Vicenza
Basta delocalizzazioni,
nessun licenziamento alla Campagnolo!
di Pdac Vicenza
La Campagnolo annuncia di voler delocalizzare la produzione in Romania e avvia le procedure per licenziare 68 dei circa 400 lavoratori dello stabilimento di Vicenza.
Dopo aver aperto in Romania la MechRom 1 nel 2005 (6.400 mq) ha deciso di ampliarsi ulteriormente con la MechRom 2 nel 2011 (16 mila mq). Attualmente sono circa 400 i lavoratori impiegati in Romania.
Ed ecco l’ulteriore passo in piena logica con quanto detto dalla stessa direzione della Campagnolo al momento dell’apertura del secondo stabilimento in Romania: “il costo del lavoro in Romania è tre volte e mezzo più basso del costo del lavoro in Italia ed è comparabile con il costo del lavoro di Taiwan”.
Una logica di questo tipo ha bisogno di una risposta unitaria di tutti i lavoratori e non solo degli operai che si sono da subito mobilitati con uno sciopero a scacchiera per controllare che non vengano portati via i macchinari e un grande presidio davanti alla fabbrica ventiquattrore su ventiquattro da venerdì 23 gennaio quando si è diffusa la notizia: è necessario che anche i lavoratori impiegati negli uffici si mobilitino in questa lotta.
Ma la lotta deve estendersi anche a tutte le altre realtà di fabbrica vicine perché si arrivi ad una mobilitazione generale e generalizzata contro un sistema capitalistico che tutela (anche con i manganelli sulla testa dei lavoratori come abbiamo visto recentemente a Terni) esclusivamente i propri interessi ovvero quelli dei padroni.
Un sistema che non fornisce alcuna tutela ai lavoratori che rischiano il posto di lavoro anche quando il fatturato è in crescita e il padrone non è in perdita, ma sta aumentando i suoi profitti.
Un sistema che ha visto delocalizzare in Romania dai primi anni ‘90 oltre 20 mila imprese italiane arrivate per sfruttare il basso costo del lavoro e la pioggia di denaro proveniente dai fondi comunitari.
Una delocalizzazione che non ha portato ricchezza nemmeno in Romania ma solo sfruttamento e stipendi sottopagati, infatti sono migliaia le donne che arrivano nel nostro paese dalla Romania a fare le badanti ai nostri anziani per poter inviare soldi ai genitori e ai figli in difficoltà economica.
Il Partito di Alternativa Comunista è al fianco dei lavoratori in lotta e parteciperà alle azioni che i lavoratori decideranno di intraprendere, consapevoli che risultati significativi potranno arrivare solo dall’unità dei lavoratori e dalla lotta ad oltranza fino al ritiro di tutti i licenziamenti, evitando ogni tipo di compromesso.