Elezioni amministrative: Cremona
Intervista a Madoglio,
candidato sindaco del Pdac
a cura della Redazione web

Il 26 maggio non si voterà solo per le europee ma sarà anche una
tornata elettorale per il rinnovo di sindaci e di consigli comunali in varie
città. Alternativa Comunista si presenta con una propria lista a Cremona.
Intervistiamo il candidato sindaco Alberto Madoglio, che presenta il programma
elettorale e spiega lo spirito con cui i rivoluzionari partecipano alle
elezioni borghesi.
Alberto, anche in questa occasione la sezione di Cremona del
Partito di Alternativa Comunista partecipa alle elezioni comunali. Puoi
spiegare il perché di questa scelta e se è differente rispetto a quelle
passate.
La scelta è stata per certi versi naturale. Se è vero che i rivoluzionari non hanno nessuna illusione nel meccanismo elettorale borghese, né pensano che sia attraverso le istituzioni che i lavoratori possono far sentire la loro voce, la partecipazione alle elezioni è un momento dell’attività politica del nostro Partito e della nostra sezione, insieme a molte altre come ad esempio l’attività nei sindacati, nei movimenti, con interventi davanti alle scuole e alle fabbriche ecc. Rispetto alle precedenti elezioni locali, l’unica differenza da rilevare è che appare sempre più evidente che i vari schieramenti borghesi che si sfidano (centrodestra, centrosinistra, Movimento 5 stelle) non hanno nulla di buono da offrire alle classi popolari. Per la città, come più in generale per il Paese. Oggi più che mai noi siamo la sola alternativa a quella che nel programma abbiamo definito «la città dei padroni».
Pare di capire che il taglio che avete voluto dare alla campagna elettorale non è quello di limitarsi alle questioni locali. Sembra infatti che tentiate di mettere in discussione, a partire dall’esperienza locale, le politiche che i vari governi hanno seguito negli ultimi anni.
Esatto. Se per i rivoluzionari le elezioni sono un momento in cui propagandare il loro programma generale, questo deve essere fatto in ogni tipo di elezione, sia essa nazionale o appunto locale. Devo dire che impostare in questo modo la campagna elettorale non è stato particolarmente complicato. A Cremona si stanno vivendo, come è naturale che sia, tutte le contraddizioni che affliggono il mondo capitalista attuale. Se non ci si vuole limitare a proporre un colore differente per le panchine, ogni questione, dalla più piccola alla più grande, ci porta inevitabilmente a discutere cosa implica vivere in una città, in un Paese, in cui dominano le regole dell’economia di mercato.
Puoi spiegare meglio cosa intendi?
Se
tentiamo di andare più a fondo, di andare oltre lo stereotipo che vuole Cremona
come una piccola città di provincia tutto sommato tranquilla, vediamo che
quello che capita in città non è molto diverso da ciò che accade in altre
città, in altre metropoli, italiane e non solo.
A
Cremona abbiamo un grande problema per quanto riguarda il lavoro: è vero che il
tasso di disoccupazione è relativamente basso, ma si tratta di lavoro precario,
poco qualificato e con una bassa retribuzione. È la città con il maggior numero
di incidenti sul lavoro di tutta la Lombardia: di questo, nessuno degli altri
candidati parla, perché altrimenti dovrebbero riconoscere che ciò non è dovuto
al caso, ma a precise scelte fatte a livello nazionale e locale.
I
servizi pubblici locali sono stati privatizzati: azienda di distribuzione luce
e gas, trasporto locale, servizi di assistenza sociale; si sono alzate le
tariffe per le gli asili e le mense scolastiche e così via. Ciò ha determinato
un peggioramento della qualità di questi servizi, a fronte del fatto che gli
utili destinati ai privati sono aumentati, 17 milioni di euro solo per la
privatizzata azienda che fornisce acqua e gas.
Lo
stesso si dica per la questione della casa o per le tematiche ambientali (l’inquinamento dovuto ad alcuni impianti
industriali vicini alla città fanno sì che il tasso di patologie oncologiche
sia tra i più alti nel Paese).
Per
non parlare delle politiche razziste nei confronti degli immigrati e dell’uso
strumentale del tema sicurezza per impostare una politica di repressione e di
controllo poliziesco del dissenso. Forse non tutti sanno che Cremona, guidata
allora come oggi da un sindaco di centrosinistra, fu tra le prime
amministrazioni a dotare di armi i vigli urbani.
Il
nostro tentativo quindi è quello di propagandare un programma per mezzo del
quale si possano mobilitare settori di avanguardia della classe operaia locale.
