Viva la vittoria della rivoluzione siriana!
Nessuna fiducia all'Hts!
Per la formazione di consigli popolari che governino il Paese!
Via le truppe straniere!
Dichiarazione della Lit - Quarta Internazionale
L'8 dicembre la dittatura di Al-Assad è stata rovesciata da una rivoluzione popolare. I due principali pilastri del regime: l'esercito e i servizi di repressione e tortura (chiamati in arabo mukhabarat) sono stati sciolti e il dittatore e i massimi dirigenti militari sono fuggiti dal Paese.
La dittatura ha perso la sua base sociale mantenendo un regime totalitario e imponendo al 90% della popolazione una condizione di povertà. Dal 2011 più di mezzo milione di siriani sono stati uccisi dalla dittatura e circa 200.000 sono dispersi nell’ampio sistema carcerario del regime, che conta 400 centri di detenzione, tortura e sterminio.
Allo stesso tempo, i suoi principali sostenitori, Russia e Iran, non erano in grado di fornire lo stesso supporto che avevano fornito negli ultimi dieci anni per massacrare la popolazione del Paese.
La politica dell’Hts e la mobilitazione popolare
La rivoluzione ha combinato l'azione militare delle milizie formatesi nella provincia di Idlib - guidate da Hayat Tahrir al-Sham1 (Hts), che ha iniziato il 27 novembre con circa 20.000 combattenti - con una rivolta popolare nel sud del Paese e nella grande Damasco che ha ripreso le esperienze di auto-organizzazione dall'inizio della rivoluzione. Durante la marcia verso Damasco, migliaia di prigionieri politici sono stati liberati dalle carceri: una misura estremamente popolare che ha segnalato l'impegno della rivoluzione per le libertà democratiche schiacciate dal regime di Assad.
Un'altra misura democratica è stata il rispetto delle cosiddette «minoranze» confessionali: cristiani di varie confessioni, alawiti e drusi. Al suo arrivo nella capitale, il leader dell'Hts Mohammad al-Joulani ha promesso libere elezioni entro 18 mesi e ha nominato al-Bashir primo ministro di un governo di transizione. Al-Bashir è un ingegnere, membro dell'Hts e capo del governo di salvezza nazionale nella provincia di Idlib. Al-Bashir ha dichiarato che creerà un governo basato sull'economia di mercato, integrato nel mercato mondiale. Ha anche detto che nominerà un gruppo per preparare la nuova costituzione del Paese.
Inoltre, l'Hts ha cercato di normalizzare le relazioni con i Paesi imperialisti e le potenze regionali per facilitare l'ingresso di aiuti umanitari e attrarre capitali per la ricostruzione del Paese su base capitalistica. La questione della punizione dei generali e dei torturatori è stata la prima crisi tra la popolazione e il governo di transizione. La popolazione è molto insoddisfatta della fuga dei principali generali e torturatori, che ha costretto Al-Joulani a impegnarsi ad arrestarli e punirli tutti.
L'impatto della rivoluzione sull'ordine regionale e globale
La rivoluzione ha avuto un forte impatto sull'ordine regionale e mondiale. La rivoluzione ha colpito direttamente gli interessi dell'imperialismo russo e del regime iraniano, oltre a quelli di Israele, delle monarchie del Golfo e dell'imperialismo statunitense e cinese.
La Russia ha perso un alleato e dipende dalle basi militari nel Paese per le sue azioni militari in Africa (Libia, Sudan e Paesi francofoni). La sua sconfitta in Siria incoraggia la resistenza ucraina nella lotta contro l'aggressione russa. Putin sta attualmente negoziando con l'Hts per mantenere le basi di Hmeimim e Tartous, un accordo impopolare nell'interesse dell'Hts; le forze iraniane hanno dovuto abbandonare il Paese e sono odiate dalla popolazione siriana.
