Una lezione di lotta di classe
L’occupazione dell’aeroporto, per esempio, e se il costo sono i voli cancellati chi se ne importa?
Il governo ha prodotto vuote promesse come il ribasso del costo dell'energia elettrica a favore dell'Alcoa, ma gli stessi lavoratori ci avevano messi in guardia quando tempo fa li abbiamo incontrati: “se la promessa non è a prova di Europa, ovvero di bocciatura di cosiddetti aiuti pubblici, allora saremo punto e daccapo”. E così è stato. Accolto l'accordo del governo, con lo scetticismo di chi ha già capito che si vuol prendere tempo, centinaia di operai hanno invaso l'aeroporto di Elmas-Cagliari per bloccarne l'attività. La repressione poliziesca non ha tardato a farsi viva, ma gli operai non hanno mollato ed hanno attraversato i campi di decollo e atterraggio.
Poi a Roma davanti ai palazzi del potere e quindi ancora in corteo insieme a tutti gli altri lavoratori sardi, affluiti in massa allo sciopero regionale generale proclamato dai sindacati confederali, in realtà complici essi stessi della rovina della classe operaia sarda.
E si badi bene qui non si tratta di affermare che siamo noi questa guida, ma di prendere atto che i lavoratori hanno dettato una linea esplicita ed intransigente, precisa e circostanziata che ogni partito, ogni organizzazione comunista rivoluzionaria deve far propria pena la totale alienazione dalla realtà degli sfruttati. Una linea che noi facciamo nostra e porremo in ogni assemblea in ogni dibattito rilanciando la parola d’ordine del governo operaio, dell'occupazione delle fabbriche in crisi e sane, perché la fabbrica che non viene chiusa oggi, sarà vittima della macelleria sociale capitalista per il domani.
Questo per quanto riguarda la crisi di linea politica, mentre per quella sindacale dovrebbero bastare i fischi indirizzati durante il comizio dello sciopero ai dirigenti confederali.
Certamente mancano ai lavoratori l’una e l’altra guida.
Gli operai Alcoa dicono con la loro lotta gridano portateci alla lotta, non fateci arretrare. Ma quelli sordi alle rivendicazioni di classe, snocciolano teoremi di sviluppo, riformismo e richieste di finanziamento pubblico, che impantanano la lotta stessa in una pozzanghera di incontri inconcludenti e tavoli traballanti ed inutili.
A rinviare la rovina forse, ma non ad evitarla.
Bisogna “Guardare in faccia la realtà, non cercare la linea di minore resistenza, chiamare le cose con il loro nome, dire la verità alle masse per quanto amara sia, non aver paura degli ostacoli, essere fedeli nelle piccole cose come nelle grandi, osare quando giunge l'ora dell'azione: queste sono le norme della IV Internazionale, che ha dimostrato di saper andare contro corrente e sarà sulla cresta dell'ondata storica che si avvicina”(Lev Trotsky, Programma di transizione).
È arrivato il momento di apprendere dal coraggio, dalla dignità, dalla lotta degli operai dell’Alcoa il più grande insegnamento che servirà a curare i mali della nostra civiltà: la lotta di classe. E non dobbiamo avere paura nel dire loro: siate voi guida e mente di questa rivincita sociale. Ma attenti, con questi dirigenti politici e sindacali la sorte è segnata: cassa integrazione (il tabù che a qualche pseudo formazione comunista può ancora apparire come una linea invalicabile) e licenziamenti. Dobbiamo avere il coraggio di dire: non arrendetevi, scioperate, occupate le fabbriche, difendetele, dirigetele.
“La crisi attuale della civiltà umana è la crisi della direzione proletaria. Gli operai avanzati, riuniti attorno alla IV Internazionale, indicano alla loro classe la via per uscire dalla crisi. Le propongono un programma basato sull'esperienza internazionale della lotta emancipatrice del proletariato e di tutti gli oppressi in generale” (Lev Trotsky, Programma di transizione).
Operai! Il PdAC è con voi!