Partito di Alternativa Comunista

Le lotte operaie viste da un protagonista Intervista a Luis Seclen

Le lotte operaie viste da un protagonista

Intervista a Luis Seclen

 

 

 

a cura della redazione web

 

 

luis

 

 

Parliamo con Luis Seclén uno degli attivisti sindacali e politici piú combattivi emersi dalle lotte degli ultimi anni. In prima linea durante la lotta all'Esselunga nel milanese, nel 2012, che diede inizio e linfa vitale all'ondata di lotte nel settore della logistica che conosciamo oggi, e punto di riferimento sindacale nella zona di Monza per il SiCobas.

Luis, che differenza trovi appunto tra il lottare da lavoratore all'interno del magazzino e il coordinare e supportare le lotte dei lavoratori come attivista del SiCobas?

Tanta, ma in tutte e due le situazioni lo scopo comune di lottare per la dignità e il rispetto dei lavoratori e far applicare ai padroni la loro stessa legge borghese, che sono i primi a violare, ti fa sentire una grande soddisfazione. Comunque, all’interno del magazzino puoi sentire i nervi tesi degli operai, come si appoggiano a te e tra loro per trasmettere al gruppo il coraggio di agire, di fare, di lottare per una nobile causa. Organizzare un gruppo di diverse provenienze ed esperienze è molto complicato, bisogna avere tanta pazienza e tanta convinzione per essere conseguente con la lotta e convincere tutti che la “giustizia” (non quella borghese) è dalla nostra parte.

La giornata dell'attivista non finisce mai, è molto stancante ma anche molto soddisfacente perché sai che lavori per la tua classe, per i lavoratori che hanno bisogno di saziare la loro sete di rivendicazione: guardarli in faccia, negli occhi, e trovare in essi la voglia incommensurabile di combattere ti fa sentire piccolo in un mondo con tante possibilita di lotta. Quando arrivi in un magazzino trovi già uno o due leader che hanno organizzato il gruppo, e tu devi dare loro l'appoggio logistico, quello legale sul ccnl, ma anche quello psicologico: devi trasmettere sicurezza e carattere per tutto ciò che faranno, orientarli verso un atto conflittuale come dimostrazione della loro forza contro i padroni; poi tutto è facile, perché il proletariato ha questa caratteristica naturale, “sa combattere per i suoi diritti e per la libertà”.

Com'è la situazione a livello della lotta di classe nella zona di Monza? Ci potresti fare il punto della situazione e i suoi possibili sviluppi generali nel breve termine?

Avanza, a passi rapidi. Abbiamo in mano la Arco Spedizioni; ci troviamo, dopo il blocco del cancello della coop One service (appaltante della Montrasio Italia srl di Agrate) in fase di trattative, ad Agrate con la Coop Alex (appaltante della Digital srl) pure qui in trattativa; abbiamo dei primi contatti con un gruppo di lavoratori sudamericani alla fonderia Maspero spa (metalmeccanici), perché i miei compaesani hanno saputo dell’azione sindacale che promuoviamo, mi cercano e contattano senza conoscere il loro tipo di contratto, cerco di informarli o li metto in contatto con i compagni del SiCobas del settore al quale fanno riferimento, come è successo con un gruppo di lavoratrici dell'Istituto geriatrico La Pelluca a Sesto San Giovani. Abbiamo anche lavoratori del settore della pulizia dell'impresa Pulinet, dell'impresa New Live, e della So Cleaning,  in cause per differenze retributive. Ci troviamo in fase di organizzazione dei lavoratori e contiamo di ottenere risultati positivi al più presto.

Il settore della logistica è senza dubbio il piú avanzato e combattivo nel quadro del conflitto sindacale in Italia negli ultimi anni, dove i lavoratori immigrati hanno un ruolo maggioritario. Perché credi sia questa fetta della classe lavoratrici ad essere all'avanguardia dei lavoratori in Italia?

