Elezioni di primavera: l’unica Alternativa è quella
Comunista
Interviste ai candidati del PdAC a
Vicenza e a Latina
a cura di Francesco
Fioravanti
1) Intervista a Patrizia Cammarata, candidata del PdAC a
Presidente della Provincia di Vicenza
PatriziaCammarata interviene dal
palco alla manifestazione del 17 febbraio scorso a Vicenza
Il Partito di Alternativa Comunista si
presenterà alle elezioni provinciali di Vicenza contro i due poli
dell'alternanza borghese: puoi provare a sintetizzare brevemente gli assi
fondamentali del programma politico che intendete sottoporre all'attenzione dei
lavoratori e dei movimenti vicentini?
Patrizia Cammarata: Il Partito
di Alternativa Comunista si presenterà alle elezioni provinciali di Vicenza
consegnando agli elettori un programma nel quale si dichiara apertamente il
senso della nostra partecipazione, che è fondamentalmente quello di guadagnare
uno spazio di visibilità per parlare al maggior numero di lavoratori, precari,
studenti e giovani, alle masse popolari in generale. Lo scopo principale è
quello di propagandare la necessità dell’opposizione ai governi locali e
nazionali di centrodestra e di centrosinistra i quali, come oramai è davanti
agli occhi di tutti, perseguono la stessa politica di sfruttamento e rapina nei
confronti dei lavoratori a vantaggio dei poteri forti. Di alternanza in
alternanza, a livello provinciale come a livello nazionale, l’elettorato
popolare ha solo la libertà di cambiare il nome dei gruppi dirigenti che, però,
perseguono la stessa politica. Noi stiamo lavorando per costruire un forte
partito che possa essere al servizio delle lotte e delle mobilitazioni nei
luoghi di lavoro e nella società. Siamo l’unica forza politica, fra quelle che
si presenteranno alle elezioni, che indica chiaramente l’abbattimento del
sistema capitalistico come il primo passo per costruire un sistema economico e
politico alternativo: il socialismo. I candidati del PdAC non mirano ad essere
eletti per entrare nelle giunte e nei consigli di amministrazione e qui
concertare la solita politica di sacrifici per molti a vantaggio dei pochi, ma
per usare tutti gli spazi di visibilità (e dunque anche quelli offerti dalle
istituzioni borghesi) per propagandare un programma dalla parte dei lavoratori.
I nostri eventuali eletti, per statuto, non potranno godere di nessun beneficio
economico che sarà girato al partito, e continueranno ad essere in prima fila
nella difesa degli interessi immediati e futuri di una sola parte della società:
i lavoratori, le lavoratrici e le masse popolari.
Parlando di Vicenza non si può non
parlare della battaglia contro la costruzione della nuova base Usa: qual è il
ruolo del Pdac all'interno di questo movimento? Credi che la presentazione
indipendente di Alternativa Comunista possa aiutare la lotta dei
vicentini?
Cammarata: La lotta per la
chiusura e la conversione ad usi civili delle basi militari vede impegnati a
livello internazionale tutti i compagni e le compagne dei partiti aderenti alla
Lit (Lega Internazionale dei Lavoratori). E’ stato quindi assolutamente
naturale, oltre che doveroso, per il Partito di Alternativa Comunista (sezione
italiana della Lit) offrire il proprio contributo, attraverso il lavoro di
analisi e militanza dei propri militanti presenti nel territorio vicentino,
nella lotta contro i progetto di una nuova base militare USA nell’area
dell’aeroporto Dal Molin e nella creazione di comitati di lotta che chiedono la
conversione ad usi civili della caserma Ederle e di tutti i siti militari ad
essa collegati.
Quest’impegno a livello locale si inserisce
nella battaglia più generale contro la guerra imperialista e coloniale e contro
le politiche di appoggio alla guerra esercitate dal consiglio comunale, dalla
giunta provinciale e dal governo. Governo che, come risultato del suo operato,
ha ottenuto il ritiro dalle zone di guerra, non delle truppe, ma dei medici di
Emergency. I vicentini, soprattutto quelli che avevano creduto ad un
cambiamento, sono delusi e disorientati.
