Partito di Alternativa Comunista

Dopo lo sciopero del 18 e la manifestazione del 19

Dopo lo sciopero del 18 e la manifestazione del 19
Estendere, organizzare
e coordinare le lotte!
E ora tutti all'assemblea nazionale di No Austerity
il 26 a Milano
 

 
 
di Fabiana Stefanoni
 
1819
Le due giornate del 18 e del 19 ottobre hanno rappresentato due importanti momenti di lotta. Venerdì 18 ottobre le organizzazioni del sindacalismo di base hanno promosso una giornata di sciopero generale, che ha dato vita a cortei e manifestazioni in varie città d'Italia: Roma, Milano, Firenze, Bologna, Piacenza, Napoli, ecc. Il 19 ottobre, le associazioni per il diritto alla casa e i movimenti di lotta a difesa dei territori (No Tav e No Mous) hanno organizzato una manifestazione nazionale a Roma che ha visto una consistente partecipazione soprattutto di giovani.
 
Un bilancio dello sciopero generale
Lo sciopero generale del sindacalismo di base ha raggiunto risultati importanti, che non erano per nulla scontati. Prima di tutto, è stato uno sciopero unitario, proclamato da tutte le organizzazioni sindacali conflittuali: Cub, Si.Cobas, Usb, Confederazione Cobas, Slai Cobas, Usi, ecc. Spesso abbiamo criticato la tendenza alla frammentazione e all'isolamento delle varie sigle del sindacalismo di base: anche per questo giudichiamo positivamente la decisione di proclamare una giornata unitaria di sciopero.
Alcune migliaia di manifestanti sono scesi in piazza nelle varie città. A Roma il corteo è stato promosso da Usb e Confederazione Cobas, a Milano da Cub e Si.Cobas, a Firenze dalla Confederazione Cobas. Il 18 ottobre era anche giornata di sciopero generale dei lavoratori della logistica, che dalle prime luci dell'alba hanno organizzato picchetti davanti alle fabbriche: a Bologna i lavoratori della logistica del Si.Cobas hanno organizzato picchetti con presidio davanti agli stabilimenti della Granarolo, per rivendicare l'assunzione di tutti i lavoratori licenziati. A Piacenza, nel pomeriggio, un corteo dei lavoratori del Si.Cobas (Ikea) ha attraversato le strade della città con slogan contro il capitalismo, contro l'imperialismo, a sostegno delle rivoluzioni in Nord Africa e Medio Oriente.
Pensiamo che il bilancio dello sciopero sia, nel complesso, abbastanza positivo. E' importante rilanciare azioni di sciopero in un momento in cui la classe lavoratrice, i giovani e il proletariato immigrato subiscono pesanti attacchi da parte del governo, con la complicità delle burocrazie dei sindacati concertativi (Cgil, Cisl e Uil). Basta pensare all'Accordo sulla rappresentanza, che ridimensiona il diritto di sciopero e cancella la democrazia sindacale, sulla base di un vergognoso accordo tra Confindustria e burocrazie sindacali; o alla "legge di stabilità" del governo Letta, una misura antioperaia che ha lo scopo di far pagare la crisi alle masse popolari.
Come Pdac eravamo in piazza il 18 ottobre a Milano, Roma, Bologna (davanti ai cancelli della Granarolo) e a Piacenza coi lavoratori dell'Ikea. Abbiamo riscontrato negativamente nelle varie piazze la quasi assenza delle altre organizzazioni politiche della sinistra.
A Milano Moustapha Wagne, responsabile della Cub Immigrazione (e dirigente del Pdac), ha ricordato i fratelli migranti morti a Lampedusa, in quella che ha giustamente chiamato "strage di stato". Dal palco di Milano è intervenuto anche Toninho Ferreira, dirigente del Pstu (sezione della Lit in Brasile), che ha portato la solidarietà della Csp Conlutas allo sciopero in Italia. Anche la sottoscritta è intervenuta, ricordando la lotta dei precari della scuola e esprimendo solidarietà agli insegnanti in sciopero e in lotta in Brasile e in Messico.
Lo sciopero di Roma è stato purtroppo limitato dalla decisione della direzione di Usb di revocare lo sciopero dei trasporti su richiesta del sindaco di centrosinistra Marino che chiedeva di "non creare disagio" vista la concomitanza con un partita di calcio. Nonostante questa scelta grave e sbagliata, significativa e vivace è stata la manifestazione. Molti manifestanti si sono accampati con tende in piazza del Popolo per partecipare alla manifestazione del 19 ottobre.
 
