Partito di Alternativa Comunista

Ogni lotta giusta è lotta di tutti. Intervista a Sharif Hamad.

Ogni lotta giusta è lotta di tutti. Intervista a Sharif Hamad.

 

 

A cura di Natalia Tucunduva

 

 

Abbiamo intervistato Sharif Hamad, compagno e attivista palestinese di Gaza, ora residente in Italia (fa parte della comunità palestinese di Siena). Sharif è sempre stato in prima linea nella lotta contro il colonialismo sionista. Questa intervista è stata fatta prima della rottura della tregua da parte dei sionisti.

 

Sharif, quali sono secondo te le cause della guerra in Palestina?

La risposta è una parola: l’occupazione. Per rispondere a questa domanda, dobbiamo conoscere i fatti, compresa la storia del popolo palestinese, come popolo radicato nella propria terra e con una storia e una cultura che gli consentiranno sempre di sopravvivere, andare avanti e svilupparsi. E considerare la presenza della Palestina e dei palestinesi nell'ambiente geografico, storico e culturale delle nazioni arabe e musulmane, come un corridoio terrestre unico tra i più grandi contenenti di Asia e Africa.
E dobbiamo considerare anche la natura dell'attacco coloniale a cui il popolo palestinese è stato esposto per un secolo, nel quadro dell'equilibrio di potere prodotto dalla prima e dalla seconda guerra mondiale, che ha implicato la creazione dell'entità sionista sulle rovine del popolo palestinese, entità sionista che rappresenta una grande compagnia economica multinazionale e una base militare avanzata per il colonialismo globale guidato dagli Stati Uniti d'America, in alleanza con i governi arabi reazionari.
È necessario leggere il cammino della rivoluzione palestinese fin dal suo inizio, come figlia del popolo palestinese e come espressione delle sue forze vive. Ciò che sta accadendo oggi non è altro che un’estensione della rivoluzione del popolo palestinese, anche se i volti e i colori sono diversi, e non importa quante generazioni passino: la rivoluzione continua, e questo è l’obiettivo di ogni rivoluzione di successo nella storia.
L’accordo di tregua è una vittoria per il popolo palestinese e constatiamo senza ombra di dubbio che l'obiettivo principale è ancora all'apice della sua grandezza e, indipendentemente dai risultati materiali tangibili, l'idea continuerà, perché la rivoluzione è un'idea e un'idea non muore finché viene tramandata di generazione in generazione.
La vittoria di ogni rivoluzione dipende da due fattori.
Il fattore soggettivo, che è rappresentato dalla capacità della rivoluzione di continuare a organizzarsi ed espandersi, in uno stato di continua evoluzione, soprattutto a livello di coscienza, perché, come ci ha insegnato Marx, non è la povertà a fare la rivoluzione, ma piuttosto la consapevolezza della povertà.
Ciò avviene perché la rivoluzione non avviene mai per un meccanismo oggettivo, quindi tutto ciò che si può fare è rafforzare il fattore soggettivo, e il popolo palestinese è sempre riuscito a rafforzare l’aspetto soggettivo: ciò che il mondo ha visto del popolo palestinese di fronte al genocidio è la più grande prova che il popolo palestinese è determinato – e sempre più determinato - a raggiungere gli obiettivi della rivoluzione fino alla liberazione e al ritorno.
Alla luce dei radicali cambiamenti in atto nell'equilibrio di potere internazionale, che potrebbero contribuire a creare condizioni oggettive favorevoli prima di quanto immaginiamo - ma anche se ciò non accadesse e il nemico diventasse più aggressivo - la rivoluzione continuerà a rafforzare il fattore soggettivo fino a quando non giungerà il giorno della liberazione.
La storia ci ha insegnato che coloro che hanno una morale forte e si sacrificano per essa diventano persone che trascendono il tempo e i confini, e i loro nomi e le loro storie sono immortalati.

 

Pensi che la tregua ottenuta sia stata una vittoria per i palestinesi?

