Partito di Alternativa Comunista

Lettera ai giovani comunisti

 

Potete leggere qui sotto la lettera aperta che Progetto Comunista ha consegnato ai delegati e agli invitati che stanno svolgendo in questi giorni la Conferenza nazionale dei Giovani Comunisti a Roma
 
 
LETTERA APERTA DI PROGETTO COMUNISTA AI GIOVANI COMUNISTI DEL PRC
 
Care-i compagne-i,
molti di voi saranno a conoscenza delle ragioni che hanno portato la sinistra storica di Rifondazione e dei Giovani Comunisti (Progetto Comunista) a rompere col partito e ad avviare la fondazione di una nuova forza comunista rivoluzionaria. 

 

A fronte della crisi interna sempre più visibile (si notino, non da ultime, le modalità scandalose di svolgimento della vostra Conferenza, con un ricorso trasversale al "voto passivo" senza precedenti) e della deriva politica terminale di Rifondazione -giunta perfino a sconfessare tanti anni di opposizione alla guerra e alle politiche neo-liberali- abbiamo ritenuto doveroso iniziare una nuova impresa, difficile ma entusiasmante: dare a tutti i giovani che si oppongono a questo sistema un soggetto di riferimento realmente comunista e rivoluzionario. Non vogliamo dar vita ad un partito sulla falsariga della rifondazione (mancata) di Bertinotti e Giordano, nè ad una nuova setta (come ha fatto Ferrando): crediamo sia arrivato il momento di costruire una vera forza rivoluzionaria, capace di rappresentare degnamente le ragioni dei giovani e degli sfruttati del Paese. Per farlo, abbiamo necessariamente bisogno della vostra esperienza, del vostro entusiasmo e soprattutto della vostra militanza, oggi tradita dalla politica governista del Prc. Di qui il senso di questa lettera e di questo nostro piccolo contributo alla vostra discussione.  

Un bilancio di cinque anni di mobilitazioni
I cinque anni che ci siamo lasciati alle spalle sono stati caratterizzati da un'esplosione del conflitto sociale capace di demolire molte delle presunte verità propagandate dagli apologeti del capitalismo nello scorso decennio: le giornate di Genova nel 2001, le lotte degli auto-ferrotranvieri, lo sciopero ad oltranza  degli operai di Melfi, le battaglie contro la Tav e quelle contro gli inceneritori sono solamente alcuni fra i più significativi episodi in grado di mettere in evidenza la vitalità e la forza di quei soggetti sociali che, da più parti, venivano dati per morti e sepolti.
Una giovane generazione ha mosso i suoi primi passi in politica con la convinzione che fosse necessario lavorare alla costruzione di un'altra società, finalmente libera da guerra e sfruttamento. "Un altro mondo è possibile" è stato lo slogan che ha fatto da collante ad un movimento che, a causa del crollo dello stalinismo e dei vecchi apparati di controllo delle masse ad esso legati, ha dimostrato di avere potenzialità persino maggiori rispetto a quei grandi movimenti di massa che, a partire dagli anni '60, hanno rivoluzionato lo scenario politico europeo e mondiale.
In Italia, le mobilitazioni contro le politiche attuate dal governo reazionario di centro-destra sono state imponenti ed hanno via via coinvolto un numero sempre crescente di persone, nonostante la ritrosia delle forze politiche "moderate" e del sindacato concertativo ad appoggiarle e a darle uno sbocco concreto: le ore complessive di sciopero sono decuplicate rispetto al quinquennio precedente; le battaglie in difesa della scuola pubblica e contro la riforma dei cicli universitari voluta dal ministro Moratti hanno portato a nuove ondate di occupazioni nelle scuole e nelle università; le misure introdotte con la legge "Bossi-Fini" hanno dato nuova linfa vitale ad un movimento degli immigrati e delle immigrate che, ne siamo sicuri, è destinato a diventare un attore protagonista delle prossime stagioni di lotta.
Alla fine di questo ciclo Berlusconi è stato sconfitto nelle urne, non lo sono state le ragioni che hanno indotto milioni di persone a battersi contro di lui. Ancora una volta i partiti che si erano posti alla testa di quelle lotte -Prc in primis- si sono dimostrati incapaci di uscire da logiche "governiste", optando nuovamente per la strada del compromesso al ribasso con quelle formazioni politico-sociali che hanno incessantemente lavorato alla sconfitta dei movimenti e delle loro ragioni.
Il governo Prodi nasce sotto la benedizione di Confindustria e del Vaticano, con lo scopo dichiarato di far pagare la crisi del capitalismo italialno ai lavoratori e alle lavoratrici, ai giovani e agli immigrati. Tutti i suoi primi atti dimostrano che non ci può essere nessuna convergenza fra gli interessi degli sfruttati e quelli degli sfruttatori, tanto più in un contesto economico segnato da una crisi economica rilevante che non permette nessuna operazione di redistribuzione della ricchezza prodotta. La Finanziaria da 30 miliardi di euro che il ministro dell'Economia Padoa-Schioppa si appresta a varare è la cartina di tornasole delle reali intenzioni del centro-sinistra: tagli alla sanità e agli enti locali, blocco delle assunzioni nel pubblico impiego, aumento dell'età pensionabile da una parte; riduzione del costo del lavoro e incentivi alle imprese dall'altra. C'è davvero qualcuno che crede alla favola dei "sacrifici ora per stare meglio dopo" ? E soprattutto, cosa ha a che vedere questo con gli ideali che hanno spinto molti di noi a scegliere la strada della militanza comunista?  

