De Magistris.
Un sindaco organico
agli interessi del capitale
di Mario Avossa

Alle elezioni amministrative del 6 giugno 2016 a Napoli erano presenti
ben 41 liste.
Liste civiche favorite dai meccanismi di calcolo
elettorali, che incoraggiano il moltiplicarsi di sigle qualsivoglia.
Per De Magistris (42,81%) si sono schierati i
coaguli socialdemocratici “Sinistra in
comune” (sfortunato gioco di parole:
esplicite mire poltronistiche), Italia dei valori, Federazione dei verdi e
altre liste con nomi di fantasia. Per l’imprenditore Gianni Lettieri (24.02%)
Forza Italia, Rivoluzione cristiana e altre, sempre con nomi di fantasia. Per la Valente (Pd) (21.14%):
Udc, Psi, Pri, Pli (apparentemente prima repubblica; in realtà
nostalgici dei carrozzoni clientelari). M5s (9.67%): tal Brambilla (mai cognome
più controproducente a Napoli). “Partito Comunista” di Rizzo: Nunzia Amura
0.26%, Pcl: tal Prudente 0.08%. Altre liste di estrema destra1.
Affluenze in drammatico calo: 54.11% al primo turno (60.32% alle precedenti
elezioni). L’astensionismo di massa conferma l’atteggiamento rinunciatario e
sdegnato del proletariato come espressione indiretta e confusa di opposizione
alle classi al potere. Al ballottaggio (35.99%): De Magistris sconfigge
Lettieri con 66.8% contro 33.1 %2.
I candidati a sindaco
Luigi De Magistris fu costretto a lasciare la
magistratura per le ire dei gruppi di potere che andò a infastidire quando era
pm a Catanzaro, piazza ostica, portando avanti varie inchieste fra cui Why Not,
in cui erano implicati molti personaggi di spicco, fra i quali il generale
della Guardia di Finanza Walter Cretella Lombardo (ora agli Alti Studi della
Difesa), attualmente chiacchierato anche intorno al caso della Accroglianò
(presunte tangenti Anas); faccende cui potrebbero non essere estranei i servizi
segreti e le logge massoniche3.
La carriera politica inizia con Idv quasi facendo
ombra a Di Pietro; è poi eletto al consiglio europeo; si schiera con il
movimento arancione diretto da Ingroia nel 2012 nel quale confluiscono Ferrero
e Diliberto. Il movimento ha vita breve, ridimensionato a poco più che un
cartello elettorale. Gli assi politici fondamentali non si distinguono dallo
schema legalitario di Idv, privi di apertura a sinistra, limitandosi a una
generica meritocrazia legalitaria, con qualche cenno ai “beni comuni”. Tutto il
mondo del lavoro rimaneva fuori dai programmi. Poi gli arancioni si sono
dileguati. Nessuna delle liste in appoggio a De Magistris fa riferimento al
movimento arancione4.
Per una corretta analisi dei rapporti fra
arancioni e epigoni della sinistra socialdemocratica invitiamo a consultare
l'articolo di Francesco Ricci5.
Gianni Lettieri è un imprenditore scaltro e privo
di scrupoli già presidente dell’Unione Industriali, con presunti contatti P3 che
lo avrebbero voluto come successore di Stefano Caldoro alla Regione Campania.
Attualmente dirige la Atitech
(Finmeccanica: complesso militare
industriale), ha interessi nella Meridie di Consorte, nella Mcm di Salerno
Fratte (buoni rapporti con De Luca), forte di Unicredit alle spalle6.
La
Valente ha subito una pesante sconfitta dovuta
principalmente alla debolezza dell’apparato di potere di un Pd spezzato in tre
o quattro tronconi ognuno in feroce contesa con l’altro. Come se non bastasse
ci s’è messo di mezzo anche Bassolino nell’infruttuoso tentativo di rimettersi
in gioco, senza alcun senso di disonore né vergogna per ciò che ha fatto alla
Regione Campania durante i suoi mandati di commissario del governo
all’emergenza rifiuti: ha trasformato in pochi anni la Regione nella più grande
discarica europea di rifiuti industriali tossici. Uno dei più grandi disastri
ambientali della storia d’Italia.
Brambilla (M5s): oscurato da De Magistris di cui
è la brutta copia in sedicesimo. Da non sottovalutare il risultato elettorale
vicino al 10%.
Slogan elettorali e contenuti politici
De Magistris ha condotto la sua campagna
elettorale con slogan chiari: Napoli “derenzizzata”, Napoli contro le scelte
del governo, Napoli che si oppone alle politiche sociali e del lavoro di Renzi.
