Partito di Alternativa Comunista

Sul revisionismo e i governi di fronte popolare

Sul revisionismo

e i governi di fronte popolare

 

di Nahuel Moreno (*)

[Il testo che qui traduciamo, pubblicato sul sito della Lit-Quarta Internazionale www.litci.org costituisce parte dell'intervento conclusivo di Nahuel Moreno alla Conferenza di fondazione della Lit-Quarta Internazionale nel 1982. Si tratta di un testo di grande attualità, specie con riferimento alle polemiche che si sono avute in questi mesi e che continuano ancora nella sinistra internazionale relativamente al presunto "golpe" che ha destituito Dilma Roussef in Brasile e all'atteggiamento di vergognosa capitolazione al governo borghese di fronte popolare di tutta la sinistra riformista mondiale ma anche di quelle organizzazioni (come il Po argentino, la Ft, ecc.) che pur si richiamano al "trotskismo".]

 

Per cominciare, compagni, voglio fare due chiarificazioni rispetto ai testi di questa Conferenza e agli articoli più importanti pubblicati negli ultimi mesi. Tutti questi sono dedicati alla polemica con la direzione dell’Oci(u) francese. Questo può portare ad un errore: credere che la nostra battaglia contro il revisionismo trotskista sia diretta principalmente contro l’Oci(u). Non è così. L’obiettivo della nostra polemica continua ad essere il Su. In questo senso, siamo eredi della CI(CI). Il fatto che stavamo nella stessa organizzazione ha fatto sì che, al momento della rottura, il centro della polemica si spostasse momentaneamente dal Su all’Oci(u). Ma questo è congiunturale, nel momento in cui completiamo la separazione dal lambertismo.
È il Su quello che da tre decadi sta praticando quella politica che oggi combattiamo nell’Oci(u). Non ci sono quasi differenze tra queste organizzazioni e Pablo nella politica per la Francia. È difficile determinare quale di queste sta più a destra o sinistra. Pensavamo, nell’introduzione al mio articolo “Il tradimento dell’Oci” o in un altro lavoro, di segnalare come ci sia un accordo quasi totale tra le organizzazioni lambertista, pablista e mandelista in Francia, e dopo essersi combattute tra di loro per decadi, oggi, di fronte al governo di Mitterand, queste tre cooperano, hanno lo stesso programma e quasi la stessa tattica. Di conseguenza, continua la nostra vecchia battaglia con il Su, a cui si è aggiunta come appendice l’Oci(u).

Una seconda chiarificazione; come abbiamo già detto, avevamo intenzione di fare una introduzione all’articolo che, per ragioni di stanchezza, non abbiamo fatto. Volevamo dimostrare che la politica dell’Oci(u) per la Francia è qualitativamente uguale a quella del Su per il Nicaragua ma, sotto vari aspetti, molto peggiori. Cioè tutto l’attacco che abbiamo portato avanti con Lambert, Just e Favre contro la politica del Su in Nicaragua è esattamente lo stesso che portiamo avanti oggi contro Lambert in Francia, ma con l’aggravante che in Francia si tratta di un governo frontepopulista di un Paese imperialista, che è sorto da un processo elettorale. Cioè non esiste la giustificazione – in ogni caso inammissibile – che si è capitolato a una rivoluzione, come si potrebbe sostenere nel caso del Nicaragua. La capitolazione dell’Oci(u) è quindi molto peggiore, anche per i personaggi a cui si capitola.

Tomás Borge o qualsiasi delle grandi figure del Fsln non hanno niente a che vedere con questo ripugnante gentleman di Mitterand e dei suoi soci, preparati dalla borghesia francese per 40 anni affinché compissero il loro attuale ruolo di agenti governativi per essa.
Fatte queste due chiarificazioni, voglio segnalare di passata che, in realtà, siamo abbastanza stupiti dalla posizione dell’Oci(u), dato che non avremmo mai creduto che avrebbe tradito così il trotskismo.
Ci siamo scontrati con fenomeni sorprendenti. Leggendo Informations Ouvrières abbiamo scoperto che non hanno mai difeso, mai, i carcerati dell’Eta in Francia da quando è stato eletto Mitterand. Ma questo non vuol dire che abbiano ragione quei compagni che si appoggiano su questi fatti imprevisti e sulla nostra sorpresa per arrivare alla conclusione che è stato un errore aver costruito la CI(CI).

