Partito di Alternativa Comunista

Per il ritiro della Bolkestein: le lotte di marzo in Francia indicano la strada

di Antonino Marceca

La Commissione Europea presenterà una nuova proposta della direttiva Bolkestein per il 4 aprile, dopo i 25 paesi aderenti all'UE dovrebbero discuterne dal 20 al 22 aprile.

La direttiva sulla liberalizzazione dei servizi approvata il 16 febbraio 2006 costituisce una  lieve variante di quella varata dalla Commissione Prodi due anni fa e porta il nome dell'allora titolare al mercato interno Frits Bolkestein.

Il testo approvato è il frutto di un accordo trasversale tra i gruppi  del Partito socialista europeo e del Partito popolare europeo, i due gruppi maggiori  dell'eurocamera.

L'accordo ha sostituito il "principio del paese d'origine" con il "principio della libera prestazione dei servizi". Né consegue che "il lavoratore autonomo"  è chiamato a rispettare la normativa del suo paese d'origine, mentre i dipendenti sottostanno alla direttiva per il lavoratori distaccati approvata nel 1996 e in vigore dal 1999. Questa è molto lacunosa, prescrive il rispetto delle norme del paese in cui si presta l'opera solo per quanto riguarda il salario minimo (se normato) e l'orario di lavoro, mentre per i contributi e la previdenza sociale valgono le norme del paese d'origine dell'impresa. Una direttiva quindi che non tutela i lavoratori ed apre la strada ai falsi autonomi, aggirando i divieti. Inoltre i "servizi economici di interesse generale" (acqua, elettricità, trasporti, istruzione, sanità, ecc) vengono messi, come peraltro già avviene, sul mercato.

La CES (Confederazione Europea dei Sindacati) ha sostenuto l'accordo tra il Pse e il Ppe, ma al suo interno alcuni sindacati e categorie (la Ver-de tedesca con 4 milioni di iscritti nel pubblico impiego, la Unions britannica con 2 milioni di iscritti, le Cgt e Fo francesi, la Fiom-Cgil in Italia) hanno espresso una posizione di rigetto complessivo della direttiva.

Per il ritiro della direttiva si è mobilitato anche il sindacalismo di base in Italia.

L'iter della direttiva non è ancora concluso, il testo approvato lascia ampi margini alla Commissione e alla Corte di Giustizia per legiferare.

I governi di alcuni paesi (Italia, Spagna, Regno Unito, Olanda, Irlanda, Lussemburgo, Finlandia, Polonia, Slovenia, Slovacchia, Rep. Ceca, Ungheria, Estonia, Lettonia, Lituania) premono per il ripristino del principio del paese d'origine.

La direttiva Bolkestein accentua il processo di precarizzazione dei rapporti di lavoro in atto in tutta Europa ed apre allo smantellamento di quello che resta dello stato sociale con la privatizzazione dei servizi pubblici .

Dopo il No al trattato costituzionale europeo di Francia e Olanda, il movimento di lotta contro la precarietà in atto in Francia indica la strada per opporci alla Bolkestein e all'Europa capitalista ed imperialista. 

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