Partito di Alternativa Comunista

Sabato 15 giugno lavoratori immigrati e nativi

Sabato 15 giugno lavoratori immigrati e nativi
In
piazza contro la legge Bossi-Fini
e contro la schiavitù moderna!
Intervista a Moustapha Wagne
 

 
 a cura di Patrizia Cammarata
 
contro la legge bossi fini
 
Incontriamo Moustapha Wagne, responsabile nazionale Cub Immigrazione, nonché responsabile della Commissione Lavoro Immigrati del Pdac, organizzatore delle manifestazioni di sabato 15 in varie città e, in particolare, a Milano.
Il volantino-appello per la manifestazione nazionale che si terrà sabato 15 giugno a Milano organizzata dal Comitato Immigrati in Italia e dal sindacato Cub (Confederazione Unitaria di Base) intitola “Togliamoci le catene della vergogna”, puoi spiegare la scelta di queste parole?
M.Wagne: Lo sfruttamento è terribile, chi non conosce la nostra realtà da vicino, al di là delle apparenze o dei demagogici attacchi della Lega Nord, non può immaginare l’oppressione cui sono sottoposti i lavoratori immigrati irregolari e regolari.
Abbiamo deciso di partire con una manifestazione ma di proseguire fino al raggiungimento dell’obiettivo: abbiamo intenzione di non fare dormire il parlamento fino a quando non sarà annullata la legge Bossi-Fini che lega il permesso di soggiorno al contratto di lavoro.
Se il cuore della piattaforma della manifestazione di sabato 15 è l’abrogazione della legge Bossi-Fini si nota, leggendo l’appello, la presenza di altri contenuti…
Certo. I problemi che dobbiamo affrontare sono molti e si collegano fra di loro. E’una piattaforma che contiene diversi punti programmatici. Ne cito alcuni: l’abolizione della tassa sui permessi di soggiorno, il diritto di cittadinanza per chi nasce o cresce in Italia, il diritto d’asilo ai rifugiati politici, la fine dei respingimenti in mare e degli accordi d’espulsione, il diritto di voto ma  manifestiamo anche contro i licenziamenti, contro il lavoro precario e contro l’accordo sulla rappresentanza siglato da Cgil-Cisl- Uil e Confindustria.
La ministra dell’integrazione dell’attuale governo di "concordia nazionale" (Pd-Pdl-Centro di Monti) si chiama Cécile Kyenge, all'anagrafe Kashetu Kyenge, ed è nata a Kambove, nella provincia congolese del Katanga da una famiglia benestante. Che significato attribuisci a questa scelta che è stata fatta per il governo borghese?  La manifestazione del 15 avviene a meno di due mesi dalla sua nomina..
Gli attacchi razzisti da parte di Borghezio che la Kyenge ha dovuto subire sono da condannare, come tutte le forme di razzismo. Non dobbiamo dimenticare, però, che il lavoratore immigrato sbaglia se si identifica in questo governo solo perché è stata nominata una ministra nera. Questo è un governo dei padroni, poco importa se il ministro è di pelle nera. Se gli immigrati si fermano e non lottano perché sperano nel governo, sbagliano. Non sarà certo il governo Letta a risolvere i problemi degli immigrati. Si tratta di uno strumento che il Pd sta usando per esibire una volontà, ma in realtà è un modo per deviare. Diversi immigrati pensano che adesso, siccome “c’è Cécile”, i problemi si risolveranno. Pensare così è grave. Bisogna continuare la lotta. Diversi giovani immigrati poveri e precari pensano che appoggiando il Pd potranno avere le stesse opportunità di Cécilie ma si accorgeranno presto che non sarà così.
Quindi c’è la necessità è di inasprire e spingere avanti la lotta…
Certo. A causa della crisi economica del capitalismo, e le migliaia di licenziamenti, la vita dei lavoratori italiani è difficile e gli italiani stanno precipitando nel baratro della povertà e della disperazione ma gli immigrati sono disperati già da molto tempo. Quando un immigrato perde il posto di lavoro non ha solo il dramma del licenziamento: c’è gente nascosta che non può muoversi da casa perché il permesso di soggiorno è legato al contratto di lavoro. Dobbiamo dire basta a questa schiavitù moderna!