Ieri, il compagno della Svezia ha detto che l’unità è stata positiva perché abbiamo imparato dal Corci. Ha ragione, abbiamo imparato in varie questioni, una delle quali era ed è di fondamentale importanza: quella dell’apparato dello Stato e dei regimi borghesi. La direzione dell’Oci(u) aveva approfondito più della Fb quello l’importanza dell’apparato dello Stato e dei regimi nel processo rivoluzionario.

Compagni, non voglio fare una relazione esaustiva per la semplice ragione che per un trotskista i principi base di una politica rivoluzionaria di fronte ai governi frontepopulisti sono più che conosciuti. È una questione più che nota, arcinota. Continuo a credere che non ci possa essere trotskista che si rivendichi tale che non pensi che se uno denuncia tutti i giorni i partiti socialista e comunista come traditori quando non sono al potere, quando formano un governo imperialista e controrivoluzionario li deve denunciare più che mai: se prima lo facevamo quotidianamente, ora lo dobbiamo fare ogni minuto di ogni giorno.

Tentando di approfondire questo problema, scopriamo che Lenin e Trotsky, rispetto ai governi frontepopulisti, hanno avuto un’analisi e una politica identica, ma non avevano fatto una elaborazione finita in nessuna opera. Che questo problema, che crediamo tanto semplice, è pieno di sottigliezze.

Per esempio, Lenin ha scritto una infinità di opere in cui dice che non si dà nessun appoggio a nessuna misura di un governo come quello della Russia del 1917, e che tantomeno si fa il minimo accordo o fronte con i partiti operai traditori che ne fanno parte. Rispetto all’appoggio alle misure dei governi borghesi, da parte di Trotsky vi è solo quanto ha citato il compagno E. [degli Usa], sulla risposta a Shachtman e la politica della sezione francese in relazione con le misure di Blum nel 1936, che ebbe il suo appoggio e consiglio.

Entrambe le posizioni del Vecchio sono molto chiare: appoggiare le misure del fronte popolare è un tradimento. Disgraziatamente, non c’è nessun opuscolo né opera di Trotsky dedicata specificatamente a questo tema. Tuttavia, riguardo ai governi di fronte popolare e ai partiti traditori che ne fanno parte, ci sono articoli taglienti e categorici di Trotsky nei quali esige la loro denuncia permanente e la mobilitazione delle masse contro di loro.  A causa di questo carattere congiunturale e giornalistico dei lavori di Lenin e Trotsky sul frontepopulismo e il kerenkismo, ci sono problemi teorici aperti che dobbiamo discutere.

Per esempio quello del fronte operaio, che dobbiamo non solo studiare in relazione a questa discussione, ma anche in relazione con le tesi stesse. Abbiamo elaborato un documento sul fronte operaio, ma come dato che abbiamo visto che i compagni sono molto stanchi lo discuteremo alla prossima Conferenza. [sic]

Da ultimo, il compagno A. [del Venezuela] ha detto qualcosa di molto importante: in che misura la trasformazione da parte dell’Oci(u) della tattica del fronte unico operaio in un principio e in una strategia è una delle chiavi fondamentali per comprendere la sua capitolazione al frontepopulismo? Sono portato a credere che il compagno abbia ragione.

Come questo, ci sono altri problemi. Ma tutta questa problematica si basa in una serie di principi fondamentali del trotskismo, che sono quelli che abbiamo difeso nei tre documenti che abbiamo proposto alla discussione e, nelle linee generali, alla votazione. Dico nelle linee generali perché – insisto – ci sono delle questioni teoriche da discutere, ma ci sono principi che continuano ad essere inamovibili basi programmatiche del trotskismo. Questi principi sono quelli che conosciamo ma, come diceva Hegel, era conosciuto da tutti ma non riconosciuto. In questa riunione saranno proclamati in forma normativa, come principi fondamentali del trotskismo.

