Primo maggio 2022
I lavoratori di tutto il mondo appoggino la resistenza ucraina contro l’invasione di Putin
Dichiarazione della Lit-Quarta Internazionale
Lo scorso 24 febbraio l’esercito russo ha invaso l’Ucraina per ordine del regime di Vladimir Putin che, in virtù della superiorità militare, sperava di ottenere una rapida vittoria. Ma si è scontrato con l’eroica resistenza delle masse popolari ucraine.
La guerra continua, nonostante l’estrema crudeltà delle tattiche utilizzate dalle truppe russe contro la popolazione civile e la «pulizia etnica» che stanno conducendo, specialmente nella regione del Donbass. Si tratta, senza dubbio, di uno degli avvenimenti politici più importanti del XXI secolo, nel cuore dell’Europa, con un forte impatto sulla situazione mondiale e che mette a nudo molto delle contraddizioni di questo momento storico.
Di fronte a questa invasione, la sinistra mondiale si è divisa. Un settore - le correnti neostaliniste e alcuni movimenti borghesi, basandosi su un’analisi sbagliata del contesto mondiale e con argomenti che falsificano la realtà - appoggia l’invasione di Putin e difende le sue atrocità. Un altro settore, con un’analisi sbagliata del significato politico del conflitto, adotta la politica del «non schierarsi» e fa appello a un’azione puramente pacifista, che finisce col favorire l’invasore.
La Lit-Quarta internazionale, insieme ad altre organizzazioni, sostiene che il contenuto fondamentale del conflitto iniziato dall’invasione russa è l’aggressione di un Paese più forte e potente (la Russia) ai danni di un altro più debole (l’Ucraina). Questo avviene in un quadro storico in cui - a parte un breve periodo all’inizio dell’Unione sovietica (quando venne applicata la politica di libera autodeterminazione dei popoli proposta da Lenin, osteggiata in seguito da Stalin e ora fortemente criticata da Putin) - i governi russi hanno sempre considerato l’Ucraina come proprio «cortile di casa». Per questo, appoggiamo la lotta dei lavoratori e delle masse popolari ucraine contro l’invasione e sosteniamo la sconfitta delle truppe russe in questa guerra. La nostra posizione non fa altro che seguire i criteri e gli orientamenti dei nostri maestri rivoluzionari marxisti (Lenin e Trotsky) di fronte a guerre di significato politico simile.
Da un lato, mentre appoggiamo la resistenza ucraina, non smettiamo di dire, nemmeno per un istante, il nostro NO alla Nato imperialista, denunciando le sue intenzioni colonizzatrici, continuiamo a fare appello alla lotta per il suo scioglimento e ci schieriamo contro il riarmo dei Paesi imperialisti. Dall’altro lato, denunciamo il carattere borghese del governo di Volodymyr Zelensky e la sua condotta della guerra con criteri di classe per cui, tra altre misure, attacca le conquiste dei lavoratori che stanno sostenendo gran parte dello sforzo della resistenza e limita l’armamento degli operai al di fuori del controllo suo e dell’esercito ucraino. Crediamo che la guerra di liberazione contro gli occupanti potrà vincere solo se si svilupperà sempre più come una guerra della classe operaia e delle masse popolari ucraine. In Russia sosteniamo e incoraggiamo le mobilitazioni e le dimostrazioni contro la guerra e l’invasione, che il regime di Putin reprime duramente.
Il significato storico e attuale del Primo maggio
Da più di un secolo, il Primo maggio è la giornata internazionale di lotta dei lavoratori, in omaggio ai martiri di Chicago, operai immigrati che furono impiccati per aver condotto una dura lotta per la giornata lavorativa di 8 ore. Da allora continua a essere una giornata in cui i lavoratori di tutto il mondo manifestano contro il capitalismo con grandi iniziative e mobilitazioni. Una lotta che si rinnova continuamente, perché i capitalisti e i loro governi ridimensionano o direttamente cancellano le conquiste ottenute con dure lotte nel passato, come la giornata di 8 ore, il salario minimo, la stabilità lavorativa, la pensione, ecc.
