E' tornato il movimento
studentesco
SI MOLTIPLICANO LE LOTTE
DEGLI STUDENTI
CONTRO LA GELMINI E
BERLUSCONI
"Non pagheremo noi la vostra
crisi!"
di Luca Bonomo
(*)
Finalmente è tornato! Resuscitato dalle
macerie del ventennio più caldo dopo la costituzione della prima Repubblica, è
tornato uno dei movimenti più combattivi della storia assieme a quello operaio:
il movimento studentesco.
E’ divenuta ormai routine quotidiana sfogliare ogni giorno le pagine
dei principali organi di stampa borghesi e trovare dopo le onnipresenti sirene
tarde riguardo la crisi finanziaria, articoli che descrivono l’avvento di una
nuova generazione ribelle. Partendo da questo dato di fatto e non da una
fantasticheria di uno studente universitario palesemente schierato, possiamo
affermare quindi che dal mese di ottobre in poi si sono susseguite nel nostro
Paese un’ondata di mobilitazioni che nel loro piccolo (si fa per dire) hanno
fatto rimembrare attraverso la loro radicalità gli anni mitici ed
indimenticabili delle lotte studentesche degli anni Settanta.
Da nord a sud
gli studenti in lotta
Da Napoli a Firenze, da Pisa a Milano, da
Siena a Palermo, per non dimenticare Padova, Perugia, Bologna, Cagliari, Bari e
molte altre, hanno dato il via tramite occupazioni, blocchi della didattica e
lezioni in piazza, a una ondata di mobilitazioni volte a sensibilizzare l’intero
corpo studentesco contro una legge che distruggerà una volta per tutte la scuola
e l’università pubblica. La consistente partecipazione alle assemblee
organizzate dai collettivi (si parla di una media di circa 500 studenti per
facoltà ) è scaturita dal fatto che una legge così indecorosa, che sin dai
prossimi mesi procurerà un collasso dal punto di vista della formazione e della
ricerca, sia stata votata in parlamento in soli sette minuti senza una ben che
minima discussione!
Anche la Sapienza si
incazza!
Come avrete notato nella lista riportata
sopra mancava Roma. Sicuramente ci si aspettava una reazione più rapida dalla
Sapienza (ateneo più grande d’Europa), forse proprio perché tornando agli anni
68 e 77 ci aspettavamo ancora una volta di veder aprire una lotta studentesca da
piazza della Minerva. Anche qui ci sono state molte assemblee, molto
partecipate, ma anche molto confuse riguardo ai metodi da adottare per poter
contrastare e abbattere questa legge e il governo che l’ha concepita. Tra il
pessimismo dei molti di poter incidere in questa battaglia si è arrivati
finalmente alla giornata di giovedì 16 Ottobre, giorno nel quale è stata indetta
una assemblea di ateneo, conquistata con l’occupazione del rettorato da parte
degli studenti. A questa assemblea era presente anche il neo-eletto rettore
Frati, colui il quale nella campagna elettorale aveva proclamato la strenua
difesa dell’università pubblica, dichiarando che avrebbe bloccato l’anno
accademico nel caso fosse passata la legge 133. Come ci si poteva aspettare dal
nuovo barone in pectore è arrivata subito una secca smentita, che ha
creato un fervore di rivolta tra gli studenti pervenuti a questa assemblea in
più di 4000 sotto la statua della Minerva nel cuore della Sapienza.
La forte pressione a far sfociare il
malcontento dei 4000 studenti ha pressato i rappresentanti dei collettivi a
organizzare nel giro di pochi minuti un corteo non autorizzato, volto a bloccare
l’intera città di Roma. Attraverso le parole d’ordine “noi non pagheremo la
vostra crisi” è sfilato tra le vie della capitale un agguerrito corteo che si è
presentato prima sotto il ministero dell’economia, per affermare un chiaro
avvertimento a Tremonti per poi procedere verso la stazione Termini dove la foga
degli oltre 4000 partecipanti ha sfondato un cordone della polizia; facendo
notare che l’alta velocità è solo una nostra dote siamo entrati come furie nella
stazione e abbiamo bloccato un binario seguiti dagli acclami dei ferrovieri e
dalla gente comune vicina alla nostra lotta. Ciliegina sulla torta poi
l’occupazione della facoltà di Lettere a seguito di una partecipatissima
assemblea.
Con l'arrivo degli studenti si sono
mobilitate una ad una le classi più colpite da queste politiche razziste,
guerrafondaie e sfruttatrici. Il mondo della scuola è in subbuglio, per la prima
volta si sono mobilitati in massa studenti medi con occupazioni a raffica, nelle
scuole elementari è sbalorditiva per dimensioni la lotta degli insegnanti e dei
genitori con i propri figli con occupazioni e fiaccolate nelle principali città
d’Italia; il 4 ottobre si sono mobilitati migliaia di migranti contro le
politiche xenofobe di questo governo del tutto continuative ai precedenti
governi di centrosinistra, Rifondazione inclusa. Il tutto culminato con la
riuscita dello sciopero generale dei sindacati di base del 17, che ha riunito in
un’unica giornata la lotta unitaria di tutte queste realtà colpite e sfruttate
quotidianamente dal capitalismo.
Solo la lotta
paga
Il Partito di Alternativa Comunista
partecipa anche a Roma (come a Bari, Cagliari, Milano e in tutti gli altri
principali atenei) in prima fila alle mobilitazioni studentesche e invita ad una
lotta ad oltranza. E’ giunta l’ora che la borghesia paghi per tutto ciò che ha
fatto, ossia anni ed anni di politiche catastrofiche a danno delle classi
sfruttate. Come sappiamo per contrastare un Paese imperialista come il nostro
occorre una lunga lotta radicale ed unitaria, da soli gli studenti non potranno
mai farcela, bisogna seguire l’esempio del febbraio-aprile 2006 in Francia, dove
operai, migranti e precari in sincronia con gli studenti hanno messo in
ginocchio il governo francese di centrodestra.
Concludo rivolgendomi alle organizzazioni
studentesche che stanno in questi giorni portando avanti questa battaglia,
prendendo in considerazione il fatto che ancora è presente nei nostri luoghi di
studio una parte di studenti che non ha compreso a pieno l’attacco che ci hanno
sferrato, con calma e pazienza dobbiamo mostrargli che vi è una sola via
d’uscita, la strada da noi intrapresa è l’unica percorribile. Un ultimo avviso a
tutti quei beceri che siedono in parlamento, ai padroni di questo Paese e alla
sedicente sinistra radicale che con il suo opportunismo strategico è pronta a
rinascere, lo farò tramite una citazione del Che: “Fino a quando il colore della
pelle non sarà considerato come il colore degli occhi noi continueremo a
lottare”
(*) studente in lotta all'Università La Sapienza di
Roma