Partito di Alternativa Comunista

CONTRO IL GOVERNO RAZZISTA E GUERRAFONDAIO

CONTRO IL GOVERNO RAZZISTA E GUERRAFONDAIO
UNITA’ DELLE LOTTE!
SCIOPERO GENERALE PROLUNGATO E UNITARIO!
 
 
di Roberto Angiuoni
 
All’immediata vigilia del voto al Senato su una nuova Finanziaria di “lacrime e sengue”,  che prevede finanziamenti a pioggia alle grandi imprese, altri tagli alla spesa sociale,  pingui fondi all’industria militare; una Finanziaria finora sostenuta nei suoi passaggi più importanti dalla costituenda “Cosa Rossa” e, nei fatti, da Sinistra Critica di Turigliatto e Cannavò, crescono, in un positivo effetto domino, le contestazioni contro le politiche dell’Unione.
Le manifestazioni delle ultime settimane
Rifuggito dalla sinistra antagonista l’avvio di un percorso continuato d’opposizione, culminante in una mobilitazione unitaria a Roma contro il governo, a prendere la piazza –con forza e determinazione- hanno pensato gli immigrati, con la partecipata manifestazione a Roma del 28 ottobre; una manifestazione che per ora è stata il momento di lotta più alto contro Prodi, dal suo insediamento a Palazzo Chigi.
Una lotta, quella degli immigrati, che –beninteso- proseguirà nei prossimi mesi, con l’eventuale sciopero generale degli stranieri in Italia.
Il PdAC, già promotore del corteo del 28-10 a fianco del Comitato Immigrati in Italia, sosterrà questa lotta, tanto più dopo il varo dell’infame “Pacchetto Sicurezza” di Amato (sulla cui analisi si rimanda agli articoli del nostro sito)* e della terribile montatura razzista contro Rom e Romeni.
Questo crogiolo di contestazioni ha abbracciato ancora il corteo contro gli F-35 tenutosi a Cameri (Novara) domenica 4 novembre; i primi blocchi a Vicenza contro la bonifica dell’area sulla quale verrà costruita la nuova base americana; e si è, per il momento, concluso con lo sciopero generale del 9 novembre che -quantunque tardivo, spezzettato e eccessivamente limitato nei propositi dei suoi principali organizzatori- ha registrato un importante successo in diversi settori del mondo del lavoro (a partire dall’Alitalia, dalla Fiat di Melfi e Pomigliano) e ha coinvolto tantissimi giovani e precari.
Queste piccole, ma importanti tappe di mobilitazione hanno iniziato a smuovere i primi brandelli di coscienza nel popolo della sinistra radicale e rappresentano, ad oggi, una spinta positiva per la ricostruzione di un largo e vasto movimento di massa contro le manovre del Capitale e dei suoi governi di centrodestra e centrosinistra.
 