Rivendica la municipalizzazione delle società di servizi privatizzate, promette
attenzione alle periferie, principalmente Bagnoli, e l’abbattimento delle vele
della 167 di Secondigliano. Difende la scelta della delibera comunale per il no
al referendum costituzionale e rivendica autonomia, libertà e onestà7.
Molto diversi i toni di Lettieri: insolenze
personali al limite delle ingiurie, accuse di opacità delle delibere comunali,
adulazione di Berlusconi, Renzi e De Luca (che si schiera per lui al
ballottaggio). Come Cetto La
Qualunque, promette 600 euro al mese per i disoccupati, 1000
euro per famiglia, via la camorra; annuncia di volere un nuovo corpo di polizia
municipale con addestramento speciale attivo 24 ore su 248.
Un populismo attento agli interessi borghesi
Il populismo agitato da De Magistris non è
l’unico elemento né il principale che lo ha condotto alla vittoria.
I governi e i loro apparati amministrativi
rappresentano il comitato d’affari della borghesia. A Napoli la borghesia è schierata
con De Magistris non per convinzioni ideologiche né per simpatie personali, ma
per tutto ciò che il sindaco uscente ha realizzato per l’imprenditoria locale:
metropolitana, regata velica, protezione del colossale affare Bagnoli. E’
giunto a ingaggiare un duro braccio di ferro contro Renzi che gli ha
commissariato Bagnoli per destinarla in pasto agli imprenditori nazionali
Cementir e Caltagirone. Cosa già avvenuta per il Teatro San Carlo (Lignola,
direttore di Confindustria). La borghesia locale teme di rimanere esclusa dal
gigantesco appalto della riqualificazione di Bagnoli (area ex Italsider) e
trova leale sponda in De Magistris. Se non altro, gli industriali locali
potranno alzare il prezzo delle eventuali rinunce con delle contropartite e/o infilarsi
in qualche modo nei subappalti. La borghesia ringrazia anche per il riordino
dei conti pubblici del Comune di Napoli, il che significa un minimo di
credibilità e affidabilità nei pagamenti (passati dai 2 anni circa della
gestione pre-arancione ai 5 mesi attuali) e la disponibilità di flussi di cassa
pubblica per ogni evenienza utile alle sottostazioni di potere locali.
Nel solco del populismo De Magistris è stato
anche attento a tenersi buoni i settori proletari vicini alle sinistre
socialdemocratiche di Rc e Sel, mantenendo basso il livello di conflitto
sociale. Con una delibera del 1° Giugno scorso diventano beni comuni Asilo
Filangieri, Ex Opg occupato, Lido Pola, Villa Medusa, ex scuola Schipa,
Convento delle Cappuccinelle, ex Conservatorio Santa Maria della Fede, detti in
modo sbrigativo centri sociali. L’Ex Opg ha inviato suoi esponenti come
rappresentanti di lista in favore di De Magistris; Magnammece o' pesone‘ sembra
vicino all'area che fa riferimento all'assessore al Patrimonio Sandro Fucito.
Indulgenza nei confronti di settori con coscienza di classe più radicata, come
il collettivo Iskra di Bagnoli, schierato contro il commissariamento
governativo9.
Pochi giorni prima del voto De Magistris ha
ottenuto un incontro con gli industriali a Palazzo Partanna. Il presidente di
Confindustria Antonio D’Amato cinque anni fa lo sostenne nella candidatura a
sindaco; pochi mesi dopo ebbe a manifestare la sua contrarietà rispetto alla
gestione politica del caso Bagnoli, nel timore che un braccio di ferro istituzionale
facesse perdere una consistente fetta di appalti già pregustati dagli
imprenditori locali. De Magistris ha dichiarato la sua disponibilità su tutte
le più stringenti necessità imprenditoriali: Bagnoli, Porto, macchina
amministrativa comunale, Stir, facendo anche balenare la possibilità di un
corposo appalto da 20 mln euro per la riqualificazione del lungomare. Argomento
piuttosto convincente10.
La realtà
Chiusa la campagna elettorale, la realtà di Napoli è quella di sempre: una città soffocata da un esteso degrado pubblico e sociale, miseria crescente, disoccupazione dilagante, assenza di prospettive di lavoro. Masse ignoranti e cieche si aggirano nelle strade tentando di sbarcare il lunario. Il turismo non apporta ricchezza se non ai rapaci imprenditori locali, il che spiega la microcriminalità attiva nei confronti dei turisti. Aree della città e ampie porzioni di mercato illecito e lecito sono controllate da miliziani irregolari al soldo delle imprese di distribuzione di merci e servizi della camorra che, attraverso esazioni, garantisce controllo economico e sociale, arrivando ad allestire un mini-welfare popolare: case, sussidi, lavoretti. La sanità è affidata alla buona volontà e allo sfruttamento dei lavoratori. I trasporti su gomma pubblici e privati inquinano gravemente l’aria, irrespirabile. Scuole aperte per poche ore al giorno, insegnanti spesso demotivati, locali approssimativi, suppellettili inadeguate, furti continui. Assenza di manutenzione urbana dove più ce ne sarebbe bisogno. Intanto che la città rimane preda di petrolio e cemento, il proletariato non riesce a esprimere una coerente conflittualità di classe. Le grandi manifestazioni che dal dopoguerra fino a pochi anni orsono hanno percorso la città esigendo che il potere andasse ai lavoratori sono ricordi affidati alla storia del movimento operaio.
