Partito di Alternativa Comunista

Elezioni 2011

Elezioni 2011

CANDIDATI DI LOTTA,
CANDIDATI COMUNISTI
Interviste ad alcuni candidati sindaci del Pdac
 
di Adriano Lotito
 


 
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l 15 e 16 maggio, in occasione della tornata elettorale che riguarderà molti comuni del territorio italiano, il Partito di Alternativa Comunista si presenta come alternativa sia alle giunte di centrodestra sia a quelle di centrosinistra. In vista di questo importante appuntamento intervistiamo brevemente i candidati del PdAC per i comuni di Salerno, Latina e Barletta.
 
Salerno: le elezioni come tribuna rivoluzionaria delle lotte
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A Salerno come unica lista di classe spicca appunto quella del PdAC con Valerio Torre candidato a sindaco dopo essere già stato candidato presidente alle elezioni provinciali del 2009.
 
Per quale motivo avete deciso di presentarvi a queste elezioni? Qual è lo scopo che vi ponete?
Da comunisti rivoluzionari partecipiamo alle elezioni solo per utilizzare come tribuna rivoluzionaria la competizione e per mobilitare le masse su parole d'ordine rivoluzionarie, giacché siamo consapevoli che non è dalle urne che potrà mai uscire un reale cambiamento delle condizioni di vita dei lavoratori, ma solo dalle lotte. Nondimeno, le elezioni comunali a Salerno ci hanno offerto l'opportunità di avanzare alle classi subalterne una proposta politica alternativa: alternativa perché attenta ai bisogni dei lavoratori, delle donne, degli studenti, dei pensionati, dei migranti, e dunque perché articolata su di un versante di classe. In altri termini, la tornata elettorale ci consente di offrire al proletariato l'unica alternativa efficace nella lotta contro l'oppressione, di indicargli la strada per organizzarsi allo scopo di difendere i propri interessi di classe immediati e con ciò stesso difendere i propri interessi di classe futuri.

Quali sono i temi fondamentali che avete messo al centro della campagna elettorale? Quali le parole d’ordine con cui affrontare una crisi economica che anche a livello locale si fa sentire sempre più sulle spalle dei lavoratori?
Il programma elettorale del Partito di Alternativa Comunista a queste elezioni comunali per Salerno prevede un'attenzione particolare al problema del lavoro che vede Salerno esprimere un tasso di disoccupazione molto superiore alla media nazionale, con altissimi picchi per quel che riguarda la disoccupazione giovanile e quella femminile; indici di lavoro nero e senza diritti che consegnano alla città uno dei peggiori primati a livello nazionale. Per questo, il nostro programma prevede innanzitutto la difesa del lavoro che c'è ma è sotto attacco. Pensiamo alle aziende come il noto Pastificio Amato (marchio alimentare a rilevanza nazionale) ceduto ad altro imprenditore per consentire una gigantesca speculazione edilizia sul sito ove sorgeva l'opificio: ebbene, dopo che gli operai sono stati costretti da sindacati traditori a rinunciare a parte del proprio salario e dei propri diritti per garantirsi la continuità occupazionale, si scopre che la società è piena di debiti e i libri contabili sono ora in tribunale. Sullo sfondo, il fallimento dell'azienda e la perdita di altre centinaia di posti di lavoro. Dunque, la nostra parola d'ordine è “occupazione della fabbrica e gestione operaia nella prospettiva dell'espropriazione senza indennizzo per il padrone e sotto controllo operaio”. In secondo luogo, occorre avviare un Piano straordinario per il Lavoro per la creazione di nuova occupazione articolato sui seguenti assi: un piano di edilizia economica e popolare completamente pubblica per chi non è in grado di permettersi un’abitazione a causa dell’artificiosa lievitazione dei prezzi prodotta da decenni di politiche filopadronali; la costruzione di asili nido pubblici in ogni quartiere della città che consentano alle donne di poter lavorare senza essere costrette a rinunciarvi per dover accudire i figli; una sanità completamente pubblica, gratuita ed efficiente, e perciò la costruzione di una rete cittadina di presidi sanitari pubblici gestiti da comitati di lavoratori della sanità e di cittadini utenti. Come si vede, l'attenzione al problema del lavoro si intreccia con quella per la sanità e l’assistenza. Ma questo piano straordinario di opere pubbliche deve essere gestito direttamente e sotto il controllo dei lavoratori.
 