La vita quotidiana della classe lavoratrice era già molto dura ed è peggiorata ulteriormente con la pandemia di Covid-19. Da un lato, questa pandemia è chiaramente una conseguenza del capitalismo: per il deterioramento che provoca nella natura; per lo smantellamento dei sistemi di sanità pubblica che ha impedito di far fronte all’emergenza sanitaria; per aver dato priorità ai profitti delle imprese farmaceutiche private; perché, per la sua avidità di profitti, ha promosso la politica criminale della «nuova normalità».
Fino a pochi giorni fa si registravano, secondo i dati ufficiali, più di 500 milioni di contagiati e 6 milioni di morti secondo le cifre dell’Oms (anche se diversi dati più realisti, come quelli della rivista scientifica Lancet, stimano che siano più di 18 milioni). Dati che non considerano le conseguenze che questa malattia ha lasciato a coloro che l’hanno contratta in maniera acuta. È lampante che sono stati i lavoratori e le masse popolari quelli che hanno maggiormente sofferto la pandemia.
Oltre a questo impatto diretto, la pandemia ha peggiorato la crisi economica capitalista, già in fase acuta dal 2019, cosa che si è manifestata in una grande caduta del pil mondiale nella prima metà del 2020. Di fronte a questa situazione, e per recuperare il livello di sfruttamento e di profitto, l’imperialismo, i governi e le borghesie nazionali hanno risposto in due modi. Il primo è stato lo propagandare la «nuova normalità» («tutti al lavoro»), che ha provocato nuove ondate della pandemia. La seconda è stata rafforzare gli attacchi al salario e alle conquiste lavorative. C’è stato un grande ampliamento del lavoro precario, con un aumento considerevole della cosiddetta «uberizzazione» di diversi settori dell’economia, oltre a una notevole crescita del lavoro ultra-precario mediante applicazioni.
Nella seconda metà del 2020 è iniziata una debole ripresa dell’economia mondiale. Tuttavia, i padroni non sono certo disposti a restituire quanto rubato. Al contrario, con la complicità della maggioranza delle direzioni politiche e sindacali, continuano e aggravano i loro attacchi, per esempio attraverso l’alta inflazione che riduce estremamente il potere di acquisto dei lavoratori e delle masse.
Sul gradino più basso, cresce la miseria: il capitalismo sospinge nelle barbarie milioni di essere umani, relegati nella fame e nella miseria estrema. Non si tratta più solamente di precarietà, ma anche di disoccupazione senza prospettiva; non si tratta solo di perdita del potere d’acquisto, ma anche dell’impossibilità di soddisfare le necessità più elementari; senza contare carestie, pandemie, mortalità infantile, crisi ambientale e distruzione della natura.
Con particolare furia questa crisi si scaglia sui settori più oppressi della società. Gli immigrati, le donne lavoratrici, i neri e gli altri settori oppressi sono, tra i lavoratori e le masse popolari, quelli che subiscono gli attacchi più duri.
Tuttavia, la lotta e la resistenza operaia e popolare non si sono fermate, neanche durante la pandemia, e ora aumentano la loro intensità. Un breve ripasso degli ultimi due anni ci mostra intense lotte con diverse caratteristiche in Paesi di tutti i continenti: Usa, Cile, Colombia, Cuba, Perù, Francia, Palestina, Sudan, Angola, Bielorussia, Kazakistan, Myanmar, Sri Lanka… Di fronte a queste lotte, le borghesie di alcuni Paesi hanno risposto con dittature e colpi di Stato. In molti altri Paesi rispondono con la repressione «istituzionale» e con persecuzioni giudiziarie nei confronti di chi lotta, mentre cercano di deviare le lotte sul cammino sterile delle elezioni borghesi.