La risposta a questa domanda è in continuità con la risposta alla domanda precedente. Sembra che il popolo palestinese stia continuando a rafforzare il fattore soggettivo, e quindi la risposta è positiva e lo deve essere per chiunque abbia una coscienza viva in questo mondo, chiunque si batta per la nostra umanità, chiunque decida di stare dalla parte della morale, della verità, della giustizia, del sacrificio, della redenzione e dell’altruismo; e dobbiamo lavorare duramente per questo, certi di essere una componente fondamentale nel contribuire alla maturazione del fattore oggettivo che determinerà l'ora della vittoria per la libertà del popolo palestinese.
Il livello di crimini commessi dall'occupazione è terrificante e senza precedenti. Ogni persona ha sentito paura del futuro e molte persone libere del mondo hanno deciso di non rimanere in silenzio: sono i movimenti globali a sostegno del popolo palestinese. Questo ci aiuterà a costruire le condizioni oggettive della liberazione. E questo è il ruolo dell'avanguardia in ogni parte di questo mondo. Questo è ciò che si intende con alcuni degli slogan che sentiamo gridare: «Grazie alla Palestina (Gaza) perché ci ha liberati».
Quindi continuate, continuate e continuate! Non dobbiamo perdonare né dimenticare! Dobbiamo continuare sempre con più insistenza.
Non esagero quando dico che forse saranno fortunate le generazioni che scriveranno che la Palestina è stata il cuore della lotta di classe nell'era della globalizzazione, la cui battaglia si è estesa all'intera geografia di questo mondo, in una forma più ampia di quella che la storia ha registrato nella lotta di classe in certe aree geografiche; e forse non esagero quando dico che siamo entrati in una lotta di classe globale e dobbiamo lavorare insieme per ottenere giustizia.
Non mi sorprende se alcuni dicono che forse è un bel sogno. Come palestinesi, siamo noi quelli che sono abituati a ereditare il sogno e solo il sogno. Da quando la Palestina è stata occupata, abbiamo ereditato il sogno del ritorno e della liberazione (identità e dignità). Quindi come posso scrivere qualcosa di diverso dal sogno?

 

Hai recentemente partecipato ad alcune presentazioni del libro La storia nascosta del sionismo. Ne consigli la lettura? 

Siamo un popolo malato di speranza, come ha detto il grande poeta Mahmoud Darwish, sono certo che il palestinese raccoglierà ciò che ha seminato e parteciperà insieme a ogni persona libera di questo mondo alla lotta contro l'occupazione e il colonialismo, e godrà della libertà per la quale ha pagato un prezzo alto; perché la libertà è vita e noi siamo stati cresciuti credendo che la vita non sia altro che un momento di orgoglio e dignità.
La storia nascosta del sionismo: questo libro è fondamentale, è importante farlo leggere a tutti quelli che vogliono capire, quelli che cercano di esserci perché esserci significa provare dolore e agire nei confronti del dolore. Quindi, nel momento storico attuale in cui viviamo da più di 15 mesi, in cui siamo stati costretti a guardare un genocidio in diretta per la prima volta della storia umana, chi ha ancora coscienza etica ha sentito la necessità di agire e ha tentato il secondo passo: contribuire, partecipare al movimento internazionale pro-Palestina, ognuno nel modo migliore possibile.
Allora in un momento storico come questo, con la presenza di una massa popolare proletaria così grande e così diffusa nel mondo, ci saranno cambiamenti qualitativi (dopo 16 mesi di cambiamenti quantitativi). Ma i cambiamenti qualitativi richiedono sempre un’avanguardia che riesca ad indirizzare la massa che si muove.
In una situazione del genere il libro La storia nascosta del sionismo diventa uno strumento base per la lotta di classe internazionale, che si è trovata nelle piazze e nelle strade in tutto il mondo e ha accumulato una certa esperienza pratica.
È passato un secolo in cui la propaganda dominante è stata a favore di Israele, presentata come l'unica democrazia del Medio Oriente, uno «Stato molto sviluppato» e tutti questi tipi di bugie. Tutto questo spesso sostenuto da atteggiamenti, a volte inconsapevolmente diffusi anche tra i compagni, che hanno aggirato l’essenziale, e cercato di dire che «in Israele c’è un’opposizione», «in Israele ci sono movimenti per la pace», «in Israele ci sono quelli contro il sionismo»… Tutto questo è cercare una scusa, è un tentativo di ripulire la faccia del nemico. Questa è solo propaganda colonialista.
Chi leggerà questo libro consapevolmente metterà l'entità sionista nel posto giusto, come entità criminale per sua natura. E sicuramente guarderà verso il popolo palestinese e vedrà la sua causa giusta, vedrà il suo coraggio, la sua Resistenza e resilienza impressionanti. Vedrà come i palestinesi riescono a combattere contro il colonialismo da un secolo, che rimane un’identità collettiva dopo un secolo di divisioni e isolamento, nonostante confische di terre, privazioni di ogni possibilità di sopravvivenza, oppressione terribile a ogni livello, milioni di prigionieri e migliaia di martiri. Capirà perché ogni donna e ogni uomo continua a respirare dentro sé il diritto di ritorno, come mai riescono a vivere dimostrando tutto questo orgoglio e dignità.
Quindi questo libro aiuterà chi legge a capire perché questa è una causa semplice, capirà che non ha più senso dire che è un «conflitto complicato». Capirà che è una questione di oppressore e oppressi, e dirà: «Io sono al fianco degli oppressi quindi orgogliosamente sono al fianco del popolo palestinese e farò tutto ciò che posso per contribuire». Capirà che bisogna chiamare le cose con il proprio nome, che il sionismo è il nemico, e capirà di dover stare pienamente con il popolo palestinese, per la Palestina libera. È questo il passo primo verso un futuro migliore per tutta l’umanità, perché il nemico è sempre unico ma gli amici sono tanti, perché ogni lotta giusta è la lotta di tutti.

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