Partito di Alternativa Comunista

Manduria (Puglia) LIBERTE

Manduria (Puglia)
LIBERTE’ LIBERTE’
la rivolta degli immigrati, il Pdac al loro fianco
Vendola contestato
Filmati, foto e cronaca
 

 di Adriano Lotito (*)
 
 
 
VIDEO
Manduria: gli immigrati festeggiano la rivolta con le bandiere del Pdac.
> guarda il tg1 di domenica (dal 10° minuto)

http://www.tg1.rai.it/dl/tg1/2010/edizioni/ContentSet-9b6e0cba-4bef-4aef-8cf0-9f7f665b7dfb-tg1.html

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guarda la contestazione a Vendola e le immagini della fuga  
 
 
manduria 1
 
 
I primi segnali di una generale rivolta si erano avuti alcuni giorni fa: i primi tentativi di fuga da parte di qualche gruppetto di immigrati reclusi erano il segno che ormai la situazione aveva superato i limiti di ogni umana sopportazione. Scarsezza di cibo, servizi igienico-sanitari del tutto carenti, grandi ammassi di persone in qualche metro quadro, massicce recinzioni di filo spinato non potevano non fare insorgere un naturale istinto di ribellione negli oltre duemila immigrati trattenuti nella tendopoli allestita a Manduria.
Nel primo pomeriggio di oggi (sabato 2 aprile) uno di loro ha tentato di darsi fuoco mentre l’atmosfera si faceva sempre più calda e partivano le prime proteste e sassaiole all’interno della struttura. Per eludere l’attenzione, le forze socialdemocratiche (Sel e Rifondazione Comunista) hanno appositamente architettato nel centro del paese di Manduria un ridicolo comizio nel corso del quale il presidente Vendola, in cerca di visibilità, ha tentato di inscenare uno dei teatrini ai quali ormai ci ha abituato, salvo scendere dal palco qualche minuto dopo sotto i fischi e le proteste dei manifestanti.
Qualche ora dopo numerosi comitati, forze associazioniste e semplici cittadini sopraggiunti da tutta la regione si sono radunati all’ingresso del campo di prigionia cercando di sfondare il cordone di polizia per entrare nella tendopoli e portare aiuto agli immigrati, oltre che per accertarsi realmente sullo stato delle loro condizioni. Tra loro i militanti del Partito di Alternativa Comunista, presente come unica forza politica organizzata. Ma le forze dell’ordine anche ricorrendo a metodi duri ci hanno respinto invitando i dimostranti a lasciare la zona. Intanto continuavano piccole fughe di immigrati dal campo, anche grazie all’incitamento dei manifestanti dall’esterno.
La parola d’ordine era: libertà per gli immigrati reclusi! Gli effetti di questa dimostrazione di solidarietà si sono concretizati. Infatti, dopo meno di un’ora, verso il tardo pomeriggio, si è avuta una spettacolare fuga di massa davanti alla quale le forze dell’ordine in tenuta antisommossa non hanno potuto opporre niente. Improvvisamente l’ingresso del campo è stato invaso da centinaia e centinaia di immigrati che dopo aver divelto cinquanta metri di filo spinato si sono lanciati sulla strada e nelle campagne circostanti facendo risuonare come un’unica voce, un’unica inconfondibile parola: liberté.
Ci hanno raccontato di voler raggiungere i parenti e le famiglie in Francia ma di essere stati fermati qui a Manduria, costretti in condizioni indegne e penose. Molti di loro cercavano soprattutto acqua e alcuni erano feriti o comunque accusavano malori. Un immigrato era sofferente per aver subito un pestaggio ad opera della polizia mentre un altro ha mostrato evidenti segni di ferite. Un altro immigrato ancora ha accusato gravi malori e si è pensato che si trattasse di una crisi epilettica. Sono stati chiesti ripetutamente soccorsi medici ma dal campo profughi non è giunta nessuna unità medica (per una totale assenza di organizzazione sanitaria all’interno della tendopoli). Le prime autoambulanze sono arrivate con notevole ritardo direttamente da Manduria (distante sei chilometri dal campo). Successivamente molti immigrati si sono riversati sulla strada, bloccando il tratto provinciale Manduria-Oria nonostante la minaccia della polizia a cavallo che sorveglia tutto il territorio circostante e il reato di clandestinità che pende sulle teste di chi fugge dalla tendopoli. In tutto questo, l’armata repressiva dello Stato, schierata davanti al campo e rafforzatasi nel corso delle ore, non ha potuto prendere nessuna iniziativa dato il grande numero di immigrati e manifestanti che si sarebbe trovata contro.
Mentre scriviamo questa breve cronaca delle proteste succedutesi nel corso di questa calda giornata di lotta, nel campo rimangono “solo” 600 immigrati mentre la polizia è a caccia dell’enorme massa di fuggitivi diretta a nord. 
 
Alternativa Comunista con gli immigrati: abbattiamo i campi di concentramento
Il Partito di Alternativa Comunista è stato presente durante gli scontri fin dall’inizio dei tumulti con le uniche parole d’ordine degne di un partito comunista davanti a questa situazione: abbattere le tendopoli dove si concentrano in situazioni “animalesche” migliaia di immigrati, garantire loro la libera permanenza e la libera circolazione all’interno del territorio italiano senza dover temere l’incarcerazione per il reato di clandestinità o lo sfruttamento del caporalato. Parole d’ordine che per noi non devono rimanere slogan ma farsi azioni concrete di opposizione alla politica razzista dei governi e delle giunte borghesi (di centrodestra e di centrosinistra).
Il momento più intenso di questa giornata di solidarietà fraterna tra proletari immigrati e nativi sono stati gli abbracci e i canti di gioia degli immigrati usciti dalle sbarre di Manduria. Tanti di loro, come riconoscimento del ruolo attivo del nostro partito al loro fianco, sventolavano con orgoglio le bandiere di Alternativa Comunista. Un bel momento di una esemplare giornata di lotta che deve ora proseguire ed estendersi.
 


(*) coord. reg. Pdac Puglia

 

manduria 2

 

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