Partito di Alternativa Comunista

Nelson Mandela: il mito e la realt

Nelson Mandela: il mito e la realtà
Sono i minatori di Marikana
non Mandela
l'esempio da seguire!
 
 
 
di Francesco Ricci
 
mandela

E' morto Nelson Mandela. La sinistra riformista lo piange e lo esalta tacendo ipocritamente sul senso reale della disastrosa politica di collaborazione di classe che Mandela ha incarnato in questi anni in Sudafrica.
Certo è impopolare dire male di Mandela: non solo perché l'ipocrisia vuole che non si parli male dei morti, ma perché è diffusa anche a sinistra la sua icona come quella di un combattente nero contro il razzismo e l'apartheid, che ha passato quasi trent'anni della sua vita in galera. Ma non si aiuterebbe in nessun modo il proletariato sudafricano in lotta se non si dicessero le cose come stanno.
 
L'apartheid e il ruolo dell'Anc di Mandela nella "riconciliazione"
Il Sudafrica è un Paese di immense ricchezze naturali: diamanti, platino, oro. Ad estrarre questi metalli preziosi sono oltre mezzo milione di minatori, per la quasi totalità neri, ultra-sfruttati come gli altri lavoratori neri di altri settori. Il controllo delle ricchezze del Paese è totalmente nelle mani delle multinazionali, cioè dell'imperialismo.
Il regime della cosiddetta "apartheid" (separazione) fu costituito dai coloni bianchi (inglesi e olandesi) agli inizi del secolo scorso per meglio sfruttare la popolazione nera, privandola di ogni più elementare diritto e costringendola a vivere nella miseria assoluta. La divisione tra borghesia e proletariato in Sudafrica ha sostanzialmente coinciso da sempre con il colore della pelle: la borghesia composta principalmente da bianchi, il proletariato dai neri, cioè dalla quasi totalità della popolazione.
Non si contano le rivolte organizzate dai neri per uscire da questo stato di sostanziale schiavitù. Da queste lotte, in assenza di una direzione rivoluzionaria che rovesciasse il regime e al contempo avanzasse in una prospettiva socialista, espropriando la borghesia e le multinazionali, nacque e si sviluppò invece una direzione riformista piccolo-borghese: l'Anc (Congresso Nazionale Africano). Nelson Mandela era il principale dirigente dell'Anc.
Di fronte al crescere delle lotte e ai costi politici troppo alti del sistema dell'apartheid, una parte maggioritaria della borghesia sudafricana, su dettato dell'imperialismo, ha cercato a partire dall'inizio degli anni Novanta, nel nuovo quadro internazionale segnato dal crollo dello stalinismo, di salvare il sistema capitalistico in Sudafrica smantellando il regime basato sull'apartheid per sostituirlo con un sistema di dominio capitalistico apparentemente più democratico e certamente più presentabile.
In questa via "democratica" la borghesia sudafricana e l'imperialismo hanno ricevuto il sostegno di Mandela e dell'Anc. Sulla base di questa collaborazione di classe sono nati i governi di centrosinistra di Mandela (liberato dal carcere nel 1990 e poi eletto presidente), di Thabo Mbeki, suo successore, e dell'attuale presidente Jacob Zuma: governi apparentemente guidati da neri ma in realtà ancora totalmente sottomessi al potere economicamente dominante, cioè quello della borghesia bianca, agente dell'imperialismo.
Le politiche di questi governi sono state dettate dal Fmi che ha imposto il pagamento anche del debito contratto dal regime dell'apartheid. Sono state e sono applicate politiche di "lacrime e sangue", imposte a una popolazione composta oggi, formalmente, da cittadini liberi e con pari diritti a prescindere dal colore della pelle, quando in realtà la divisione in classe continua sostanzialmente a corrispondere alla differenza di colore della pelle: sono infatti i neri a continuare ad essere privati spesso persino dei servizi sociali minimali, inclusa la Sanità e l'istruzione (per tacere dell'acqua o della casa). Mentre sono i bianchi (che costituiscono meno del 10% della popolazione complessiva) a dominare, insieme a una piccola frazione composta da una nuova borghesia di neri, in gran parte proveniente dalla burocrazia dirigente dell'Anc e del Cosatu (il principale sindacato, il cui ex leader Cyril Ramaphoosa è oggi non per caso socio di una multinazionale dell'estrazione mineraria, uno tra i tanti esempi che si potrebbero fare di dirigenti dell'Anc o del sindacato che hanno fatto una rapidissima carriera, essendo utili ai padroni).
 
La rivolta di Marikana
E' contro questo "nuovo" sfruttamento, gestito direttamente dall'Anc di Mandela, dal Cosatu e dal Partito Comunista sudafricano (stalinista), che sono nate negli ultimi anni nuove e imponenti lotte, che hanno visto al centro la classe operaia sudafricana e settori dello stesso Cosatu in rottura con i vertici burocratizzati, da qui sono nati nuovi sindacati combattivi.
La più importante di queste lotte, e forse l'unica che ha avuto una qualche visibilità sulla stampa mondiale, è stata quella dei minatori di Marikana (una miniera nei sobborghi di Johannesburg) che sono stati duramente repressi dalla polizia del governo del nero Jabob Zuma nell'estate 2012: 34 (cifra ufficiale) operai uccisi nelle piazze (mentre il Pc sudafricano invocava maggior repressione!). I minatori di Marikana si sono mobilitati per avere aumenti salariali: guadagnano 500 dollari per estrarre minerali che hanno un valore all'oncia (28 grammi) almeno triplo. La loro lotta è ancora in corso e la Lit-Quarta Internazionale la sostiene pienamente, così come sta stringendo in questi anni importanti relazioni con i settori più combattivi del sindacalismo sudafricano (si vedano sul nostro sito articoli sul tema).
 
Un'altra prospettiva per il Sudafrica
E' un'altra la prospettiva di cui il Sudafrica proletario ha bisogno. Completamente opposta alla collaborazione di classe di cui Nelson Mandela è stato campione in questi anni. Una prospettiva degna della lotta eroica condotta in tutti questi decenni da migliaia di proletari neri che, a differenza di Mandela, non sono mai diventati i maggiordomi della borghesia bianca. Per questo, sapendo di andare controcorrente, vogliamo dire con chiarezza che il nostro Sudafrica è quello dei minatori in lotta di Marikana, non quello di Mandela!
 

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