Bene, cosa voteremo in questa conferenza? Il progetto di tesi della “Lettera al Posi” e il riassunto di questi principi generali che andrò a elencare. Voteremo che sotto un governo frontepopulista, come sotto qualsiasi altro governo borghese, la nostra politica di principio è:

·         Che sotto i governi di fronte popolare, l’obiettivo del trotskismo, il suo primo compito, continua ad essere la stessa che sotto gli altri governi borghesi: convincere la classe operaia e i suoi alleati che devono prendere nelle loro mani il governo e il potere; che non c’è soluzione a nessuno dei mali del capitalismo – dalla miseria al fascismo – se i lavoratori non fanno una rivoluzione contro il governo e lo Stato borghese per imporre il proprio governo e il proprio Stato. Tutte le nostre strategie e le nostre tattiche hanno come obiettivo insegnare queste verità primarie e fondamentali ai lavoratori.

·                                 Che, per tanto, è nostro dovere denunciare sistematicamente e implacabilmente i governi borghesi imperialisti e lo Stato capitalista, chiunque ne sia alla testa. Le illusioni delle masse e tutti gli altri fenomeni di cui teniamo conto per l’adeguazione tattica di questa denuncia non possono significare mai un cambio nella politica di attaccare il governo borghese ogni minuto, sia esso frontepopulista o meno

·                                 Che ogni appoggio alle misure di un governo borghese imperialista, e per tanto controrivoluzionario (inclusi quelli frontepopulusti), è un tradimento del leninismo, qualsiasi fossero queste misure. La politica di “appoggiare le misure anticapitaliste e rifiutare quelle capitaliste” o “appoggiare le progressive e rifiutare quelle reazionarie” è puro menscevismo, dato che inculca tra i lavoratori la concezione traditrice che quel governo non è controrivoluzionario, borghese e imperialista, ma un ibrido che a momenti può essere borghese e a momenti anticapitalista.

·                                 Che, al contrario, è nostro dovere denunciare sempre i governi borghesi, e non appoggiare mai nessuna misura per progressiva che possa apparire, perché questo, oltre a servire ad ingannare le masse, darebbe armi politiche al governo per applicare l’insieme della sua politica controrivoluzionaria, della quale le sua “misure progressive” sono una parte indissolubile.

·                                 Che, tuttavia, difendiamo le “misure progressive” da tutti gli attacchi borghesi e imperialisti, quando siano viste con simpatia dalla classe operaia e quando siano minacciate da altri settori borghesi più reazionari. Le utilizziamo anche. Questa difesa i utilizzo lo facciamo senza smettere di criticare il governo borghese, sia frontepopulista o meno.

·                                 I trotskisti non “danno consigli” a un governo borghese (anche se frontepopulista), né credono che possa avere una politica antiborghese e antimperialista. Pensare il contrario è una utopia reazionaria che serve alla controrivoluzione: utopia, perché pretende che un governo borghese possa avere una politica antiborghese, e reazionaria, perché disarma la classe operaia creandole false aspettative rispetto al suo nemico mortale, il governo.

·                                 I trotskisti fanno il contrario: spiegano alle masse l’incapacità cronica, di classe, che ha un governo borghese – anche se frontepopulista – di agire a favore della classe operaia, e la sua inevitabile necessità di difendere il capitalismo e l’imperialismo, sia che si tratti di un governo della destra borghese o dei partiti operai filo-borghesi.

·                                 Niente di quanto precede significa che i trotskisti non intervengono nelle lotte fisiche tra settori borghesi. La IV Internazionale è per la “trasformazione della guerra imperialista in guerra civile”. Allo stesso modo, la IV Internazionale interviene militarmente nella guerra civile nel campo borghese più “progressivo”: nel campo di Kerensky contro Kornilov, il quello della semi-colonia cinese contro l’invasione colonialista giapponese, in quello della Repubblica spagnola contro Franco. Ma questi interventi militari sono mere tattiche per ottenere che la classe operaia comprenda che deve prendere il potere subito, allontanando da questo Kerensky, Chiang e/o Negrín.

·                                 Per portare a termine questi compiti è imprescindibile la costruzione di un partito trotskista, e questo bisogna spiegarlo sistematicamente alle masse: solo costruendo questo partito avranno una direzione che non le tradisca e che le porti alla presa del potere.

