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Sudafrica Siamo tutti Marikana: lezioni di lotta

Sudafrica

Siamo tutti Marikana: lezioni di lotta

 

di Wilson Silva

I compagni brasiliani Wilson Silva, del Quilombo Raça e Clase, e Rafael Ávila, del sindacato minerario di Inconfidentes (Minas Gerais), entrambi della CSP-Conlutas, sono stati invitati a partecipare in Sud Africa a varie attività. Presentiamo una nota di Wilson.

 

Lunedì 23 settembre si è tenuta la prima assemblea plenaria della scuola “Globalizzazione 2013”, promossa dall’International Labour Research and Information Group (Ilrig, Gruppo di investigazione e informazione internazionale sul lavoro), in Sud Africa, nella quale la CSP-Conlutas e anche Quilombo Raza y Clase fecero la loro prima presentazione.
L’assemblea plenaria è stata inaugurata da Andrew Nash, uno dei coordinatori dell’Ilrig, che ha presentato le linee generali del corso, rilevando che il centro della discussione sarebbe stato il massacro di Marikana, accaduto l’anno scorso, come punto di partenza dei dibattiti. Una scelta che non si limita all’indignazione di fronte a questo crimine, commesso dalle forme di repressione nel Paese diretto dal Consiglio nazionale africano (Cna).

Discutere di Marikana, per i partecipanti della scuola, è discutere di quello di cui la maggioranza dei partecipanti ha parlato in ogni momento. Il massacro è stato un “turning point”, un “momento cruciale”, in relazione all’organizzazione e allo sviluppo dei movimenti sociali in Sud Africa. L’evento che collocò su un altro livello la riorganizzazione dei movimenti sindacali, popolari, di lotta conto l’oppressione ecc. Qualcosa che è emerso chiaramente, sia nei discorsi degli oratori come negli interventi dei circa 150 compagni e compagne presenti a Città del Capo.

 

La riorganizzazione ad un nuovo livello

Le parole di Andrew Nash, uno dei coodinatori dell’Ilrig, un' organizzazione  che esiste da 30 anni, si riferivano all’impatto di Marikana sopra i movimenti sociali. Nash ha cominciato dicendo che “Marikana non è stato un fatto isolato. Possiamo dire che esiste una Marikana a scala globale, che si esprime nei piani neoliberisti di austerità, che colpiscono il mondo intero”.
Per quanto riguarda in particolare il Sud Africa, il rappresentante dell’Ilrig è stato molto enfatico, con una frase piena di ironia: “Il Cna sapeva quello che stavano facendo a Marikana? Probabilmente no. Principalmente perché si stavano occupando di altre cose: i grandi affari capitalisti. Invece di essere preoccupati della situazione dei minatori, erano occupati a preservare la ‘legge e l’ordine’ del capitalismo. E Marikana li ha messi in una situazione dalla quale non c’è ritorno”.

Continuando con il suo discorso, Nash ha ricordato che non c’entra solo il Cna in questa vicenda: “Zuna (il presidente sudafricano) ha ottenuto l’appoggio decisivo del Congresso nazionale sudafricano dei sindacati, la Cosatu, cosa che ci obbliga a dire che è più che ora di trovare un nuovo cammino, per un nuovo tipo di organizzazione dei movimenti”. Durante il suo discorso, non sono mancate esplosioni spontanee di “Fuori Zuna!”, con slogan cantati e ballati, una delle forme di espressione più belle del popolo di questo Paese.

L’esposizione seguente è stata la presentazione di Leonard Gentle, un altro rappresentante dell’Ilrig, che ha continuato sulla stessa linea: “L’adozione da parte del governo (del quale faceva parte anche il partito comunista locale) di politiche neoliberiste, come la precarizzazione, le esternalizzazioni, le privatizzazioni ecc., ha provocato cambiamenti enormi nel mondo del lavoro e nella situazione della classe lavoratrice, cosa che ci obbliga a riorganizzare (o ristrutturare come si dice qui) il movimento operaio”.
Facendo un breve racconto della storia del neoliberismo, Leonard ha anche riassunto i suoi effetti in Sud Africa: “L’adozione da parte del Cna della ricetta neoliberista, ha portato solamente a disoccupazione (che è vicina al 40%), alla flessibilizzazione e alla precarizzazione, ad aumentare la percentuale di lavoro femminile (con l’obiettivo di abbassare i salari), nella mancanza di accesso ai servizi essenziali e ad una casa dignitosa e alla privatizzazione”.

