Una significativa esperienza rivoluzionaria del proletariato messicano
di Valerio Torre
Il 22 maggio scorso, gli insegnanti di Oaxaca - il quinto stato più grande del Messico, con una popolazione di oltre 3,5 milioni di abitanti di cui un'altissima percentuale è indigena - hanno indetto una massiccia protesta (70.000 insegnanti, organizzati nella Sezione 22 della Cnte, Coordinadora Nacional de Trabajadores de la Educación, il settore più combattivo di un sindacato affetto dal germe della burocratizzazione) con al centro rivendicazioni, rivolte al governatore dello stato, Ulises Ruiz Ortiz (detto Uro), di aumenti dei salari e del bilancio dell'educazione. La mobilitazione ha assunto subito forme molto radicali, con uno sciopero prolungato e l'occupazione dello Zócalo (il centro) della capitale.
Il rifiuto di ogni discussione sulle richieste dei manifestanti ha prodotto
un'ulteriore radicalizzazione della lotta, con l'occupazione delle installazioni
petrolifere della Pemex (Petróleos Mexicanos) e blocchi stradali, fino ad una
grande marcia di protesta di ben 120.000 persone.
Il prodotto di questa
radicalizzazione è stata una dinamica di massa molto più ampia: settori in lotta
di lavoratori e di popolo sono confluiti in quella mobilitazione trovando in
essa un terreno comune per le proprie rivendicazioni, diverse sì da quelle degli
insegnanti, ma accomunate dalla condizione sociale condivisa di subordinazione
alle classi dominanti.
Il movimento si rafforza. Nasce
l'Appo
Il
governo non poteva permettere che si producesse questa "saldatura", che avrebbe
fatto fare un salto in avanti alla protesta popolare. Perciò il governatore ha
deciso l'uso della forza per uno sgombero violento dei picchetti degli
insegnanti: il 14 giugno, reparti di polizia, facendo largo uso di armi, gas
lacrimogeni e sostanze urticanti, hanno preso d'assalto i picchetti dei
manifestanti tentando di riprendere in mano il controllo della città. Tuttavia,
gli insegnanti in lotta hanno eroicamente resistito approntando delle barricate
in strada e riuscendo a respingere gli assalti dei militari dopo una battaglia
durata ore.
La mossa di Ruiz si è rivelata, da questo punto di vista,
profondamente sbagliata. L'assalto della polizia ha avuto come effetto quello di
raggruppare tutte le espressioni di protesta in un unico grande movimento
popolare: rivendicazioni tutto sommato "settoriali" (quelle degli insegnanti) ne
hanno incrociato altre espresse da settori dei lavoratori, dei contadini e delle
organizzazioni popolari, generalizzandosi ed assumendo un carattere più ampio,
tanto che le diverse rivendicazioni sono state unificate nella parola d'ordine
"¡fuera Ulises Ruiz!", ambiguo personaggio che, oltre ad essere stato
eletto grazie a brogli elettorali, si è macchiato del sangue delle barricate ed
è odiatissimo dall'intera popolazione civile.
Questa confluenza ha avuto
anche l'effetto - che ha caratterizzato la rivolta di Oaxaca - di far sorgere
nelle masse la consapevolezza che, senza un'organizzazione che si ponesse alla
testa della lotta, questa non avrebbe avuto speranza. Sulla base di tale
acquisizione - che ha portato il 16 giugno ben 300.000 lavoratori, contadini,
studenti, indigeni ed ampi settori popolari a manifestare in una grande marcia -
è sorta la Asamblea Popular de los Pueblos de Oaxaca (Appo).
Un contropotere: la Comune di
Oaxaca!
La nascita di questo soggetto politico
costituisce senz'altro la spia di un processo rivoluzionario contro il potere
politico statale. Via via, l'Appo ha sempre più assunto il carattere del doppio
potere alternativo: specularmente, il potere governativo ha progressivamente
cessato di funzionare. L'Appo ha centralizzato la lotta organizzando blocchi
stradali, boicottaggio dei commerci, prendendo il possesso di palazzi
municipali, di radio e televisioni, stabilendo le modalità di funzionamento dei
mercati, dei negozi e dei servizi, ed infine creando un corpo di milizia armata
per l'autodifesa popolare. Insomma può dirsi - ed a ragione - che ad Oaxaca è
sorta una vera e propria Comune!
Particolarmente significativa, poi, è la
nascita di un organismo formato dalle donne (Coordinadora de Mujeres de Oaxaca),
che ha avuto un ruolo centrale nella presa dell'emittente televisiva Canal 9 e
nella sua successiva gestione, con trasmissioni ininterrotte.
Il governatore
Ruiz ha fronteggiato i manifestanti utilizzando squadroni di poliziotti
mascherati che hanno portato ripetuti assalti alle barricate causando morti e
feriti (perfino, da ultimo, un giornalista di Indymedia, Brad Will): in realtà,
l'obiettivo era quello, solito, della "strategia della tensione", con cui
tentare di operare una spaccatura all'interno dell'Appo.
Infatti, si tratta
pur sempre di un raggruppamento che comprende più di 350 organizzazioni
(sindacali, indigene, studentesche, contadine, femminili, bracciantili e, sopra
tutte, quelle degli insegnanti democratici di Oaxaca che rappresentano più di
70.000 lavoratori). Dopo mesi di lotta, subendo continue aggressioni poliziesche
e paramilitari e difendendo le barricate in armi, anche all'interno di un
movimento come l'Appo si sono prodotti segni di stanchezza e sono emerse alcune
divisioni fra quei settori degli insegnanti che spingono per un ritorno nelle
classi continuando la trattativa nonostante la ripresa del lavoro e quegli altri
che, invece, sostengono incondizionatamente le barricate ed i picchetti
ritenendo l'ipotesi di rientrare al lavoro come un tradimento della lotta.