19 ottobre: in piazza per il diritto alla casa e contro l'austerity
La manifestazione nazionale a Roma del 19 ottobre per il diritto alla casa e contro l'austerity ha visto la presenza di migliaia di giovani, immigrati, studenti, precari, lavoratori della logistica, esponenti del movimento No Tav e No Mous. Una manifestazione che ha attraversato le vie della città con slogan combattivi, musica, balli. Alcuni dei soggetti promotori da settimane avevano annunciato un "assedio ai ministeri", che in realtà si è configurato come un'azione isolata di alcuni gruppi con caschi e mazze che hanno lanciato bombe carta e cercato lo scontro con la polizia. Decine di manifestanti sono stati fermati e arrestati, alcuni feriti.
Il Partito di Alternativa Comunista chiede con forza l'immediata scarcerazione di tutti i manifestanti arrestati e condanna la repressione della polizia. Allo stesso tempo, riteniamo che azioni di questo tipo non favoriscano la crescita della mobilitazione, esponendo manifestazioni prive di servizio d'ordine e di protezione alla violenza poliziesca, al puro fine mediatico di organizzare degli scontri con la polizia. Noi non siamo pacifisti ma crediamo che gli assalti ai palazzi del potere siano un'altra cosa: ce lo insegnano i lavoratori greci, che assediano il parlamento durante gli scioperi generali, o i lavoratori brasiliani, che insieme agli studenti occupano in tutto il Paese le Camere degli Stati regionali. Si tratta in quei casi di azioni ben diverse di quelle che abbiamo visto a Roma il 19 ottobre davanti al ministero dell'economia: là sono iniziative discusse e decise democraticamente dai manifestanti e per questo vi partecipano masse di lavoratori e studenti, qui si tratta invece di azioni non condivise e di fatto imposte da piccoli gruppi alla maggioranza dei manifestanti.
Al di là di queste azioni, su cui i mass media hanno vigliaccamente focalizzato l'attenzione, la manifestazione ha avuto un ottimo esito: tanti i rappresentanti delle associazioni per la casa, a dimostrazione che l'emergenza abitativa sta diventando un problema esplosivo, che le recenti manovre del governo, con l'introduzione della "Service Tax", non faranno altro che aggravare. Numerose anche le associazioni dei migranti, che hanno gridato la loro rabbia per la strage di Lampedusa e per le leggi razziste in vigore in Italia.
 