Una situazione che, essendo appoggiata dalla Cosatu, indipendentemente dal discorso dell’organizzazione, praticamente “obbliga il movimento a creare nuove forme di organizzazione”. Non a caso il titolo dato alla scuola di quest’anno.

 

Il motore della riorganizzazione: “Cna e Cosatu non ci rappresentano”

L’oratore seguente è stato John Appolis del Giwusa, una organizzazione che è già l’esempio del processo di riorganizzazione, nella misura in cui difende l’indipendenza del movimento e organizza diversi settori della classe operaia, come edili, chimici e lavoratori dei trasporti.
Apollis ha cominciato la sua esposizione con una domanda: “In che misura marikana significa che è necessario costruire un nuovo movimento di massa?”. Una domanda a cui rispose nel modo seguente: “Marikana è una prova che tutto ciò che il Cna fa è dare continuità al progetto capitalista: fornire mano d’opera nera e a basso costo perché sia sfruttata dalle grandi imprese”.

Difendendo una tesi che sarebbe stata impensabile solo nove anni fa, quando il principale dirigente del Cna è stato eletto presidente, Appolis ha aggiunto: “Non è stato Mandela a sconfiggere l’apatheid, ma le masse in lotta costante, e sono questi gli stessi lottatori che oggi devono trovare nuove forme di organizzazione per superare il neoliberismo e i suoi agenti tra di noi”.

Una “nuova forma” che il rappresentante di Giwusa ha sintetizzato in alcune misure che devono essere adottate da quelli che lottano: “la formazione di organizzazioni che si appoggiano al movimento di massa, che abbiano nell’azione diretta il loro metodo privilegiato di agire, che abbiano direzioni che non siano cooptati dal governo e dai suoi agenti”.

Inoltre, secondo Apollis, questo è possibile perché “le masse non hanno smesso di lottare. Dal 2000, c’è stata una intensificazione delle lotte, con centinaia di mobilitazioni, e i lavoratori hanno cominciato a capire chi sono i loro veri nemici e chi sono i loro alleati. Il Cna non è più il partito di tutti i lavoratori e, a causa del suo carattere neoliberista, oggi ci sono luoghi dove il partito, semplicemente, non può entrare, ciò fa sì che il Cna sta affrontando una crisi politica”.

Una crisi che, detto di passaggio, ha dato origine a una situazione un po’ bizzarra per le prossime elezioni: né più né meno di 180 partiti iscritti, qualcosa che Appolis mette in relazione al discredito del partito di Zuna e Mandela, appoggiato dalla Cosatu e dal pc: “Il Cna non ha più modo di chiedere ai lavoratori di avere pazienza. Marikana lo ha reso più che evidente”.

Continuando la sua analisi della congiuntura attuale, il sindacalista è stato anche categorico verso la centrale sindacale ufficiale, principalmente dopo il massacro: “La Cosatu ha perso il rispetto delle masse”. Qualcosa che si combina con altri fattori che spingono il movimento alla riorganizzazione: “Anche la borghesia comincia a disperare della capacità del Cna di contenere le masse, cosa che le fa prendere misure sempre più contrarie agli interessi dei lavoratori”.

Per ultimo, il rappresentante del Giwusa ha difeso nuovamente la necessità di unificare il movimento mediante nuove forme di organizzazione indipendenti del governo e che metta in discussione anche la burocrazia sindacale. Ha terminato con una frase più che significativa: “Il Cna e la Cosatu hanno usato tutto il credito ottenuto (di fronte alle masse) nella lotta conto l’apatheid- Ora, si stanno sbagliando”.

Una conclusione che è stata seguita dalla maggioranza dei partecipanti con uno “slogan musicale” intonato dalla enorme maggioranza dei partecipanti: “Cna e Cosatu non ci rappresentano!”.