Negli anni '80 le differenze dei programmi dell’allora New Economy dei Chicago Boys di Milton Friedman, tra l’Europa e tutti i Paesi del “Terzo Mondo” instillarono delle mentalità diverse ai lavoratori: la relativa stabilità europea e il bombardamento psicologico tramite la propaganda capitalista ha creato nella classe operaia europea una coscienza conformista, una propensione ad indebitarsi per avere uno stile di vita piccolo borghese, ha reso timorosi gli operai verso il padrone, in quanto hanno paura di perdere il posto di lavoro.... Invece nei Paesi africani o sudamericani la crisi era così forte, le politiche di contrazione colpivano così brutalmente il proletariato al punto da farlo lottare, morire o scappare... Tanti dei nostri sono venuti verso l'Europa, fuggiti con tutta la rabbia e le frustrazione dentro di sè, vivendo pochi anni di relativa tranquillità prima dell’arrivo della crisi economica anche qui, dove vieni trattato da schiavo, ti rubano in busta, ti danno del sottosviluppato, dell’ignorante! “Hai trovato l'America!” ti dicono. Però, quando troviamo la motivazione e il momento giusto siamo pronti a partire con lo sciopero! Questa è la nostra mentalità, la lotta ce la portiamo in ogni globulo rosso, e sappiamo sudare sangue se vogliamo diffenderci.

Le conquiste e le battaglie vinte dalle lotte dei lavoratori della logistica in questi anni fanno sì che i padroni della grande distribuzione mettano mano alle tasche dei lavoratori italiani per riprendersi il tasso di profitto perso (si veda il caso di Ikea). Credi che questi attacchi possano contribuire all'unità della classe lavoratrice al di lá della nazionalitá e la sigla sindcale di riferimento?

La crisi è un'alleata antipatica, gli operai europei prendono coscienza della reale situazione giorno dopo giorno, noi lavoriamo affinché scavalchino le loro direzioni riformiste e burocratiche in massa. Per adesso succede in modo timido e poco convinto, ma abbiamo “fede” nella natura dell’operaio, che è quella di combattere... Dobbiamo solo avere pazienza, arriverà il momento  in cui, senza divisioni o nazionalità, lotteremo come una sola classe e dietro una sola bandiera, quella della libertà.    

Parlando di unitá della classe lavoratrice, sei anche parte del Coordinamento Nazionale di No Austerity. Perchè pensi sia importante l'esistenza di questo coordinamento e quale puó essere il contributo di esso al rafforzamento delle lotte dei lavoratori contro i continui attachi padronali?

All’Esselunga ci siamo convinti che solo uniti potevamo vincere, per due anni abbiamo lavorato per l'unità: un gruppo di 6 lavoratori in clandestinità per sviluppare coscienza in altri 300. Questa esperienza per me è stata molto importante. Allo stesso modo il coordinamento nazionale di No Austerity cerca non solo di creare l'unità e il collegamento delle lotte, ma lavora anche per creare coscienza di lotta e una participazione attiva nel movimento proletario verso la ribellione sociale.

È nota la tua militanza con il nostro partito, il Pdac. Sei un esempio di consapevolezza di come la lotta sindacale ad un certo punto non basta da sola per lottare contro questo sistema basato sullo sfruttamento. In questo senso, cosa significa per te la militanza politica?

L'attivismo sindacale procura scontri diretti contro i padroni. Ti puoi prendere parte di ciò che ti hanno rubato; l'attivismo sindacale ti forma come combattente popolare e ti insegna a organizzare il proletariato per ottenere uno scopo comune, di classe, ma immediato e parziale.

La militanza politica mi forma in termini ideologici, organizzativi, nell'applicare strategie per far avanzare il movimento rivoluzionario: un partito della classe è fondamentale per l'orientamento concreto della lotta operaia verso la presa del potere politico e l’eliminazione del potere della borghesia come classe dominante.

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