Partito di Alternativa Comunista

ESSELUNGA: LA LOTTA NON VA IN VACANZA

ESSELUNGA:

LA LOTTA NON VA IN VACANZA

Intervista a Luis Seclen

Durante l’estate sono arrivate delle buone notizie dal fronte dell’Esselunga di Pioltello, dove i lavoratori licenziati stanno continuando una mobilitazione iniziata due anni fa. Nonostante tutta la difficoltà della lotta, i risultati arrivano, anche sul piano legale con una nuova sentenza favorevole ai lavoratori. Ne discutiamo con il compagno Luis Seclen.

Parlaci un po’ del processo di Miah. Perché avete fatto ricorso? Il giudice vi ha dato ragione?

 

Nel gruppo di 25 licenziati politici dell’Esselunga avevamo diverse motivazioni di licenziamento: i compagni Miah e Attia erano stati accusati entrambi di creare danno all'immagine della cooperativa, per aver denunciato pubblicamente gli abusi all’interno dei magazzini dell’Esselunga. Attia ha dichiarato a La7 nel programma Piazza pulita il 9 febbraio 2012, con ben 4 milioni di persone davanti alla tv, “Qui si lavora come schiavi” e lui ha vinto la sua causa, invece Miah, che aveva detto la stessa frase in un’intervista al "Giorno", che però ha meno lettori rispetto agli spettatori di Piazza pulita, ma il giudice gli diede torto e il licenziamento fu applicato. Ci sembrava assurdo che nelle motivazioni della sentenza il giudice di primo grado esprimesse concetti contrari opposti a quelli della sentenza di Attia, anche in funzione della diversa quota di mercato dei due mass media e quindi in presenza di un minor danno d’immagine per l’azienda. Riuniti in assemblea operaia, la nostra decisione fu d'iniziare la causa di appello. 

Guarda caso nella sentenza in secondo grado le motivazioni del giudice riprendono quasi alla lettera i nostri stessi concetti, e noi non siamo certo giuristi eh! Ci ha dato ragione: è assurdo accettare il licenziamento di un lavoratore quando ogni persona dovrebbe avere la libertà di pensare, di parlare e di esprimere le proprie opinioni. Inoltre ci ha riconosciuto che abbiamo “una certa logica giuridica senza essere giuristi..."

 

Cosa significa questa vittoria per la lotta dei lavoratori dell’Esselunga e della logistica? 

 

Questa vittoria ci tiene ancora uniti, nonostante siano tanti i nostri problemi. Stiamo veramente male in termini economici, ci hanno messo in una casa integrazione truffa a rotazione a zero ore, quando all’interno del magazzino si fanno fare gli straordinari a chi lavora, non riusciamo a trovare lavoro in questa attuale situazione di crisi e le nostre famiglie ne risentono. Abbiamo un mare di difficoltà ma continuiamo a lottare, per noi e per la nostra classe: appoggiamo costantemente le lotte dei nostri compagni della logistica (Dhl, Granarolo, Tnt, Number one, e tante altre) ma anche di altri settori, ad esempio un nostro gruppo era presente allo sciopero dell’ospedale San Raffaele, siamo parte attiva all’interno del coordinamento No austerity che attualmente si sviluppa nel territorio nazionale con grande rapidità. Pensiamo che da soli non potremmo mai conquistare i nostri diritti e far rispettare la dignità di persone libere, di lavoratori che hanno il diritto di costruire il proprio futuro e quello delle famiglie che abbiamo creato: per questo motivo siamo totalmente consapevoli che bisogna lavorare per unire le lotte operaie con lo scopo di costruire l'unita della classe proletaria e strappare il potere politico ed economico alla borghesia e alle classi dominanti per costruire insieme noi lavoratori uno stato più giusto, solidale, e soprattutto con una migliore politica di redistribuzione economica, cioè uno governo di lavoratori, uno stato socialista. Questo significa che dobbiamo far crescere la nostra coscienza di classe nella lotta, come importante evoluzione di questo attuale processo di radicalizzazione, e questo lottando insieme con i compagni di Piacenza, di Bologna, di Roma, di tutte quelle aziende dove c’è il sistema barbaro delle cooperative. La lotta cresce e si allarga ad altri settori, non solo alla logistica, come attualmente sta succedendo a Napoli, Trapani, Palermo, Torino, Brescia ed altre provincie. 

 

Pensi che il vostro esempio possa essere d’aiuto alle tante altre realtà della logistica che si trovano oggi in lotta?

 

La nostra intenzione è quella di dimostrare che possiamo battere chiunque si metta davanti alla massa operaia, di far capire a chi potrebbe avere delle esitazioni o delle paure a entrare in lotta, che la nostra solida unità può diventare invincibile, e la dimostrazione migliore di questo sono le conquiste operaie che tutti i giorni troviamo da parte dei combattenti proletari in tutto il mondo, dal Brasile all’Egitto. Siamo chiamati a essere parte attiva di questo processo, siamo stati chiamati a fare la storia, i tempi sono quelli giusti e non possiamo, non dobbiamo scappare; non chiudiamo gli occhi al futuro socialista che già oggi ci attende.  

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