La sanità nella Puglia di Vendola
UNA PRIMAVERA QUANTO MAI GELIDA
Il vero scandalo del vendolismo
Gli ennesimi scandali giudiziari che coinvolgono ancora una volta la regione Puglia, con l'ex assessore alla sanità della giunta Vendola ed ex senatore del Pd, Alberto Tedesco, con gli avvisi di garanzia per abuso d'ufficio e peculato arrivati al leader di Sel, Vendola, per il concorso di un primario e per l'ospedale privato Miulli di Acquaviva delle Fonti nel barese, rivelano ancora una volta, quanto la tanto esaltata “primavera pugliese” rientri più nella narrazione poetica del governatore che nella realtà delle cose.
I risvolti politici dell'affare giudiziario
Questo
terremoto giudiziario ha anche dei chiari risvolti politici che esprimono
compiutamente quanto la sanità sia un business impressionante (non a caso quasi
l'80% del bilancio regionale riguarda proprio questa), dove politici borghesi
di governo abbiano unito interessi personali a quelli delle lobby della sanità
privata, con scelte politiche chiaramente dirette a smantellare la sanità
pubblica a tutto vantaggio di privati che hanno creato profitto e probabilmente
anche aumentato le clientele politiche di chi li ha favoriti.
In piena
campagna elettorale nelle scorse elezioni regionali ci fu l'arresto dell'ex
vice presidente della Regione, Frisullo, del Pd (a cui, tra l'altro si paga un
vitalizio di 10.000 euro al mese, in quanto ex consigliere regionale) per il
“caso” Tarantini con escort e appalti per protesi quasi milionarie. Mentre,
prima, era scoppiato il “caso” Tedesco, ex potente assessore regionale alla
sanità poi rifugiatosi al senato con il Pd per scampare all'arresto. In seguito
altre inchieste giudiziarie, con nomine di primari fatte con il manuale
Cencelli che avrebbero coinvolto anche partiti come il Prc (dalle dichiarazioni
dell'ex direttore generale della Asl barese, Cosentino), fino agli avvisi di
garanzia al governatore pugliese per una transazione con l'ospedale Miulli e
per aver “favorito” l'assunzione di un primario, come riferiscono le cronache
giornalistiche.
Il dato
politico è che 7 anni di governo Vendola nel campo sanitario hanno pesantemente
ridimensionato la sanità pubblica, il tutto in accordo con il governo
Berlusconi ed il suo ministro dell'economia Tremonti, che mentre veniva
attaccato in Regione, poi veniva invocato per la firma dell'accordo sui tagli.
Il poeta di
Terlizzi illustra alla stampa il deficit sanitario che lo avrebbe costretto a
chiudere ospedali pubblici e a tagliare posti letto ed interi reparti, come se
questo “debito”, da far pagare ai lavoratori, fosse un sacco di carbone caduto
da cielo e finito per caso davanti alla sede della Presidenza della Regione.
Noi sappiamo, invece, che la retorica vendoliana (che tra l'altro ormai qui in
Puglia affascina ben pochi) nasconde una cruda realtà. Il vero scandalo è che
il debito sanitario è stato creato dai ricchi finanziamenti alla sanità privata
che valgono quasi un miliardo di euro, con servizi che vengono ormai affidati
totalmente alle lobby private, soprattutto di natura ecclesiastica, dalla Casa
sollievo della sofferenza di San Giovanni Rotondo al Miulli di Acquaviva delle
Fonti che sono ormai diventati i primi ospedali in Puglia, grazie ai fondi
pubblici elargiti dal governatore pugliese.
La nostra opposizione alla "rivoluzione gentile"
Vendola aveva
promesso una rivoluzione nella sanità? E rivoluzione c'è stata!
Infatti in
pochi mesi, la “rivoluzione gentile” diventa spietata nei confronti della
sanità pubblica! Il centrosinistra pugliese (d'accordo con il governo
nazionale) cancella nel Salento ben 6 ospedali, nel brindisino 3, nel tarantino
altri 3, nel barese ben 5, nel foggiano 2 e nella Bat altri 2. In più cancella
2500 posti letto e interi reparti. Il tutto mentre introduce il ticket per le
visite specialistiche, pagato anche dai disoccupati.La
rivoluzione vendoliana da spietata diventa ossequiosa agli interessi padronali
attraverso il finanziamento con fondi pubblici di ben 11 ospedali privati (e
sul San Raffaele di Taranto, dopo la morte di Don Verzè e gli scandali che
l'hanno riguardato, devono decidere ancora come procedere).In fin dei
conti questa sarebbe la “Puglia migliore” di Nichi Vendola, quella che secondo
alcuni suoi sostenitori “andava difesa” che noi di Alternativa comunista, sin
dalle ultime elezioni regionali dove ci siamo presentati in contrapposizione a Vendola
e al centrodestra, abbiamo denunciato sostendendo le battaglie delle comunità
locali che hanno visto andare in fumo il proprio ospedale cittadino, le
battaglie dei lavoratori della sanità, contestando duramente l'approvazione del
Piano sanitario davanti al Consiglio regionale il giorno della sua approvazione
in aula, fino all'ultima vertenza in ambito farmaceutico.Il tutto con
una rivendicazione molto chiara che è quella della ripubblicizzazione della
sanità con il taglio di tutte le convenzioni con i privati, la riapertura di
ospedali e reparti chiusi, la stabilizzazione di tutti i lavoratori precari
della sanità, l'eliminazione dei ticket sanitari. Tutta la gestione della
sanità pubblica deve passare sotto il controllo dei lavoratori perché sia
gestita per gli interessi dei lavoratori e non contro di essi. Invece, i
finanziamenti alla sanità privata, la chiusura di reparti e ospedali,
l'introduzione di ticket sanitari e gli appalti ai privati dimostrano che la
politica sanitaria del centrosinistra pugliese e del leader di Sel, Nichi
Vendola, è diretta a far pagare il debito sanitario ai lavoratori, piuttosto
che a coloro che l'hanno creato, ossia le coalizioni governative e i padroni
della sanità privata.
Un bella
differenza di classe, di cui a sinistra, anche in Puglia, bisogna tenere conto.