Il Partito di Alternativa Comunista sarà l’unico
partito a Vicenza, fra quelli che si presenteranno alle elezioni, realmente e
coerentemente contro la guerra e contro la nuova base al Dal Molin. I candidati
locali di Ds, Rifondazione, Verdi e Comunisti italiani, anche se si dichiarano
contro il progetto Dal Molin, sono i rappresentanti territoriali di partiti al
governo, i loro parlamentari di riferimento hanno votato la finanziaria che
aumenta le spese militari e abbassa quelle per la sanità. I candidati di
Rifondazione, Verdi e Comunisti Italiani, indipendentemente da quello che
dichiarano e agiscono a livello locale, nei fatti sono interni e funzionali ai
partiti che appoggiano il governo che ha detto sì alla base a Vicenza. Solo il
Partito di Alternativa Comunista è assolutamente trasparente e coerente in
questa battaglia e offre e continuerà a offrire il proprio contributo alla
lotta contro la militarizzazione del territorio. Il rafforzamento del PdAC
rappresenterebbe un reale vantaggio alla lotta dei vicentini contro la guerra e
le nuove basi di guerra.
Quali sono state le prime reazioni delle
"persone comuni" con le quali avete interloquito?
Cammarata: Vicenza e provincia
è un territorio nel quale la sinistra è sempre stata molto debole. Le "persone
comuni” che abbiamo avvicinato durante la raccolta delle firme hanno avuto
diverse e opposte reazioni: curiosità, scetticismo, contrarietà, soddisfazione.
L’elettorato dichiaratamente di centrosinistra è, invece, apertamente deluso e
amareggiato. Alcuni, nonostante dichiarino la loro delusione, continuano a
difendere il fatto che non ci deve essere la frammentazione e sono terrorizzati
da un "ritorno della destra", anche se ammettono che nessuna delle promesse
fatte in campagna elettorale è stata mantenuta. Altri, invece, ci riconoscono la
coerenza e si ricordano che siamo usciti da Rifondazione nel momento
dell’appoggio al governo Prodi e che in quella circostanza avevamo previsto la
continuità delle politiche di guerra e di attacco alle condizioni di vita dei
lavoratori fra il governo di centrodestra e di centrosinistra. I fatti, e il sì
alla base USA è solo l’esempio più eclatante ma non l’unico, hanno dimostrato la
correttezza della nostra analisi politica.
2) Intervista a Ruggero Mantovani,
candidato del PdAC a Sindaco di Latina
Ruggero Mantovani a un dibattito
Il Partito di Alternativa Comunista si
presenterà alle elezioni comunali di Latina in opposizione ai due poli
dell'alternanza borghese: puoi provare a sintetizzare gli assi fondamentali del
programma politico che intendete sottoporre all'attenzione dei lavoratori e dei
movimenti della tua città?
Ruggero Mantovani: Si, il PdAC
si presenta alternativo ai due poli: un risultato entusiasmante, tanto più che
siamo riusciti a formare una lista di classe composta da 31 compagni (operai,
precari, donne, giovani e pensionati) e a raccogliere in poche settimane 541
firme.
In questi giorni abbiamo elaborato un programma elettorale in grado
di contenere al suo interno una struttura transitoria e parole d’ordine
popolari, spendibili in funzione agitatoria.
Il fallimento delle politiche
del centrodestra a Latina si è combinato con una politica antipopolare, che si è
espressa ad esempio in un aumento inaudito di tasse e tariffe per i servizi
essenziali: la tariffa per i rifiuti solidi urbani è aumentata di oltre il 70%
per finanziare la Soc. Latina Ambiente, a cui il Comune di Latina dal 1999 ad
oggi ha regalato oltre 80 miliardi di vecchie lire. La tariffa per il servizio
idrico, in questi ultimi anni, è aumentata di quasi il 100%: soldi dei
lavoratori che sono stati utilizzati per pagare i gettoni d’oro dei componenti
del CdA della società Acqualatina. L’amministrazione Zaccheo (sindaco uscente di
An) privatizzando essenziali servizi sociali, ha prodotto l’aumento di tariffe e
tasse relative alle mense scolastiche, agli asili nido, alle strutture sportive
e ricreative, ai mezzi pubblici, all’ICI sulla prima casa, ecc. Il Sindaco
Zaccheo e i suoi alleati, invece di risolvere il problema della casa per tanti
lavoratori di Latina, avviando un piano di costruzione di un’edilizia popolare e
formulando un regolamento comunale sui canoni locativi, hanno deturpato il
territorio facendo ingrassare noti speculatori del cemento.
