Partito di Alternativa Comunista

LA CAPITOLAZIONE DI TUTTA LA SINISTRA

Da Ferrero a Ferrando

LA CAPITOLAZIONE DI TUTTA LA SINISTRA

A PISAPIA, AMICO DI FIAT E UNICREDIT

Tra la Moratti e Pisapia noi scegliamo...

gli operai di Fincantieri in lotta

 

 

di Francesco Ricci

 

Il Partito di Alternativa Comunista è l'unico partito della sinistra che non si schiera a favore di Pisapia e De Magistris. Non uno solo dei partiti della sinistra governista o di quella che noi chiamiamo centrista (cioè fino ad oggi oscillante tra riformisti e rivoluzionari) si salva da questa scelta di totale subalternità. Nemmeno uno.

 

Il falso argomento del "battere le destre"

L'argomento che viene utilizzato da tutti (pur con sottili distinguo) è quello classico del riformismo di ogni epoca: "bisogna battere le destre". Si tratta dell'argomento principale usato negli ultimi due secoli da tutti i dirigenti della sinistra quando devono far digerire la partecipazione oppure il sostegno (più o meno critico) ai governi della cosiddetta "borghesia progressista" o anche soltanto devono spiegare l'accodarsi allo schieramento borghese presuntamente "più avanzato". E' dal 1848 che questo argomento ricorre nel movimento operaio: utilizzato dalle direzioni capitolarde. E' esattamente rifiutando radicalmente, senza esitazioni, questo argomento che i comunisti, fin dai tempi di Marx ed Engels, hanno contrastato le direzioni opportuniste della sinistra, spiegando pazientemente ai lavoratori la falsità e la pericolosità di questo argomento.
Chi sostiene che il primo problema sarebbe "battere le destre" in accordo con una parte della borghesia rinuncia al criterio supremo che deve orientare tutta l'azione dei comunisti e di chi lotta contro la società capitalistica: l'indipendenza di classe del movimento operaio dalla borghesia e dai suoi governi. Non si tratta di scegliere "il male minore" o "il meno peggio" (sempre che esistano) ma di guadagnare la maggioranza della classe operaia a una prospettiva altra, di governo dei lavoratori, una prospettiva rivoluzionaria che può nascere solo dalle lotte e che passa esclusivamente per il rifiuto di accodarsi in qualsivoglia modo al carro borghese.

 

La scelta governista di Rifondazione

Il ritornello "battere le destre" ha accompagnato tutta la vita della sinistra riformista anche negli ultimi venti anni. E' in nome del "battere le destre" in alleanza con il centrosinistra borghese che Rifondazione e Pdci hanno di volta in volta sostenuto il Prodi primo, il Prodi secondo, le giunte comunali, provinciali e regionali borghesi e tutte le peggiori politiche padronali di attacco ai lavoratori nativi e immigrati, le guerre sociali e militari dell'imperialismo.
In questo senso l'indicazione di voto di Rifondazione, Pdci e delle forze che compongono la Fed non stupisce nessuno. Dopo aver contribuito, ovunque accettati, alla vittoria del candidato di centrosinistra, certo non potevano sottrarsi al sostegno, nel secondo turno, per Pisapia e De Magistris. E' esattamente con questo argomento ("bisogna prima di tutto battere le destre, cacciare Berlusconi, e per farlo dobbiamo sostenere una delle due ali borghesi") che domani cercheranno di essere ammessi nuovamente al tavolo del centrosinistra in vista di un accordo elettorale e di governo coi banchieri e gli industriali contro Berlusconi. Su questo tema Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione, ha sgomberato il campo da ogni equivoco con varie interviste di questi giorni. Chiarissima quella a Repubblica, titolata: "La sinistra è tornata in campo adesso un patto con il Pd" (1).

 