La legge Bossi-Fini è stata la conseguenza della legge Turco- Napolitano che ha inaugurato l’organizzazione del ricatto nei confronti degli immigrati. La legge Bossi-Fini è stata creata per gli immigrati ma in realtà è servita anche per mettere in discussione le regole di tutto il mondo del lavoro. Gli immigrati, pur di avere il permesso di soggiorno, sono disponibili e costretti ad accettare qualsiasi tipo di lavoro. Questo ha creato le condizioni per la precipitazione dei diritti di tutti, è un problema che si ripercuote sia su i lavoratori immigrati sia sui lavoratori nativi. Senza difendere i lavoratori immigrati quest’attacco si è rivolto anche ai lavoratori italiani. La natura del rapporto di lavoro è cambiato, soprattutto attraverso le cooperative. La crisi del capitalismo è reale ma i capitalisti se ne servono per abbassare i diritti dei lavoratori. E’ per questo che la battaglia va fatta insieme: facciamo appello a tutti i lavoratori, nativi ed immigrati, a scendere in piazza insieme contro sfruttamento, disoccupazione, licenziamenti, precarietà, ricatto e paura. Invitiamo tutti a Milano alla manifestazione nazionale e ricordo, inoltre, che sono previste manifestazioni e presidi in varie altre città d’Italia.
Ci saranno altri sindacati insieme alla Cub e al Comitato Immigrati in Italia?
L'appello è rivolto a tutti i lavoratori, a tutti gli attivisti sindacali appartenenti a qualsiasi sigla sindacale. Dobbiamo lottare uniti per arrivare agli obiettivi. Noi diciamo NO alle catene. Faccio appello per l’unità della battaglia, siamo all’inizio di un percorso che non dovrà fermarsi, mi auguro si possa procedere per arrivare a costruire insieme un grande sciopero generale, dobbiamo riuscire ad allargare e dare continuità alla battaglia.
Di che strumenti c’è bisogno per arrivare a questa unità nelle lotte?
Bisogna coordinarsi fra i diversi attivisti sindacali e fra i lavoratori in modo da arrivare ad una piattaforma di lotta comune. Penso, ad esempio, che uno strumento come il “Coordinamento No Austerity” possa servire a questo scopo, penso che potrebbe svolgere un ruolo importante perché è nato proprio per collegare e unire le lotte fra loro. L’unità di classe è l’urgenza che abbiamo tutti se vogliamo vincere. E’ necessario un’avanguardia sindacale a livello internazionale, le fabbriche chiudono perché manca una difesa. Ho partecipato, come Cub Immigrazione, a Parigi, nello scorso marzo, all'incontro internazionale del sindacalismo combattivo, promosso dal sindacato brasiliano Csp Conlutas, da Solidaires di Francia e dalla Cgt spagnola. All'incontro hanno partecipato le organizzazioni sindacali di una quarantina di Paesi e c’era la presenza di oltre 250 delegati provenienti da tutti i continenti. E’nata, in quell’occasione, una "Rete Sindacale Internazionale di Solidarietà e di Lotta". E’ stato, a mio avviso, un passo indispensabile e molto importante. Dobbiamo muoverci tutti uniti su questa strada.
Un ultimo appello per la manifestazione…
Per quanto riguarda la manifestazione di sabato 15 giugno penso che, pure essendo stata organizzata dal Comitato Immigrati in Italia e dalla Cub, può diventare un patrimonio di tutti, spero possa essere una tappa di un percorso per arrivare all’obiettivo del ritiro della legge Bossi-Fini ma anche una tappa per la ricomposizione della classe proletaria. Mi auguro e faccio appello a tutti i lavoratori e lavoratrici, immigrati e nativi, appartenenti a qualsiasi sigla sindacale, affinché sabato si realizzi una grande manifestazione unitaria!
 

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