Comunicato della Sezione milanese del Pdac
Proviamo
a opporci. Venite tutti".
Così
è iniziata la fine di una trentennale situazione
di alterità culturale milanese.
Ricalcando
schemi già noti, la giunta di fascisti, xenofobi, voltagabbana e affaristi
milanesi hanno posto fine ad una esperienza scomoda, incompatibile con gli
assetti sociali ed economici che i De Corato e i vari "padroni della città"
vorrebbero imporre a Milano.
Dalla
sua nascita "Conchetta" ha sempre svolto iniziative libere dalla mercificazione
imperante e dalla spettrale ideologia del "vincente". Un luogo in cui
le attività erano frutto di un'autogestione mai dipesa dalla logica
utilitaristica che impregna i pori e gli alveoli di questa città, fino ad
asfissiarla.
Il
Centro è cresciuto nutrendosi di memoria, cosa strana e intollerabile per chi
ne pratica la continua rimozione. Ospitava la libreria Calusca
e l'archivio di Primo Moroni. Di quella esperienza conservava il mestiere, la
passione e un patrimonio unico in Italia che ha dato spazio a momenti di
discussione, di rigoroso confronto e anche, non di rado, di aperto scontro ma che
ha sempre alimentato le pulsioni cittadine verso un'esistenza nuova, da
conquistare con la lotta.
Il
Centro si è collocato in un luogo improprio e più che l'antagonismo politico
espresso concretamente, è questa forse la vera ragione dello sgombero. Un
quartiere dove i residenti storici che ancora sopravvivono prendono 500 euro al
mese di pensione, quando le immobiliari valutano più di 5.000 euro a metro
quadro il prezzo degli appartamenti. Un quartiere oggetto degli appetiti
padronali, che andava sterilizzato prima di avviare una delle tante
speculazioni edilizie in epoca di Expo.
La
volontà di sgomberare "Conchetta" mette in luce tutta la becera ignoranza di
una classe politica dedita ad ingrassare il proprio portafogli ad ogni costo.
Una violenza sistematica che si produce sotto gli occhi di quei teorici della
fine delle classi, della fine del loro conflitto storico, della ricerca di un
"nuovo" inesistente e che puzza clamorosamente di compatibilità a basso costo.
Oggi, l'attacco padronale si fa più veemente, più rozzo, più sfacciatamente autoritario e nel portare la nostra piena solidarietà ai compagni di "Cox18", ribadiamo la necessità di uscire dalla marginalità e dalla frammentazione di ogni singola vertenza per la costruzione di un reale processo di ricomposizione sociale verso l'unità, dal basso, di tutte le lotte in una chiara prospettiva di classe come unica soluzione alla barbarie che avanza.
Partito di Alternativa Comunista - Sezione di Milano
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Appello per le iniziative in solidarietà con il c.s.o.a. Cox 18
Riprendiamoci Cox 18, la Calusca e l'archivio Primo Moroni
Il 22 gennaio 2009 alle 7.00 del mattino un centinaio di
poliziotti è entrato nel Centro Sociale Conchetta, fondato più di 33 anni fa e
della libreria Calusca nata nel 1971 e del prezioso e storico archivio Primo
Moroni.
La risposta della città è stata tempestiva, in breve si sono
radunati davanti ai blindati delle forze dell'ordine molti compagni, amici,
abitanti del quartiere.
Si tratta di uno sgombero illegale che non tiene conto di
una causa intentata dal comune al centro sociale nel mese di luglio 2008 per la
riappropriazione dei locali, una vertenza ancora in corso. Il vicesindaco De
Corato, da sempre in prima linea contro le realtà cittadine non omologate,
scarica su questore e prefetto la responsabilità dell'operazione. Il Pubblico
Ministero sostiene di essere stato avvisato a giochi fatti. Poco importa,
tutti, invece, concordano che l'importanza dell'operazione è che il Comune non
perda il valore dell'area. Si tratta di una questione "patrimoniale", come se
questo bastasse a spiegare e a giustificare tutto.
Il risultato, al momento, vede il centro sigillato e sotto
sequestro con tutti i materiali dentro, compresi i libri e le riviste della
libreria e dell'archivio. Il Centro Sociale Conchetta, la Calusca, l'Archivio Primo Moroni rappresentano
un pezzo di storia importante, e testimoniano oggi la possibilità di eludere il
principio di mercificazione. Con essi, in buona compagnia, diversi altri centri
sociali, luoghi di libero accesso e libero scambio. La loro sopravvivenza deve
essere la sopravvivenza della libertà di agire, di farci padroni del nostro
futuro, di non essere pesati per quanto possiamo / sappiamo / vogliamo
spendere.
Per quanto ci riguarda non consideriamo chiusa la partita,
riconosciamo chi rifiuta l'omogeneità del pensiero unico del mercato: ci
vogliono compatibili, compratori comperabili, ordinati e consenzienti,
resteremo ciò che sappiamo essere, ciò che siamo: originali, comunicanti,
disomogenei.
Chiediamo a tutti di farsi carico di un pezzo di questo
percorso, che è percorso di tutti.
I compagni e le compagne di Milano presenti all'assemblea cittadina del 22/01/09 presso la sede USI di viale Bligny
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