Organizziamo la solidarietà attiva con la resistenza ucraina!
Nella misura delle sue possibilità, la Lit-Quarta Internazionale mette tutte le sue forze a sostegno della resistenza ucraina. Cosa proponiamo ai lavoratori e alle masse di tutto il mondo? In primo luogo, di mobilitarsi per manifestare pubblicamente questo appoggio, come sta avvenendo in Europa e altre parti del mondo.
Appoggiamo la resistenza di un popolo che combatte il suo nemico in una grande disparità di condizioni. Quindi la questione dell’armamento e degli aiuti militari diventa una questione centrale. Così come espresso in diverse dichiarazioni della Lit-Quarta Internazionale, sosteniamo attivamente gli sforzi del popolo ucraino per ottenere armi e forniture per difendersi e vincere la guerra. Per questo crediamo che sia corretto mobilitarsi per rivendicare che i governi (specialmente dei Paesi imperialisti) consegnino alla resistenza ucraina le armi e tutti i materiali necessari, direttamente e senza nessuna condizione. Lo ribadiamo: siamo totalmente contro l’ingresso della Nato nel conflitto e rivendichiamo il suo scioglimento. Quello che diciamo è che bisogna rivendicare che questi governi consegnino le armi alla resistenza ucraina direttamente e incondizionatamente.
Sosteniamo e incoraggiamo in particolar modo le azioni che i lavoratori metteranno in atto attraverso le proprie organizzazioni. Per esempio, gli operai del porto della raffineria Ellesmere, nel Chesire in Inghilterra, si sono rifiutati di scaricare il petrolio proveniente dalla Russia, ribadendo quanto avevano già fatto gli operai del deposito di gas di Kent e nei porti dei Paesi Bassi. Secondo la stampa, «un’ondata di proteste di questo tipo si diffonde nei porti europei in risposta all’invasione dell’Ucraina».
Un esempio di questa solidarietà internazionale che abbiamo promosso è la carovana di aiuti operai all’Ucraina, organizzato dal sindacato francese Solidaires, dalla Csp-Conlutas del Brasile e da Inicjatiwa Pracowniza (Iniziativa operaia) di Polonia, e che ha l’appoggio dell’organizzazione ucraina Sotsyalnyi Ruch per rafforzare in Ucraina la resistenza di classe contro l’invasione russa. La carovana è una risposta all’appello internazionale lanciato da Yuri Samoilov, presidente del sindacato locale dei minatori e dei metalmeccanici indipendenti di Krivoy-Rog [vi partecipano anche attivisti del sindacalismo di base italiano (1)].
Gli ucraini lottano eroicamente contro l’invasione voluta dal regime di Putin e contro le atrocità che sta portando avanti in Ucraina. Le hanno già inflitto delle sconfitte significative. Hanno dimostrato che la macchina da guerra russa può essere sconfitta e che, con ciò, si può sconfiggere un importante esponente della controrivoluzione nel mondo. Per questo, la lotta delle masse popolari ucraine non è importante solo per il loro Paese. Una sconfitta del regime di Putin in questa invasione darebbe un forte impulso alla lotta dei lavoratori e delle masse nella regione e in tutto il mondo. Questa è oggi la lotta di tutti i lavoratori del mondo, e per questo deve essere al centro delle manifestazioni di questo Primo maggio.
Viva il Primo Maggio operaio e internazionalista!
Viva la resistenza delle masse popolari ucraine! Armi per la resistenza!
Via Putin e il suo esercito!
Giù le mani della Nato, dell’Ue e degli Usa!
La crisi la paghino i capitalisti!
Per una soluzione rivoluzionaria e socialista!
Per la costruzione del Partito internazionale della rivoluzione!
(1) https://adlcobas.it/approfondimenti/carovana-a-sostegno-dei-lavoratori-in-ucraina/