Lontani sembrano i tempi delle grandi manifestazioni a chiamata nazionale (e internazionale), lontani i giorni durante i quali il movimento, pur variegato, aveva saputo creare un fronte unico contro la base che era sfociato nel grande risultato della manifestazione del 17 febbraio 2007 che aveva portato nelle strade di Vicenza circa 200 mila manifestanti. Numerosissimi i vicentini, ma numerosissimi anche i manifestanti provenienti da tutte le regioni d’Italia, i militanti dei partiti di sinistra e dei sindacati (la sola Cgil organizzò circa 25.000 lavoratori), accanto a rappresentanti del movimento contro la guerra di Stati Uniti, Germania e altri Paesi. Una manifestazione che fece traballare il governo Prodi. Ma anziché la proclamazione di uno sciopero, che avrebbe avuto buone possibilità di successo considerato l’ampio coinvolgimento sulla battaglia, e che avrebbe potuto legare la tematica delle spese militari al grave attacco subito dai lavoratori in termine di sicurezza del lavoro, pensioni, sanità, è successo che dal giorno dopo è stato come se la parola d’ordine “Né qui né altrove” fosse sostituita da “tutti a casa” e la lotta No Dal Molin, che fino a quel momento era riuscita a collegarsi con il movimento contro la guerra, un po’ alla volta si è trasformata in un problema locale, urbanistico, un problema “comunale”. La Cgil è uscita definitivamente dalla scena rendendo definitivo, da parte sua, il mancato coinvolgimento dei lavoratori, gli unici che potrebbero davvero mettere in crisi la costruzione della nuova base. Nemmeno la riuscita successiva manifestazione del 15 dicembre 2007, lanciata e voluta testardamente, e a ragione, dal Comitato Vicenza est che per primo ha lanciato in rete l’appello, è bastata a rilanciare quell’entusiasmo e i forti contenuti che fino al 17 avevano dato linfa alla lotta.
Gradualmente la battaglia contro la nuova base e contro la guerra si è trasformata in una questione vicentina, e alcuni portavoce del movimento continuano a esaltarne l’importanza affermando che il movimento vicentino "non accetta lezioni da chi viene da fuori”: con il risultato che il collegamento con le altre realtà territoriali in lotta diventa più una contraddizione che una caratteristica.
Un atteggiamento, questo, che, contemporaneamente all’allontanamento attraverso varie modalità dei “non allineati”, ha fatto defluire e non allargare la mobilitazione, consegnando la lotta all’interrogazione parlamentare, comunale o alla sentenza dei tribunali.
La sentenza del Tar (Tribunale Amministrativo Regionale) di Venezia il 20 giugno ha sospeso i lavori per la costruzione della nuova base Usa accogliendo il ricorso presentato dal Codacons (Coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e la tutela dei diritti di utenti e dei consumatori) e del “Coordinamento dei comitati cittadini” (vicino a Cgil e Pd e che rappresenta una parte dei comitati). Effettivamente questo pronunciamento legale ha momentaneamente bloccato la possibilità statunitense di iniziare i lavori, anche se dal 1 luglio l’esercito americano ha preso formalmente possesso dell’area. La sentenza del Tar si è soffermata su vari aspetti ambientali (rischio di danneggiamento delle falde, forte impatto sull’ambiente, ecc.) e amministrativi. Tra le motivazioni emerge un’indicazione che rafforza la posizione del sindaco Variati. Infatti il Tar sottolinea che manca ogni riscontro di avvenuta consultazione della popolazione interessata. Una sentenza, questa, che ha fatto guadagnare tempo al sindaco del Pd per organizzare il referendum di ottobre.
Il laconico ma significativo intervento, ad un incontro sui rapporti transatlantici in materia di sicurezza e contro l'ampliamento della base militare vicentina, dell’'Ambasciatore Usa in Italia Ronald Spogli proprio nel giorno in cui il Tar del Veneto ha accolto il ricorso del Codacons è stato: “Le truppe Usa di ritorno dalle missioni in Afghanistan possono fare esercitazioni a Vicenza con le controparti italiane che si stanno preparando ad entrare in servizio sullo stesso teatro di guerra”.
