Partito di Alternativa Comunista

Decreto sicurezza bis Sempre più razzismo e repressione

Decreto sicurezza bis
Sempre più razzismo e repressione
 
 sicurezza_bis
 
 
di Daniele Cofani
 
 
Durante la recente vigilia delle elezioni europee del 26 maggio, il capitano Matteo Salvini ha proposto al governo giallo-verde una bozza di decreto legge (18 articoli), da subito denominato "decreto sicurezza bis", riguardante appunto ancora tematiche sull’immigrazione e la sicurezza. Nella prima bozza messa in discussione, il ministro della sicurezza tira molto in alto chiaramente con l’intento di guadagnarsi ulteriore attenzione pre-elettorale su argomentazioni che negli ultimi anni hanno fatto la sua personale fortuna e quella della Lega. L’eventuale dispositivo avrebbe, tra i suoi principali obiettivi, criminalizzare coloro che mettono in atto qualsiasi tipo di soccorso in mare relativo a imbarcazioni di migranti in pericolo o alla deriva, acuire la repressione contro attivisti e lavoratori in lotta andando ancora di più a incidere sul diritto di dissenso e manifestazione, aumentare i fondi per i rimpatri e per le forze dell’ordine.
Da subito si è manifestata un’apparente e stizzita opposizione da parte di Di Maio e del premier Conte, come anche dal presidente della repubblica Mattarella, non tanto per i contenuti espressi, ma per l’evidente affronto elettorale di Salvini su tematiche dove ormai è evidente il monopolio della Lega. Di Maio, infatti, nel tentativo rincorrere l’avanzata leghista, è rimasto sul terreno dell’anti-immigrazione, arrivando a dichiarare che nel decreto bis sarebbero insufficienti le azioni proposte a garanzia di una vera politica dei rimpatri utile e opportuna per consolidare il primo decreto sicurezza, il quale ha reso di fatto clandestini migliaia di immigrati attraverso la revoca del permesso umanitario. Nulla dice invece sulle vergognose proposte in calce al Dl e, senza neanche abbozzare una falsa opposizione, si rimette alle considerazioni del Quirinale che, invocando il rispetto della Costituzione italiana, con tutti i suoi evidenti limiti, nulla o poco può fare per contenere l’ennesimo attacco agli immigrati e a chi ogni giorno lotta a difesa dei diritti sociali e del lavoro.
Per entrare nel dettaglio, questa nuova proposta di legge proponeva, in prima battuta, per quanto riguarda i soccorsi in mare (art.1 e art.2), delle multe da 3.500 a 5.500 per ogni migrante portato in salvo dai soccorritori su territorio italiano e la revoca o la sospensione della licenza di navigazione per le imbarcazioni italiane coinvolte negli eventuali salvataggi; inoltre proponeva che il controllo delle acque territoriali passasse dal Mit direttamente sotto la competenza del Ministero degli interni che avrebbe potuto decidere autonomamente su limitazioni e diniego di navigazione a navi e imbarcazioni per motivi di ordine e sicurezza pubblica appellandosi al reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. 
 
Ancora razzismo e repressione
Anche nella versione bis Salvini si porta a casa il malloppo colmo di razzismo e repressione con la complicità di Di Maio e i soci a 5 stelle.
Nei pochi giorni che dividono la presentazione della bozza e l’approvazione del Dl, sono stati il 1° e 2°articolo che hanno acceso il dibattito all’interno del governo e delle istituzioni riguardo soprattutto ad alcune controversie su normative nazionali e internazionali, ma il tutto si è risolto con delle piccole modifiche senza scalfirne l’indirizzo vessatorio: è stata stralciata la parte riguardante le multe che però sono state sostituite comunque da sanzioni da 10mila a 50mila euro al comandante, prevedendo la confisca della nave in caso di reiterazione del reato con immediato sequestro cautelare; inoltre si è risolta la controversia in merito alla competenza del controllo delle acque territoriali nazionali rendendola di fatto collettiva aggiungendo nell’articolo che: <<Il provvedimento è adottato di concerto con il Ministro della difesa e con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, secondo le rispettive competenze, informandone il Presidente del Consiglio dei ministri>>. Vengono invece confermati nuovi fondi e introdotte modifiche giuridiche per intensificare l’attività di controllo e investigazione su tali tematiche come ad esempio l’utilizzo delle intercettazioni telefoniche e di agenti, di origine straniera, sotto copertura. Infine viene eliminato un passaggio del Dl in cui si comminava la pena da uno a tre anni a chi, nelle manifestazioni di piazza, ostacolasse la pubblica sicurezza <utilizzando scudi o altri oggetti o materiali, anche imbrattanti o inquinanti>>.
Queste sono le uniche modifiche apportate alla bozza inizialmente presentata e la falsa alzata di scudi del premier Conte e del capo politico M5S Di Maio è stata, prima del 26 maggio, utilizzata ai soli fini elettorali per poi dimostrarsi funzionale, anche e soprattutto, a riequilibrare la divisione di poteri e competenze tra le varie entità governative e istituzionali, tra cui la magistratura, soprattutto per quanto concerne il controllo delle acque territoriali. In tutto ciò i 18 articoli, presenti nel Dl bis, sono stati solo lievemente modificati e la maggioranza è rimasta del tutto immutata rispetto alla prima bozza andando ora a peggiorare visibilmente quello che era già un dispositivo altamente repressivo come il primo decreto sicurezza Salvini.
Tra le novità più dispotiche che vanno a colpire le prassi quotidiane di lotta durante scioperi e manifestazioni, irrigidendo il testo unico di polizia che risale all’epoca mussoliniana, ritroviamo la reclusione fino a 4 anni per chi usa razzi, fumogeni o petardi in piazza o nei picchetti e la reclusione fino a 5 anni per chi danneggia cose altrui. Inoltre ritroviamo un ulteriormente giro di vite per quanto riguarda il daspo per le manifestazioni sportive, utilizzato da anni come un esperimento sociale contro "la violenza negli stadi" ma poi riproposto in tutte le sue salse per arginare le lotte sociali e del lavoro soprattutto di piazza, vedi daspo urbano. Tutto ciò accade in un Paese in cui il diritto di sciopero, di azione sindacale e di manifestazione subisce già pesanti restrizioni a causa di leggi antisciopero come la L. 146/90, e accordi che ledono il diritto di rappresentanza sindacale nei luoghi di lavoro (TUR), è per questo che abbiamo deciso di  aderire e sottoscrivere la campagna (1) contro il decreto Salvini e Salvini bis proposta dal Fronte di Lotta No Austerity dando disponibilità a ogni azione di lotta soprattutto in previsione del prossimo dibattito parlamentare prima che il decreto diventi a tutti gli effetti legge.
 

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