La necessità di una svolta
La terza Conferenza Nazionale dei Giovani Comunisti viene a svolgersi in un momento di cruciale importanza politica: saranno i prossimi mesi infatti a stabilire se questo governo potrà continuare ad imporre le sue misure anti-popolari privo di una vera opposizione radicale nelle piazze, nei posti di lavoro, nelle scuole e nelle università, oppure se, al contrario, i disegni del centro-sinistra potranno essere arrestati da quegli stessi protagonisti che sono riusciti a mettere i bastoni fra le ruote alle volontà del precedente governo.
Progetto Comunista non ha partecipato a quest'appuntamento perché, come ben sapete, abbiamo ritenuto impossibile continuare il lavoro politico all'interno di un partito che nel corso del tempo ha subito un'involuzione tale da tradire le ragioni stesse per le quali era nato: dar vita ad una esperienza politica che rompesse con la tradizionale politica opportunista e moderata dei partiti comunisti stalinizzati e porsi quindi come punto di riferimento per tutti quei compagni che ritenevano fosse necessario rifondare un partito comunista in grado di rappresentare e difendere coerentemente gli interessi dei lavoratori e dei settori più deboli della società. Con questo preciso obiettivo ci siamo battuti nel passato all'interno del Prc. Nelle precedenti scadenze congressuali dei Gc abbiamo sempre presentato le nostre posizioni con documenti contrapposti a quelli dei dirigenti di maggioranza e dalle altre aree, catalizzando attorno a noi il dissenso e le istanze di tutti i giovani del partito impegnati nella ricostruzione dell'opposizione radicale a qualsiasi governo borghese e anti-operaio.  In questi ultimi anni  abbiamo condotto una battaglia contro il piatto movimentismo che ha contraddistinto l'agire dei GC, consapevoli che solamente con una lotta limpida e conseguente alle posizioni moderate e rinunciatarie espresse dal "laboratorio della disobbedienza"  si potevano raggiungere gli obiettivi di trasformazione sociale espressi dai movimenti. Riteniamo che quest'ultima Conferenza abbia messo definitivamente in luce la debolezza e il carattere opportunista di questa organizzazione. La maggioranza che governa i GC ha lavorato infaticabilmente per difendere l'indifendibile: l'ingresso del partito nel governo di Romano Prodi. E' inutile tornare ad elencare i crimini politici che quest'esecutivo ha compiuto o ha intenzione di compiere: basti qui ricordare il rifinanziamento della missione coloniale in Afghanistan -votato anche dai parlamentari del Prc, senza alcuna distinzione di corrente- vero e proprio affronto all'intelligenza di quei compagni che in buona fede avevano prestato ascolto alle chiacchiere bertinottiane su "non-violenza" e "pacifismo". Il risultato di questa conferenza dimostra anche la debolezza delle altre aree interne al Prc, le quali ormai, trovandosi fra l'incudine del governo che sostengono e e il martello della ricerca  di un'identità propria, non possono far altro che votarsi a vuote battaglie di facciata (magari per negoziare qualche spazio in più al governo o alla guida del partito). Ci dispiace: un dibattito di questo genere, in questo momento, non fa per noi.  

Costruire l'opposizione di classe ai governi della borghesia
Crediamo che tutti quei compagni che hanno saputo condurre una battaglia coerente nel Prc in difesa delle ragioni che hanno portato alla nascita di questo partito -magari anche da posizioni in passato distanti dalle nostre- non possano assistere passivamente alla deriva governista e moderata che sta investendo il partito stesso. L'elezione di Fausto Bertinotti al ruolo di Presidente della Camera dei Deputati è solamente l'episodio più eclatante di un processo che, arrivato a questo stadio, non può più essere arrestato.
Progetto Comunista - Rifondare l'Opposizione dei Lavoratori è nato con la precisa intenzione di salvaguardare ed espandere quel patrimonio di forze che una decennale battaglia in Rifondazione Comunista ci ha consegnato in dote. La nostra non è una sterile iniziativa di vecchi nostalgici particolarmente legati ad una "fraseologia" radicale, né vuole essere una mera operazione di testimonianza. Crediamo che la necessità della rifondazione di un partito autenticamente comunista sia avvertita dalla stragrande maggioranza di quei compagni che hanno creduto in un progetto -quello del Prc- nel quale ormai non possono più identificarsi. E' necessario lavorare fin da ora alla costruzione di un'alternativa ai due poli della borghesia, pena la sconfitta definitiva di quelle ragioni che hanno indotto la nostra generazione a battersi per modificare uno stato di cose giustamente ritenuto inaccettabile. E' arrivato il momento della chiarezza: o si sta con i padroni e i loro governi o con i lavoratori contro quei governi. Rompere con le organizzazioni opportuniste non è solo una necessità per rilanciare quelle lotte che hanno caratterizzato la nostra militanza fino ad oggi, ma è un dovere per tutti i giovani e i lavoratori che non si sono stancati di credere che "un altro mondo è  possibile".

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