Contro la condanna di uno Stato intriso di razzismo
di Giacomo Biancofiore
L’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano, è stato condannato dal tribunale di Locri a 13 anni e 2 mesi di carcere con le accuse di associazione a delinquere, abuso d’ufficio, truffa, concussione, peculato, turbativa d’asta, falsità ideologica e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
La condanna ha destato grande stupore negli ambienti della politica, del giornalismo e tra gli attivisti che da anni seguono con apprensione e interesse le vicende giudiziarie di Lucano legate al sistema di accoglienza dei migranti che aveva organizzato nel Comune di cui era sindaco.
Se può stupire l’entità della condanna di primo grado (è stata addirittura quasi il doppio rispetto a quella richiesta dal procuratore capo di Locri, Luigi D’Alessio, e dal pubblico ministero Michele Permunian, che avevano chiesto 7 anni e 11 mesi di carcere) non stupisce certo la continuità della morsa repressiva delle istituzioni borghesi, magistratura inclusa, contro chi dissente a vario titolo e, soprattutto, contro gli immigrati.
Una condanna che dimostra altresì come lo Stato borghese e le sue istituzioni siano permeate dal razzismo e pertanto riteniamo che ci si debba opporre con tutte le forze perché, se lasciata passare sotto silenzio, aprirebbe ancora di più la strada agli atti razzisti del governo.
Questa condanna, però, mette in luce altre cose che è bene ricordare. Intanto è necessario ricordare che nel 2017 mentre la Procura di Locri iscriveva Lucano nel registro degli indagati per abuso d’ufficio, concussione e truffa aggravata il ministero dell’Interno che escluse Riace dai finanziamenti statali per il mantenimento del sistema d’accoglienza era guidato da Marco Minniti del Partito democratico e Salvini subentrò già a cose fatte. Fanno sorridere, pertanto, la «solidarietà e la vicinanza» manifestate ipocritamente dal Pd e dai sui dirigenti, firmatari peraltro di leggi razziste che hanno, di fatto, condannato a morte migliaia di disperati inghiottiti dal Mediterraneo.
Al contempo questa condanna dimostra che, a differenza di quel che pensa lo stesso Lucano e tutta l’indignata sinistra riformista, non è possibile, neanche sul terreno antirazzista, cambiare le cose all’interno delle istituzioni borghesi né, altresì, compiendo azioni individuali «controcorrente».
In questo quadro, il Partito di Alternativa Comunista nei prossimi giorni sarà in piazza con gli antirazzisti per esigere il ritiro immediato della condanna e per ribadire che nel capitalismo non esistono governi buoni e, pertanto, non è con presunti «modelli d'integrazione», come quello del Comune calabrese di Riace, che si può contrastare il razzismo e lo sfruttamento, ma solo attraverso la lotta di classe e l’abbattimento di questo sistema economico e sociale in una prospettiva rivoluzionaria e socialista.