Partito di Alternativa Comunista

LE UNICHE LISTE RIVOLUZIONARIE: DI OPPOSIZIONE E DI LOTTA

LE UNICHE LISTE RIVOLUZIONARIE:
DI OPPOSIZIONE E DI LOTTA
Il 6-7 giugno alle amministrative vota per Alternativa Comunista
 
 
Si conclude il nostro giro tra le liste per le amministrative di Alternativa Comunista. Incontriamo oggi due candidati sindaci: si tratta di Marco Carraro, ricercatore precario dell’università, e di Davide Margotta, operaio metalmeccanico, candidati rispettivamente a Cologno Monzese e Pesaro.
 
pdac milano
Marco, siamo quasi al termine di questa dura ma entusiasmante campagna elettorale. Tu sei candidato a Cologno, cosa dici ai lavoratori e ai giovani ancora indecisi? Cosa promette la lista di Alternativa Comunista?
Alternativa Comunista non promette proprio nulla! Anzi, è l’unica a dire che fino a quando non saranno i lavoratori a decidere del proprio destino non cambierà un fico secco! E’ una lista che nasce dal basso, fatta da giovani, donne, precari, lavoratori… mica politici di professione!
Alternativa Comunista non promette nulla perché solo un governo espressione degli interessi popolari può seriamente e definitivamente affrontare i problemi che attanagliano il nostro Comune. Chi oggi pensa di risolvere i problemi dei lavoratori semplicemente amministrando l’attuale sistema economico, mente sapendo di mentire. Il declino del capitalismo è sotto gli occhi di tutti e le contraddizioni prodotte da questa società sono insite nella sua stessa natura: la loro soluzione risulta impossibile per chiunque. Il "buon governo" della città è possibile solo con la costruzione di una reale alternativa di sistema, un’alternativa di società. Questa è la verità!
 
D’accordo ma come si costruisce questa Alternativa?
Costruire l’alternativa per noi significa lottare senza se e senza ma, per la difesa dei diritti dei lavoratori con un programma che metta al primo posto gli interessi delle masse popolari della nostra città. Infatti solo le lotte possono produrre il cambiamento. Tutti oggi promettono che faranno, risolveranno, cambieranno… ma perché non lo hanno fatto quando erano al governo? Hanno governato tutti, centrosinistra e centrodestra e i lavoratori sono sempre stati fregati. Dicono, dicono ma poi i problemi e i bisogni restano tutti inalterati: che dire dei 400 “senza casa" di Cologno Monzese? E dei circa 6000 disoccupati? E delle centinaia di coppie giovani che non possono permettersi l'acquisto della prima casa? E delle decine di morti di tumore nel nostro territorio a causa di fattori ambientali precisi ed individuabili?
 
Dunque volete entrare in Consiglio Comunale per obbligare l’amministrazione a risolvere questi problemi?
L'amministrazione comunale è una sorta di "comitato d’affari", il luogo dove si concentrano i poteri forti, dove viene spartita la torta le cui briciole cadute dal tavolo vengono distribuite agli abitanti come "servizi al cittadino". Nell'amministrazione di un comune, anche piccolo, vigono gli stessi procedimenti che governano il governo statale: i potenti amministrano, gestiscono e dispongono sulla testa delle masse popolari, soprattutto sulle fasce sociali più deboli. In questa situazione nessuno è in grado di incidere positivamente sui destini del territorio e dei suoi abitanti salvo mettere (ormai sempre meno), qui e là qualche pezza al lento ma inesorabile degrado sociale. Tuttavia è importante votarci per garantire una opposizione con il “coltello in mezzo ai denti”, che sappia non solo difendere gli interessi dei colognesi, ma che sappia contrattaccare. Per questo serve un cambio di rotta. Se vogliamo veramente migliorare la vita ai lavoratori della nostra città serve un'alternativa di società. Per questo la nostra lista è antisistema, incompatibile con qualsiasi compromesso.
Solo un governo dei lavoratori può mettere fine al declino di un apparato incapace di far vivere dignitosamente i propri abitanti. Il senso della nostra presenza a queste elezioni è proprio questo: rompere la complicità con i governi padronali di qualsiasi colore e costruire finalmente una sinistra nuova, che non tradisca gli interessi delle masse popolari e sia capace di rimettere in moto le lotte, di far rialzare la testa alle persone e finalmente fermare l’orrore che sta avanzando.
 
