COME USCIRE DALLA CRISI
La Spagna sta vivendo una crisi economica pesantissima (non lontana da quella greca). Il tasso di disoccupazione ha toccato a marzo il nuovo record storico di oltre 4.166.000 di senza lavoro. Il governo di Zapatero ha prospettato una manovra di "austerità", con tagli al bilancio di circa 50 miliardi di euro in tre anni, per uscire dalla recessione e rientrare nel paramentro europeo del 3% di deficit rispetto al pil. Il deficit è attualmente all'11,4%. Secondo gli economisti borghesi la situazione della Spagna è talmente grave che potrebbe diventare il principale paese a rischio della zona euro, ancora più della Grecia.
Ma di fronte a questa ulteriore provocazione Zapatero ha dovuto incassare la prima protesta dal 2004 dei due principali sindacati spagnoli, la Ugt e le Comisiones Obreras (Ccoo), suoi sostenitori. Il 23 febbraio, 60 mila manifestanti sono scesi in piazza a Madrid, 50 mila a Barcellona e 30 mila a Valencia, le tre manifestazioni hanno aperto una serie di proteste proseguite fino al 27 febbraio. Dopo le prime dimostrazioni Zapatero ha fatto una mezza marcia indietro dicendosi pronto a discutere con i sindacati. Gli spagnoli però non possono dirsi tranquilli, i maggiori sindacati sono fedelissimi del governo e hanno fatto passare le peggiori nefandezze in silenzio. La classe operaia spagnola è storicamente forte, ma priva, purtroppo, di un partito comunista rivoluzionario capace di guidare le lotte: finché non si costruirà un'organizzazione di classe (in questo compito sono impegnati in prima fila i nostri compagni della sezione spagnola della Lit) i lavoratori saranno costretti ad ingoiare ancora molti rospi.
La riforma sanitaria di Obama è definitivamente legge. Il Presidente degli Stati Uniti, che si sta rivelando una grande delusione per i suoi sostenitori, rischiava moltissimo se la riforma non fosse passata. Gli americani però si accorgeranno presto che anche questa riforma è soltanto l'ennesima truffa. I costi infatti ricadranno interamente sulle spalle dei lavoratori attraverso un poderoso aumento di tasse, contributi e attraverso importanti tagli alle agevolazioni pubbliche. Medicare, il programma federale che garantisce la copertura per le spese mediche degli anziani, subirà un taglio di 500 miliardi, inoltre entrambi i programmi, Medicare e Medicaid (agevolazioni per i poveri), verranno ridimensionati a favore del nuovo piano di sussidi per chi stipula un'assicurazione privata. La riforma impone, con poche eccezioni, l’obbligo per ogni cittadino di disporre di un’assicurazione sanitaria attraverso i piani offerti dalle assicurazioni private, dai datori di lavoro o dallo stato, per i pochi beneficiari che ne possono usufruire. Ciò equivale a una manna dal cielo per assicurazioni e imprenditori e a un'ennesima batosta per i lavoratori che si vedranno costretti a stipulare un'assicurazione sanitaria pur non potendosela permettere. Di fatto la riforma non modifica nulla di importante: il sistema delle assicurazioni private non viene smantellato, ma anzi rafforzato, il problema delle spese a totale carico dei cittadini non viene nemmeno affrontato e, nonostante l'inserimento dell'assicurazione obbligatoria, si stima che nel 2019 almeno 23 milioni di persone rimarranno ancora privi di una copertura sanitaria.
Nella percezione comune, Zapatero e Obama incarnano la figura di leader progressisti, alternativi al modello della destra mondiale. In realtà, al di là delle suggestioni, entrambi portano avanti lo stesso programma dei governi reazionari, che altro non è che il programma della borghesia.
La storia passata e recente ci insegna che le uniche conquiste possibili passano per le mobilitazioni e l'indipendenza di classe dei lavoratori dai governi della borghesia, siano di centrodestra o di centrosinistra. Spagna e Stati Uniti dimostrano, una volta di più, che nessun governo borghese può essere “amico” dei lavoratori. In una società divisa in classi, qualsiasi governo non è altro che il comitato d'affari della borghesia: l'unico governo amico dei lavoratori sarà quello dei lavoratori per i lavoratori.