Partito di Alternativa Comunista

Zaki è libero, ma non basta

Zaki è libero, ma non basta

 

Le gravi responsabilità del governo italiano

 

 

 

di Alberto Madoglio

 

 

L’8 dicembre, dopo quasi due anni di dura carcerazione preventiva nelle galere del sanguinario regime di Al Sisi, lo studente egiziano Patrick Zaki è stato finalmente scarcerato, benché non assolto. La sua vicenda giudiziaria ha colpito molto tutti i settori democratici, progressisti e della sinistra di classe nel Paese: Patrick è uno studente presso l’Università di Bologna e la sua vicenda ricorda molto da vicino il caso di Giulio Regeni, il ricercatore assassinato dal regime del Cairo.
La pretestuosa accusa con la quale è stato per lunghissimi mesi incarcerato e sottoposto a una vera e propria tortura psicologica - e molto probabilmente anche fisica - è stata di aver postato su un social media critiche al regime dittatoriale del Cairo (accusa che lui e suoi legali hanno tra l’altro sempre respinto).
Oggi, grazie alla pressione di larghi settori democratici e classisti, la vicenda ha avuto un primo risultato positivo, ma la battaglia non è vinta in maniera definitiva, in quanto nei prossimi mesi verrà sottoposto a un processo, e sarebbe illusorio fare affidamento sull’imparzialità dei giudici di quel Paese.
Chi non dovrebbe invece rallegrarsi della sua liberazione sono i vari governi, sostenuti dai partiti borghesi di destra e «sinistra» che, in nome della «realpolitik» e della difesa dei profitti che importanti multinazionali (Eni e tutta la galassia dell’industria militare) fanno nel Paese nord africano, hanno cercato in tutti modi di non irritare troppo il premier Al Sisi, nel timore che questi favorisse i concorrenti delle imprese italiane. Le presunte pressioni del governo italiano per ottenerne la liberazione sono state solo di facciata, mentre dietro le quinte il sostegno al regime non è mai venuto meno, cosa per certi versi non sorprendente dato che da quasi mezzo secolo l’Egitto è uno dei migliori alleati dell’imperialismo in Medio Oriente.
La liberazione di Zaki è una notizia positiva: da parte nostra ci auguriamo che al più presto possa tornare alla sua università a Bologna e che le accuse contro di lui siano definitivamente archiviate. Sono però migliaia i prigionieri politici, attivisti sindacali, attivisti per la difesa dei diritti civili che ancora oggi si trovano nelle carceri egiziane, vessati da un regime brutale e da una polizia segreta famosa in tutto il mondo per la sua crudeltà.
La loro liberazione, così come quella di milioni di egiziani costretti a vivere sotto il tallone di ferro della giunta militare, potrà avvenire solo e se nel Paese riprenderà forza quel movimento rivoluzionario che un decennio fa, cacciando l’allora presidente Mubarak, aveva rappresentato forse il punto più alto delle cosiddette Primavere arabe. Un movimento rivoluzionario che, stavolta, dovrà trovare sbocco nella costruzione di Stati socialisti: a tal fine è necessario costruire anche in Egitto quella direzione politica operaia rivoluzionaria che a oggi manca. La Lega Internazionale dei Lavoratori – Quarta Internazionale darà il suo contributo in tal senso.

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