Più di qualcuno, infine, ha osservato che il Consiglio di Stato potrebbe invertire la sentenza, come già accaduto con la Valdastico sud. Il governo a fronte dello stop da parte del Tar ha fatto ricorso immediatamente al Consiglio di Stato tanto che l’udienza è stata fissata in tempi clamorosamente brevi proprio nella giornata del I° luglio, giorno del passaggio dell’area demaniale all’esercito Usa. Il Consiglio di Stato, vista anche la costituzione in giudizio contro il Ministero della Difesa del Comune di Vicenza con i suoi legali, ha deciso di rinviare la decisione al 29 luglio mantenendo fino ad allora la sospensione dei lavori.
La nuova base sarà la più grande base di guerra d’Europa, considerare una consultazione rivolta ai soli vicentini come un atto democratico è falso, ipocrita e pericoloso. La base è a Vicenza ma riguarda tutti, inoltre la guerra imperialista non non si è mai fermata con votazioni o carte bollate.
Se il “sì” vince al referendum, la "consultazione" sarà "interpretata" e aggirata. Se perde, e con 35.287 elettori la consultazione sarà ritenuta valida, il movimento sarà delegittimato nel portare avanti la sua giusta battaglia contro la base e sarà tacciato di essere “antidemocratico” se non accetterà il risultato di una consultazione che i portavoce del presidio e del coordinamento continuano a ribadire di considerare necessaria e “democratica”. E il “tutti a casa”, questa volta, sarà richiesto pubblicamente e in modo chiaro. Ecco perché il Pd e Fassino sostengono l'utilità del referendum.
Il sindaco del Pd Achille Variati, eletto anche grazie all’appoggio della lista Sinistra Arcobaleno, e della lista Vicenza libera No Dal Molin, si è distinto per essere uno dei sindaci della “tolleranza zero”. “L’abusivismo dell’ambulante che smercia marchi contraffatti non è meno grave del grande abusivismo edilizio che deturpa il nostro ambiente”, ha dichiarato nel primo periodo del suo mandato nel quale si è distinto per la sua politica nei confronti dei campi rom cittadini.
Tra le azioni promosse per Vicenza il binomio metropolitana-Tav. Vicenza sarà una città ad alta velocità, ha detto.
Come risposta alle contestazioni della Fiera del libro di Torino, ha fatto sventolare la bandiera d’Israele nel suo ufficio per diversi giorni nel mese di maggio, giorni nei quali cadeva il 60° anniversario della fondazione d’Israele.
Il 4 luglio è la festa dell’indipendenza americana e, come da tradizione, la caserma Ederle apre le porte al pubblico con giostre, giochi, musica e fuochi d’artificio fino a mezzanotte.
Il sindaco Variati, considerato sindaco No Dal Molin, non si è sottratto al suo ruolo partecipando alla cerimonia del “Saluto alla Nazione”. “Io difendo le ragioni della mia città - ha detto - ma sono amico degli americani. Gli americani dimostrano una grande attenzione su quello che accade a Vicenza (...) un dibattito più ampio e articolato, che non può più essere collegato con quelle che loro definivano semplici proteste di estremisti che arrivavano da fuori città”. E al brigadiere generale texano in mimetica che gli infila sul bavero della giacca la spilla che unisce le bandierine italiana e americana, ha assicurato: “Caro generale, Vicenza è sempre stata una città amica degli americani”.
Il 4 luglio il Comitato invitava la gente a non entrare alla festa alla Ederle, ma a fermarsi fuori dal cancello, ascoltando la testimonianza di Stephen Summers, rapper statunitense, membro dei “Veterani del Vietnam Contro la Guerra”, tra gli organizzatori della “Stop the War Brigade” che dà sostegno ai militari che non vogliono più fare la guerra, attore nei film Sir! No Sir! (2005) , Freedomspeak v2.0 (2004).
Se non ci fosse stata l’iniziativa con il disertore, le "ragioni" della guerra, il 4 luglio a Vicenza, non avrebbero avuto nessuna voce contraria.
Il Partito di Alternativa Comunista sostiene attivamente il lavoro del Comitato e tutte quelle iniziative che mirano ad allargare la mobilitazione, come le iniziative con i disertori, gli scioperi e i boicottaggi, fuori dall’illusione di fermare le guerre con la raccolta firme e con la via istituzionale: bisogna creare un rapporto di forza adeguato contro un sistema politico ed economico che, anche attraverso la costruzione di nuove basi e l’aumento delle spese militari, continua a generare solo miseria, sfruttamento e guerre.
Vicenza, 6 luglio 2008