Latina: le lotte operaie e il ruolo del Pdac
 
 
Il prossimo candidato che intervistiamo è Ruggero Mantovani, candidato sindaco di Alternativa Comunista alle elezioni comunali di Latina.

Qualche tempo fa la Regione Lazio ha divulgato i drammatici dati sulla crisi dell’occupazione. Il tasso di disoccupazione a Latina sfiora l’11% e per la generazione tra i 15 e i 24 anni è salito al 29%.  Come commenti questa situazione?
Dopo anni di rapina le aziende hanno deciso di chiudere, lasciando sul lastrico i lavoratori e scappano con il bottino. Dopo la chiusura della Good Yaer, il  settore più colpito nel nostro territorio è stato quello del commercio dove solitamente sono impiegate moltissime donne. Altri comparti sono anche quello dei servizi, del tessile, del chimico-farmaceutico e dell'agroindustriale e del dolciario. Tutti settori a rischio estinzione. Il tessile è ormai scomparso. Oltre 200 unità di cui molte donne disoccupate con la chiusura della ex Circeo Filati, 244 unità senza lavoro di cui la maggior parte donne con la dismissione dell'attività produttiva dell'ex Cravattificio Gino Pompei, circa 60 lavoratori molti dei quali donne dell'ex Dublo e 29 lavoratrici della Tacconi Sud finite in mezzo ad una strada senza alcuna prospettiva futura: una vera e propria ecatombe di posti di lavoro. In questi ultimi anni le cose non sono andate meglio nelle tante industrie agroalimentari e dolciarie del territorio: con il trasferimento del marchio Pettinicchio nel nord Italia e la chiusura del caseificio sono stati cancellati più di 150 posti di lavoro. Da ultimo, sia  la chiusura della Gial di San Michele (dedita alla lavorazione di frutta candita e marron glacé) e sia la storica Nexans (ex Alcatel) hanno mandato a casa oltre 400 lavoratori. Anche il comparto chimico farmaceutico, per decenni tra i più stabili, registra i primi segnali di cedimento: circa 200 lavoratori della ex Bristol in cassa integrazione. La crisi del capitalismo non ha infine risparmiato le centinaia di donne impiegate nelle cooperative di servizi, ex Lsu e nella scuola. Con queste cifre è ormai evidente a tutti come la crisi economica non sia una passeggera crisi congiunturale ma un vero e proprio collasso del sistema capitalistico incapace di offrire alternative che guardino al futuro.
 
Come porre un freno allora alla crisi e quale è il progetto di Alternativa Comunista in questo ambito?
Innanzitutto bisogna dare spazio allo sviluppo delle fonti rinnovabili di energia, rafforzare i trasporti pubblici, trasformare tutti i contratti atipici e particolari in contratti a tempo pieno e indeterminato, riqualificare e recuperare i quartieri degradati della città, ampliare i servizi socio-sanitari. Bisogna lottare per la riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario, senza flessibilità ed annualizzazione, senza finanziamento ai padroni che delocalizzano e a spese dei loro profitti milionari. I punti fondamentali del programma di Alternativa Comunista per questa tornata elettorale e per le sue lotte future saranno il salario sociale  per i disoccupati e i giovani in cerca di prima occupazione e la ripubblicizzazione delle imprese privatizzate che hanno portano a scorpori, tagli, licenziamenti e attacchi ai diritti sindacali. Per quanto riguarda le aziende in crisi che licenziano e inquinano l’unica soluzione resta quella dell'occupazione e quindi dell’esproprio senza indennizzo e sotto il controllo degli stessi lavoratori. 
 
 
 
Barletta: le battaglie contro il lavoro precario, per l'occupazione delle fabbriche
 
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Qui di seguito l’ultima intervista di oggi. Ad essere intervistato è Michele Rizzi, ex-candidato alla presidenza della Regione Puglia per il PdAC, che si presenta questa volta candidato alle comunali di Barletta.

