Partito di Alternativa Comunista

Decreto "sicurezza" e morti sul lavoro

Decreto "sicurezza" e morti sul lavoro
UN GOVERNO SPAVENTOSO
Sciopero generale subito contro il governo razzista e assassino!
 
 
di Fabiana Stefanoni
 

Ai rivoluzionari spetta un compito non facile: mantenere viva la prospettiva di un mondo liberato dallo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, dalle guerre imperialiste, dalla violenza che un pugno di capitalisti e banchieri riversano ogni giorno sulla stragrande maggioranza della popolazione. Eppure, talvolta, abbiamo l'impressione che sui rivoluzionari ricada la responsabilità di un compito più elementare e immediato: quello di chiamare le cose col loro nome.
Gli attacchi ai lavoratori, le responsabilità della "Sinistra" di governo
Ci sono alcuni libri per bambini nei quali si apre la finestrella e, sotto l'immagine, compare il nome dell'oggetto: all'immagine della gallina corrisponde la parola gallina, all'immagine del gatto corrisponde la parola gatto. Nel libro del governo Prodi, le cose non funzionano così. Se si apre la finestrella con i colori della pace (con o senza falce e martello), si trova la parola guerra; per la precisione, se il libro è animato, si vedono 250 soldati italiani che il 6 dicembre si affiancano, armi in pugno, agli altri 2350 già presenti in Afghanistan per assumere il comando Isaf della regione di Kabul. Poco più in là, si vedono tanti deputati e senatori con la spilletta arcobaleno (gli stessi che tra l'8 e il 9 dicembre hanno dato i natali a La Sinistra) votare a favore, il 12 novembre, di una Finanziaria che prevede, oltre all'allargamento della base Usa a Vicenza, un ulteriore aumento dell'11% delle spese militari (24 miliardi di euro!), con abbondanti stanziamenti per gli F35, le fregate da combattimento Fremm, i satelliti spia militari, gli Eurofighters (armi pesanti che poco hanno a che spartire con la pace, come ha giustamente sottolineato Alex Zanotelli in un intervento che, se non soffrite di miopia, avrete avuto la fortuna di leggere il 21 novembre in un angolino della pagina delle lettere del Manifesto).
Se poi aprirà la finestrella con l'immagine dei servizi sociali (il cosiddetto Welfare), lo sfortunato bambino troverà l'immagine degli stessi deputati e senatori che, "in difesa dell'Welfare", votano a favore dell'innalzamento dell'età pensionabile, dell'aumento dei contributi previdenziali a carico dei lavoratori, del mantenimento del lavoro precario, dei tagli nella pubblica amministrazione e nella scuola pubblica, dell'aumento dei finanziamenti alle scuole private. Similmente, sotto l'immagine con le sigle dei tre principali sindacati italiani (Cgil, Cisl e Uil), compare la faccia sorridente di Montezemolo, che gongola per quanto già ottenuto (accordi di luglio e protocollo Damiano) e per quanto otterrà a breve (a partire dallo smantellamento dalla revisione del contratto nazionale di lavoro); soprattutto, si vede il più basso numero di ore di sciopero degli ultimi anni a fronte del più pesante attacco ai diritti dei lavoratori.
Ma ora veniamo alla finestrella più inquietante: quella della solidarietà e dell'accoglienza. Lì sotto si trova qualcosa di veramente scandaloso: gli stessi senatori e deputati di prima - quelli con la spilletta della pace e della fratellanza, quelli che per anni abbiamo visto sfilare insieme a noi nei cortei per lottare contro l'intolleranza razziale e per chiedere la chiusura dei Cpt - votano a favore di un ignobile decreto razzista. A questo punto, non ci resta che gettare via il libro del governo e spiegare, non solo ai bambini, cosa stanno facendo quei partiti della cosiddetta "sinistra radicale" che sostengono il governo Prodi, come stanno tradendo le ragioni dei lavoratori, degli immigrati, dei precari; come è tragicamente ridicolo che chi è complice delle manovre padronali varate dal governo abbia la faccia tosta di criticarle "in nome dei diritti dei più deboli" (mi riferisco, ovviamente, all'intervista di Bertinotti rilasciata a Repubblica il 4 dicembre).
 
