Le manifestazioni delle ultime
settimane
Rifuggito dalla sinistra antagonista l’avvio di
un percorso continuato d’opposizione, culminante in una mobilitazione unitaria a
Roma contro il governo, a prendere la piazza –con forza e determinazione- hanno
pensato gli immigrati, con la partecipata manifestazione a Roma del 28 ottobre;
una manifestazione che per ora è stata il momento di lotta più alto contro
Prodi, dal suo insediamento a Palazzo Chigi.
Una lotta, quella degli
immigrati, che –beninteso- proseguirà nei prossimi mesi, con l’eventuale
sciopero generale degli stranieri in Italia.
Il PdAC, già promotore del
corteo del 28-10 a fianco del Comitato Immigrati in Italia, sosterrà questa
lotta, tanto più dopo il varo dell’infame “Pacchetto Sicurezza” di Amato (sulla
cui analisi si rimanda agli articoli del nostro sito)* e della terribile
montatura razzista contro Rom e Romeni.
Questo crogiolo di contestazioni ha abbracciato
ancora il corteo contro gli F-35 tenutosi a Cameri (Novara) domenica 4 novembre;
i primi blocchi a Vicenza contro la bonifica dell’area sulla quale verrà
costruita la nuova base americana; e si è, per il momento, concluso con lo
sciopero generale del 9 novembre che -quantunque tardivo, spezzettato e
eccessivamente limitato nei propositi dei suoi principali organizzatori- ha
registrato un importante successo in diversi settori del mondo del lavoro (a
partire dall’Alitalia, dalla Fiat di Melfi e Pomigliano) e ha coinvolto
tantissimi giovani e precari.
Queste piccole, ma importanti tappe di
mobilitazione hanno iniziato a smuovere i primi brandelli di coscienza nel
popolo della sinistra radicale e rappresentano, ad oggi, una spinta positiva per
la ricostruzione di un largo e vasto movimento di massa contro le manovre del
Capitale e dei suoi governi di centrodestra e centrosinistra.
L’eliminazione della manifestazione del
24 novembre contro il governo. Un’occasione mancata
Nondimeno, questo autunno di lotte ha già subito
un vistoso quanto grave ridimensionamento, per l’azione combinata della sinistra
istituzionale e di alcuni settori della sinistra antagonista, che hanno pensato
bene di affossare, giorni fa, la manifestazione nazionale contro il governo,
prevista per il 24 novembre a Roma e già annunciata al termine dell’assemblea
nazionale dei movimenti tenutasi sempre nella capitale lo scorso 7 ottobre.
L’hanno annullata dando vita, al contempo, a una contro-iniziativa, quale sarà
nei fatti la manifestazione convocata a Genova per questo sabato.
Nel suo senso di iniziativa a difesa dei 25
arrestati, accusati ingiustamente di devastazione e saccheggio nelle giornata
del G8, la manifestazione del 17 novembre va, nonostante tutto, sostenuta (e
bisogna aggiungere che i 25 arrestati pagano sulla propria pelle non soltanto le
bugie e il cinismo di questo governo, ma innanzitutto l’irresolutezza della
sinistra radicale nell’opporsi con coerenza ad un Esecutivo che sta compiendo a
pieno la sua vendetta contro i movimenti); tuttavia, va parimenti letta per
quelle che sono le sue reali ragion d’essere:
a) La manifestazione di Genova nasce (almeno
nella volontà degli organizzatori) innanzitutto per bloccare il corteo del 24
novembre; l’unico corteo contro il governo annunciato per quest’autunno. Non è
un caso che sia stato indetta solo pochi giorni fa e che trovi tra i suoi più
convinti sostenitori gli stessi soggetti politici che sono scesi in piazza il 20
ottobre nella manifestazione-farsa della Cosa Rossa;
b) La manifestazione è atta a garantire ad
alcuni settori della sinistra movimentista (a partire dai centri sociali,
capeggiati da Global Project di Casarini) la preservazione del proprio spazio
privilegiato d’intervento (non è un mistero che, per ragioni di reclutamento e
“marketing” politico, i centri sociali vedano nello scontro con le forze
dell’ordine il baricentro primo ed ultimo della propria attività), a detrimento
della costruzione di un terreno più sviluppato d’opposizione contro il
governo;
c) La manifestazione nasce inoltre per agevolare
il ritorno dei movimenti del Prc che –anche qui, non a caso- è il regista
dell’operazione. Il Prc ha pensato bene che, ad un mese dalla importante
manifestazione di Vicenza del 15 dicembre e a fronte di un quadro governativo
sempre più traballante, fosse utile “sondare la piazza” e reinvestire sugli
stessi movimenti che in due anni di governo ha tradito.
