Manduria
(Puglia)
LIBERTE’ LIBERTE’
la rivolta
degli immigrati, il Pdac al loro fianco
Vendola
contestato
Filmati, foto e cronaca
di Adriano Lotito
(*)
VIDEO
guarda la contestazione a
Vendola e le immagini della fuga
I primi segnali di una generale
rivolta si erano avuti alcuni giorni fa: i primi tentativi di fuga da parte di
qualche gruppetto di immigrati reclusi erano il segno che ormai la situazione
aveva superato i limiti di ogni umana sopportazione. Scarsezza di cibo, servizi
igienico-sanitari del tutto carenti, grandi ammassi di persone in qualche metro
quadro, massicce recinzioni di filo spinato non potevano non fare insorgere un
naturale istinto di ribellione negli oltre duemila immigrati trattenuti nella
tendopoli allestita a Manduria.
Nel primo pomeriggio di oggi (sabato
2 aprile) uno di loro ha tentato di darsi fuoco mentre l’atmosfera si faceva
sempre più calda e partivano le prime proteste e sassaiole all’interno della
struttura. Per eludere l’attenzione, le forze socialdemocratiche (Sel e
Rifondazione Comunista) hanno appositamente architettato nel centro del paese di
Manduria un ridicolo comizio nel corso del quale il presidente Vendola, in cerca
di visibilità, ha tentato di inscenare uno dei teatrini ai quali ormai ci ha
abituato, salvo scendere dal palco qualche minuto dopo sotto i fischi e le
proteste dei manifestanti.
Qualche ora dopo numerosi comitati,
forze associazioniste e semplici cittadini sopraggiunti da tutta la regione si
sono radunati all’ingresso del campo di prigionia cercando di sfondare il
cordone di polizia per entrare nella tendopoli e portare aiuto agli immigrati,
oltre che per accertarsi realmente sullo stato delle loro condizioni.
Tra loro i militanti del Partito di Alternativa Comunista, presente
come unica forza politica organizzata. Ma le forze dell’ordine anche ricorrendo
a metodi duri ci hanno respinto invitando i dimostranti a lasciare la zona.
Intanto continuavano piccole fughe di immigrati dal campo, anche grazie
all’incitamento dei manifestanti dall’esterno.
La parola d’ordine era: libertà per
gli immigrati reclusi! Gli effetti di questa dimostrazione di solidarietà si
sono concretizati. Infatti, dopo meno di un’ora, verso il tardo pomeriggio, si è
avuta una spettacolare fuga di massa davanti alla quale le forze dell’ordine in
tenuta antisommossa non hanno potuto opporre niente. Improvvisamente l’ingresso
del campo è stato invaso da centinaia e centinaia di immigrati che dopo aver
divelto cinquanta metri di filo spinato si sono lanciati sulla strada e nelle
campagne circostanti facendo risuonare come un’unica voce, un’unica
inconfondibile parola: liberté.
Ci hanno raccontato di voler
raggiungere i parenti e le famiglie in Francia ma di essere stati fermati qui a
Manduria, costretti in condizioni indegne e penose. Molti di loro cercavano
soprattutto acqua e alcuni erano feriti o comunque accusavano malori. Un
immigrato era sofferente per aver subito un pestaggio ad opera della
polizia mentre un altro ha mostrato evidenti segni di ferite. Un altro immigrato
ancora ha accusato gravi malori e si è pensato che si trattasse di una crisi
epilettica. Sono stati chiesti ripetutamente soccorsi medici ma dal campo
profughi non è giunta nessuna unità medica (per una totale assenza di
organizzazione sanitaria all’interno della tendopoli). Le prime autoambulanze
sono arrivate con notevole ritardo direttamente da Manduria (distante sei
chilometri dal campo). Successivamente molti immigrati si sono riversati sulla
strada, bloccando il tratto provinciale Manduria-Oria nonostante la minaccia
della polizia a cavallo che sorveglia tutto il territorio circostante e il reato
di clandestinità che pende sulle teste di chi fugge dalla tendopoli. In tutto
questo, l’armata repressiva dello Stato, schierata davanti al campo e
rafforzatasi nel corso delle ore, non ha potuto prendere nessuna iniziativa dato
il grande numero di immigrati e manifestanti che si sarebbe trovata contro.
Mentre scriviamo questa breve cronaca
delle proteste succedutesi nel corso di questa calda giornata di lotta, nel
campo rimangono “solo” 600 immigrati mentre la polizia è a caccia dell’enorme
massa di fuggitivi diretta a nord.
Alternativa
Comunista con gli immigrati: abbattiamo i campi di
concentramento
Il Partito di Alternativa Comunista è stato
presente durante gli scontri fin dall’inizio dei tumulti con le uniche parole
d’ordine degne di un partito comunista davanti a questa situazione: abbattere le
tendopoli dove si concentrano in situazioni “animalesche” migliaia di immigrati,
garantire loro la libera permanenza e la libera circolazione all’interno del
territorio italiano senza dover temere l’incarcerazione per il reato di
clandestinità o lo sfruttamento del caporalato. Parole d’ordine che per noi non
devono rimanere slogan ma farsi azioni concrete di opposizione alla politica
razzista dei governi e delle giunte borghesi (di centrodestra e di
centrosinistra).
Il momento più intenso di questa
giornata di solidarietà fraterna tra proletari immigrati e nativi sono stati gli
abbracci e i canti di gioia degli immigrati usciti dalle sbarre di Manduria.
Tanti di loro, come riconoscimento del ruolo attivo del nostro partito al loro
fianco, sventolavano con orgoglio le bandiere di Alternativa Comunista. Un bel
momento di una esemplare giornata di lotta che deve ora proseguire ed
estendersi.
(*) coord. reg. Pdac Puglia