Al contempo
abbiamo proposto alcune rivendicazioni che si riconnettono alla condizione
materiale delle classi lavoratrici. A titolo esemplificativo abbiamo avanzato
due parole d’ordine fondamentali: mandare a casa i gestori di Latina Ambiente e
Acqualatina (gestori privati del servizio idrico e dei rifiuti solidi e urbani),
impiegando i lavoratori del settore in società totalmente pubbliche, con
controllo diretto dei lavoratori e degli utenti, e requisire le aziende in crisi
riconvertendole pubblicamente sotto controllo operaio. Di più, abbiamo chiesto
che i servizi sociali siano interamente gratuiti per i nuclei familiari
legittimi e di fatto con un reddito fino a € 15,000 e con un’imposta progressiva
per redditi superiori, con un’imposizione aggiuntiva per le grande rendite e
profitti. Abbiamo avanzato la rivendicazione di un’urbanistica che preveda
l’abbattimento di tutte le strutture cementizie costruite sul litorale di Latina
per un reale rifacimento della duna e un recupero della marina eco-compatibile
con la vocazione del territorio; di un’ edilizia popolare e sociale che punti
alla riqualificazione dei quartieri e della periferia, gestita direttamente da
società pubbliche sotto il controllo dei lavoratori espresso anche con la
presenza di diritto nei C.d.A. Così come chiediamo una gestione totalmente
pubblica dei servizi sociali: mense scolastiche, asili nido, centri sociali
polivalenti per giovani ed anziani, poliambulatori di quartiere, strutture
ricreative e sportive da istituire in ogni circoscrizione; istituzione di una
società interamente pubblica per il trasporto urbano; aumento delle
circoscrizioni a 15 con accorpamento delle stesse secondo un criterio
territoriale e sociale. Questi solo alcuni punti sintetici del nostro programma
elettorale.
Latina è una città non priva di
contraddizioni: da una parte il retaggio del ventennio fascista e le
inclinazioni nostalgiche, dall'altra una forte presenza operaia e le
innumerevoli lotte sociali che questa realtà ha prodotto: come ritieni possa
essere accolta una proposta "diversa" da tutte le altre come quella del
PdAC?
Mantovani: Latina è una città
che ha avuto, pur nella sua giovane storia, un percorso complesso. Un’originaria
prevalentemente agricola che collocherà il fascismo, anche sotto l’aspetto
simbolico (si pensi alla all’urbanistica monumentale del centro storico) , nella
stessa antropologia della comunità di fondazione. Il successivo regime
democristiano durato per oltre cinquanta anni ha segnato profondamente questa
città: le ingenti speculazioni urbanistiche a partire dagli anni Sessanta si
sono accompagnate ad un rilevante sviluppo industriale: proprio in quegli anni
si registrò la nascita di un proletariato industriale che, in particolare, ha
espresso negli anni Settanta una classe operaia molto combattiva, in grado di
dar vita a rilevanti settori di avanguardia e a una cospicua storia, seppur
contraddittoria e inconcludente, dell’estrema sinistra. Credo che questa vicenda
operaia abbia in qualche modo segnato un’eredità preziosa per una nuova classe
operaia, che in particolare con la nascita di comitati nati alla Nexans e alla
Chemtura ha rimbastito la memoria dell’autorganizzazione e del conflitto.
La lista è composta da lavoratori,
giovani e rappresentanti di movimenti storici della città: ritieni che questo
possa essere un elemento che giochi a vostro favore?
Mantovani: Assolutamente si. La
nostra lista, persino dal commentario giornalistico, è stata definita e
riconosciuta a forte connotazione classista e credo che, al di là del pronostico
elettorale, costituisca un patrimonio prezioso per la costruzione del nostro
partito e di una reale prospettiva di alternativa comunista.