Il Partito di Alternativa Comunista, in sede di
riunione del “Patto contro la precarietà” che raggruppa una buona parte dei
rappresentati della sinistra antagonista, ha segnalato quest’inganno, purtroppo
senza il sostegno del sindacalismo di base, della Rete dei Comunisti e del Pcl,
che hanno supinamente accettato la cancellazione del 24 novembre.
Al
contempo, e anche qui nel totale silenzio del “Patto”, abbiamo invitato le altre
organizzazioni a individuare un’altra data per soddisfare la richiesta e la
rabbia di migliaia di lavoratori (come quelli che hanno votato No al referendum
sugli accordi di luglio e hanno scioperato il 9 novembre) e giovani (come quelli
che hanno contestato Epifani a Roma e Salerno e stanno iniziando ad occupare le
Facoltà universitarie) che stanno chiedendo ormai da un anno di manifestare
contro Prodi e Padoa-Schioppa.
Costruiamo un movimento plurale,
unitario, democraticamente organizzato, che organizzi la cacciata del
governo.
Facciamo come in Francia!
Abbiamo più volte sottolineato come la mancanza
di una struttura nazionale e di comitati locali, democraticamente eletti e
organizzati (con diritto di voto e la possibilità di prendere a maggioranza
delle decisioni, senza le sorprese e i colpi di mano cui abbiamo assistito
nel “Patto”) arresti la crescita dei movimenti e generi i problemi di cui
sopra.
Continuiamo a ribadire che solo costituendo queste strutture –unitarie
e amalgamanti l’intero arcipelago del “no al governo”- possiamo vincere le
nostre battaglie e mandare a casa questo governo razzista, anti-operaio e
guerrafondaio.
E' necessario insomma un fronte unico di lotta organizzato che
riattivi anche i settori più sopiti della società, insieme a quelli più
coscienti e combattivi, in un vero sciopero generale contro il governo. Se non
ora, quando?
Non chiediamo la luna: è quanto stanno già facendo i giovani
francesi, che da due settimana hanno occupato le Università (come quelle di
Tolosa, Rennes, Lille, Tours, Rouen, Caen, Strasburgo, Lione, Nancy, Perpignan,
Nantes, ecc…), si sono ripetutamente riuniti –votando per alzata di mano- nelle
Assemblee Generali e hanno già lanciato diverse manifestazioni insieme con
immigrati, insegnanti, ferrovieri e con tutti i lavoratori del pubblico impiego.
E’ proprio il caso di dirlo: ancora una volta, facciamo come in Francia!
(*) In proposito, si leggano le ributtanti dichiarazioni
rilasciate su Repubblica del 5-11 dal vicepresidente del Senato
Milziade Caprili (già coordinatore della mozione bertinottiana all'ultimo
congresso del Prc) che sposando in pieno il Pacchetto securitario di Amato ha
affermato:
“ Non me la sento di unirmi a quanti dicono che la sinistra,
approvando quel decreto, diventa afona, perde la sua voce. O peggio, razzista, e
fascista”
e, rispetto alla permanenza in Italia di Rom e Romeni in Italia,
ha aggiunto: “Una parte continua a creare problemi di criminalità, e i reati
vanno perseguiti. Gli altri che non hanno reddito dovrebbero essere, nel
rispetto di tutti i diritti della persona, rimandati in Romania”.