Partito di Alternativa Comunista

Il governo Renzi all'attacco della sanit

Il governo Renzi all'attacco

della sanità pubblica

La situazione del servizio sanitario in Italia

 

 

di Mario Avossa

Il Sistema Sanitario Nazionale nacque nel 1979 come parziale accoglimento delle lotte dei lavoratori degli anni '70. Furono introdotte le Unità Sanitarie Locali, una sorta di mini enti locali che rispondevano alle Regioni. Erano dotate di un parlamentino in cui sedevano rappresentanti dei partiti: allora ubiquitari nel territorio, gestivano ospedali e ambulatori, prevenzione e riabilitazione. La logica decentralizzante era già allora sospetta: si moltiplicavano i centri di sottopotere con conseguente stimolo clientelare. Un do ut des al Pci stalinista di allora. L’erogazione dell’assistenza sanitaria pubblica era in qualche modo universale e gratuita.

Nel 1992 ha avuto inizio l’attacco neoliberista alla sanità pubblica, che sarà progressivamente depotenziata; ne sarà negato lo spirito di servizio pubblico con le denominazioni di aziende sanitarie locali e aziende ospedaliere, con la sinistra implicazione che una condizione umana come lo stato di malattia possa essere una fonte di guadagno, una merce. Tutti i governi che si sono succeduti da allora fino ad oggi hanno portato avanti lo stesso disegno, con tagli agli stanziamenti di volta in volta sempre più aggressivi. Il più recente è stato annunciato da Renzi pochi giorni orsono, 10 miliardi di euro in cinque anni, e c’è da scommettere che non sarà l’ultimo. La Lorenzin, priva di senso dell’umorismo, dice che non di tagli si tratta, ma di risparmi (1).

 

L'attacco alla sanità pubblica e al diritto alla salute sull'altare dei privati

La costante riduzione degli stanziamenti per la sanità pubblica determina:

·         sottrazione di salario indiretto ai lavoratori;

·         storno di ingenti e crescenti somme di denaro pubblico che si rendono disponibili per sostegno a banche, industrie, corporazioni e impegni militari;

·         impoverimento progressivo del SSN e rafforzamento di strutture private o semiprivate;

·         assenza pressoché generalizzata di politiche sanitarie di prevenzione e di riabilitazione.

Tutto questo è funzionale al disegno neoliberista di allestire anche in Italia un sistema sanitario che persegue scopi di lucro, molto simile al tristemente noto sistema in vigore negli Stati Uniti:

·         differenziazione verso l’utenza solvibile, con vendita di pacchetti diagnostici, terapeutici e riabilitativi (merce sotto forma di servizi);

·         apertura agli interessi delle assicurazioni  private (2);

·         abbandono al proprio destino delle grandi masse del proletariato, che fruiranno delle funzioni residuali del sistema pubblico, ridotto al lumicino.

La sanità privata e convenzionata ha già prodotto effetti distorsivi a causa del  sistema di rimborso regionale a DRG (diagnostic related group), con degenze gonfiate, interventi sovradimensionati e il fenomeno Brega Massone (3), più esteso di quanto si pensi.

In questi anni si è proceduto alla chiusura di molti piccoli ospedali con il pretesto della scarsa produttività. I governi hanno lasciato attivi ospedali di cospicue dimensioni dai piedi d’argilla. Hanno in pratica distrutto una rete di assistenza sanitaria di buona qualità e dalle dimensioni umane, dissipando una ricchezza di professionalità vicine ai bisogni del popolo; mentre i grandi ospedali civili sono stati ipertrofizzati e asserviti a una rete di esternalizzazioni a vantaggio di capitalisti di taglia diversa: sono in pericolo i fondamenti dell’assistenza sanitaria in caso di eventi bellici o grandi calamità.

 

A proposito di tagli

I tagli al bilancio della sanità regionale vengono operati localmente sulle quote per così dire comprimibili. Ma dove tagliare? A differenza di quanto strillato dalla stampa padronale, le spese comprimibili sono quelle direttamente legate all’assistenza di corsia vera e propria.

A tutti i dipendenti della Sanità infatti è stato imposto il blocco dei contratti e della progressione di carriera; vige il blocco delle assunzioni; in particolare il personale infermieristico è ovunque gravemente sottodimensionato, con straordinari obbligatori e scarsamente retribuiti che comportano turni subentranti, con difficoltà di fruire delle ferie e con pause minime (modello Marchionne). E’ apparso il demansionamento infermieristico: per non far mancare assistenza ai pazienti, il personale infermieristico si sobbarca mansioni inferiori aggiuntive, perché manca ovunque il personale ausiliario; molti medici svolgono mansioni superiori di fatto ma sono retribuiti al livello inferiore. Suppellettili e attrezzature vecchie, sale operatorie approssimative, manutenzione degli spazi clinici ridotta al minimo, assenza di programmazione e organizzazione.

Spese sanitarie non comprimibili sono, guarda caso, quelle che riguardano attività imprenditoriali collegate alla sanità: appalti edilizi, contratti di manutenzione di apparecchiature tecnologiche, sorveglianza e guardiania, parcheggi privati  e tutte le esternalizzazioni, come manutenzione impiantistica, mense, lavanderie, smaltimenti, persino la gestione delle cartelle cliniche in cartaceo.

Ne discende che i tagli veri e propri sono inferti direttamente sulla salute delle persone.

Eppure in Italia la sanità ha risultati eccellenti.