L’eliminazione della manifestazione del 24 novembre contro il governo. Un’occasione mancata
Nondimeno, questo autunno di lotte ha già subito un vistoso quanto grave ridimensionamento, per l’azione combinata della sinistra istituzionale e di alcuni settori della sinistra antagonista, che hanno pensato bene di affossare, giorni fa, la manifestazione nazionale contro il governo, prevista per il 24 novembre a Roma e già annunciata al termine dell’assemblea nazionale dei movimenti tenutasi sempre nella capitale lo scorso 7 ottobre. L’hanno annullata dando vita, al contempo, a una contro-iniziativa, quale sarà nei fatti la manifestazione convocata a Genova per questo sabato.
Nel suo senso di iniziativa a difesa dei 25 arrestati, accusati ingiustamente di devastazione e saccheggio nelle giornata del G8, la manifestazione del 17 novembre va, nonostante tutto, sostenuta (e bisogna aggiungere che i 25 arrestati pagano sulla propria pelle non soltanto le bugie e il cinismo di questo governo, ma innanzitutto l’irresolutezza della sinistra radicale nell’opporsi con coerenza ad un Esecutivo che sta compiendo a pieno la sua vendetta contro i movimenti); tuttavia, va parimenti letta per quelle che sono le sue reali ragion d’essere:
a) La manifestazione di Genova nasce (almeno nella volontà degli organizzatori) innanzitutto per bloccare il corteo del 24 novembre; l’unico corteo contro il governo annunciato per quest’autunno. Non è un caso che sia stato indetta  solo pochi giorni fa e che trovi tra i suoi più convinti sostenitori gli stessi soggetti politici che sono scesi in piazza il 20 ottobre nella manifestazione-farsa della Cosa Rossa;
b) La manifestazione è atta a garantire ad alcuni settori della sinistra movimentista (a partire dai centri sociali, capeggiati da Global Project di Casarini) la preservazione del proprio spazio privilegiato d’intervento (non è un mistero che, per ragioni di reclutamento e “marketing” politico, i centri sociali vedano nello scontro con le forze dell’ordine il baricentro primo ed ultimo della propria attività), a detrimento della costruzione di un terreno più sviluppato d’opposizione contro il governo;
c) La manifestazione nasce inoltre per agevolare il ritorno dei movimenti del Prc che –anche qui, non a caso- è il regista  dell’operazione. Il Prc ha pensato bene che, ad un mese dalla importante manifestazione di Vicenza del 15 dicembre e a fronte di un quadro governativo sempre più traballante, fosse utile “sondare la piazza” e reinvestire sugli stessi movimenti che in due anni di governo ha tradito.
Il Partito di Alternativa Comunista, in sede di riunione del “Patto contro la precarietà” che raggruppa una buona parte dei rappresentati della sinistra antagonista, ha segnalato quest’inganno, purtroppo senza il sostegno del sindacalismo di base, della Rete dei Comunisti e del Pcl, che hanno supinamente accettato la cancellazione del 24 novembre.
Al contempo, e anche qui nel totale silenzio del “Patto”, abbiamo invitato le altre organizzazioni a individuare un’altra data per soddisfare la richiesta e la rabbia di migliaia di lavoratori (come quelli che hanno votato No al referendum sugli accordi di luglio e hanno scioperato il 9 novembre) e giovani (come quelli che hanno contestato Epifani a Roma e Salerno e stanno iniziando ad occupare le Facoltà universitarie)  che stanno chiedendo ormai da un anno di manifestare contro Prodi e Padoa-Schioppa.
 
Costruiamo un movimento plurale, unitario, democraticamente organizzato, che organizzi la cacciata del governo.
Facciamo come in Francia!
Abbiamo più volte sottolineato come la mancanza di una struttura nazionale e di comitati locali, democraticamente eletti e organizzati (con diritto di voto e la possibilità di prendere a maggioranza delle decisioni, senza le sorprese e i colpi di mano cui abbiamo assistito nel “Patto”) arresti la crescita dei movimenti e generi i problemi di cui sopra.
Continuiamo a ribadire che solo costituendo queste strutture –unitarie e amalgamanti l’intero arcipelago del “no al governo”- possiamo vincere le nostre battaglie e mandare a casa questo governo razzista, anti-operaio e guerrafondaio.
E' necessario insomma un fronte unico di lotta organizzato che riattivi anche i settori più sopiti della società, insieme a quelli più coscienti e combattivi, in un vero sciopero generale contro il governo.  Se non ora, quando?
Non chiediamo la luna: è quanto stanno già facendo i giovani francesi, che da due settimana hanno occupato le Università (come quelle di Tolosa, Rennes, Lille, Tours, Rouen, Caen, Strasburgo, Lione, Nancy, Perpignan, Nantes, ecc…), si sono ripetutamente riuniti –votando per alzata di mano- nelle Assemblee Generali e hanno già lanciato diverse manifestazioni insieme con immigrati, insegnanti, ferrovieri e con tutti i lavoratori del pubblico impiego.
E’ proprio il caso di dirlo: ancora una volta, facciamo come in Francia!
 

(*) In proposito, si leggano le ributtanti dichiarazioni rilasciate su Repubblica del 5-11 dal vicepresidente del Senato Milziade Caprili (già coordinatore della mozione bertinottiana all'ultimo congresso del Prc)  che sposando in pieno il Pacchetto securitario di Amato ha affermato:
“ Non me la sento di unirmi a quanti dicono che la sinistra, approvando quel decreto, diventa afona, perde la sua voce. O peggio, razzista, e fascista”
e, rispetto alla permanenza in Italia di Rom e Romeni in Italia,  ha aggiunto: “Una parte continua a creare problemi di criminalità, e i reati vanno perseguiti. Gli altri che non hanno reddito dovrebbero essere, nel rispetto di tutti i diritti della persona, rimandati in Romania”.

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