Decreto sicurezza: un ignobile decreto razzista
Giovedì nero: il 7 dicembre è stato approvato in Senato, col voto favorevole di tutti i senatori della neonata "Sinistra" arcobaleno (Prc, PdcI, Verdi, Sd), un decreto che prevede l'espulsione, adottata sulla base di "segnalazioni" dei sindaci e attuata dai prefetti, di cittadini comunitari "per motivi di pubblica sicurezza". Il decreto ricalca il "Pacchetto sicurezza", già votato all'unanimità (col voto a favore del ministro Ferrero di Rifondazione comunista) in Consiglio dei ministri il 30 novembre. L'allontanamento dal suolo nazionale deve avvenire entro un mese o, nei casi più gravi (cioè a discrezione di sindaci e prefetti), entro 10 giorni: per 5 anni il cittadino espulso non potrà più mettere piede nel nostro Paese. E' prevista, invece, l'espulsione immediata per motivi "imperativi" di pubblica sicurezza. Oltre a ciò, si attribuiscono ai sindaci delle facoltà di adottare provvedimenti urgenti (e discrezionali) per prevenire o eliminare gravi pericoli per la "sicurezza urbana".
E' un decreto inquietante. Il solo fatto che vengano estesi i poteri di quei sindaci che, in questi giorni, stanno marciando e organizzando manifestazioni e marce razziste sotto i vessilli della Lega Nord - e che, già in passato, hanno dato prove concrete della loro fede padana, dalle panchine tolte a Treviso per impedire agli immigrati di sedersi al divieto a Verona di mangiare per strada per ostacolare i venditori di Kebab -  basta a far raddrizzare i capelli.
L'ondata xenofoba - che si manifesta in modo eclatante nella diffusione delle idee di estrema destra nelle scuole e nelle università e nelle esternazioni di molti rappresentanti del centrodestra - è legittimata sia dalle politiche "securitarie" dei sindaci di centrosinistra (si pensi agli sceriffi Chiamparino e Cofferati), sia dagli stessi provvedimenti del governo. Il decreto sicurezza non fa altro che portare alle estreme conseguenze la logica dell'esclusione e della discriminazione che sta alla base di tutte le leggi anti-immigrati dell'ultimo decennio, di centrodestra e di centrosinistra, dalla Turco-Napolitano, alla Bossi-Fini, alla Amato-Ferrero ancora in gestazione: gli immigrati sono carne da macello per padroni e padroncini di casa nostra, utili solo finché servono come forza-lavoro sottopagata e ipersfruttata, da emarginare, rinchiudere, isolare, espellere se non servono allo scopo.
Scandaloso che la sinistra radicale abbia votato questo decreto. L'ipocrisia non conosce limiti: Russo Spena e Giordano (Prc) ci spiegano di aver ottenuto "modifiche sostanziali" che giustificano il voto a favore. Quali? Primo, il fatto che il decreto di espulsione, suggerito dal sindaco e attuato dal prefetto, dovrà essere approvato dal giudice monocratico e non dal giudice di pace: come se la gravità non stesse, piuttosto, nel fatto che vengono estese le misure cautelari, compresa la custodia cautelare, con un copione degno di uno Stato di polizia. Secondo, viene tolto il riferimento ai familiari dell'espulso: come se non fosse scontato che l'intera famiglia dello sventurato dovrà seguirne le sorti. Terzo, vengono ricordati i principi della legge Mancino prevedendo la punizione per chi discrimina sulla base dell'etnia e dell'orientamento sessuale: precisazione inutile, visto che la legge Mancino già esiste ma non si traduce in nessun provvedimento nemmeno nei confronti di quei "rappresentanti delle istituzioni" che si permettono di rivendicare l'operato delle SS.
La verità è che è impossibile pensare di emendare un decreto esplicitamente razzista, che punisce un solo reato: il reato di essere immigrato. Da questo punto di vista, è grave anche che la stampa alternativa, come il Manifesto, tanto solerte nel dedicare pagine e pagine all'organizzazione della manifestazione filo-governativa del 20 ottobre, non abbia avviato una campagna contro questo decreto, limitandosi ad alcuni articoli di cronaca (con più attenzione ai deliri della Binetti che a evidenziare le ricadute razziste di questo decreto) e alla pubblicazione, quasi infastidita, di un appello di artisti e di qualche intervento di critica nella solita pagina delle lettere.
 
A proposito di sicurezza
Per un macabro scherzo del destino, mentre nelle aule del parlamento si parlava di sicurezza per intendere razzismo, la ThyssencKrupp a Torino ammazzava quattro lavoratori. Altri due ne morivano contemporaneamente a Cassino e su un cantiere ad Avellino.
Torneremo con altri articoli su questa vicenda: le morti sul lavoro in Italia hanno raggiunto una media di quattro vittime al giorno. Per ora, accanto alla rabbia per l'ennesima strage di lavoratori, ci limitiamo a ricordare le responsabilità. Prima di tutto, la responsabilità è di un sistema economico e sociale, il capitalismo, che costringe a ritmi di lavoro massacranti i lavoratori in nome del profitto di pochi. Ma la responsabilità è anche di governo, Confindustria e burocrazie sindacali, che firmano accordi che peggiorano le condizioni di lavoro. Non è un caso che molti dei morti sul lavoro sono operai precari e sottopagati, costretti a ore di straordinario insopportabili per evitare il rischio di non vedere riconfermato il contratto. Gli accordi del 20 luglio, ricordiamolo, prevedono la detassazione per il padronato delle ore di straordinario, cosa che, almeno per tutti i precari ricattabili e non sindacalizzati, provocherà un ulteriore prolungamento della giornata lavorativa: i casi come i giovani padri di famiglia, morti dopo aver fatto almeno 4 ore di straordinario, saranno sempre più frequenti. Firmare accordi che favoriscono gli incidenti sul lavoro e poi invitare i lavoratori a indossare la fascia nera in segno di lutto, come fanno i sindacati confederali, è una vera e propria presa in giro. Ridicolo anche, di fronte a questa ennesima tragedia, limitarsi a due ore di sciopero.

Serve, ora più che mai, un grande sciopero generale, unitario e di massa, contro il governo razzista e assassino!
Per il ritiro immediato del decreto sicurezza!
Per il ritiro delle manovre antioperaie!
Per un lavoro sicuro e dignitoso per tutti!
Mandiamo via i governi dei padroni, lottiamo per un governo dei lavoratori!

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