Partito di Alternativa Comunista

La scissione a macchia d'olio

Nonostante il tentativo dei vertici nazionali del Prc di minimizzare.
Nonostante il Manifesto ci dedichi articoletti di insulti, tra un articolo e l'altro di celebrazione di Prodi e gli editoriali di Parlato che vaneggia e chiama alla "vigilanza democratica" per difendere Prodi (già ben difeso dai banchieri e da Confindustria)
Nonostante Marco Ferrando continui ad inviare comunicati stampa (non più contro l'ingresso del Prc al governo, ma contro la sinistra del partito che rompe col Prc governista!) per assicurare che siamo poca cosa e che quanto a lui sta "saldamente nel partito"; preparandosi a presentare al prossimo Cpn (dove sono rimasti con lui solo in 6 sui 17 membri eletti dall'area) la richiesta di un'assemblea degli iscritti per valutare il programma di governo (nientemeno!).
Nonostante questi tentativi, in quasi ogni federazione del Prc, dal Veneto alla Sicilia, si moltiplicano le prese di posizione, i comunicati stampa, le assemblee di compagni che annunciano di rompere dal Prc per partecipare alla costruzione di un partito di opposizione di classe.
Insomma, la scissione che Bertinotti (coadiuvato da Ferrando coi suoi comunicati) cerca di nascondere, si sta allargando a macchia d'olio. Certo non abbiamo la pretesa (a differenza di altri) di parlare a nome di masse sterminate, ma qualche numero vogliamo farlo.
Una larga maggioranza dei tremila compagni che hanno sostenuto la mozione di Progetto Comunista al VI Congresso del Prc sta uscendo dal partito. Il fatto è talmente evidente che tutta la stampa regionale e locale (ieri ben quarantadue testate: Il Secolo XIX, Brescia Oggi, Provincia di Cremona, Cronaca di Cremona, l'Arena di Verona, la Gazzetta del Mezzogiorno, il Tirreno, Il Giornale, La Nuova Sardegna, il Corriere delle Alpi, il Mattino di Padova, la Gazzetta di Mantova, la Tribuna di Treviso, Nuova Ferrara, la Gazzetta di Reggio, ecc. ecc.) dà conto delle conferenze stampa in cui dirigenti e militanti del Prc dichiarano di condividere il percorso costituente del nuovo partito.
A questi compagni si aggiungono decine di lettere, mail e fax di militanti delle "aree critiche" del Prc (in particolare dell'area dell'Ernesto) che prendono atto del sostanziale "rompete le righe" annunciato da Claudio Grassi nell'ultima Direzione del Prc (dedicata in gran parte alla discussione in vista della suddivisione dei posti tra ministeri, sotto-ministeri, enti, incarichi di partito, ecc.). Le minoranze interne al Prc si preparano a criticare -sempre più tra i denti- il corso governista del partito, preparandosi insomma a tempi lunghi, molto lunghi. Ma se questa prospettiva può accontentare i gruppi dirigenti nazionali, non è certo convincente per tanti militanti che non sono disponibili a morire prodiani. Il gruppo rimasto con Ferrando proclama richieste di congressi e conferenze (in Direzione questa temibile proposta ha raccolto ben due voti) e oscilla in attesa di non si sa cosa: mentre metà dei suoi dirigenti centrali hanno votato contro ogni ipotesi di scissione e l'altra metà non trova di meglio da fare che ripetere stancamente che "l'area" sta con Ferrando, nonostante palesemente Ferrando non stia più con un'area che è nata con un orizzonte diverso da quello di diventare il pubblico plaudente del leader-guru.
Ma la costituente che abbiamo avviato non interessa, ovviamente, solo i compagni che provengono dal Prc. Sono tantissimi i compagni che nel Prc non sono mai stati o ne sono usciti che ci chiamano in queste ore per organizzare presentazioni e assemblee locali.
Negli ultimi tre giorni gli accessi al nostro sito sono moltiplicati in maniera impressionante. Le e-mail che ci arrivano sono centinaia e ci scusiamo con tutti i compagni e le compagne che ci manifestano la loro condivisione o solidarietà o ci fanno domande: ci scusiamo se non sempre riusciamo a rispondere in tempi brevi. Vi invitiamo a continuare comunque a scriverci e a comunicarci delle iniziative locali di sostegno alla scissione.
A tutti e a tutte rinnoviamo l'invito a partecipare all'assemblea pubblica di sabato prossimo (22 aprile) a Roma, che darà inizio al percorso costituente di un nuovo partito comunista e rivoluzionario.
La battaglia che affronteremo è difficilissima e per quanto ci riguarda non abbiamo l'abitudine all'autoesaltazione. Al contempo sappiamo che il nostro principale punto di forza è l'esigenza oggettiva, colta da subito da tanti lavoratori e giovani, di non lasciare le prossime lotte sprovviste di un partito comunista fondato sull'autonomia di classe dalla borghesia e dai suoi governi. Questa esigenza è troppo grande perché possa essere ostacolata dagli attacchi del Manifesto (che tace o ci attacca, come ha fatto di recente anche con la vicenda degli operai di Pomigliano licenziati per lotta sindacale, cosa che ci onora), dalle espressioni schifate dei dirigenti bertinottiani (che proprio non riescono a capire come i dirigenti di Progetto Comunista decidano di lasciare il Prc proprio mentre Bertinotti apre alle minoranze e invita tutti al ricco banchetto di un partito di governo). Nessuno di loro può capire cosa sta succedendo nel Prc e nei piani alti di viale del Policlinico si occupano di prospettive (individuali) per loro più soddisfacenti di quella di costruire un partito comunista. Nonostante il gruppo dirigente e i parlamentari eletti (che oggi si festeggiano con uno speciale su Liberazione, con tanto di ritratti biografici), nonostante l'acidità di qualche senatore trombato, la scissione si allarga. A macchia d'olio.
 
Francesco Ricci

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