Anche Sinistra Critica e Pcl si accodano

Meno scontato è forse l'identica indicazione di voto che viene dalle due forze centriste che hanno partecipato alle amministrative (come il Pdac, con risultati analoghi o inferiori ai nostri) e che abitualmente pretendono di caratterizzarsi su posizioni di critica alla subalternità del Prc al centrosinistra.
Certo qualcosa si poteva intuire già negli ultimi mesi dalla modalità con cui queste organizzazioni hanno partecipato alle elezioni: a differenza del Pdac, non per usarle come terreno secondario di propaganda su un programma rivoluzionario, ma piuttosto stringendo disinvolte alleanze con la sinistra governista (Sinistra Critica persino con Sel di Vendola) o comunque presentando dei programmi minimalisti, spesso privi di qualsivoglia riferimento persino ai concetti basilari della lotta di classe, più da lista civica che da comunisti: si vedano i programmi del Pcl, essenzialmente basati su piste ciclabili, spazi verdi, urbanistica, ecc. (2)
Dopo il primo turno Sinistra Critica ha subito dichiarato la propria posizione rispetto ai ballottaggi: sostegno ai candidati del centrosinistra (3).
Il Pcl di Ferrando ha invece aspettato qualche giorno per infine pubblicare un comunicato (4) che non lascia dubbi fin dal titolo: "Bocciare Moratti e Lettieri, per sconfiggere Berlusconi. Votare Pisapia e De Magistris, ma senza alcuna illusione."
Viste le dimensioni militanti e di voto del Pcl (che ha preso a Milano lo 0,06% dei voti) non si capisce a chi sia data l'indicazione di voto e l'impressione è che serva solo per guadagnare qualche citazione nei tg minzoliniani che hanno bisogno di presentare Pisapia come "amico dei comunisti" (5).
L'argomento aggiuntivo usato da Ferrando è che la vittoria dei candidati del centrosinistra farà fare alle masse "l'esperienza diretta" di quali forze si celino dietro il centrosinistra. Esattamente l'argomento di quelli che di fronte al primo governo Prodi dicevano di non nutrire illusioni alcuna ma di ritenere utile "l'esperienza diretta" fatta dalle masse per rimuovere le illusioni. In realtà dopo il governo Prodi I c'è stato un Prodi II e ora si prepara una terza riedizione, stavolta magari a guida Vendola o Bersani. Perché? Perché è mancato in tutti questi anni un partito comunista vero il cui ruolo non è quello di accodarsi a eventuali illusioni delle masse, non è quello di far fare alle masse "l'esperienza diretta" dei governi borghesi ma piuttosto quello di "nuotare controcorrente" per forgiare nelle lotte una coscienza di classe (così almeno si esprimeva Trotsky, un nome che tanti usano senza nessun diritto, usurpandolo).
Certo è un fatto davvero grave che varie forze che si richiamano al comunismo in nome del comunismo rompano in maniera così netta con il più elementare principio di classe dei comunisti, spesso arrivando persino a negare la loro storia (6). Grave e persino grottesco che lo facciano financo sostenendo - certo in modo critico (un po' di critica non fa male a nessuno) - un candidato come Pisapia che è espressione plateale di tutti i settori principali della grande industria e dei banchieri, che ha dalla sua parte come sostenitori pubblici De Benedetti e il banchiere Profumo.
Una simile scelta, come tante volte è accaduto nella storia, è accompagnata con giri di parole: persino con reboanti riferimenti a un futuro "governo operaio", secondo la miglior tradizione del centrismo che, da Kautsky in poi, più pratica politiche opportuniste nella realtà e più parla di una indefinita rivoluzione dei secoli futuri. Paradossale che si scriva che si sostiene Pisapia "senza farci illusioni": quando, seppure in modo marginale, vista l'entità delle forze di cui si sta parlando, si dà il proprio piccolo aiuto ad alimentare nuove illusioni su quel post-Berlusconi ferocemente anti-operaio che la grande borghesia sta preparando e che avrà nei vari Pisapia e Vendola fidati agenti per avvolgere con un po' di fumo l'attacco della borghesia contro i lavoratori.

 

Noi stiamo con gli operai di Fincantieri

Per quanto ci riguarda, continuiamo a sostenere che Berlusconi non si batte alleandosi coi banchieri. Berlusconi potrà essere battuto solo dalle lotte unitarie dei lavoratori e dei giovani, nella piena indipendenza di classe da ogni settore borghese. Per questo, a differenza di tutte le organizzazioni della sinistra riformista e semi-riformista, non ci uniamo a questo coro inquietante. Nello scontro tra i due schieramenti borghesi di alternanza, tra la Moratti e Pisapia (elogiato da Cesare Romiti, ex presidente Fiat, come il candidato che meglio corrisponde alle esigenze della grande borghesia) noi scegliamo di stare dalla parte delle mobilitazioni che riprendono anche nel nostro Paese come in tutta Europa e nel mondo arabo. Noi stiamo dalla parte degli operai di Fincantieri, dalla parte dei giovani e degli immigrati in lotta. Soli nel desolante panorama della sinistra, insomma: ma in ottima compagnia.

 

Note

(1) Intervista a Ferrero, su Repubblica, 20 maggio 2011.

(2) Sull'esito delle elezioni e sulle altre liste della sinistra vedi sul nostro sito due articoli: "Elezioni amministrative 2011. Il senso della nostra partecipazione. E il desolante quadro a sinistra." e "Berlusconi va cacciato con le lotte, non con Pisapia, amico dei banchieri."

(3) La scelta di campo ("critica") di Sc per Pisapia è espressa in "Berlusconi sbatte il muso" di Salvatore Cannavò, su http://www.ilmegafonoquotidiano.it/news/berlusconi-sbatte-il-muso

(4) Comunicato del Pcl del 26 maggio.

(5) Sul Pcl, i suoi numeri reali (150-200 militanti), il suo programma, si veda sul nostro sito: "Lo strano caso di un partito virtuale".

(6) Nel 2002, Progetto Comunista, all'epoca sinistra di Rifondazione, di cui Ferrando era portavoce, espresse una posizione diametralmente opposta a quella che Ferrando esprime oggi in un caso apparentemente più controverso: quello del ballottaggio in Francia. Nonostante là il confronto fosse tra un candidato liberale (Chirac) e un candidato esplicitamente fascista (Le Pen) la sinistra di Rifondazione giustamente rifiutò ogni sostegno a Chirac rimarcando come per battere il fascismo di Le Pen bisognasse "organizzare non un fronte con la borghesia gollista alle elezioni ma un fronte unico di classe sul terreno della mobilitazione indipendente" (http://www.progettocomunista.it/elezionifrancia26aprile2002.html).

 

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