Nulla di sinistra
De Magistris ha governato e governa su questa realtà. Ne è consapevole, ne è corresponsabile. Il suo progetto si allarga. Il 17 giugno, ormai consapevole della vittoria a portata di mano, allarga le prospettive: ventila un movimento nazionale non leaderistico che si affianchi al M5s, e che già definisce “democrazia partecipativa”. Invoca intanto come alleato il M5s e lancia un appello a Virginia Raggi per sostenere questo progetto politico nazionale. Si allea con i reazionari grillini11.
L’illusione di avere un interlocutore
Nel programma e nell’operato di De Magistris non
c’è nulla di sinistra. Né può esserci. Il responsabile del locale comitato
d’affari della borghesia non può né vuole sostenere le ragioni del
proletariato. Chi si illude di avere un interlocutore se lo troverà avversario
nella dicotomia della lotta di classe. Il proletariato napoletano non deve
delegare a nessuno la difesa dei suoi interessi. Deve eleggere organismi
assembleari di controllo popolare, condurre battaglie sul reddito, sui servizi
liberi e gratuiti, trasporti, scuola, sanità, casa, ambiente sano,
differenziata totale. Deve esigere il diritto di vivere in una città pulita, a
misura d’uomo, a cominciare dal ripristino del centro antico
La sinistra riformista deve proprio essere allo
stremo per accodarsi ai populisti di ogni genere in Italia come a Napoli. Non
otterrà granché. La borghesia non ha nulla da spartire del suo banchetto con
una sinistra riformista che non ha più il controllo delle masse né dimensioni
tali da impensierirla.
La parola alla prospettiva rivoluzionaria
La borghesia teme unicamente la rivolta cosciente
delle masse popolari, condotta dagli operai in sciopero. Teme che si riapra la
questione dell’abbattimento rivoluzionario del regime capitalista, tanto più
ora che lo stalinismo ha concluso la sua missione di sicario anticomunista e
diga controrivoluzionaria. Napoli è una città rischiosa per la borghesia, non
solo per i trascorsi luminosi di storia del movimento operaio ma per le
potenzialità che settori di giovane proletariato esprimono, specialmente a
Bagnoli, l’antica roccaforte operaia, dove negli anni settanta la coscienza
operaia dei metalmeccanici si stava spingendo a esigere la presa del potere. I
figli e nipoti di quegli operai sono disoccupati ma la lezione rivoluzionaria
degli operai è ancora al lavoro.
Piuttosto bisogna rifuggire dai movimentismi, che
durano poche stagioni, e affidare le ragioni della lotta di classe al Partito,
unico strumento che prepara la presa del potere operaia e proletaria. Il
Partito non può essere vicariato né surrogato da nulla. Il giovane proletariato
napoletano che non rincorre De Magistris deve lottare per avere come suo
strumento rivoluzionario il Partito. Un Partito internazionale che si richiami
all’eredità dei grandi comunisti che ci hanno preceduto, come Trotsky, la cui
Quarta Internazionale è lo strumento più carico di potenzialità rivoluzionarie
che il proletariato abbia mai avuto. E’ in questo contesto che ci battiamo per
lo sviluppo di un partito comunista rivoluzionario e internazionale.
Note
2- http://www.repubblica.it/static/speciale/2016/elezioni/comunali/napoli.html
3- http://www.lastampa.it/2015/10/23/italia/cronache/la-dama-nera-delle-mazzette-divisa-tra-appalti-e-mondanit-GfENlUWSefkRnEro2rbpWO/premium.html
Rifuggendo da ingenuo legalitarismo, riteniamo che le indagini giudiziarie di quel genere non abbiano altro scopo che rappresentare gli interessi di altre fazioni borghesi concorrenti.
5- Francesco Ricci -“L'impressionante deriva della sinistra riformista. Rivoluzione civile o rivoluzione socialista?”
http://www.alternativacomunista.it/content/view/1754/47/
6- http://espresso.repubblica.it/palazzo/2011/04/18/news/napoli-se-questo-e-un-sindaco-1.30648
8- http://www.panorama.it/news/politica/ballottaggio-napoli-sindaco-risultati