemi di fondo. Gli scioperi e le lotte devono continuare, nella prospettiva di una rivoluzione socialista, unica soluzione strategica di fronte allo sfacelo in cui l’imperialismo e i suoi lacchè hanno gettato la Grecia.

In questo senso, la sinistra in generale e le principali direzioni sindacali hanno l’enorme responsabilità di stimolare, senza alcuna tregua, la mobilitazione operaia e popolare per esigere dal governo di Syriza: 

Nessun patto con la destra xenofoba!

Nessuna trattativa con gli avvoltoi della troika!

Rifiuto unilaterale del pagamento del debito estero!

Piano di salvataggio dei lavoratori e delle masse, finanziato tramite il non pagamento del debito e la nazionalizzazione dell’economia sotto controllo operaio!

 

Note

[1]http://internacional.elpais.com/internacional/2015/01/28/actualidad/1422439596_932590.html

[2]:http://www.20minutos.es/noticia/2357590/0/gobierno-grecia/syriza-anel-griegos-independientes/contra-rescate-troika/#xtor=AD-15&xts=467263

[3] http://www.rtve.es/noticias/20150127/tsipras-formara-gobierno-diez-ministerios-dara-defensa-socios-coalicion/1087683.shtml

 

(*) dal sito della Lit-Quarta Internazionale www.litci.org

 

(traduzione dallo spagnolo di Matteo Bavassano)

 

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