Probabilmente una delle obiezioni che vi vengono fatte è che si tratta di questioni che non sono di competenza di un sindaco e di un consiglio comunale. Come rispondete?
In verità sono obiezioni degli «addetti ai lavori»: vengono avanzate dagli altri candidati, specialmente quando sono in difficoltà nell’affrontare temi molto sentiti, e dai giornalisti durante le interviste. Ma in realtà la nostra impostazione «generale» molto spesso costringe i nostri avversari a scendere nel nostro campo e a riconoscere che i temi che proponiamo sono quelli che hanno la maggiore attenzione. Questo perché, come dicevo prima, la crisi economica è così profonda e grave persino in una città della «ricca» Lombardia, che anche l’elettore più distratto vuole sapere che ne sarà del suo lavoro o della scuola del proprio figlio, e poco o nulla si interessa del marciapiede da rifare.
Oltre alla lista del Pdac Cremona non è un’oasi felice, ci sono altre liste che si schierano su posizioni di sinistra?
Premesso
che nessuno, non tanto noi ma tutti quelli che seguono le vicende politiche
locali considera la coalizione che sostiene il sindaco Pd, come una coalizione
di sinistra (il Pd ha amministrato la città per venti degli ultimi 25 anni e ha
riproposto a livello locale tutte le scelte di austerity che
nazionalmente venivano decise), è presente una lista di sinistra moderata. È
una lista civica che si chiama Cremona cambia musica, con poco sforzo di
fantasia dato che Cremona è conosciuta come la città della musica.
La
candidata sindaco è la segretaria cittadina di Rifondazione. La scelta di
presentare una lista civica anziché una col loro simbolo, viene spacciata come
la volontà di aprirsi alla "società civile" progressista. In verità è
una decisione dovuta alla profonda crisi che quel Partito sta vivendo, ormai da
anni, nazionalmente e localmente. Tanto è vero che la lista non sta mobilitando
nuove energie, nemmeno in campagna elettorale: i pochi attivi sono anziani
militanti di Rifondazione più uno o due attivisti storici dei movimenti legati
all’area dei cosiddetti «beni comuni». A differenza nostra è molto probabile
che diano una indicazione di voto al candidato Pd in caso di ballottaggio,
ulteriore conferma della loro subordinazione al campo del centrosinistra, della
mancanza di un serio bilancio rispetto a un quarto di secolo di scelte
politiche disastrose e della incapacità di proporsi come reale alternativa di
classe.
Non
è per presunzione se affermiamo che siamo noi i soli a rappresentare, pur con i
nostri mezzi modesti, quella alternativa: è una coerenza che ci viene
riconosciuta da tutti, quella di essere la sola voce fuori dal coro del senso
comune.
Qual è il vostro obiettivo politico in questa campagna elettorale e come pensate di proseguire dopo il 26 maggio?
Con
i vari ostacoli burocratici, vecchi e nuovi, essere riusciti a presentarci è
già un successo. Per noi non è tanto il risultato elettorale che conta, anche
se facciamo e faremo di tutto per ottenere più voti possibili, ma far conoscere
il nostro Partito, la nostra Internazionale, il nostro programma, al più ampio
numero possibile di lavoratori e lavoratrici, giovani e immigrati.
Dopo
il 26 maggio la nostra attività non si ferma, speriamo, anzi siamo certi, con
nuove forze guadagnate in queste settimane di campagna elettorale. E, come
accennavo in precedenza, continuando a utilizzare le rivendicazioni presenti
nel nostro programma elettorale (esproprio senza indennizzo sotto controllo
operaio delle imprese che licenziano, delle aziende di servizi privatizzate in
precedenza, autodifesa operaia contro le aggressioni fasciste, razziste e
maschiliste, ecc.) per dialogare con settori di classe.
Infine, puoi dire qualcosa sui candidati nella lista di Alternativa e sulla scelta di indicare te come sindaco?
La lista è composta da 22 candidati, in
maggioranza compagne. Abbiamo con noi operaie, operai, lavoratori della sanità,
della scuola, appartenenti cioè a quei settori di classe che più hanno sentito
i colpi della crisi.
Per
quanto riguarda la mia candidatura, è stata l’ultima cosa che abbiamo deciso.
Una volta valutato utile presentarci, deciso il programma, e la composizione di
classe della lista, il candidato sindaco è stato scelto perché così impone la
legge. Per noi non è la persona che conta, ma il Partito e il programma di cui
il Partito si dota. Anche il rifiutare la personalizzazione, che la politica
borghese ha scelto ormai da decenni, è una delle cose che ci caratterizza e che
raccoglie favore tra i lavoratori e i giovani che stiamo incontrando in questo
periodo.