Lo Stato di Israele ha perso il suo confine più sicuro. Per 50 anni, la dinastia Assad ha impedito qualsiasi azione contro le forze israeliane sulle alture del Golan. Mantenere la dittatura di Assad era strategico per i sionisti, in quanto Assad prendeva le distanze dal regime iraniano e da Hezbollah per avvicinarsi alle monarchie del Golfo e alleggerire le sanzioni economiche.
Ma ora, con la caduta di Assad, i media israeliani affermano che più dell'80% delle armi, delle navi, dei missili, degli aerei e delle altre forniture militari della Siria sono state danneggiate o distrutte da loro. Israele è avanzato in territorio siriano e ha bombardato 500 obiettivi militari e di intelligence siriani.
Ancora una volta vediamo Israele compiere un'invasione di un Paese sovrano con l'avallo delle potenze occidentali, invasione denunciata anche dai rappresentanti delle Nazioni Unite. Si è anche impadronito della zona demilitarizzata istituita nel 1974. Si è impadronito del resto delle alture del Golan, in particolare dello strategico Monte Hermon, manifestando l'intenzione di portare avanti la propria egemonia strategica nella regione.
Rivoluzione siriana e Resistenza palestinese
Contrariamente a quanto sostenuto da settori della sinistra riformista e/o stalinista, la rivoluzione siriana ha rafforzato la Resistenza palestinese ponendo fine a un regime che imprigionava ed eliminava i palestinesi. Circa 700 palestinesi sono stati rilasciati dalla prigione di Sednaya, 63 di Hamas, tra cui un leader delle brigate al-Qassam. Hanno anche protetto il confine con i sionisti. La rivoluzione siriana è un esempio per gli altri popoli del mondo arabo. Una nuova ondata di rivoluzioni arabe che rovescino i regimi arabi alleati di Israele amplierebbe le condizioni per una vittoria della Resistenza palestinese contro Israele. La strada per Al-Quds (Gerusalemme) parte da Damasco, Il Cairo, Beirut e Amman.
Le monarchie del Golfo, con l'eccezione del Qatar, erano impegnate a integrare il regime di Assad nella Lega Araba. Con la sua caduta cercano un riavvicinamento con l'Hts. La loro principale preoccupazione è impedire una nuova ondata di rivoluzioni nel mondo arabo.
Per dieci anni, l'imperialismo statunitense ha investito in un'alleanza con la milizia Sdf guidata dal partito curdo Pyd per controllare il 27% del territorio siriano nel nord-est del Paese. L'Sdf aveva un tacito accordo di non aggressione con la dittatura di Assad. Questo territorio contiene terre fertili e possibilità di estrazione di petrolio e gas. Questa presenza garantisce agli americani una posizione di forza in qualsiasi discussione sul futuro della Siria. Inoltre, gli Usa temono una nuova ondata di rivoluzioni che minacciano i regimi arabi e quasi tutti i loro alleati.
L'imperialismo cinese prevede di integrare la Siria nella Bri (la «Nuova Via della Seta») e quindi nell'economia cinese. Questi piani dovranno essere rivisti e negoziati con il governo di transizione. L'Ue, da parte sua, si è affrettata a sospendere con effetto immediato tutte le richieste di asilo dei rifugiati siriani. Chiediamo che non un solo siriano venga deportato con la forza in Siria. È diritto dei rifugiati in Europa decidere se tornare o meno in Siria e continueremo a lottare per il riconoscimento dei loro diritti lavorativi, politici e sociali sul territorio europeo.