·                                 Come parte essenziale di questi compiti è imprescindibile eliminare dal movimento di massa i partiti operai traditori e, per questo, dobbiamo far capire che non si può avere nessuna fiducia in loro, e dobbiamo denunciarli sistematicamente. E quando uno di questi partiti operai traditori entra in un governo borghese imperialista e amministra lo Stato capitalista dobbiamo attaccarlo più che mai. È in questo momento, quando le masse possono credere che la presenza del partito operaio nel governo lo rende più suo, che dobbiamo denunciare che è divenuto più controrivoluzionario che mai.

Tutto questo si concretizza in una questione metodologica fondamentale, che viene dalla discussione con tutte le correnti revisioniste. Distinguere tra la realtà oggettiva e le nostre norme e la nostra politica. Cosa significa questa affermazione? Vediamo un esempio.
L’Oci(u) ha potuto far ricorso solo a due citazioni di Trotsky in difesa della sua posizione in Francia: una che dice che non bisogna eccitare le masse, ma che bisogna spiegare alle masse; l’altra che i lavoratori francesi, nella loro seconda ascesa, lotteranno contro i nemici del governo di Blum e non contro questo e che, pertanto, noi dobbiamo porci alla testa di questa lotta. La direzione dell’Oci(u) compie una falsa interpretazione, come minimo, confondendo la nostra politica con l’adattamento alla realtà.

Supponiamo che le masse colombiane decidano di lottare contro Belisario Betancur (conservatore) e non contro i liberali che sono al governo. Questo è un fatto e, come tale, lo prendiamo senza adattarci a questo, dato che la nostra politica non è che le masse lottino contro la borghesia conservatrice e si astengano dall’attaccare la borghesia liberale. Ma, se le masse tendono a fare un grande sciopero per espropriare la borghesia conservatrice, sarebbe settario negare questo fatto e non essere i migliori lottatori e dirigenti di questa lotta. Ciononostante, l’azione dei lavoratori non è la nostra politica o, per meglio dire, non esaurisce il nostro programma per quella lotta. Noi ci avviciniamo a questo processo oggettivo per portare le masse verso il nostro programma, il cui asse è sempre politico: liquidare lo Stato e il governo.

E tutto quello che facciamo ha un obiettivo: educare le masse nella convinzione che se non abbattono l’apparato dello Stato e il governo di turno per imporre un apparato di Stato e un governo delle masse stesse, non c’è possibilità di superare nessun problema.

Si tratta, quindi, di partire dalla realtà che le masse vanno verso uno sciopero generale solamente contro la borghesia conservatrice per avvicinarle al nostro programma: la lotta contro tutto il sistema borghese, inclusa la borghesia liberale, specialmente contro il suo Stato e il suo governo. questa contraddizione tra quello che credono le masse e quello che noi riteniamo sia primario e fondamentale lo risolviamo con la tattica, ma una tattica che continua a rivendicare i principi.

Cosa significa questo? La direzione dell’Oci(u) interpreta che Trotsky afferma (nella seconda delle citazioni menzionate precedentemente) che non bisogna attaccare il governo frontepopulista di Blum, ma solo i suoi nemici imperialisti.

Ma, tanto per Lenin quanto per Trotsky, il principio è “si attacca sempre il governo borghese, sia frontepopulista o meno”. La tattica indica solamente come dobbiamo fare questo attacco sistematico, tenendo conto, tra gli altri fenomeni, della coscienza delle masse.

Per esempio, se i lavoratori credono che il grande nemico è la borghesia anti-Mitterand, anti-Blum o antiliberale in Colombia, e che bisogna mobilitarsi solo contro questa, noi saremo alla testa di questa lotta, senza smettere di attaccare per un solo minuto i governo di Blum, di Mitterand o quello liberale. Come? Dicendo alle masse che con il governo di Blum è difficile sconfiggere de La Rocque perché non ci dà le armi, perché capitola di fronte alla borghesia, perché non la combatte realmente; e rispetto a Mitterand che non abbiamo fiducia nel fatto che affronti la borghesia perché è un suo servitore. Questa è la tattica: attaccare sistematicamente il governo frontepopulista, ma partendo dal fatto che le masse credono che bisogna lottare solo contro i nemici di questo governo e non contro di esso, ponendo il problema del potere e dello Stato in una via comprensibile per i lavoratori. Dicendo loro: “Il governo nel quale confidate non farà nulla contro i suoi nemici borghesi, solamente la vostra iniziativa e mobilitazione sconfiggerà la borghesia”.