 

Il contributo della CSP-Conlutas e del Quilombo

Dopo è stato il turno di Carin Ruciman, che ha affontato il tema “La ribellione dei poveri”, con enfasi sulla violenza contro il movimento (quello che conosciamo in Brasile come “criminalizzazione dei movimenti sociali”). In seguito c’è stata la presentazione della Csp-Conlutas e del movimento Quilombo Raza y Clase.
Prendendo come spunto una frase di Andrew Nash, il movimento Quilombo Raza y Clase ha iniziato il suo contributo con un poema di Solano Trindade (Neri) che ci è sembrato abbastanza adeguato per il momento: “Neri che schiavizzano/ e vendono neri in Africa/ non sono miei fratelli/ neri signori in America/ al servizio del capitale/ non sono miei fratelli/ neri oppressori/ in qualsiasi parte del mondo/ non sono miei fratelli./ Solo i neri oppressi/ schiavizzati/ in lotta per la libertà/ sono miei fratelli/ per loro ho un poema grande come il Nilo”.

In seguito, abbiamo presentato la storia della CSP-Conlutas, sottolineando come abbia diversi elementi simili a quello che succede in Sud Africa, iniziando con l’adesione del Pt e della Cut al neoliberismo. Anche se non eravamo lì per dare “esempi” è impossibile non tacciare paralleli tra le situazioni nei due Paesi, l’esposizione si è quindi concentrata sulla struttura e sul funzionamento della nostra centrale.

In questo senso, sono stati messi in luce diversi elementi: il numero di delegati al primo congresso e le organizzazioni presenti; i nostri principi (come il privilegio dato alle azioni dirette; la combinazione tra lotta per le necessità immediate della classe e la strategia socialista; la nostra autonomia e indipendenza politica e finanziaria nei confronti dei padroni e dei governi, la lotta per l’unità del movimento, per l’organizzazione dalla base, la centralità della classe operaia nella nostra struttura e l’internazionalismo).

Abbiamo anche presentato la struttura e il funzionamento dell’organizzazione e come funziona la nostra direzione. Abbiamo sottolineato la nuova forma di azione e di organizzazione della nostra centrale, portando come esempio l’inclusione delle minoranze e delle opposizioni sindacali di alti settori.  

 

Per questo, abbiamo presentato brevemente quello che è il Quilombo; abbiamo parlato del primo incontro nazionale del Movimiento Mujeres en Lucha; dell’orgoglio che abbiamo nell’avere una sezione Lgbt; dell’inclusione dei giovani e degli studenti, presenti nell’Anel, e la difficile lotta dei movimenti popolari, rappresentati dal Pinherinho e dalla occupazione Espeanza, a Osasco
Da ultimo, il sindacato Metabase ha presentato una analisi delle mobilitazioni di aprile (marcia a Brasilia), di giugno, luglio e agosto, sottolineando come siamo riusciti a costruire l’unità dei movimenti (e la posizione delle centrali ufficiali) e come tentiamo, attraverso i giorni di mobilitazione e di sciopero (11 luglio e 30 agosto) di integrare la classe lavoratrice in questo processo.
Un esempio di come si sta svolgendo il processo di riorganizzazione in Brasile, anche guardando a quello che è stata Marikana, è il settore minerario e la recente vittoria di Metabase Mariana (Minas Gerais).

Considerando la quantità di compagni e compagne che si sono avvicinati a parlare con noi e le innumerevoli volte che la Csp-Conlutas è stata citata nelle discussioni si può dire che, oltre a ripotare delle importanti lezioni in Brasile, abbiamo lasciato in Sud Africa un po’ della nostra esperienza. Un esempio innegabile dell’importanza dell'internazionalismo per la costruzione di una nuova direzione per i movimenti operai e sindacali.

AmandlaAwhathu! - CSP-Conlutas! (“Tutto il potere al popolo!”, una parola d’ordine che abbiamo gridato in ogni momento con allegria ed emozione, a fianco dei nostri compagni e compagne, sorelle e fratelli africani).

 

(dal sito della Lit-Quarta Internazionale, traduzione di Matteo Bavassano dallo spagnolo)

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