  pdac pesaro
 
Intervistiamo ora Davide Margiotta, operaio metalmeccanico, candidato per il PdAC alle comunali di Pesaro.
La tua città è stata colpita pesantemente dalla crisi economica. In un territorio che ha perso centinaia di posti di lavoro la priorità è una sola: superare la crisi. Per il PdAC qual è la soluzione per uscire dalla crisi? Quali strade economiche, politiche e sociali deve percorrere?
Le misure possono essere diverse, ma la sostanza è che la crisi la devono pagare i padroni e i banchieri, cioè chi l'ha causata. Oggi più che mai è necessario che i lavoratori si dotino di un programma autonomo dalla borghesia. Nessun lavoratore, italiano o straniero, deve andare in cassa integrazione né tanto  meno essere licenziato. Per fronteggiare la crisi che i padroni ridistribuiscano i profitti.  Le aziende che licenziano o chiudono e le banche in crisi devono essere espropriate e poste sotto il controllo dei lavoratori.
Queste sono solo le ricette che secondo noi possono funzionare; ma questo programma necessita di gambe su cui camminare e per questo serve un partito rivoluzionario. Di più: la crisi è globale. Quindi è necessario un partito rivoluzionario internazionale. Il capitalismo è un sistema superato: a questa crisi ne seguiranno altre peggiori e altre guerre se i lavoratori non riusciranno a rovesciare questo sistema basato sullo sfruttamento e il profitto e a sostituirlo con uno in cui al centro ci sia l'essere umano e i suoi bisogni.
 
I partiti della sinistra arcobaleno si presentano a queste elezioni amministrative separati e con nuove e stravaganti alleanze. Qual è la posizione del PdAC rispetto a questi partiti.
Questi partiti hanno fatto bancarotta. E non parlo di bancarotta elettorale, ma politica. Con la partecipazione al governo Prodi hanno condiviso responsabilità pesanti: le missioni di guerra, la riforma pensionistica, il varo dei fondi pensione. La lista è troppo lunga. La loro strategia di fondo -  l'alleanza con la borghesia cosiddetta progressista – è fallita. E' una strategia che oggi più che mai, in un periodo di crisi in cui non ci sono neanche le briciole da elargire ai lavoratori in cambio della cessazione della lotta di classe, non ha niente da offrire alle masse popolari. E' una strategia che ha fallito non oggi, ma da oltre un secolo a questa parte!
 
Quindi la vostra differenza dai partiti della cosiddetta “sinistra radicale” è profonda. Il vostro programma è netto e chiaro; in una parola, è un programma rivoluzionario che offre chiare ricette per uscire dalla crisi. Spesso la chiarezza è tacciata di estremismo o, peggio, di settarismo: cosa rispondi a chi ti dice che le cose che diciamo sono, ad oggi, incomprensibili per i lavoratori, che “i lavoratori votano a destra” e che, per questo, sarebbe meglio se parlassimo di piccole ma raggiungibili riforme?
Il PdAC è un partito marxista e non una setta religiosa. Non predichiamo il socialismo in un futuro non specificato in cambio di un presente di privazioni. Proponiamo rivendicazioni concrete, che possano essere comprese da tutti i lavoratori, come la scala mobile delle ore e dei salari. Ma al contempo diciamo che anche queste rivendicazioni “parziali” sono impossibili nel sistema capitalista. Di più, è necessario comprendere che anche le riforme sono possibili solo come sottoprodotto di una lotta per il potere. La borghesia concede qualcosa solo quando teme di perdere tutto.
Il PdAC non ha la presunzione di essere oggi “il” partito rivoluzionario di cui il proletariato ha urgente bisogno. Il nostro intento (come quello della Lit, l'organizzazione internazionale di cui facciamo parte) è quello di contribuire a costruire quella direzione rivoluzionaria che manca da troppo tempo. La nostra candidatura alle elezioni è funzionale a questo scopo. La costruzione di questa direzione è la condizione per superare l’attuale crisi economica e, più profondamente, la crisi dell'umanità.
 
 

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