Questa confusione tra la realtà oggettiva e il nostro programma e i nostri principi, da parte dell’Oci(u) è deliberata, e caratterizza tutta la corrente revisionista che crede che non ci sono principi o che, se ci sono, sono per i giorni di lotta. Tuttavia, la lotta per i nostri principi e per il nostro programma è quotidiana; l’unica cosa che cambia ogni giorno è la tattica, cioè la forma di esprimerli o di spiegarli.

Se invece di prendere la realtà per sviluppare il nostro programma e i nostri principi ci adattiamo a questo processo reale delle tappe del movimento di massa, stiamo compiendo un tradimento: capitolare e fare codismo verso il governo frontepopilista, o qualsiasi governo borghese in cui i lavoratori hanno fiducia.

In questa discussione, ci sono problemi di classe che caratterizzano tanto l’Oci(u) come la Lcr e Pablo. Il marxismo non ha solo una politica di classe ma anche una analisi di classe. Se diciamo – come l’Oci(u) e la Lcr – che un governo costituito da borghesi può applicare la lotta di classe in favore degli operai, o adottare “misure progressive”, o seguire un “corso anticapitalista”, stiamo commettendo un crimine politico. Tocco questo punto per ribattere all’argomento volgare, revisionista, che non bisogna chiudere la porta alla possibilità o all’ipotesi che un governo borghese diventi antiborghese. Volgare, perché pensando così si perde tutto il senso scientifico, di classe, lo stesso che accade con i pacifisti che ci dicono: “Che bello sarebbe se tutti ci amassimo, se non ci fossero guerre ecc.”, senza capire che c’è una classe che odia i lavoratori e che inevitabilmente porta avanti guerre e sfrutta l’umanità. Ci sono anche quelli che, utilizzando un ragionamento volgare, pensano che possiamo appoggiare le misure “progressive” e resistere a quelle che non lo sono, perché forse il governo di Mitterand prenderà il cammino della lotta di classe.

Dal punto di vista metodologico del marxismo, questo è l’abbandono totale dell’analisi e della politica di classe. Revisionismo puro come analisi e come politica, perché ogni governo borghese pratica inesorabilmente la lotta di classe al servizio della borghesia ed è, per ragioni di classe, totalmente e assolutamente impossibilitato a praticarla al servizio del proletariato. Il carattere di un governo – borghese o proletario – non è un fenomeno amorfo o secondario. Se è borghese pratica la lotta di classe al servizio della borghesia e, per tanto, dobbiamo denunciarlo come tale, dato che offrirgli mezzi, approvargli misure, è un tradimento della politica di classe. Non ci sono governi di “sesso” indefinito: o è borghese o proletario.

E quando l’Oci(u) dice che il governo di Mitterand ha un dilemma: “o collaborazione di classe o lotta di classe” e che la sua politica è stimolarlo verso la “lotta di classe”, sta commettendo due crimini: uno nell’analisi e l’altro nella politica.

Vorrei sottolineare questo carattere metodologico nella discussione in corso perché dare una definizione di classe dei governi e, a partire da lì, elaborare la nostra politica, è anche questa una questione di principi.

La direzione dell’Oci(u) tenterà di portarci la citazione di Trotsky sulla possibilità che i partiti operai rompano con la borghesia e instaurino un governo operaio e contadino, o la storia di tutti i partiti comunisti o del castrismo, che hanno rotto con la borghesia nel secondo dopoguerra. Insisterà dicendo che quella che stanno praticando è la tattica del governo operaio e contadino del Programma di Transizione, di esigere dai partiti operai che rompano con la borghesia e che costituiscano un governo operaio e contadino. Nella nostra ultima opera abbiamo già spiegato che questa è un’illusione della direzione dell’Oci(u) per nascondere il suo revisionismo. Essi non consigliano né chiedono ai partiti operai, ma ad un governo borghese frontepopulista, che non è lo stesso, ma anzi è l’opposto.

 

 

(traduzione dallo spagnolo di Matteo Bavassano)

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