È uscito il libro
sulla lotta in Alitalia
scritto da uno dei protagonisti:
Daniele Cofani
il libro è già disponibile sul sito Amazon
o presso le sezioni del Pdac
appuntamenti:
» giovedì 13 gennaio assemblea zoom nazionale
di presentazione del libro con l'autore
» a partire dal mese di gennaio presentazione nazionale presenziale a Roma e in altre città: tieniti informato seguendo gli appuntamenti sul nostro sito web
» se vuoi organizzare una presentazione del libro nella tua città o nella tua scuola scrivici a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
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Estratti dalla prefazione
di Francesco Ricci (*)
Hanno perso o hanno vinto i lavoratori dell’Alitalia in lotta contro lo smantellamento della compagnia?
Leggendo questo libro si capirà che hanno perso e hanno vinto.
Hanno perso perché, mentre scriviamo queste righe, Alitalia viene sostituita dalla mini-compagnia Ita.
Ciò avviene dopo una durissima battaglia in cui i lavoratori e le lavoratrici si sono trovati a scontrarsi contro tutti: contro la determinazione dello Stato borghese, del suo governo e del suo parlamento; contro gli imperialismi europei e le loro istituzioni.
Tutti i partiti dell’arco parlamentare hanno sostenuto, di là dalle chiacchiere, il «piano Ita».
Non solo. Nei fatti al carro governativo si sono in vari modi accodati anche i partiti della sinistra riformista, che non hanno mosso un dito per sostenere questa lotta. Una lotta che non ha ricevuto un sostegno reale nemmeno dai partiti della sinistra cosiddetta «rivoluzionaria» che – con una sola eccezione – non sono mai scesi in piazza a fianco di questi lavoratori e si sono limitati, al più, a citarla in un elenco delle lotte in corso.
Ma la lotta in Alitalia non era e non è solo una lotta tra le altre. È stata per mesi e mesi una delle principali trincee della guerra tra borghesia e lavoratori.
Nonostante la coperta di silenzio con cui tutta la stampa borghese o «di sinistra» ha cercato di nasconderla, questa lotta è stata ed è, insieme a quella della Gkn, una delle punte più avanzate dello scontro di classe. Avrebbe potuto – potrebbe, dato che i lavoratori stanno ancora manifestando e organizzandosi – essere la scintilla per dare fuoco alle contraddizioni che questo sistema sociale, il capitalismo, sta accumulando.
(...)
Ma, come dicevamo all’inizio, i lavoratori in lotta di Alitalia hanno perso e hanno anche vinto.
(...)
Mentre la maggioranza dei sindacati, a partire dalla Cgil, difendeva nei fatti lo smantellamento della compagnia aerea e le migliaia di licenziamenti che ne conseguono; mentre piccole sigle sindacali si preoccupavano principalmente di preservare il proprio orticello di iscritti, i lavoratori e le lavoratrici di Alitalia si sono dotati di uno strumento che superasse la divisione tra sigle sindacali: unico mezzo per scavalcare le barriere imposte dai burocrati che dirigono i sindacati. Così è nato, a partire da un piccolo gruppo, il comitato «Tutti a bordo – No al piano Ita». Come racconta Daniele Cofani nelle pagine che seguono, curate con Matteo Bavassano, è stata una esperienza di autorganizzazione della lotta come non se ne vedevano da anni. Ed è stato questo comitato, costruito dai lavoratori in lotta, il vero protagonista di mesi di manifestazioni, picchetti, scioperi.
Alla testa di questa lotta, a cui hanno partecipato tutti i settori dei lavoratori della compagnia, abbiamo visto le donne e gli operai, cioè la parte più sfruttata ed oppressa della classe lavoratrice.
Tra loro, la figura più conosciuta e riconosciuta da tutti i lavoratori per il coraggio e l’abnegazione, per l’inesauribile energia con cui, anche nei momenti più difficili, ha spronato tutti ad andare avanti, è proprio l’autore di questo libro: Daniele Cofani, operaio Alitalia della manutenzione, sindacalista combattivo e militante rivoluzionario.
Daniele è «il trotskista di Alitalia», come ha scritto qualche giornale borghese, pensando di fare dell’ironia su un qualcosa che per loro è «fuori dal tempo».
E infatti Daniele, possiamo dirlo con orgoglio, è un militante e un dirigente del Partito di alternativa comunista, la sezione italiana della Lega internazionale dei lavoratori – Quarta Internazionale. E Daniele ha dimostrato nella lotta che ad essere fuori dal tempo non è il trotskismo ma è questo sistema sociale e chi lo difende; ad essere anacronistico non è chi si batte, da autentico «tribuno del popolo», per costruire la lotta nel suo posto di lavoro e svilupparla insieme ad altre lotte in direzione di una prospettiva anti-sistema.
Tutto ciò ha fatto Daniele partecipando in prima fila nella lotta di Alitalia. Per questo è stato tra coloro che hanno promosso il comitato «Tutti a bordo», unendo i lavoratori al di sopra dell’appartenenza o non appartenenza a questo o quel sindacato. Per questo ha poi contribuito al dialogo tra la lotta di Alitalia e le altre principali lotte in corso nel Paese. E per farlo ha macinato chilometri, partecipato a centinaia di riunioni e assemblee, parlato fino ad arrochire la voce nei picchetti e nelle manifestazioni, con quel megafono che sempre porta in spalla. Un megafono che è anche la metafora di tutta la azione concreta di Daniele e degli altri protagonisti di questa lotta: parlare agli altri lavoratori, incitarli alla lotta, organizzarli. Il contrario di quanto fanno i burocrati che non hanno bisogno del megafono perché per tradire le lotte sono sufficienti i tavoli della concertazione coi padroni e col governo, le parole sussurrate tra tappeti rossi e stucchi dei palazzi del potere nemico.
(...)
Diciamo questo non per inutile vanto ma per un motivo molto più serio. Perché vogliamo dire a tutti i lavoratori e le lavoratrici di Alitalia, e più in generale ai lavoratori e ai giovani che nei prossimi mesi costruiranno altre lotte, a chi si trova tra le mani questo prezioso libro, che per avanzare c’è bisogno di tanti Daniele organizzati. Cioè c’è bisogno di costruire e rafforzare un partito rivoluzionario come quello di cui Daniele è dirigente. Un partito costruito e diretto dai lavoratori, che mira non a trovare un posto in questa società ma a rovesciarla per costruirne un’altra, unica via per sopprimere la divisione in classi, pianificare l’economia secondo le necessità di miliardi di uomini e non secondo i profitti di qualche centinaio di sfruttatori.
Per concludere e rispondere dunque alla domanda iniziale dobbiamo dire che in questa lotta i lavoratori hanno perso e hanno vinto. O meglio: hanno perso una battaglia ma con il loro coraggio e la loro determinazione, con il loro esempio, hanno dato un contributo prezioso per vincere la guerra di classe, perché, come scriveva Marx nel Manifesto, «Il vero e proprio risultato delle lotte non è il successo immediato, ma il fatto che l’unione degli operai si estende sempre più» e può condurre alla «organizzazione dei proletari in classe e quindi in partito politico».
(*) dirigente del Pdac e della Lit-Quarta Internazionale