Campagne scandalistiche sulla c.d. mala-sanità hanno indotto elevato contenzioso, per la gioia delle corporazioni legali e delle compagnie assicurative, ma recentissime ricerche (4) dimostrano che la sanità italiana ha efficacia simile a quella della Svizzera ed efficienza seconda solo al Giappone nel mondo (maggiore efficacia e minore spesa).

E di chi è il merito di questa straordinaria performance dell’assistenza sanitaria in Italia? Dei governi borghesi che ogni anno tagliano fondi alla sanità, o dei lavoratori che, benché sfruttati e malpagati, si prodigano per aiutare il popolo ammalato? E’ merito della Lorenzin, il cui dicastero passerà alla storia per la nullità semovente che rappresenta, oppure di tutti quei lavoratori che sono senza rinnovo di contratto, impossibilitati a scioperare, malpagati, sottoposti a turni incalzanti, spesso precari e additati dalla stampa borghese come i responsabili della malasanità?

 

La sanità nel Mezzogiorno

Drammatica è la situazione della sanità pubblica nei territori meridionali. Gli ospedali e le asl sono occupati da una pletora di burocrati che sottrae risorse pubbliche ed è in grado di influire sulle differenze retributive a discapito dei lavoratori di corsia, nei confronti dei quali dimostrano sussiego. Un nugolo di clientes e di cortigiani è funzionalmente collegato ai burocrati, che hanno il duplice scopo di mantenere il controllo delle linee di affari degli apparati locali e di erigere una barriera di filo spinato fra i lavoratori e i vertici dell’asl o dell’ospedale. Manca ogni controllo democratico e popolare, i pazienti rappresentano nella mente dei burocrati un fastidio, un intralcio e pur tuttavia servono da pretesto per la loro esistenza. Manca ogni progettualità che non sia il mero nicchiare nel quotidiano.

Il proletariato meridionale popola i viaggi della speranza. Nel mezzogiorno la sanità è già privatizzata, pochi centri per pochi. Eppure proprio nel mezzogiorno si evidenzia il maggior bisogno di assistenza sanitaria. Le terre dei fuochi, le condizioni di lavoro durissime, la disoccupazione dilagante, i lavoratori migranti come fantasmi, sono condizioni che peggiorano gravemente le condizioni di salute del proletariato. Questo trova la strada sbarrata da insufficiente risposta alla domanda sanitaria, ticket esosi, distanze geografiche peggiorate dalle precarie condizioni stradali in assenza di trasporti pubblici, una situazione per molti versi quasi ottocentesca. In sostanza, dove più ci sarebbe bisogno di assistenza sanitaria meno ce n’è.

 

Avviare una nuova stagione di lotte

I lavoratori della sanità sono il naturale alleato del proletariato. C’è bisogno del rinnovo dei contratti di lavoro, di nuove assunzioni di personale, di immissione in ruolo dei precari della sanità, medici, infermieri e personale ausiliario, del ripristino delle agibilità democratiche all’interno delle asl e degli ospedali. Ma negli ultimi anni le agenzie “sindacali” hanno remato contro. Di sciopero manco a parlarne: è un "servizio essenziale"; ma dietro questo pretesto (peraltro aggirabile) si evidenzia il ruolo di zavorra delle agenzie “sindacali” contro le iniziative di lotta dei lavoratori. Il freno a mano tirato in questi anni ha prodotto i risultati che sono sotto gli occhi di tutti: salari miserrimi, sfruttamento professionale, carenze di organico mai colmate, assenza dei diritti sindacali di base.

I diritti dei lavoratori della sanità sono i diritti del popolo ammalato. Occorre una nuova stagione di lotte, iniziando dall’assemblea dei lavoratori in ogni presidio sanitario, che esprima un Comitato di Difesa dei Lavoratori in cui possano confluire gli attivisti sindacali e i lavoratori che lo vorranno. Le prime rivendicazioni dovranno essere l’assunzione di nuovo personale per il reintegro delle piante organiche, la stabilizzazione dei precari e il salario di corsia, un’indennità speciale ad elevato tenore da erogare come progetto incentivo in esclusiva per coloro i quali si chinano ogni giorno sul letto del malato.

I comunisti sono impegnati in questa direzione perché la salute non è una merce, non si compra e non si vende.

 

Note

1 http://www.repubblica.it/politica/2015/07/28/news/tagli_alla_sanita_al_via_la_seduta_al_senato_c_e_il_numero_legale-119958961/?refresh_ce

2 E’ facilmente prevedibile il comportamento delle compagnie assicurative di fronte al rinnovo della polizza di un paziente che abbia subìto un serio trauma sul lavoro o ad una primi crisi cardiaca, anche lieve. In una sorta di bonus malus si vedrà aumentare il premio, fino a pretendere cifre considerevoli; in caso di peggioramento delle condizioni di salute la compagnia assicurativa potrebbe rifiutarsi di sottoscrivere la polizza.

3 Chirurgo toracico condannato per interventi inutili a scopo di lucro alla Clinica Santa Rita di Milano: http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/02/26/brega-massone-definitiva-condanna-15-anni-per-primario-clinica-degli-orrori/1459677/ (La Cassazione conferma la pena per le lesioni provocate a un'ottantina di pazienti dal protagonista dello scandalo Santa Rita di Milano. Il medico sta già scontando l'ergastolo per l'omicidio volontario di 4 pazienti. La fame di compensi e rimborsi regionali alla base di interventi chirurgici indebiti).

4 http://www.economiaepolitica.it/primo-piano/in-difesa-della-sanita-pubblica-italiana-unindagine-sui-paesi-ocse/

 

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