Michele Rizzi, quali sono innanzitutto le differenze tra la coalizione di centrosinistra e il Partito di Alternativa Comunista?
Noi di Alternativa Comunista abbiamo un preciso terreno di intervento e lo abbiamo fatto intendere chiaramente anche in occasione delle scorse elezioni regionali. Ci presentiamo con l’intento di rappresentare gli interessi delle masse popolari, degli operai, delle migliaia di disoccupati, precari e operai costretti ad emigrare al nord in cerca di lavoro e degli studenti che in questi mesi hanno saputo fronteggiare con forza e determinazione i continui attacchi alla scuola pubblica. Proprio in questo risulta la fondamentale differenza fra noi e la coalizione del centrosinistra che in questi anni a Barletta non ha fatto altro che rappresentare gli interessi degli speculatori edilizi, delle lobby finanziarie e industriali che accumulano profitti sulla pelle dei lavoratori per poi delocalizzare dall’altra parte dell’Adriatico con il pieno appoggio di Rifondazione Comunista e del Pdci. La politica borghese si schiera dalla parte del padronato e la chiusura di tante fabbriche ne è un sintomatico prodotto.

Ma è possibile opporsi al padronato e alla politica borghese anche sul ristretto territorio locale? Cosa propone il PdAC ai lavoratori falciati dalla crisi?
Alternativa Comunista utilizza questa campagna elettorale per presentare un programma rivoluzionaria, volto al superamento di un sistema che non risponde più agli interessi della stragrande maggioranza della popolazione. Sul territorio locale abbiamo avviato un percorso di lotte in questa direzione. La nostra proposta è incentrata su brevi ma fondamentali punti programmatici: la requisizione delle case sfitte della rendita edilizia, un programma di nuove case popolari che sconfigga la speculazione edilizia di Barletta, l’abolizione della tassazione a pagamento per i parcheggi, la ripubblicizzazione delle spiagge con lidi pubblici e gestiti da lavoratori presi dagli elenchi dell'ufficio di collocamento, la lotta contro le autorizzazioni ai grandi centri commerciali che annientano le piccole attività commerciali e le proletarizzano. Le fabbriche che chiudono? I padroni non sono interessati al lavoro di centinaia di operai: allora che le occupino e le gestiscano i lavoratori stessi come si è fatto in alcuni casi in Argentina, secondo una pianificazione organizzata della produzione.

Dando un’occhiata ai giochi di alleanze di queste ultime elezioni si può notare una certa confusione nel variegato arcipelago della sinistra comunista. Come si pone il Partito di Alternativa Comunista in merito a questi altri partiti comunisti o sedicenti tali?
La Federazione della Sinistra (Rifondazione Comunista e Comunisti Italiani) è intenta ormai nei soliti giochetti a rimorchio del Partito Democratico e del centrosinistra. Quand’anche non sia così i programmi che presentano in occasione degli appuntamenti elettorali vertono sempre su soluzioni assolutamente riformiste e compatibili con l’attuale stato di cose. Stessa cosa vale per quei partiti che noi definiamo centristi, Pcl e Sinistra Critica, che oscillano tra posizioni rivoluzionarie e posizioni riformiste privilegiando in ultimo sempre le seconde. E’ quanto dimostrano le loro presentazioni a queste elezioni, soprattutto in merito alle comunali di Napoli e Torino (per Sc, che fa "strane" alleanze con Rifondazione e/o gruppi neo-stalinisti) e Mantova (dove il Pcl appoggia un assessore del centrosinistra); peraltro, accordi a parte, entrambe le forze presentano programmi appena più a sinistra di quelli di Rifondazione. Insomma, la sinistra riformista (Federazione della sinistra; Sinistra Ecologia e Libertà) in modo più chiaro e i centristi in modo più oscillante: tutti quanti non abbandonano il terreno delle compatibilità capitalistiche illudendo i lavoratori che è possibile “riformare” un sistema che va invece abbattuto e sostituito da una società socialista. E’ questo in ultima istanza l’obiettivo che si pone il Partito di Alternativa Comunista e a cui da voce anche in questa campagna elettorale. 


 

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