In
questo senso, le azioni della polizia sono state il primo tassello di una
precisa strategia di continue provocazioni che è servita ad innalzare il livello
di violenza allo scopo di acuire le divisioni esistenti.
La reazione del potere
statale
Era evidente, insomma, la volontà del governo
statale e di quello federale di arrivare ad uno scontro frontale con i settori
più radicali dell'Appo dopo averli isolati da quelli più inclini alla
trattativa. Altrimenti non si spiegherebbe il motivo per cui, nelle settimane
precedenti, il Senato ha respinto la soluzione istituzionale della "desapareción
de poderes", che la popolazione oaxaqueña avrebbe almeno potuto considerare
accettabile, dal momento che avrebbe determinato la destituzione di Ruiz. Si
tratta di una figura prevista dalla costituzione messicana, per cui in caso
d'ingovernabilità un'apposita commissione del Senato valuta se i tre poteri
locali non riescono più a svolgere un'azione di governo: in quest'ipotesi, il
Senato li scioglie e nomina un governatore locale provvisorio.
Il paradosso
della decisione del Senato è che, di fatto, il governo locale non esisteva più;
nondimeno, la commissione ha ritenuto che non vi fossero i presupposti per
mettere in atto quel processo che avrebbe scontentato i poteri forti e,
soprattutto, Ulises Ruiz.
E così, mentre il governo dichiarava che non
avrebbe inviato milizie armate, nella realtà, battaglioni della Policía Federal
Preventiva (Pfp) e truppe aviotrasportate convergevano sulla capitale dello
stato di Oaxaca e con una violentissima azione repressiva - che sta facendo
contare numerosi morti, feriti ed arresti illegali - ancora in queste ore sta
tentando di riprendere il controllo della città.
Il 2 novembre scorso, la Pfp
ha sferrato un violentissimo attacco alla Città universitaria dove l'Appo aveva
dato ordine ai suoi di ripiegare. Tuttavia, nonostante la soverchiante
preponderanza militare, i militari non sono riusciti nel loro intento criminale:
al termine di una vera e propria battaglia durata ben sette ore, la popolazione
non solo ha resistito, ma ha ricostruito le barricate abbattute alle spalle di
quelli che vengono percepiti come "esercito occupante", determinando il
paradossale risultato che gli "invasori" dopo il loro passaggio diventano
"assediati".
Frattanto, in tutto il Messico, nonché in altri paesi del mondo
(compresa l'Italia) si sono spontaneamente convocate manifestazioni di
solidarietà al popolo oaxaqueño, con presidi sotto i consolati messicani. E dopo
la fine della battaglia della Cittadella universitaria, il 6 novembre, una
grande marcia in cui ha sfilato un milione di persone ha riproposto con ancora
maggior forza la parola d'ordine della cacciata del governatore Ruiz, oltre alla
consegna della cacciata della Pfp dal territorio di Oaxaca, del rilascio dei
prigionieri politici e della punizione dei colpevoli delle azioni repressive: la
"megamarcha" ha mostrato che l'Appo gode dell'appoggio popolare, mentre
i settori di burocrazia sindacale che spingevano per il negoziato sembrano
essere nuovamente isolati.
In ogni caso, ora il quadro è di stallo: il
governo centrale, che pensava di poter normalizzare militarmente la rivolta,
oggi si trova - di fronte ad una reazione così veemente della popolazione -
nell'incertezza, tanto da "suggerire" a Ruiz la carta delle dimissioni.
Quest'ultimo, lungi dal voler cedere, ha portato in piazza migliaia di militanti
del suo partito, il Pri, per manifestargli sostegno. La situazione è molto
delicata e non è facile prevederne gli sbocchi.
In questo senso, la Comune di Oaxaca rappresenta, oltre che un simbolo per il proletariato internazionale, un esempio: in questi cinque mesi ad Oaxaca si è creato quel fenomeno della "duplicità di poteri" antitetici fra di loro che caratterizza i processi rivoluzionari. Al potere dello Stato borghese messicano (custode degli interessi nordamericani) si è contrapposto, con una propria organizzazione, con proprie direttive al popolo, con proprie milizie, il potere "parallelo" dei lavoratori rappresentato dall'Appo.
Certamente, quest'organismo è stato attraversato da contraddizioni: la direzione burocratica del sindacato degli insegnanti ha attuato una politica di tipo conciliazionista con il governo statale e federale creando un'oggettiva divisione all'interno del più complessivo movimento di massa che ha visto un settore della sua avanguardia "negoziare" con lo stato borghese contro il quale il popolo era insorto opponendogli il proprio potere: ciò ha determinato, conseguentemente, un indebolimento dell'azione dell'Appo che ha favorito l'isolamento dei settori più radicali e la reazione repressiva del potere statale.
Tuttavia, pure nel quadro complessivo segnato da queste contraddizioni - dovute in massima parte alla natura non propriamente "consiliare" dell'Appo - il cammino della Comune di Oaxaca ci insegna che a tutte le latitudini, ma in questo preciso momento storico segnatamente in America Latina, non ci sono alternative: o la borghesia capitalistica continua il suo dominio sulle masse popolari -con tutto il carico di sfruttamento, alienazione, guerre e barbarie- oppure queste ultime prendono nelle loro stesse mani il proprio destino e si liberano dal giogo di quel dominio abbattendolo attraverso la rivoluzione.