Partito di Alternativa Comunista

A tre anni dall

Milano

A tre anni dall’elezione di Pisapia a sindaco con l’appoggio dei “comunisti”

Il tramonto delle illusioni (e degli “illusi”)

di Matteo Bavassano

Nel 2011 l’uragano arancione di Pisapia a Milano (e in modo minore di De Magistris a Napoli) contribuì a dare una prima spallata al governo Berlusconi (che sarebbe poi stato sostituito in novembre da Monti). Nelle intenzioni degli “illusi” dirigenti della sinistra “radicale” la candidatura di Pisapia doveva essere il passaporto per la ricostituzione del centrosinistra a livello nazionale (per rientrare al governo e non per rimanere solamente nei consigli e nelle giunte regionali). La costruzione della candidatura di Pisapia parte nel 2010, quando l’avvocato (ex Democrazia proletaria, ex Soccorso rosso militante ed ex deputato Prc allora in Sel) vince le primarie di centrosinistra con l’appoggio di Rifondazione e Sel contro il candidato Pd Stefano Boeri. L’appoggio offerto dalla sinistra a Pisapia era, appunto, in funzione della successiva pretesa della sinistra di rientrare nel futuro centrosinistra quando sarebbe caduto Berlusconi, ovviamente sacrificando a questo progetto politico qualsiasi considerazione su come avrebbe effettivamente operato Pisapia: nel libro uscito durante la campagna nazionale l’allora candidato sindaco spiega come fosse stato convinto a candidarsi dalla madre che sosteneva che solo lui era in grado di attrarre i voti della “borghesia illuminata”. Non, quindi, un progetto politico alternativo a quello di Boeri, non un interesse a favore delle classi sociali più disagiate di Milano, ma un puro calcolo elettorale opportunistico stavano dietro alla candidatura di Pisapia. Ma i maggiori illusi furono, purtroppo, tanti giovani e militanti che al “riformismo” di Pisapia ci credevano davvero, credevano alla sua storia radicale e alle bugie dei loro dirigenti; e non furono solo i riformisti a crederci, ma anche tutta la galassia dei centri sociali, dal Leoncavallo allo Zam (su cui dovremo tornare). Mi ricordo bene l’aria di fermento che si respirava negli ultimi due mesi di campagna elettorale, con giovani attivisti che facevano banchetti, attaccavano adesivi, andavano ai comizi e ai concerti della campagna elettorale, tutto questo anche per un odio diffuso e generale verso la candidata a sindaco del centrodestra, Letizia Moratti, predecessore della Gelmini all’istruzione e a sua volta autrice di una molto contestata riforma della scuola.

Dopo l’illusione, la delusione

Ma l’illusione si è trasformata in delusione e in demoralizzazione: dove sono andati a finire ora tutti quei militanti di Rifondazione e dei centri sociali che appoggiavano Pisapia? Dopo tre anni di Giunta “di sinistra” c’è stato qualche cambiamento significativo? No. L’Expo è ancora all’ordine del giorno, gli sgomberi delle case occupate continuano come se niente fosse e sono ricominciati anche gli sgomberi dei Cs, il primo quello di Macao, centro sociale a vocazione prettamente artistica e culturale che era nato qualche mese dopo la nascita della nuova amministrazione e prontamente sgomberato dal sindaco. Lo Zam è stato anch’esso sgomberato come premio per l’appoggio elettorale, segno che quando ci sono degli interessi economici in ballo, questi vengono sempre e comunque prima di tutto. Purtroppo, però, dubitiamo che tutto questo sarà di lezione a quelli che adesso fanno una finta opposizione a Pisapia perché offesi per essere stati sloggiati, temiamo che domani saranno pronti a svendere ancora i loro voti al primo che prometterà loro qualche concessione. Questo succede quando si perde qualsiasi criterio politico oltre alla propria sopravvivenza. È quanto è successo anche al Prc che, in profonda crisi economica, ha cominciato a liquidare qualsiasi dignità politica residua per cercare ossessivamente una via per il ritorno in parlamento, come obiettivo minimo, e possibilmente al governo. L’operazione di sostegno acritico a Pisapia è stato questo, e non a caso ha dato vita al centrosinistra della foto di Vasto, abortito poco dopo, in cui però c’era solo Sel: il Prc non lo volevano comunque! Nella sua ricerca ossessiva di un posto al sole del parlamento Rifondazione si è buttata prima con Ingroia e ora con Tsipras, coi risultati che ben conosciamo e che presumibilmente l’attenderanno ancora. Ma è andata a meglio a Milano dove, dopo tutto, Rifondazione governa? Beh direi di no, visto che il Prc ingoia continuamente rospi da tutte le parti: l’ultimo caso è stato un consigliere di zona milanese che ha dovuto dimettersi per aver scritto una frase su facebook riguardo alle foibe. La cosa più imbarazzante, e che ha scosso molti degli attivisti onesti del Prc, è che la segretaria regionale ha condannato con un comunicato il compagno di partito, ovviamente per mantenere i piccoli posti e vantaggi che avevano ottenuto.

Non ci sono facili scorciatoie

Dopo tre anni al governo Rifondazione a Milano appare ai minimi storici (e questo non è un fenomeno solo milanese): l’esperienza della giunta Pisapia (unita beninteso a tutte le batoste elettorali) hanno profondamente spaccato il partito, un partito che comunque a Milano aveva una sua consistenza e che ora ha perso molti militanti che, purtroppo, si sono allontanati, delusi, dalla politica. Un partito, il Prc,  che ormai è diviso tra un vertice marcatamente opportunista e pochi attivisti e militanti, spesso anziani, che non escono dal loro partito , a volte solo per il legame affettivo che li lega ad esso. Un partito che appare senza una prospettiva anche sul locale, che non si capisce nemmeno se è al governo o all’opposizione dato che la base non condivide molte delle scelte di Pisapia. Alternativa comunista è stato l’unico partito di sinistra che non ha appoggiato in alcun modo Pisapia. Anche il Pcl di Ferrando ha dato indicazione di voto per il centrosinistra al ballottaggio, sempre per “battere le destre”. I lavoratori non se ne fanno niente delle illusioni di riformisti, autonomi e centristi. Solo le lotte possono garantire migliori condizioni lavorative e di vita, solo un partito con una prospettiva rivoluzionaria può guidare le lotte verso le loro necessarie conseguenze, unendole e centralizzandole. Non è facile costruire un tale partito, ma non si possono ingannare i lavoratori. Scorciatoie non ce ne sono. Né autonomia, né riformismo, ma lotta di classe per il socialismo!

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