Il regime turco vuole imporre la sua agenda contraria alla rivoluzione
Il regime turco è la potenza regionale che beneficia della caduta di Assad. Erdogan ha dato il via libera all'avanzata dell'Hts nelle campagne della provincia di Aleppo, ma non si aspettava né sosteneva la presa di Aleppo e Hama. Dopo la conquista di Hama, ha sostenuto l'avanzata dell'Hts verso la capitale siriana. Ha approfittato dell'offensiva dell'Hts per conquistare le città strategiche di Tel al-Rifaat e Manbij con le milizie alleate dell'Esercito nazionale (Jaish al-Watani), scacciando le milizie dell'Sdf e provocando la fuga di migliaia di famiglie curde nel territorio controllato dall'Esercito nazionale. Erdogan spera di occupare l'intera fascia di confine e di impedire manu militari la formazione di qualsiasi autorità curda autonoma in Rojava. Tali azioni si scontrano con gli obiettivi della rivoluzione, che sono sempre stati contro l'oppressione settaria o nazionale e contro la presenza di truppe straniere.
Il regime turco è diventato il principale ponte tra il governo di transizione e l'imperialismo e spera di sfruttare la ricostruzione della Siria a vantaggio del capitale turco. Le azioni delle società turche di costruzioni e cemento sono aumentate dopo l'annuncio della caduta di Assad, a dimostrazione del fatto che diverse aziende turche sperano di giocare un ruolo strategico nella ricostruzione della Siria.
Infine, il regime turco, seguendo l'esempio degli europei, prevede di rimandare in Siria parte dei tre milioni di rifugiati siriani.
Nessuna fiducia nell'Hts! Promuovere i consigli popolari e le organizzazioni operaie indipendenti!
La rivoluzione siriana ha già ottenuto libertà democratiche molto importanti, come il rilascio di migliaia di prigionieri politici, il ritorno dei rifugiati alle loro case e la libertà di espressione. L'Hts ha svolto un ruolo negativo all'inizio della rivoluzione siriana, cercando di trasformare la rivoluzione democratica in una guerra settaria. Successivamente ha iniziato ad amministrare la provincia di Idlib su base capitalistica, cooptando e/o reprimendo altre forze e senza libere elezioni.
Il mantenimento delle libertà già conquistate dipende dall'organizzazione indipendente della classe operaia e dei poveri in consigli popolari, sindacati, associazioni studentesche, organizzazioni per i diritti umani e delle donne, ecc. Queste organizzazioni devono lottare per le rivendicazioni popolari, a partire dalla formazione di tribunali del popolo per imporre punizioni ai generali e ai torturatori; e la formazione di commissioni per i diritti umani per indagare su tutti gli archivi militari e sui servizi di repressione e tortura.
È inoltre necessario lottare per libere elezioni di un'Assemblea Nazionale Costituente entro tre mesi, per redigere la nuova costituzione e assumere il potere, e per stabilire la subordinazione di tutte le milizie ai consigli del popolo.
Il governo di transizione propone di ricostruire l'economia su base capitalista attirando capitali stranieri, che metteranno la ricchezza del Paese nelle mani di una mezza dozzina di milionari associati a società straniere. La nostra proposta è di nazionalizzare i beni dei milionari, come Rami Makhlouf, e di mettere le grandi aziende sotto il controllo dei lavoratori per soddisfare i bisogni del popolo. Inoltre, è necessaria una politica di riforma agraria per espandere la produzione di cibo a basso costo per tutta la popolazione.
Rivoluzione e controrivoluzione in Medio Oriente
La questione siriana ha superato da tempo il problema della dittatura di Assad. Oggi la Siria è una delle aree di conflitto internazionale, con il rischio reale di distruzione e divisione a causa dell'intervento di varie potenze mondiali e regionali che cercano di creare un nuovo status quo o di consolidare le loro posizioni nella regione. È chiaro che grandi potenze come gli Stati Uniti e la Russia, così come potenze regionali come Israele, Arabia Saudita, Iran e Turchia, stanno cercando di trarre profitto dalla situazione in Siria per realizzare i propri progetti, che per il popolo siriano possono solo tradursi in maggiore oppressione, sfruttamento e violenza sanguinosa di nuovi conflitti settari.