E ora? Gli ostacoli da superare
Il bilancio positivo della Due giorni del 18 e del 19 ottobre non deve esimerci dalla necessità di analizzare con obiettività la situazione della lotta di classe in Italia, al fine di rilanciare, a partire da queste due giornate, una mobilitazione in grado di rovesciare gli attuali rapporti di forza tra la classe dominante e la classe lavoratrice.
Prima di tutto crediamo sia sbagliato, secondo un'abitudine tutta italiana, parlare di numeri che non corrispondono alla realtà. Il 18 ottobre in piazza c'erano alcune migliaia di lavoratori: un risultato importantissimo, ma che non corrisponde ai numeri propagandati da alcuni dei sindacati promotori che hanno parlato di 50 mila (!) presenze in piazza solo a Roma. Lo stesso dicasi per il 19 ottobre: la manifestazione era molto partecipata, ma parlare di 70 mila presenze (come hanno detto alcuni dei promotori) è un'esagerazione. Quello che si rischia, così facendo, è di non dire ai lavoratori e ai giovani come stanno effettivamente le cose, creando aspettative che non corrispondono alla situazione concreta.
Se lo sciopero del sindacalismo di base avesse portato in piazza 50 mila persone solo a Roma, non ci troveremmo nella situazione di arretratezza della lotta di classe che riscontriamo nei luoghi di lavoro: la lotta contro l'Accordo vergogna sulla Rappresentanza non sarebbe allo stato in cui è, ma potremmo pensare di essere già riusciti a scalfire l'egemonia - purtroppo invece ancora salda - delle burocrazie sindacali di Cgil-Fiom, Cisl e Uil sulla classe lavoratrice. In qualche modo, il fatto stesso che il sindacalismo di base non sia riuscito a far convergere la protesta dei movimenti per la casa sullo sciopero generale del 18 ottobre è lo specchio di una debolezza che ancora esiste e che dobbiamo cercare di superare. E' proprio questo, crediamo, uno degli obiettivi principali che dobbiamo porci nella prossima fase: far convergere i movimenti per la casa e per la difesa dei migranti in un vero e grande sciopero generale, in grado di attrarre anche settori della base dei sindacati concertativi.
Similmente, se la manifestazione promossa dai comitati del 19 ottobre avesse realmente portato in piazza 70 mila persone, non ci troveremmo oggi in una situazione ordinaria: significherebbe l'avvio in Italia di una mobilitazione di massa con potenzialità esplosive, come in altri Paesi europei (Spagna, Portogallo, Grecia). Noi crediamo che costruire una mobilitazione di questo tipo sia uno dei principali obiettivi che dobbiamo porci, ma purtroppo non ancora un obiettivo raggiunto. Occorre costruire anche in Italia un movimento di lotta su basi di massa, proprio a partire dalle migliaia di lavoratori, giovani, immigrati, studenti scesi in piazza il 18 e il 19 ottobre.
 
Prossimo appuntamento: il 26 ottobre a Milano!
Crediamo che uno delle principali urgenze della prossima fase sia quella di creare un coordinamento delle lotte: lotte operaie, sindacati, lavoratori del pubblico impiego, lavoratori della logistica, precari della scuola, movimenti per la casa, associazioni dei migranti, movimenti a difesa del territorio. Solo se riusciremo a promuovere e favorire un coordinamento nazionale delle varie realtà che oggi si mobilitano il patrimonio delle giornate del 18 e 19 ottobre non andrà disperso. Migliaia di manifestanti sono una forza che, se unita e organizzata su basi assembleari e democratiche, può riuscire a rovesciare il quadro sociale e politico attuale, diventando un riferimento per i milioni di lavoratori e disoccupati che subiscono la crisi del sistema capitalistico.
In vista di questo obiettivo, crediamo che un momento importantissimo sarà l'assemblea di No Austerity del 26 ottobre a Milano (alle ore 14.30, presso la Ri-Maflow), che vedrà la partecipazione dei rappresentanti di alcune delle principali lotte operaie e di movimento in Italia (si veda la locandina sul sito www.coordinamentonoausterity.org). Anche il Pdac aderisce a No Austerity, che è un coordinamento che cerca di unificare e organizzare esperienze di lotta diversamente collocate e fa appello ai sindacati, alle organizzazioni politiche della sinistra, ai collettivi studenteschi e ai movimenti di lotta a contribuire alla migliore riuscita di questa assemblea. Uniti e organizzati possiamo vincere!
 
  1819-1
(da sinistra a destra: lo spezzone Pdac a Milano il 18, la manifestazione di Roma il 19, la manifestazione a Piacenza il 18)
  1819-2
(interventi dal palco dello sciopero di Milano il 18: da sinistra a destra: Moustapha Wagne, Toninho Ferreira, Fabiana Stefanoni)
 
 
 

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