Partito di Alternativa Comunista

Elezioni regionali

Elezioni regionali

 

Per una lista operaia su un programma di indipendenza di classe

 

di Michele Rizzi (*)

La prossima primavera vedrà una tornata elettorale, quella che riguarda le elezioni che si terranno in quasi tutte le regioni a statuto ordinario.

I due schieramenti dell'alternanza borghese, centrodestra e centrosinistra si confronteranno per stabilire: nel caso del centrosinistra, una insperata tenuta nelle regioni già amministrate da anni, da quelle definite "rosse" a quelle dove la vittoria fu sul filo di lana, come la Puglia del leader di Sinistra e Libertà Niki Vendola; nel caso del centrodestra, per confermare il governo delle regioni amministrate da sempre, come Veneto e Lombardia, e per tentare lo sfondamento nelle altre Regioni perse nella tornata elettorale del 2005.
Bersani, nuovo segretario del Partito Democratico, rilancia una nuova stagione ulivista che, messa da parte la cosiddetta autosufficienza veltroniana, punta a ricomporre i tasselli di una nuova alleanza di centrosinistra che vada, possibilmente, dall'Udc di Casini a Rifondazione comunista di Ferrero. Mentre i cattolici reazionari del duo Cesa-Casini opteranno per accordi con il centrosinistra solo in alcune regioni e per il resto, a parte qualche caso isolatissimo in cui si alleeranno con il Pdl, andranno da soli. Certamente, il piano di apertura all'Udc del duo D'Alema-Bersani va visto a lunga scadenza e, per la precisione, nella direzione della costruzione di un'alternativa di governo al Pdl ed alle truppe berlusconiane.

A sinistra, mentre Sinistra e libertà di Niki Vendola (in forte difficoltà, tra l'altro, dopo l'abbandono dei Verdi e il distacco dei socialisti di Nencini) ha fatto una scelta coerente con l'orientamento politico datosi dopo la scissione da Rifondazione comunista, ossia di abbandono anche formale di ogni riferimento al comunismo e di internità assoluta allo schieramento liberale di centrosinistra, il duo Rifondazione-Pdci, dopo il lancio della cosiddetta "federazione della sinistra di alternativa", imprime una forte svolta a destra (sancita anche dall'entrata degli ex vendoliani nella segreteria nazionale del Prc) con una linea che si riposiziona sul tentativo di ricerca di alleanze con il Pd e con tutto il carrozzone del centrosinistra.
Nei fatti, Ferrero e Diliberto passano di colpo dal tanto ventilato anticapitalismo delle elezioni europee, a nuove aperture a Bersani e soci, ossia a coloro rispetto ai quali fino all'altro giorno, sempre a parol, si definivano alternativi. Tra l'altro, il Prc è attraversato in questi giorni da una forte discussione interna soprattutto nella sua base - circoli e iscritti - che, avendo preso sul serio la proclamata "svolta a sinistra" dell'anno scorso, non è intenzionata ad accettare un nuovo patto con i liberali di centrosinistra. Ciò non fa che aumentare le contraddizioni di fondo di questo partito, d'altronde in forte crisi di militanza. La Direzione nazionale del Prc ha già dato mandato ai comitati regionali di ricercare ovunque alleanze con il centrosinistra per tentare di salvare l'elezione di qualche consigliere regionale e la nomina di qualche assessore, il che significherebbe salvare una parte di apparato burocratico locale già in forte sofferenza dopo la chiusura di numerosi circoli e l'abbandono di numerosi militanti.

A sinistra del Prc risentono di grandi difficoltà (e soprattutto di uno scostamento tra i proclami di autosufficienza e la ben più magra realtà) il Pcl di Ferrando e Sinistra Critica di Flavia d'Angeli e Turigliatto: entrambe si sono caratterizzate, nelle precedenti consultazioni elettorali, per una interessata posizione di chiusura ad ogni interlocuzione a sinistra del Prc. Nelle elezioni nazionali hanno ricercato, oltre che il consistente bottino derivante da un eventuale 1% (cui puntavano sperando realmente di farcela), l'esposizione mediatica dei loro leader nazionali, sulla base di un programma generico e centrista (basti pensare alla richiesta di "abolizione del Senato" avanzata dal Pcl di Ferrando per cavalcare il sentimento di anti-politica diffuso tra il popolo di Grillo e Di Pietro...). Per le prossime regionali non sembrano al momento intenzionate a mutare atteggiamento.

"Una giusta tattica rivoluzionaria esige, anche quando esistono tutte le condizioni proprie di un'epoca rivoluzionaria, la partecipazioni alle elezioni" (Lenin, 1907). E' con questo spirito che Alternativa comunista ha lanciato, a tutte le organizzazioni a sinistra del Prc, sia alle elezioni politiche che a quelle europee, un chiaro appello alla costruzione di una lista operaia e anticapitalista su un programma di indipendenza di classe. Per utilizzare cioè le elezioni come momento di propaganda e di visibilità delle esigenze e delle lotte del mondo del lavoro in contrapposizione agli interessi capitalistici rappresentati, di fatto, da tutte le altre liste. Per le prossime elezioni regionali, Alternativa comunista propone nuovamente di presentare una lista operaia, anticapitalista, comunista, basata su un programma che affermi chiaramente che la crisi capitalista deve essere pagata dal padronato che l'ha generata e non dai lavoratori che la stanno subendo, con candidati espressione del movimento operaio, studentesco e dei vari movimenti di lotta. A partire da questo chiediamo a tutte le organizzazioni dei lavoratori di rompere con i governi dei padroni e con ogni forma diretta o indiretta di sublaternità ai partiti padronali e di costruire, in occasione delle prossime elezioni regionali, una lista basata su un programma di indipendenza di classe.


(*) Comitato Centrale Pdac, resp. campagne elettorali

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