L'unico modo per evitare questo pericolo è aprire una nuova ondata di rivoluzioni in tutta la regione. La Palestina è al centro dell'attenzione mondiale: lo Stato sionista di Israele sta compiendo un genocidio nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, attuando quotidianamente i suoi piani di pulizia etnica (espulsione della popolazione palestinese dalle proprie case e dalla propria terra) e di massacro.
La dichiarazione di Al-Joulani, leader della milizia Hts - con cui ha annunciato di rispettare il «cessate il fuoco» nelle Alture del Golan firmato dal dittatore siriano Hafez el-Assad nel 1974, e che non permetterà alla Siria di diventare una piattaforma per gli attacchi contro Israele - è inaccettabile, non solo perché il popolo palestinese e il popolo siriano sono fratelli nella lotta contro l'imperialismo e l'oppressione. È inaccettabile anche perché indica una strategia di ricostruzione della Siria in alleanza con l'imperialismo statunitense, europeo, russo e cinese, in combutta con le monarchie del Golfo e il regime turco, e in «pace» con Israele. Questa strategia porterà la Siria alla divisione e alla sottomissione agli interessi imperialisti.
Per difendere gli interessi del popolo lavoratore siriano, che desidera libertà e giustizia, è necessaria un'alleanza con i popoli oppressi e in primo luogo con il popolo palestinese. Al-Joulani dovrebbe esprimersi contro l'aggressione israeliana contro la Siria e il Libano, per il ritiro immediato delle truppe sioniste dalle alture del Golan; dovrebbe esprimere solidarietà incondizionata con il popolo palestinese, per la fine del genocidio a Gaza e in Cisgiordania, e per una Palestina libera, dal fiume al mare. Questo è il minimo che Al-Joulani dovrebbe fare.
Poi c'è la lotta del popolo curdo. I curdi sono una nazionalità oppressa e rappresentano il 10% della popolazione del Paese. Attualmente le milizie dell'esercito nazionale, alleate del regime turco, stanno scacciando le milizie curde dell'Sdf e assediando il Rojava. Al-Joulani e il governo di transizione dell'Hts tacciono. È necessario chiedere il ritiro delle truppe turche da tutto il territorio siriano e la fine delle aggressioni dell'esercito nazionale. È necessario garantire il diritto all'autodeterminazione del popolo curdo in Rojava, in modo che possa decidere il proprio futuro democraticamente, senza interferenze da parte del regime turco e con ampia libertà di partito. Tuttavia, non è alleandosi con gli Stati Uniti, come fa la sua leadership politica e militare, il Pyd/Sdf, che il popolo curdo otterrà il suo diritto all'autodeterminazione.
Il ritiro di tutte le truppe straniere (Israele, Usa e Turchia) e la ripresa delle basi militari russe sulla costa sono decisivi per il futuro della Siria e per la liberazione dell'intera regione.
Per cacciare le forze imperialiste dal Paese e dalla regione, è necessario chiedere una nuova ondata di rivoluzioni contro le dittature arabe, tutte alleate dell'imperialismo. La situazione in Medio Oriente richiede che a ogni progresso ne segua un altro. Non ci può essere pace con l'imperialismo, Israele o i regimi reazionari.
Per la costruzione di un partito rivoluzionario in Siria
Per portare avanti la rivoluzione, abbiamo bisogno di un nuovo partito rivoluzionario, totalmente diverso dall'Hts, un partito operaio, socialista e internazionalista. Le tre frazioni del Partito Comunista Siriano (Youssef, Bakdash e Jamil), che sono i principali partiti di sinistra, hanno tradito la rivoluzione alleandosi con la dittatura di Assad dal 1974 e sono disprezzate dal popolo lavoratore siriano.
Il nuovo partito rivoluzionario dovrà essere costruito nel vivo della rivoluzione per cambiare la direzione politica del Paese e lottare per il potere dei lavoratori, verso una Siria socialista come parte di una federazione di Paesi socialisti arabi.